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Autore: Lui_LucyHP    30/07/2014    3 recensioni
Gli sembrò quasi di vederla cadere, come a rallentatore, l'invisibile maschera che Gellert aveva abilmente indossato per tutto quel tempo e che lui, così accecato dall'amore e dal desiderio di gloria, non aveva visto.
[Prima classificata al contest "Inventa il piatto potteriano - 2° edizione" di RoseDust]
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nickname su EFP:
Lui_LucyHP
Nome del pacchetto:
Tremotino
Titolo della storia:
In quel piovoso giorno d'estate
Rating:
Giallo
Numero di parole:
2733 (Titolo compreso)
Genere:
Generale, Triste
Vostre Note:
La ricetta che ho inserito è la 'Torta al cioccolato senza cottura'; le nocciole possono anche essere tritate, o sostituite con altra frutta secca tipo noci o mandorle. L'ho fatta un paio di volte ed è una bomba! (In tutti i sensi... viste le calorie). Ho cercato in tutti i modi di fare qualcosa di allegro, visto che c'era una ricetta di cucina in mezzo, ma non ce l'ho fatta... Non del tutto, almeno.
La storia si basa interamente su quello che nel settimo libro viene svelato della famiglia Silente, tra i vari articoli di giornale e le spiegazioni di Aberforth e Albus stessi. L'età di Grindelwald, due anni meno di Silente, l'ho trovata nel sito HP-Lexicon. Nell'estate che il mago passa a casa di Bathilda ha quindi quindici/sedici anni, mentre Silente ha finito i M.A.G.O., quindi ne compirà diciotto.
Scritta per il contest Inventa il piatto potteriano - 2a edizione di Rosedust



In quel piovoso giorno d'estate


La lettera aperta sul tavolo aveva toni ufficiali, come le ultime due che gli erano state recapitate, e la visita che annunciava non sarebbe stata da meno.
Quella volta non si sarebbe potuto sottrarre alla richiesta del Ministero; non dopo gli ultimi, preoccupanti sviluppi che c'erano stati.
Gellert Grindelwald aveva cominciato da anni a raccogliere seguaci in giro per il mondo, nel tentativo di rovesciare lo Statuto di Segretezza e instaurare un regime di dominazione Magica. Se inizialmente l'attività del mago si era limitata alla propaganda e alle minacce, nell'ultimo periodo aveva cominciato a mietere le prime vittime.
Già da tempo la comunità magica aveva chiesto che si facesse qualcosa, e il suo nome era stato tra i primi a saltar fuori. Sapere che molti lo consideravano all'altezza di affrontare Grindelwald, però, lo aveva lasciato più preoccupato che lusingato. Non peccava certo di modestia, conosceva le sue capacità; i premi e i riconoscimenti che aveva ricevuto negli anni ne erano stati un'ulteriore conferma. Era proprio questo, forse, ad aver insinuato dubbi nella mente di molti: perché Albus Silente tentennava davanti alla legittima richiesta di fermare Grindelwald?
Anche all'interno delle mura di Hogwarts, il suo rifugio da molti anni, gli altri professori avevano cominciato a guardarlo con sospetto.
« Forse, sotto sotto, anche lui condivide le idee di quel pazzo » aveva sussurrato pochi giorni prima la professoressa Gaiamens al preside Dippet.
Non condivideva le idee di quel 'pazzo', non più, almeno, ma c'era stato un tempo in cui lo aveva fatto. Molti anni prima, dopo la morte della madre e con una sorella menomata a cui badare, l'arrivo di Gellert a Godric's Hollow gli era sembrato una manna dal cielo. E lui, un giovane appena diplomato a Hogwarts, aveva visto in quel ragazzo la possibilità di vivere il futuro brillante che tutti gli avevano predetto, ma che era stato costretto a rinviare per prendersi cura della sorella. Così aveva messo da parte la coscienza e i suoi dubbi, cominciando a progettare assurdi piani di dominio dei Maghi sui Babbani assieme a Gellert.
Fino a quel maledetto giorno di Agosto, quando tutto era finito nel peggiore dei modi.


