Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Ricorda la storia  |      
Autore: Alexia93    29/07/2014    4 recensioni
Tutti ci siamo chiesti cosa ha passato Elsa negli anni in cui non poteva stare con la sorellina più piccola per via dei suoi poteri. Questa è una lettera che Elsa ha scritto per sfogarsi e rendere Anna partecipe di quello che lei provava. Elsa non darà mai questa lettera alla sorellina, è una sorta di lettera/diario di sfogo che Elsa usava per, appunto, scrivere i propri pensieri.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Regina
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cara Anna,
Non so veramente da dove cominciare, e credo che un semplice “mi dispiace” non sia neanche lontanamente sufficiente per dirti quanto sono rammaricata per ciò che sto facendo. Ti prego, non pensare male di me, lo sto facendo per te, per proteggerti. Ricordi quando l’altro giorno mi hai chiesto di fare un pupazzo di neve insieme? Non sai quanto avrei voluto dire di sì, quanto avrei voluto aprire quella porta e abbracciarti, vederti sorridere e correre insieme fuori a giocare. Ma non posso. Ricordi ieri, quando alla porta hai sentito bussare? Ero io. Non volevo più vivere in questo modo, così avevo deciso di venire da te a chiederti di andare a giocare e far tornare tutto come un tempo, ma non posso. Non posso fare niente. Ero venuta alla tua porta piena di buone intenzioni ma quando, una volta bussato, ho sentito che ti stavi avvicinando alla porta ho pensato che non era giusto, tu hai diritto di vivere la tua vita felice, e io non posso rovinartela così, mettendoti ogni volta in pericolo con questo stupido potere che non riesco a controllare. Così, sono corsa subito nella mia stanza chiudendo velocemente a chiave la porta e mi misi seduta per terra con la schiena poggiata ad essa. Ti ho sentito aprire la porta della tua stanza qualche istante prima che io chiudessi la mia. Probabilmente mi avevi visto, e non ti sei data per vinta. Qualche secondo dopo ti ho sentito camminare vicino alla mia porta subito dopo hai bussato:
<< Elsa? >> hai esclamato tutta euforica << So che sei stata tu a bussare poco fa, dai rispondimi, andiamo a giocare? >>
Io cosa potevo fare? Mi sono odiata per quello che avevo fatto: avevo acceso in te della speranza. Quella speranza a cui tu ti aggrapperai per diversi anni convinta che io possa stare con te. Ma non è così. Quella speranza ti farà soffrire ed è tutto a causa mia. Scusami Anna. Non avrei mai dovuto bussare alla tua porta. Non avrei mai dovuto pensare che le cose si potessero risolvere tra me e te, perché la verità è che non si risolveranno. Siamo sorelle, costrette da un destino crudele, a non vedersi. Mi resi conto solo in quel momento che stavo piangendo, avevo gli occhi così ricolmi di lacrime da non riuscire più a vedere per quanto avevo la vista appannata.
<< Ti sbagli, vattene >> dissi cercando di sembrare il più credibile possibile. “Perdonami Anna, è l’unico metodo che ho trovato”. Forse se tu mi avresti odiato sarebbe stato più facile vivere senza di me. Forse non mi avresti più voluto bene. Forse avresti cominciato a non passare più davanti alla mia porta pensando che ci sono io all’interno. Magari un giorno non ricorderai più neanche cosa c’è oltre quella porta, e io diventerò un fantasma per te. “Forse può aiutare” ho pensato.
<< Non è vero sei stata tu, lo so. Dai Elsa, apri la porta! >>
Non c’era nessun segno di cedimento nella tua voce. Questo rendeva le cose ancora più difficili di quello che avevo pensato. Odiare forse non bastava. Forse ignorandoti la situazione cambiava. Se io ignoravo te anche tu potevi fare lo stesso, così che entrambe potremmo vivere felici, ma divise. Andrebbe bene. Tu, però, eri ancora davanti alla mia porta e io non sapevo che fare. Qualcosa di freddo cadde sul palmo della mia mano e mi accorsi che era un fiocco di neve. Alzai la testa verso il soffitto e notai che una piccola nevicata si era materializzata proprio nella mia camere. “No, non di nuovo” ho pensato. Caddi in preda al panico. Avrei voluto aprire la porta e farti vedere cosa stavo combinando, che mostro era tua sorella e, conoscendoti, tu non avresti detto niente, mi avresti semplicemente abbracciato e in preda alla gioia mi avresti detto quanto bello era vedermi di nuovo dopo così tanto tempo facendomi sciogliere al sol sentire quelle parole. Sarebbe stato bello, ma probabilmente, avrei rovinato quel momento facendoti del male in qualche modo. Magari questa volta potevi addirittura morire. E io cosa avrei dovuto fare? No, meglio rimanere così. Voglio farti star bene, quindi ti ignorerò. Continuai a guardare verso il soffitto e cominciai a fare dei profondi respiri per cercare di rilassarmi. Non funzionò come dovrebbe e continuò a nevicare per un po’.
