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sul forum: Lui_LucyHP
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su EFP: Lui_LucyHP
Nome
del pacchetto: Tremotino
Titolo
della storia: In
quel piovoso
giorno d'estate
Rating: Giallo
Numero
di parole: 2733
(Titolo
compreso)
Genere: Generale,
Triste
Vostre Note: La
ricetta che ho inserito è la 'Torta
al cioccolato senza cottura';
le nocciole possono anche essere tritate, o sostituite con altra
frutta secca tipo noci o mandorle. L'ho fatta un paio di volte ed
è
una bomba! (In tutti i sensi... viste le calorie). Ho
cercato in tutti i modi di fare qualcosa di allegro, visto che c'era
una ricetta di cucina in mezzo, ma non ce l'ho fatta... Non del
tutto, almeno.
La
storia si basa interamente su quello che nel settimo libro viene
svelato della famiglia Silente, tra i vari articoli di giornale e le
spiegazioni di Aberforth e Albus stessi.
L'età
di Grindelwald, due anni meno di Silente, l'ho trovata nel sito
HP-Lexicon. Nell'estate che il mago passa a casa di Bathilda ha
quindi quindici/sedici anni, mentre Silente ha finito i M.A.G.O.,
quindi ne compirà diciotto.
Scritta per il contest Inventa il piatto potteriano - 2a edizione di Rosedust
In
quel piovoso giorno d'estate
La
lettera aperta sul tavolo aveva toni ufficiali, come le ultime due
che gli erano state recapitate, e la visita che annunciava non
sarebbe stata da meno.
Quella
volta non si sarebbe potuto sottrarre alla richiesta del Ministero;
non dopo gli ultimi, preoccupanti sviluppi che c'erano stati.
Gellert
Grindelwald aveva cominciato da anni a raccogliere seguaci in giro
per il mondo, nel tentativo di rovesciare lo Statuto di Segretezza e
instaurare un regime di dominazione Magica. Se inizialmente
l'attività del mago si era limitata alla propaganda e alle
minacce,
nell'ultimo periodo aveva cominciato a mietere le prime vittime.
Già
da tempo la comunità magica aveva chiesto che si facesse
qualcosa, e
il suo nome era stato tra i primi a saltar fuori. Sapere che molti lo
consideravano all'altezza di affrontare Grindelwald, però,
lo aveva
lasciato più preoccupato che lusingato. Non peccava certo di
modestia, conosceva le sue capacità; i premi e i
riconoscimenti che
aveva ricevuto negli anni ne erano stati un'ulteriore conferma. Era
proprio questo, forse, ad aver insinuato dubbi nella mente di molti:
perché Albus Silente tentennava davanti alla legittima
richiesta di
fermare Grindelwald?
Anche
all'interno delle mura di Hogwarts, il suo rifugio da molti anni, gli
altri professori avevano cominciato a guardarlo con sospetto.
«
Forse, sotto sotto, anche lui condivide le idee di quel pazzo
»
aveva sussurrato pochi giorni prima la professoressa Gaiamens al
preside Dippet.
Non
condivideva le idee di quel 'pazzo', non più, almeno, ma
c'era stato
un tempo in cui lo aveva fatto. Molti anni prima, dopo la morte della
madre e con una sorella menomata a cui badare, l'arrivo di Gellert a
Godric's Hollow gli era sembrato una manna dal cielo. E lui, un
giovane appena diplomato a Hogwarts, aveva visto in quel ragazzo la
possibilità di vivere il futuro brillante che tutti gli
avevano
predetto, ma che era stato costretto a rinviare per prendersi cura
della sorella. Così aveva messo da parte la coscienza e i
suoi
dubbi, cominciando a progettare assurdi piani di dominio dei Maghi
sui Babbani assieme a Gellert.
Fino
a quel maledetto giorno di Agosto, quando tutto era finito nel
peggiore dei modi.
*****
Quella
mattina d'estate, molti anni prima, Albus si era svegliato con la
testa pesante, come succedeva a Hogwarts quando rimaneva alzato fino
a tardi per studiare. A nulla era servito lasciare la finestra aperta
e gli infissi socchiusi durante la notte; l'afa che da giorni pesava
su tutto il West Country non dava tregua e il suo sonno ne aveva
risentito.