*****


Quella mattina d'estate, molti anni prima, Albus si era svegliato con la testa pesante, come succedeva a Hogwarts quando rimaneva alzato fino a tardi per studiare. A nulla era servito lasciare la finestra aperta e gli infissi socchiusi durante la notte; l'afa che da giorni pesava su tutto il West Country non dava tregua e il suo sonno ne aveva risentito.
Si mise a sedere lentamente, scostando il lenzuolo che si era attorcigliato su una gamba, poi si alzò per andare ad aprire del tutto gli scuri.
Il cielo era cosparso di nuvoloni grigi che nascondevano del tutto il sole, sorto appena poche ore prima su Godric's Hollow.
Scese in cucina dove trovò Ariana e Aberforth seduti a fare colazione.
« Buongiorno » salutò, cominciando a servirsi un'abbondante porzione di bacon e pane tostato.
« Buongiorno » ricambiò Ariana, prima di addentare una salsiccia.
Aberforth, invece, si limitò a grugnire qualcosa dentro al bicchiere di succo di zucca, e Albus lo ignorò; nessuno dei due aveva dimenticato la lite della sera prima, ma con la sorella presente non potevano ricominciare.
Mentre cominciava a mangiare, un piccolo gufo grigio entrò dalla finestra e lasciò un foglio di pergamena spiegazzato proprio sopra il suo pane tostato, prima di tornare fuori.
Non aveva bisogno di aprire il messaggio per sapere chi era il mittente: il gufo era quello di Gellert. Prese il foglio e lesse le poche righe che il ragazzo aveva frettolosamente scarabocchiato.


Albus,
ho grandi novità! Penso di aver trovato La bacchetta!
Bathilda non si sente molto bene, oggi, quindi vengo io da te.
Aspettami dopo pranzo,

                                        Gellert


« È il tuo amichetto, di nuovo? » borbottò Aberforth malignamente.
« Non usare questo tono, sai che non lo tollero! Gellert verrà qui più tardi ».
« Allora, io e Ariana ci toglieremo di torno. Potremmo stare in giardino e montare una tenda sotto la quercia che ti piace tanto, eh? » chiese, rivolto alla ragazza che gli era seduta accanto.
Ariana, impegnata a masticare un pezzo di pane, si limitò ad annuire, ma i suoi occhi mostravano chiaramente quanto fosse felice di godere un po' dell'aria aperta, anche se il tempo non era dei migliori.


