Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: PandoraEvans_888    25/07/2014    1 recensioni
Elsa passa le sue giornate a cercare di controllarsi e a vivere come una ragazza normale. Da tutti è considerata "La regina dei ghiacci" e non sanno fino a che punto. Jack è invece un ragazzo apparentemente senza pensieri, che ha appena iniziato una nuova vita a Arendelle, la città di Elsa. E se Jack fosse l'unica speranza per Elsa di essere accettata?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 (PdV Elsa/Anna)
 
 
 
Elsa fece la sua solita treccia mentre era davanti allo specchio in camera sua e in perfetto orario.
Si guardò allo specchio dopo aver completato l’opera, controllando che tutto fosse a posto. I suoi capelli bianchi erano perfettamente tenuti nella treccia a lisca di pesce, che la ragazza aveva iniziato a portare da qualche mese. Ormai era il suo marchio di fabbrica.
Si diresse verso l’armadio e ci rovistò dentro, alla ricerca dei vestiti che aveva preparato la sera prima. Sicura di chi fosse stato, gridò: - Anna! –
Quella bofonchiò qualcosa da sotto le coperte e non rispose.
A quel punto Elsa perse la pazienza e si diresse verso il letto della sorella, che, ignara di tutto, dormiva beatamente. I suoi capelli color arancia erano sparati in tutte le direzioni, formando un nido inestricabile di nodi. Solo una ciocca bianca sfuggiva al nido, restando posata sulla guancia di Anna. La sorella maggiore afferrò le coperte del letto di Anna e le tolse con uno scatto.
Dopodiché andò alla finestra in fondo alla stanza e la spalancò, facendo entrare tutto il freddo di una mattina d’inverno.
-Sveglia! Dove sono i miei vestiti? – urlò alla sorella.
Per colpa di quella dormigliona rischiava di essere in ritardo.
Anna per tutta risposta si alzò come uno zombie, riprese la coperta e tornò a dormire.
Elsa alzò gli occhi al cielo e tornò alla caccia dei suoi vestiti. Dopo una ventina di minuti ne trovò altri e con quelli in mano si diresse in bagno, lasciando volutamente la finestra aperta.
Lasciata sola, Anna aprì gli occhi e si alzò con tutta calma. Si trascinò fino alla finestra, la chiuse rabbrividendo per il freddo. Aprì il suo armadio, opposto rispetto a quello della sorella. Frugò un po’ e dal fondo prese i vestiti di Elsa, e raggiunse la sorella in bagno.
-Tu! – esclamò Elsa vedendo i suoi amati vestiti.
-Beh… tu hai sempre tante cose da metterti… mentre io no. – ribatté Anna per niente
spaventata dalla rabbia della sorella.
Non le avrebbe mai fatto del male, almeno non volontariamente.
-Ah, lascia stare. Sei in ritardo. Io non ti aspetto. – concluse Elsa, uscendo dal bagno vestita di tutto punto.
Anna alzò le spalle e finalmente controllò l’orologio: 7:45. Sì. Era in ritardo.
Si preparò a razzo e in un baleno si vestì, dopodiché uscì insieme alla sorella, che nonostante tutto la stava aspettando, con uno sguardo scocciato.
A metà strada si accorse che non aveva preso la borsa con i libri e fece per tornare indietro.
       -    Ferma – la bloccò Elsa – te l’ho presa io. – aggiunse porgendole la sua borsa colma di libri.
       -    Come facevi a sapere cosa mi serviva? –
       -    Conosco il tuo orario meglio di te. – sbuffò la sorella.
Anna afferrò la sua borsa e se la mise a tracolla. Poi osservò Elsa. Senza di lei Anna sarebbe uscita senza scarpe o guanti nei mesi invernali o borse o anche gli stessi vestiti, un migliaio di volte.
Da tre anni ormai era diventata come sua madre, da quando i loro genitori erano morti.
Elsa l’aveva messa in guardia da Hans, un giovane prestante che l’aveva poi ferita, facendole rischiare la morte, mentre non aveva esitato ad accettare Christoff, l’attuale ragazzo di Anna. Ma in tutto questo tempo lei non era mai riuscita a trovare qualcuno per Elsa. Sembrava che nessun ragazzo era in grado di capire quanto sotto una maschera di rigidità si nascondesse una ragazza fragile e gentile. Ogni giorno che passava, Elsa sembrava sempre più chiusa in se stessa, e questo era accentuato dal fatto che quello sarebbe stato il suo ultimo anno.
Nel frattempo Elsa si sistemò per l’ennesima volta i suoi guanti, lunghi fino al gomito e ricamati d’oro. Era stata sua madre a farli, poco prima del suo incidente ed Elsa non se li toglieva mai.
Neanche sotto la doccia avrebbe voluto farlo, ma per non rovinarli e per non rompere tutto quanto nello stesso momento aveva optato per dei guanti in lattice.
La sua era più necessità che altro. Nessuno era mai riuscito a capire perché lei avesse questo “dono”, ma sul nasconderlo tutti erano stati più che d’accordo.
Lei era pericolosa.
