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Autore: Lucyvanplet93    25/07/2014    1 recensioni
Dal testo:"Mio nonno mi ha sempre raccontato un sacco di storie, da piccola non credevo che quello che mi diceva potesse essere vero, ero convinta che fossero tutte storie inventate!"
"Ed ora invece cosa pensi?" Ghignò il giovane seduto accanto a me.
"Che forse aveva ragione, in fondo ogni storia ha una qualche verità, per quanto possa essere asssurda o surreale. Sta a noi decidere cosa è vero!" Risposi.
"A cosa sei disposta a credere ora?"
"Credo di essere pazza! Ma credo anche di non essermi mai sentita meglio in vita mia!"
Abbiate pietà, è una delle mie prime FF e mi rendo conto che l'introduzione fa pena, ma vi chiedo di essere clementi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze: (sembra di essere in un foglietto illustrativo.) Salve a tutti, sono finalmente arrivata con il secondo capitolo, sono in ritardo lo so, e continuerò ad esserlo sappiatelo! In questo capitolo vi presenterò un po’ la mia protagonista, niente di che insomma. L’idea di questa storia è assurda me ne rendo conto e per ora non c’è molta carne al fuoco che vi possa far capire cosa frulla per questo mio cervellino bacato, ma più avanti capirete davvero mi augurerete di dormire la notte invece che partorire certe idiozie. Ora vi lascio al capitolo e per chi sarà così coraggioso da finirlo mi troverà alla fine XD Buona lettura.
 
 
 
 
Se c’era una cosa che Angelia odiava, quella erano gli aerei.
Erano sempre strapieni e le persone se ne stavano stipate nei loro minuscoli sedili come sardine, certo lei avrebbe potuto benissimo permettersi una poltrona in prima classe, ma la sostanza non cambiava. L’aria era consumata e sembrava di essere sotto vuoto.
Non aveva paura di volare questo no, e poi l’aveva già fatto un centinaio di volte era abituata a viaggiare, ma il viaggio in aereo era il peggiore, al decollo ti sentivi come se qualcuno ti avesse messo in un barattolo e stesse cercando di chiudere il coperchio a forza, nonostante il contenuto evidentemente eccessivo. Odiava quella fastidiosa sensazione delle orecchie tappate che fischiavano come matte, sensazione peggiorata dal vicino sessantenne che russava sonoramente. Più di tutto però odiava il caldo, perché non c’era aria condizionata che reggesse, in quegli abitacoli infernali faceva caldo. Troppo.
Non vedeva l’ora di scendere a terra, probabilmente avrebbe avuto un giramento di testa appena si fosse messa in piedi e lo stomaco le si sarebbe rivoltato come uno zerbino, ma l’aria fresca, il sole e soprattutto uno spazio non limitato da delle lamiere di ferro, l’avrebbero fatta sentire sicuramente meglio.
Il lato positivo di viaggiare in aereo Angelia proprio non riusciva a vederlo, si certo era il mezzo più rapido per raggiungere mete lontane, ma nessuno aveva mai calcolato il fatto che se abiti distante dall’aeroporto, devi svegliarti all’alba per presentarti almeno trequarti d’ora prima per fare il check-in, bisogna imbarcare il bagaglio, non prima di averlo incelofanato per bene, onde evitare di ritrovarlo distrutto una volta atterrati. Per fortuna aveva imparato a viaggiare leggera perciò aveva evitato la trafila davanti al banco della hostess tutta tirata che con aria seccata ti informava che avevi superato il limite di peso consentito e sorridendo poi cordiale ti chiedeva di pagare un sostanzioso supplemento. Non aveva quindi dovuto trascinarsi dietro una borsa, che più che una borsa sembrava un incudine per peso e dimensioni, che avrebbe sicuramente procurato una lombalgia acuta al poveretto/a che l’avrebbe dovuta trasportare fino alla stiva.
Proprio non riusciva a vedere il lato positivo del viaggiare in aereo.
Meglio i treni sicuramente.