<< Sei cattiva Elsa >> hai detto tutta imbronciata. Ma non saprei dire se era tutta una messa in scena o se, realmente, eri offesa e arrabbiata, speravo nella seconda. Sentii un singhiozzo. Poi hai tirato su con il naso: stavi piangendo. La nevicata si intensificò e diventò una sorta di piccola tempesta di neve. Mi alzai subito e mi girai verso la porta con la mano sulla maniglia, pronta ad aprirla, ma non lo feci. Rimasi bloccata lì a fissare quel pezzo di metallo davanti ai miei occhi. Cosa dovevo fare? Stavi male, stavi piangendo e tutto per colpa mia. Un altro singhiozzo. La mia mano, d’istinto, si poggiò sulla maniglia. “Voglio farla stare bene. Apro la porta e l’abbraccio soltanto, poi vado via”, ma a chi volevo prendere in giro? Non sarebbe mai andata così. Se avessi aperto la porta sarei rimasta con te fino alla fine della giornata, sempre insieme a giocare. Non potevo. Avrei rovinato la sua vita per sempre. Non posso permettere che ciò accada. Indietreggiai. Arrivai fino alla fine della stanza, mi sedetti per terra davanti alla finestra rivolta verso la porta. “Dietro quella porta c’è mia sorella più piccola, Anna. Che piange per colpa mia” pensai. A soli 20 metri c’eri tu. Era così vicina, ma al tempo stesso così lontana. Sentii poi, un rumore di passi:
<< Anna perché piangi? >> era nostra madre, probabilmente attirata dai tuoi singhiozzi si era incuriosita ed era venuta a controllare che succedeva
<< Elsa non vuole uscire per giocare, così la sto aspettando >> hai detto tra un singhiozzo e l’altro.
Intanto osservando bene intorno a me notai che la piccola tempesta di neve sembrava essere cessata così, d’improvviso, come era cominciata.
<< Bhe possiamo giocare io e te insieme >>
<< Ed Elsa non viene? >> hai risposto, come preoccupata che la mamma volesse escludermi
<< Elsa adesso ha da fare. Magari ci raggiunge dopo. Andiamo? >>
Non sentii più nessuna di voi due parlare, quindi immaginai che eravate andate via. Ero di nuovo sola. Mi ripromisi che non ti avrei mai più risposto se mi avresti chiesto di andare a giocare insieme. Magari potevi anche pensare che non c’ero realmente nella stanza e questo ti avrebbe portato a pensare che forse ero da qualche altra parte. Però, la verità, è che io rimarrò sempre davanti a questa porta. A quanto pare, è l’unico modo che abbiamo per parlare. O meglio, questo è l’unico modo che ho per riuscirti a sentire. Chissà magari un giorno potremo stare realmente insieme, scherzare, giocare, ridere, di nuovo senza preoccupazioni, solo noi, io e te. Quel giorno sembra sempre più distante, ma io voglio credere che accadrà, magari non presto, ma so, in cuor mio, che succederà.
Vorrei tanto sapere che fai durante il giorno, chiederti com’è andata la giornata. Spesso mi affacciò alla finestra per vedere se esci per andare a giocare, ma non ti vedo mai uscire, perché? Non esci a causa mia? Guardo il viale innevato e penso a noi. Ricordi il pupazzo di neve che abbiamo creato qualche anno fa? Io si, lo ricordi come se fosse ieri. È stato uno dei giorni più belli della mia vita, ma anche uno dei più brutti.
Vorrei tanto incontrare una fata e vorrei poterle chiedere di esaudire un mio desiderio. Sai cosa chiederei? Di non avere mai più i miei poteri ma se questo non fosse possibile, le chiederei almeno di levarli per 24 ore. Sarebbe bellissimo riuscire a stare insieme una giornata intera, come i vecchi tempi. Ma sai qual è il problema? Le fate non esistono. Le fate ci sono solo nelle fiabe, nelle favole nelle storielle e aiutano sempre le brave ragazze. Cosa che io non sono, visto che cosa ti ho fatto. Se mai esistesse una fata, sicuramente non verrebbe da me.
Mi odio così tanto per ciò che ti sto facendo. Mi dispiace. A volte penso anche al fatto che io sono tua sorella maggiore. Spesso le sorelle maggiori aiutano le più piccole, le consigliano cosa fare, le aiutano… Io che sorella maggiore sono? Io non faccio niente di tutto questo. Non merito di essere chiamata “sorella maggiore”. Non posso abbracciarti senza avere il timore di farti del male. Non posso permettermi di provare alcun sentimento con te: felicità, delusione, rabbia, allegria, entusiasmo, non fanno altro che peggiorare le cose facendomi perdere il controllo. Devo essere apatica. Chi vorrebbe mai una persona del genere al proprio fianco? La triste verità è questa. Tu, purtroppo, ne stai subendo le conseguenze ma non hai colpe. È solo colpa mia. Se solo riuscissi a controllare il mio potere tutto questo non sarebbe successo. A nulla serve esercitarsi. Sembra che io abbia un potere molto grande e per colpa della mia età non so ancora controllarlo a dovere. Sono ancora troppo giovane.
Spero che un giorno riusciremo a stare di nuovo insieme, intanto la speranza è l’unica cosa che mi rimane.
Con amore e affetto
Tua sorella
Elsa
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Alexia93