Sapevano solo che neanche Anna doveva venirne a conoscenza, figurati le altre persone. Elsa era stata soprannominata “regina dei ghiacci”, soltanto che non sapevano fino a che punto avessero ragione. Lei era veramente la regina dei ghiacci.
Camminavano fianco a fianco in silenzio, quando un turbine di vestiti passò accanto a loro, per poi fermarsi di scatto.
-Buongiorno! – esclamò Christoff, il ragazzo di Anna, poggiando il suo zaino a terra per correre ad abbracciarla e baciarla.
-Buongiorno anche a te, tesoro! – rispose felice Anna, ora perfettamente sveglia.
Elsa si scansò, lasciando loro un po’ d’intimità. Alzò un sopracciglio, con un’espressione all’apparenza altezzosa, ma in realtà sofferente.
Anche lei voleva avere una relazione del genere.
A suo tempo, quando Anna voleva sposare Hans dopo averlo appena conosciuto, lei l’aveva rimproverata dicendo che non poteva sposare un uomo appena conosciuto, ma dentro di lei avrebbe voluto la stessa cosa. Innamorarsi a prima vista di un ragazzo, senza pensare a quello che sarebbe potuto succedere se lei lo avesse sfiorato.
Girò la testa per non vedere lo spettacolo che agli altri sarebbe potuto sembrare tenero; per lei invece era doloroso.
-Tutto bene? – chiese una voce alle sue spalle.
-Cosa? – esclamò Elsa sorpresa, girandosi di scatto.
Davanti a lei stava un ragazzo con i capelli argentei, gli occhi azzurri e l’espressione preoccupata. Teneva lo zaino su una spalla sola, la sua maglietta azzurra era decorata con dei pinguini e i pantaloni marroni che indossava erano strappati in più punti.
-E tu sei? – chiese timidamente Elsa, mentre cercava di non sentire le voci alle sue spalle, che già spettegolavano. Poteva immaginare che cosa dicessero: “La regina sta dando confidenza a qualcuno!” o “Il ghiaccio del suo cuore si sta sciogliendo!”. Non riuscivano a capire che se lei li teneva a distanza era per il loro bene.
-Jack Frost, piacere – si presentò lui, allungando la mano, dopo aver poggiato lo zaino.
-Ehm… io non credo che sia necessario…. – tergiversò lei.
-Cosa? – chiese lui inclinando la testa da un lato.
-La stretta di mano. – tagliò corto Elsa, incrociando le braccia.
-Perché? –
-Ecco…. – disse lei lanciando uno sguardo di supplica verso sua sorella.
Solitamente Anna la salvava da certe situazioni, pur non sapendo il perché, ma diceva a tutti che Elsa non sopportava il contatto fisico.
A quel punto una voce irritante si levò dalla folla di studenti che infestavano il parco: - La regina non si smentisce mai! Sempre fredda come il ghiaccio! – esclamò, seguito da tutti gli altri.
Era l’ex ragazzo di Anna, Hans, che non si sa come, era riuscito a rimanere nella scuola dopo quello che aveva fatto. Elsa lo guardò con un’espressione ferita, ma non disse nulla.
Si girò solamente verso Jack e disse: - Ecco. Come ha detto lui, io sono la regina di ghiaccio, meglio che tu lo sappia fin dall’inizio. Devi essere nuovo, se non mi conosci. –
Jack non disse niente e dopo aver raccolto la sua borsa, si avviò verso il portone della scuola.
Ben presto anche tutti gli altri seguirono il suo esempio, compresi Anna e Christoff.
Elsa rimase un momento indietro. Invece di seguire gli altri voltò a sinistra e si avviò verso il bosco poco distante dalla scuola.
Quando fu abbastanza lontana dalla scuola, poggiò la sua borsa, si tolse con cura i guanti di sua madre, che poi poggiò delicatamente sullo zaino e chiuse gli occhi.
Fece un respiro profondo e ripeté tra sé e sé: - Celare. Domare. Non lasciare che nessuno veda. Non farlo sapere a nessuno. – era come un mantra che usava per calmarsi.
Poi piano piano aprì una mano, la stese verso l’erba ancora umida e fece un altro respiro profondo.
Dalla sua mano scaturì un lampo azzurro che fece ghiacciare istantaneamente tutta l’area intorno alla sua mano. Elsa con calma richiuse la mano e tutto tornò come prima.
Elsa sorrise soddisfatta. Riusciva ancora a dominare i suoi poteri.
A volte andava via per qualche ora e si rifugiava in quel bosco, dopo la scuola, per scaricare il nervoso o capire se poteva controllare ancora il ghiaccio; soprattutto quando la giornata si faceva troppo pesante e lei sentiva un formicolio alle mani, segno che non si sarebbe potuta trattenere a lungo, allora chiedeva di andare in bagno e invece si rifugiava lì.
Aveva come la sensazione che quel giorno avrebbe avuto bisogno di venire lì ancora più del solito. Angolo dell'autrice Allora, questa, come si può ben vedere, è la mia prima storia, quindi siate clementi con me. Non ho ancora bene in mente come continuarla, ma spero che vi piaccia, insomma. Ok, non so più cosa dire. Beh, buona lettura.
  
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