Ma Angelia avrebbe sopportato tutto pur di riuscire a vederlo. Non aspettava altro, in fin dei conti era stata la sua prima cotta da quindicenne, chi non si era mai innamorato di qualcuno vedendolo dalla televisione? A quell’epoca aveva dichiarato con forza, ad una madre che l’ascoltava più che divertita, che una volta diventata maggiorenne sarebbe andata a cercarlo e se lo sarebbe sposato. E per i primi due anni era anche riuscita a restare ferma sulle sue convinzioni, ma poi era cresciuta e con il tempo si sa le cose cambiano ed anche i desideri, aveva trovato un ragazzo ed aveva dichiarato anche quella volta che lui l’avrebbe portata sicuramente all’altare.
Era a anche vero pero che non tutte le cose, molte, non durano per sempre.
Così quando aveva beccato il suo fidanzata a letto con un altra il giorno dell’anniversario del loro primo anno insieme aveva momentaneamente accantonato l’idea del matrimonio.
Finalmente avrebbe incontrato il suo idolo, nonostante si fosse arresa all’idea di averlo come marito, Angelia non aveva smesso di seguirlo in ogni sua avventura, aveva ritagliato foto ed articoli di giornale su di lui, seguiva ogni programma in cui fosse presente od anche solo accennato, per lei era una persona da ammirare, era coraggioso, spericolato e temerario non aveva compiuto nemmeno trent’anni e la prima volta che lo aveva visto in televisione ne aveva compiuti venti solo da pochi giorni, nonostante la sua giovane età, nel giro di dieci anni si era fatto la fama di uno dei cacciatori di tesori più famosi al mondo, aveva esplorato di tutto, aveva girato mezzo mondo scoperto reliquie e tesori in ogni angolo della terra ed aveva riempito i musei più famosi del pianeta.
Era uno spirito libero ed aveva un aria ribelle, sembrava un pirata.
E poi era anche bello, il che non guastava.
Così quando aveva letto su una delle sue tante riviste di approfondimento, che il grande cacciatore di tesori, avrebbe tenuto una conferenza su degli scavi Aztechi da lui recentemente scoperti, non si era lasciata sfuggire l’occasione ed aveva preso il primo aereo per Parigi.
In fin dei conti non si era ancora preso il giusto riposo post laurea e cosa c’era di meglio di un bel viaggio estivo in Francia.
Finalmente dopo ben dieci ore di viaggio ed uno scalo, la terra francese si scorgeva al di sotto delle nuvole, la Torre Eiffel si ergeva come un faro al di sopra di tutto il resto, non vedeva l’ora di scendere a terra, se non avesse avuto paura di essere presa per pazza avrebbe volentieri baciato la pista di atterraggio una volta scesa. Più l’aereo scendeva, più la sua impazienza cresceva, voleva scendere a terra voleva muoversi, non riusciva più a stare ferma, la stanchezza di dieci ore di viaggio era niente in confronto all’euforia di quello che l’aspettava fra poche ore.
Finalmente dopo un tempo che ad Angelia parve infinito la voce multilingue della Hostess avvisava i gentili passeggeri che fra pochi minuti sarebbero atterrati nell’aeroporto parigino, raccomandando anche di tenere allacciate le cinture fino al completamento dell’atterraggio.
L’atterraggio non fu dei migliori, il rumore delle ruote che sfregavano sull’asfalto rovente della pista di atterraggio arrivarono nitide all’orecchio dei passeggeri, svegliando anche, finalmente, il vicino di Angelia che con un grugnito aprì gli occhi guardandosi intorno spaesato.
“Nous sommes arrivès?” Domandò in un francese biascicato.
“Oui, monsieur!”
L’uomo sorrise ringraziandola gentilmente.
Un’altra cosa che Angelia Odiava degli aerei era la discesa una volta arrivati.
Tutti che si spingevano per recuperare il bagaglio a mano da sopra il sedile e alla fine il primo ad essersi alzato era l’ultimo a scendere dall’aereo, perché rimasto imbottigliato nel traffico dei passeggeri.
Angelia aspetto pazientemente al suo posto, che il corridoio centrale si liberasse da un po’ del via vai di valige e persone. Prese tranquillamente il bagaglio riposto sotto al sedile e quando la maggior parte dei passeggeri fu scesa, la ragazza si apprestò a fare lo stesso.