Poco dopo l'ora di pranzo una leggera pioggia aveva cominciato a cadere sulla città.
L'aria fresca, però, non si faceva sentire e l'afa continuava a pesare come prima, se non peggio.
Albus e Gellert, seduti al tavolo della cucina, stavano discorrendo ancora una volta del loro piano per rendersi invincibili e far uscire i Maghi dalla clandestinità.
« Quindi, dici che la Bacchetta di Sambuco è in mano sua? »
« Ne sono quasi certo » rispose Gellert. « Si è vantato talmente tanto che nessuno gli crede più, ma se fosse stato proprio questo il suo scopo? »
« Intendi dire che ha passato anni senza averla, facendo credere che fosse in mano sua per fare in modo che, una volta trovata, nessuno gli desse più retta... »
« … E tutti lo lasciassero in pace » concluse l'altro.
Albus si passò distrattamente una mano sul mento, riflettendo. L'idea di Gellert era tutto fuorché impossibile; nessuno con un po' di cervello avrebbe sbandierato ai quattro venti di avere la Bacchetta di Sambuco, a meno che non fosse certo della sua incolumità. Non era del tutto convinto, ma da qualche parte dovevano pur cominciare a cercare.
« Sì, potrebbe essere; ad ogni modo, tentar non nuoce » disse infine. « Ora dobbiamo organizzare il viaggio e... »
« Che ne dici di una pausa? » lo interruppe Gellert. « Io ho fame ».
Albus guardò l'orologio a pendolo accanto al camino: erano quasi le tre.
« Sì, perché no. Non ho niente di pronto, ma potrei cucinare io una torta che faceva sempre mia madre in estate ».
« Non ti sembra che faccia troppo caldo? » chiese Gellert.
« Esistono dolci freddi, sai? Niente fuochi accesi... Vedrai, ti piacerà! »
« Quindi, tecnicamente, non cucinerai per me; metterai insieme un paio di ingredienti e spaccerai il risultato per un dolce ».
« È sempre una ricetta di cucina, quindi, alla fine, si può dire che cucinerò » specificò, alzando gli occhi al cielo, mentre il ragazzo seduto spostava la sua attenzione al grosso tomo che aveva aperto davanti a sé.
Albus appellò il libro di ricette, che uscì a gran velocità da uno dei tanti cassetti della cucina, e si mise subito all'opera.
« Per preparare la torta al cioccolato senza cottura servono... » cominciò a leggere a voce alta, una volta trovata la ricetta che cercava.
« …
Centosettantacinque grammi di nocciole, centoquindici grammi di biscotti secchi, centoquindici grammi di cioccolato fondente e centodieci grammi di burro ».
Mentre leggeva appellava i vari ingredienti con un piccolo gesto della bacchetta; quando ebbe finito, quattro ciotole colme fino all'orlo erano allineate sul tavolo.
Gellert sembrava parecchio divertito da quell'intermezzo giocoso e lo guardava di sottecchi seminascosto dal grosso volume di magia.
« Quindi, cucinerai veramente? »
Albus notò il tono preoccupato dell'amico e si finse offeso.
« Non è mai morto nessuno per un mio piatto... Lasciami fare! » disse, riprendendo a leggere la ricetta.
« Fate tostare le nocciole in padella a fuoco lento... »
« Sbaglio, o avevi detto niente fuochi accesi? »
Albus ignorò la presa in giro di Gellert e mise una padella a scaldare, prima di rovesciarci le nocciole. Quando furono belle tostate spense il fuoco e le lasciò a raffreddare.
« Fate fondere il cioccolato e il burro a bagnomaria... A bagnomaria? »
« Come, non sai che cosa vuol dire? » fece Gellert, riemergendo dal libro di magia.
« No, tu si? »
« Certo che no » rispose lui.
Albus sbuffò, ignorando per un istante le precise istruzioni del libro, e colpì la ciotola con il burro e il cioccolato; gli ingredienti si sciolsero in un attimo.
« Rompete grossolanamente i biscotti con le mani... »
« Questa non me la voglio perdere! Conterò ogni singola goccia di sudore che ti scivolerà dalla... »
Albus, con un altro colpo di bacchetta, aveva già sbriciolato tutti i biscotti che c'erano nella terrina.
