Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: PandoraEvans_888    27/07/2014    3 recensioni
Elsa passa le sue giornate a cercare di controllarsi e a vivere come una ragazza normale. Da tutti è considerata "La regina dei ghiacci" e non sanno fino a che punto. Jack è invece un ragazzo apparentemente senza pensieri, che ha appena iniziato una nuova vita a Arendelle, la città di Elsa. E se Jack fosse l'unica speranza per Elsa di essere accettata?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 (PdV Jack)
 
Quel giorno era iniziato nel migliore dei modi.
Nuova scuola, nuova vita, no?
Si era trasferito da poco nella città di Arendelle e non vedeva l’ora di uscire di casa. I suoi genitori adottivi avevano insistito affinché lui restasse in casa finché non fosse iniziata la nuova settimana. Non era ancora riuscito a capire il perché.
O meglio, lo capiva, ma secondo lui era decisamente troppo.
Ok, poteva evocare il ghiaccio, e allora? Non è che non fosse in grado di controllarsi. Anzi, in tutta la sua vita non aveva avuto problemi di quel genere.
Finalmente il weekend era finito e lui poteva mettere il naso fuori. Aveva salutato distrattamente i suoi genitori per poi correre fuori.
Non sarebbe mai stato così felice di andare a scuola. Ma in quel caso scuola significava libertà.
Arrivò leggermente in anticipo, non avendo fatto colazione e si sedette su un muretto accanto al cancello, in attesa. La gente non sembrava malaccio, a prima vista. Quando decise che forse era il momento di entrare, si avviò verso il portone spalancato della scuola, ma mentre camminava verso la sua meta una ragazza si girò bruscamente e sbatté contro di lui.
-Tutto bene? – chiese Jack.
La ragazza lo guardò con gli occhi azzurri spalancati e gli chiese spaesata: - Cosa? –
Aveva una lunga treccia bianca, posata sulla sua spalla sinistra e i suoi occhi erano azzurro ghiaccio, come i suoi, solo molto più grandi e innocenti.
A prima vista sembrava una ragazza ordinata, di quelle che hanno una lista dei propri vestiti nell’armadio, o di quelle che se devono andare in vacanza iniziano a pensare alla valigia una settimana prima. Indossava una semplice maglietta celeste, leggermente larga, con una collana a forma di sole. I suoi jeans erano stretti, mettendo in risalto le sue lunghe gambe.
Non male.
-Tu chi sei? – chiese.
-Jack Frost, piacere. – le tese la mano.
Lei tergiversò un po’ e lanciò uno sguardo fugace a una coppia poco lontano da loro, come una richiesta d’aiuto che non arrivò.
Poi una voce sconosciuta chiarì tutto, almeno secondo lei e il resto della scuola. Ma per lui era ancora un mistero. Fece finta di nulla, e proseguì per la sua strada, ma era deciso a scoprire chi fosse esattamente, non solo il nome con cui era conosciuta.
 