Felice di poter finalmente vedere il cielo senza dover guardare fuori da dietro un oblò, prese un profondo respiro sgranchendosi le gambe, seguì la piccola folla che ordinatamente si dirigeva all’interno dell’aeroporto e seguendo le indicazioni si diresse con calma verso l’uscita, afferrò il cellulare, acceso subito dopo l’atterraggio, lasciò un messaggio alla domestica che aveva risposto dicendole che sua madre stava dormendo, iniziando poi a scrivere un messaggio digitando poche parole sulla tastiera.
Ora la prima cosa da fare era cercarsi un taxi.
Il cellulare vibrò.
sono viva? Ti sembra il modo di avvertire qualcuno che sei arrivata a destinazione?!” Esclamò la voce femminile dall’altro lato del telefono.
“cosa avrei dovuto scriverti?” Domandò.
“un semplice: sono arrivata. Sarebbe stato più gradito!”
“Va bene mamma, la prossima volta farò come dici tu…”
“E smettila di chiamarmi così!! Piuttosto l’hai chiamata per avvertirla che sei atterrata?”
“Ho lasciato un messaggio. Stava dormendo!”
Pausa.
“Allora sei pronta ad incontrare il tuo grande amore?”
“Quando la smetterai con questa storia? Sono passati dieci anni!”
“Saranno anche passati dieci anni ma i tuoi capelli sono rimasti uguali!”  Ridacchiò l’amica dall’altro capo del telefono.
“Te l’ho già spiegato un milione di volte, sono comodi così!”
“Si, si va bene, come vuoi tu!” Angelia poteva immaginare la sua aria annoiata. “Comunque, fammi sapere quando lo vedi, se è davvero così oppure è tutto fumo e niente arrosto, non sono fissata come te ma ci vedo bene!”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo!” Posizionando l’apparecchio tra la spalla e l’orecchio, alzò una mano per fermare un taxi.
“Bene, aspetterò con asia la tua telefonata! Ciao Angie!”
“Ciao Jess!” appena chiusa la telefonata, salì sulla BMW che si era fermata a pochi passi da dove si trovava.
L’autista mulatto, che doveva provenire dal quartiere marocchino di Parigi, le sorrise cordialmente domandandole dove fosse diretta.
 
L’Hotel Du Mont Blanc era un piccolo albergo a pochi metri da Notre-Dame, gli interni erano molto pittoreschi, con pareti in legno e pavimenti in marmo, l’ingresso del ristorante dava direttamente sulla strada, non era molto grande ma era molto accogliente, un ambiente caldo e confortevole i tavoli erano apparecchiati con grandi tovaglie bianche e sedie in pelle scura.
La ragazza della reception era la tipica parigina, mora capelli a caschetto, carnagione chiara, occhi scuri e con la tipica aria malinconica che, secondo Angelia, avevano la maggior parte delle ragazze del luogo.
Sorrise gentile e con quel tono di voce basso e una leggera erre moscia, le aveva indicato la sua stanza, informandola che la cena sarebbe stata servita alle 9.
Ad Angelia non importava molto a che ora sarebbe stata servita la cena, non sarebbe rimasta molto in albergo avrebbe probabilmente vagabondato per la citta fino a tardi perdendosi nel guardare i volti delle persone che si muovevano ordinatamente per le vie intricate di Parigi. Non amava particolarmente quella città, le sembrava tutto eccessivo. Tuto troppo grande si sentiva schiacciata da tutti quei monumenti mastodontici che torreggiavano minacciosi su di lei.
Parigi aveva una aria malinconica, mentre girovagava per le vie si soffermava a guardare i volti dei tanti uomini e donne seduti nei piccoli bar del centro, sembravano tutti così annoiati sempre troppo impegnati a mantenere un’aria  indifferente e pacata, guardandosi intorno vedeva tanti volti diversi eppure tutti uguali.
 Coglieva ogni tanto frammenti di discorsi che volavano sembrare profondi ed anticonformisti, ma che poi alla fine venivano resi banali dall’abbigliamento omologato e modaiolo. Non erano poi così diversi dagli altri i parigini.