« … Peccato! La prossima volta, allora ».
« Riunite tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolateli, facendo attenzione che si amalgamino bene. Travasate il composto nella teglia su cui poi lo servirete e lasciate riposare al fresco per un paio di ore ».
« Buona fortuna per la tua ricerca del fresco! »
Albus travasò il miscuglio in una teglia rettangolare, mentre un mestolo andava a grattare sui bordi della ciotola per tirare giù fino all'ultima goccia di cioccolato.
« Sai, Gellert, sembri una vecchia megera quando fai così! » si limitò a commentare, colpendo il dolce con la bacchetta; il cioccolato si solidificò all'istante.
Gellert, a soli quindici anni, sapeva essere fastidioso tanto quanto era intelligente.
« Non più di quanto sembri tu dopo aver fatto questa torta » rispose il ragazzo, chiudendo definitivamente il libro.
Si alzò dalla sedia e raggiunse Albus dall'altro lato del tavolo, dove si mise ad osservare con attenzione il risultato finale.
« Ha un bell'aspetto » si limitò a dire, prima di girarsi verso di lui. « Ti è rimasto un po' di cioccolato sulla punta del naso, sai? »
Albus sentì il dito del ragazzo sfiorarlo appena e un brivido gli corse lungo la schiena, mentre il suo cuore aumentava rapidamente i battiti.
« Vuoi... Ehm... Ne vuoi un po'? »
« Naturalmente. Te l'ho detto, che ho fame ».
Albus sorrise, mentre tagliava due fette e le posava sui piatti che aveva fatto comparire dal nulla.
« Ehi! È davvero buona! » esclamò Gellert, facendo sparire mezza fetta in un solo boccone.
« Te lo avevo detto, io! »
« Questo ci sarà utile, in viaggio! Non moriremo di fame ».
Albus assaggiò a sua volta i frutti del duro lavoro che aveva fatto. I biscotti e le nocciole croccanti creavano un contrasto perfetto, mitigando il sapore amaro del cioccolato.
« Un ottimo lavoro, davvero » commentò. « Quando pensi che partiremo? »
Gellert ci pensò un po' su, mentre masticava l'ultimo pezzo di dolce.
« Appena Aberforth avrà cominciato il suo prossimo anno a Hogwarts » rispose, servendosi una seconda fetta. « Ariana può venire con noi senza problemi. Oltre alla Bacchetta e gli altri Doni, dobbiamo cominciare a farci un seguito per... »
La porta della cucina si aprì di scatto, mentre un furibondo Aberforth entrava nella stanza, seguito da una spaventata Ariana.
« Dove pensi di portarla, eh? » esclamò Aberforth, scagliandosi contro Gellert. « Dove credi che possa venire, così com'è? In giro per posti che non conosce... »
« Smettila di blaterare! » esclamò Gellert, alzandosi in piedi a fronteggiare il ragazzo che era appena entrato; avevano la stessa età, ma Aberforth era più basso di quasi tutta la testa. Tuttavia, non si scompose minimamente e continuò a fronteggiare Gellert.
« Io blatero?! Guardati tu, insulso ragazzino che pensa di poter cambiare il mondo ».
« Ti stai mettendo in mezzo a cose che non ti riguardano! Stai intralciando il futuro di tuo fratello! »
« È per mia sorella che mi preoccupo... »
« Ariana non avrà alcun problema, una volta che avremo preso il potere su tutti... Proprio non capisci, vero? »
« Capisco, invece! Capisco molto più di quanto faccia mio fratello, che è troppo cieco per vederti veramente! » esclamò Aberforth, estraendo la bacchetta.
Gellert, però, fu più veloce di lui.
« Crucio! »
Gli sembrò quasi di vederla cadere, come a rallentatore, l'invisibile maschera che Gellert aveva abilmente indossato per tutto quel tempo e che lui, così accecato dall'amore e dal desiderio di gloria, non aveva visto. Lacerata dalla Maledizione che il suo indossatore aveva lanciato contro Aberforth, non aveva potuto far altro che cadere nel nulla, rivelando il vero volto del ragazzo.
Albus estrasse la bacchetta a sua volta per cercare di fermare la lotta che gli altri due avevano cominciato.
Fu l'inizio della fine.