 
Dopo aver cercato la sua classe per dieci minuti buoni, entrò finalmente in quella giusta: 5 D. promettente, considerando che avrebbe passato poco meno di un anno con quelle persone.
Raddrizzò la schiena, si sistemò lo zaino su una spalla per l’ennesima volta, non riuscendo a portarlo su due e tentò di apparire sicuro di sé.
Piacere di conoscervi io sono Jack Frost. Mi sono appena trasferito dalla città di Helsinki e rimarrò qui per tutto l’anno, pensò ripassando il suo discorso.
Ecco. Andava bene. Se voleva sembrare un povero sfigato.
Doveva sembrare più sicuro.
Fece un respiro profondo e aprì la porta.
Nessuno gli prestò la minima attenzione, presi com’erano dal chiacchierare e spettegolare sugli avvenimenti di pochi minuti prima.
Solo una ragazza era da sola e guardava la finestra. Quando entrò, si girò e lui la riconobbe.
Era la ragazza di ghiaccio. Il posto accanto a lei era vuoto.
Si avvicinò timidamente a lei e le chiese: - Posso? –
Lei lo fissò per un po’, come a dire: “Seriamente?” e poi semplicemente alzò le spalle e si girò dall’altra parte. Jack rimase un po’ stupito, ma lo prese come un sì.
-Ehi, io non lo farei, se fossi in te. – lo ammonì un ragazzo che si era accorto di lui.
-E perché? – chiese. Nessuno gli poteva dire cosa fare e cosa non fare.
-Non vorrai che ti geli il cuore! – rispose lui scoppiando a ridere.
I suoi amici lo seguirono a ruota e Jack si girò verso la vittima, vedendo che guardava insistentemente fuori, come se non la riguardasse.
- Di quello non mi preoccuperei. Piuttosto, hai i calzini di colore diverso, te ne sei accorto? – gli disse squadrandolo.
Il poverino divenne tutto rosso e biascicò qualcosa.
-Cosa? – chiese mettendo la mano destra sull’orecchio – la tua vocina da femminuccia non mi è arrivata. Non ho capito. –
Quello divenne ancora più rosso e corse via dalla classe.
-Per così poco…. – disse scuotendo la testa.
-Per tua informazione, hai appena fatto scappare via il figlio del preside. – gli disse una voce alla sua sinistra.
Si girò e vide la ragazza che lo guardava con uno sguardo freddo.
-Ah, sì? – ribatté – tanto meglio. –
Lei lo guardò per un altro po’ e poi gli chiese: - Sei nuovo, vero? –
-Si vede molto? –
-Sinceramente? Sì. –
-E da cosa? –
Forse era il suo look, con quei capelli chiari e la maglietta con i pinguini? A Helsinki era l’ultima moda, ma chissà ad Arendelle come andavano le cose.
-Se ti stai chiedendo se è il tuo aspetto, la risposta è no. –
-Ma come hai fatto? – chiese sorpreso.
-Ti leggo nel pensiero. – rispose lei tutta seria.
-Prego? –
E pensare che in quel momento stava pensando che era sexy!
99 scimmie saltavano sul letto, una cadde in terra e si ruppe il cervelletto! 98 scimmie… si mise a pensare.
- Hahahaha! Ma ci hai creduto sul serio? – rise lei, sorridendo.
Jack la guardò estasiato per un po’, poi tornò con i piedi per terra e disse, fingendosi offeso: - Ecco, no! Ma cosa vai a pensare! –
-Certo, ammettilo, ci hai creduto. –
-Prima non eri così colloquiale. – la rimbrottò lui.
-Mi hai fatto tornare il buon umore, tutto qui. – rispose lei.
-Quindi ora posso sapere il tuo nome? – chiese lui speranzoso.
-Se proprio ci tieni – disse lei, rabbuiandosi un po’ – io sono Elsa Harende. –
Ok, era partito.
Il suo cervello si rifiutava di connettere. Era come se quel nome lo avesse già sentito, da qualche parte. Non ricordava tutto del suo passato, almeno non ancora, quindi era possibile che l’avesse già conosciuta. 
Forse gli veniva in mente qualcosa…
Magari l’estate di molti anni prima, due bambine, una silenziosa e schiva e l’altra loquace e allegra, simili e diverse allo stesso tempo. Un caldo sole di agosto, un’improvvisa nevicata e poi…
La testa gli iniziò a far male da impazzire; gli pulsava tantissimo.
-Jack? Tutto bene? – gli chiese Elsa, avvicinandosi a lui, ma senza toccarlo.
In un attimo, dopo aver sentito la sua voce, tutto si calmò.
-Certo, ogni tanto mi vengono certi attacchi – disse, tentando di mantenersi sul leggero.
Meglio non iniziarle a raccontare il suo passato, sarebbe stato troppo oscuro.
Elsa inaspettatamente sorrise quasi senza pensarci avvicinò la sua mano alla spalla di Jack, per rassicurarlo, poi i loro sguardi s’incrociarono e lei tolse la mano di scatto, come se avesse preso una scossa.
Jack la guardò con uno sguardo interrogativo, ma lei non diede spiegazioni. Si limitò a scuotere le spalle e a dirgli: - La lezione sta per cominciare. Dovresti andare al tuo posto. –
Lui la guardo senza capire e disse: - Questo è il mio posto. –
-Sicuro? – lo guardò con un misto di fiducia e sospetto.
-Sicuro. –





Angolo dell'autrice
Allora, questo è il secondo capitolo (ma dai??!) e non so veramente cosa dire. Ecco, il mio sogno è sempre stato quello di leggere una storia da entrambi i punti di vista. Quando leggevo un libro pensavo sempre:" E lui? Che cosa sta pensando?" . Ormai era un chiodo fisso e mi sono ripromessa che se mai avessi scritto qualcosa, avrei fatto in modo di scrivere da entrambi (o più) i punti di vista. Quindi eccoci qua! La storia sta prendendo forma (si, certo, basta che ci credo) e niente, spero che vi sia piaciuta! Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto questa storia, anche se silenziosamente, non sapete cosa vuol dire per me leggere che così tante persone la leggono! 
Bene, alla prossima! 
  
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