Però c’era una cosa che amava profondamente di Parigi, Notre-Dame.
Era qualcosa di stupendo, ogni volta si soffermava ad osservarla a bocca aperta, non riusciva a fare a meno di domandarsi come si sia potuta creare tanta maestosità, la cattedrale emanava un fascino tutto suo, nutriva un timore referenziale nei suoi confronti era qualcosa che ti lasciava senza parole, per lei era l’esatta definizione di bellezza.
Ti riempiva gli occhi e il cuore lasciandoti senza fiato.
Per questo ora mentre saliva le scale dell’Hotel si sentiva felice per aver scelto quel posto dal quale si poteva avere una visuale perfetta dell’edificio. Si fermò alla fine delle scale intenta a guardare fuori dalla finestra con occhi sognanti, da li a poche ore ci sarebbe entrata, per sentir parlare il suo eroe delle sue avventure, era un’accoppiata perfetta, il posto che preferiva in assoluto al mondo e l’uomo che ammirava con tutta se stessa.
Sarebbe stata una giornata memorabile.
Mentre si avviava verso la sua camera una figura in jeans e felpa nera la urtò accidentalmente.
“Oh, mi scusi, andavo di fretta!” Si scusò. “Sa per caso dov’è il bagno?”
“Non si preoccupi. Comunque il bagno lo trova in fondo al corridoio a destra!” La voce di quel ragazzo le era familiare, solo non riusciva a ricordarsi dove l’avesse sentita.
“La ringrazio, devo essermi perso…” Angelia osservo perplessa il ragazzo incappucciato e con gli occhiali da sole. Era decisamente un tipo strano.
“E’ ospite dell’albergo?”
“Si!”
“E non c’è un bagno nella sua stanza?”
“certo che c’è! Solo che non riesco a trovare la mia camera…”
“oh, capisco…”Si, era proprio strano. “Non la trattengo oltre, arrivederci.”
“Arrivederci!” Esclamò con un ghigno, e per la seconda volta Angelia ebbe la sensazione di conoscerlo. Sovrappensiero si avviò verso la sua stanza, come aveva fatto a perdersi in un albergo, non era nemmeno così grande poi.
Si mise in pigiama infilandosi sotto le coperte.
Solo un’idiota poteva perdersi dentro ad una albergo! Come diavolo aveva fatto?
Decise di smettere di pensare uno strano tizio che se ne andava in giro in felpa, con quaranta gradi e con gli occhiali da sole di notte, concentrò i suoi pensieri in qualcosa di gradito, come il fatto che da li a poche ore l’avrebbe incontrato, certo lei sarebbe stata solo una dei tanti appassionati di storia ad essere accorsi per sentirlo parlare delle sue avventure, ma vederlo dal vivo non aveva prezzo.
Si addormentò trovandosi a fantasticare che sarebbe stato bello essere come lui circondato da tanti ammiratori, parlare in pubblico davanti ad un mucchio di gente che non aspettava altro che sentir raccontare le tue storie.
E si, doveva essere proprio una bella vita.
 
 
Angolo “autrice”.
Inizio subito col dire che io non ho nulla contro Parigi, solo che, non so perché a me da questa sensazione, ci sono stata diverse volte quindi un po’ la conosco, ed ogni volta mi ha dato quest’impressione.
Non so come mi p uscito questo capitolo, sono un po’ indecisa nel definirlo, non so se mi piace o no, boh. L’ho riletto varie volte e spero di non aver tralasciato niente, se così è stato vi chiedo scusa, ma più di rileggere non so che fare qualcosa me la perdo sempre.
Ora passiamo ai ringrazia mente, ringrazio di cuore magicaemy e Keyra Hanako D Hono per le stupende recesioni, davvero mi avete reso felice <3 <3, ringrazio anche quelli che hanno letto silenziosamente e se in futuro vorrete farmi sapere cosa ne pensate ne sarò felice, anche se il giudizio non sarà pienamente positivo io lo apprezzerò perché un parere buono o meno fa sempre piacere e io devo migliorare.
Ora vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo.
Baci Lucy <3
  
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