*****


Il rappresentante del Ministero era arrivato accompagnato da un piccolo seguito, composto da alcuni suoi corrispettivi esteri.
« Signor Silente, cerchi di capire... » disse, mentre si rigirava nervosamente il cappello che aveva tra le mani. « Grindelwald è ormai fuori controllo e abbiamo tentato in tutti i modi di fermarlo! »
Albus rimase in silenzio per un po', ma aveva già fatto la sua scelta.
La sua paura di conoscere la verità, sapere chi aveva ucciso Ariana quel maledetto giorno, non poteva essere più forte del bisogno di fermare Gellert.
Lo doveva alla sua povera sorella, che dopo una misera vita che non meritava era morta in un altrettanto immeritato modo.
Lo doveva ad Aberforth, che aveva capito subito la vera persona celata dietro alla maschera del bravo ragazzo con cui Gellert si era presentato.
Lo doveva a se stesso, che non si sarebbe mai dato pace se non avesse fatto qualcosa per impedirgli di portare avanti i suoi piani.
« Partirò domani mattina » sentenziò, e le facce di tutti i presenti si rilassarono.


*****


La battaglia era stata una delle più lunghe che si erano verificate nella storia, ma alla fine Grindelwald aveva ceduto. Quando lo legarono per portarlo via non oppose alcuna resistenza; non che avesse le forze per farlo, comunque.
« Al... Albus... » mormorò piano, respirando a fatica.
Albus si avvicinò a fatica, provato anche lui dalla battaglia.
Che cosa voleva, ora, da lui? Forse avrebbe avuto risposta alla domanda che tanto temeva?
« Meglio... Meglio essere stato sconfitto da te, che da altri. Prendila tu! » aggiunse, porgendogli la Bacchetta di Sambuco. « A me non servirà, in prigione, e poi l'hai vinta ».
Albus prese l'oggetto che Gellert gli porgeva; l'aveva desiderata a lungo, ma ora che l'aveva non gli faceva né caldo né freddo.
« Vale molto meno del prezzo per cui la si paga » disse, riponendola nella tasca della veste accanto alla sua.
Riportò lo sguardo negli occhi del mago, che ricambiò.
Rimasero a fissarsi per alcuni minuti, in un silenzio carico di parole non dette e domande inespresse.
« Non ho la risposta che cerchi, mi dispiace ».
Poi i suoi occhi stanchi e velati si illuminarono e, per un istante, Silente rivide in lui il ragazzino che tanti anni prima era stato uno dei suoi più cari amici.
« Sai, quel dolce era proprio buono ».


*****


Una campanella tintinnò quando aprì la pesante porta del locale.
Nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio, il posto era completamente deserto.
Meglio così, pensò.
Era stanco di stringere mani e sentirsi lodare per la grande impresa che aveva compiuto.

« Arrivo subito! » disse una voce soffocata, che giunse da qualche parte del retro bottega.
Silente avanzò fino al bancone e si sedette in quello che pareva lo sgabello meno sporco. Poco lontano, in una delle edizioni straordinarie del Profeta, una foto di se stesso corredava l'ennesimo articolo sul leggendario duello avvenuto pochi giorni prima.
Dopo un paio di minuti la figura di un uomo emerse da dietro una porta e si fermò a metà strada, con una cassa di Burrobirra tra le braccia e uno sguardo gelido.
« Oh, sei tu... » borbottò, prima di ricominciare ad avanzare.
Arrivò al bancone, dove posò la cassa, e cominciò a ordinare le bottiglie in uno dei tanti scaffali che occupavano il locale, come se non ci fosse nessuno.
« Aberforth... »
Una delle bottiglie sbatté con più violenza contro la superficie dello scaffale.
« Sei ancora morto, per me, come ti dissi anni fa ».
Quelle parole fecero ancora più male della prima volta che gli erano state dette.

Albus si costrinse a guardare gli occhi del fratello, così uguali ai suoi che gli sembrava di guardarsi allo specchio. Aveva bisogno di lui perché era l'unico a conoscere la tutta la storia e che, pur non volendo, poteva capire che cosa stava provando in quel momento. Lui era l'unica altra persona a sapere quanto gli fosse costato affrontare Grindelwald.
« Che cosa vuoi? »
« Un bicchiere di Idromele, per cominciare ».
Riavere indietro mio fratello, poi.
La seconda cosa avrebbe richiesto molto tempo e, oltretutto, non era sicuro che ci sarebbe riuscito.
Lo sguardo di Aberforth cadde sulla copia del giornale posata sul bancone.
« Ti servirà qualcosa di un po' più forte... » disse, dopo alcuni minuti di silenzio, prendendo un bicchiere.
Lo riempì quasi fino all'orlo di Whisky Incendiario e glielo mise davanti.
« Grazie ».
Aberforth annuì appena, ritornando nel retro bottega con la cassa vuota in mano.
Non era molto, ma era pur sempre un inizio.


***** ***** *****

   
 
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