Si
mise a sedere lentamente, scostando il lenzuolo che si era
attorcigliato su una gamba, poi si alzò per andare ad aprire
del
tutto gli scuri.
Il
cielo era cosparso di nuvoloni grigi che nascondevano del tutto il
sole, sorto appena poche ore prima su Godric's Hollow.
Scese
in cucina dove trovò Ariana e Aberforth seduti a fare
colazione.
«
Buongiorno » salutò, cominciando a servirsi
un'abbondante porzione
di bacon e pane tostato.
«
Buongiorno » ricambiò Ariana, prima di addentare
una salsiccia.
Aberforth,
invece, si limitò a grugnire qualcosa dentro al bicchiere di
succo
di zucca, e Albus lo ignorò; nessuno dei due aveva
dimenticato la
lite della sera prima, ma con la sorella presente non potevano
ricominciare.
Mentre
cominciava a mangiare, un piccolo gufo grigio entrò dalla
finestra e
lasciò un foglio di pergamena spiegazzato proprio sopra il
suo pane
tostato, prima di tornare fuori.
Non
aveva bisogno di aprire il messaggio per sapere chi era il mittente:
il gufo era quello di Gellert. Prese il foglio e lesse le poche righe
che il ragazzo aveva frettolosamente scarabocchiato.
ho grandi novità! Penso di aver trovato La bacchetta!
Bathilda non si sente molto bene, oggi, quindi vengo io da te.
Aspettami dopo pranzo,
Gellert
«
È il tuo amichetto, di
nuovo? » borbottò Aberforth malignamente.
«
Non usare questo tono, sai che non lo tollero! Gellert verrà
qui più
tardi ».
«
Allora, io e Ariana ci toglieremo di torno. Potremmo stare in
giardino e montare una tenda sotto la quercia che ti piace tanto, eh?
» chiese, rivolto alla ragazza che gli era seduta accanto.
Ariana,
impegnata a masticare un pezzo di pane, si limitò ad
annuire, ma i
suoi occhi mostravano chiaramente quanto fosse felice di godere un
po' dell'aria aperta, anche se il tempo non era dei migliori.
Poco
dopo l'ora di pranzo una leggera pioggia aveva cominciato a cadere
sulla città.
L'aria
fresca, però, non si faceva sentire e l'afa continuava a
pesare come
prima, se non peggio.
Albus
e Gellert, seduti al tavolo della cucina, stavano discorrendo ancora
una volta del loro piano per rendersi invincibili e far uscire i
Maghi dalla clandestinità.
«
Quindi, dici che la Bacchetta di Sambuco è in mano sua?
»
«
Ne sono quasi certo » rispose Gellert. « Si
è vantato talmente
tanto che nessuno gli crede più, ma se fosse stato proprio
questo il
suo scopo? »
«
Intendi dire che ha passato anni senza averla, facendo credere che
fosse in mano sua per fare in modo che, una volta trovata, nessuno
gli desse più retta... »
«
… E tutti lo lasciassero in pace » concluse
l'altro.
Albus
si passò distrattamente una mano sul mento, riflettendo.
L'idea di
Gellert era tutto fuorché impossibile; nessuno con un po' di
cervello avrebbe sbandierato ai quattro venti di avere la Bacchetta
di Sambuco, a meno che non fosse certo della sua incolumità.
Non era
del tutto convinto, ma da qualche parte dovevano pur cominciare a
cercare.
«
Sì, potrebbe essere; ad ogni modo, tentar non nuoce
» disse infine.
« Ora dobbiamo organizzare il viaggio e... »
«
Che ne dici di una pausa? » lo interruppe Gellert.
« Io ho fame ».
Albus
guardò l'orologio a pendolo accanto al camino: erano quasi
le tre.
«
Sì, perché no. Non ho niente di pronto, ma potrei
cucinare io una
torta che faceva sempre mia madre in estate ».
«
Non ti sembra che faccia troppo caldo? » chiese Gellert.
«
Esistono dolci freddi, sai? Niente fuochi accesi... Vedrai, ti
piacerà! »
«
Quindi, tecnicamente, non cucinerai
per me; metterai insieme un paio di ingredienti e spaccerai il
risultato per un dolce ».
«
È sempre una ricetta di cucina, quindi, alla fine, si
può dire che
cucinerò » specificò, alzando gli occhi
al cielo, mentre il
ragazzo seduto spostava la sua attenzione al grosso tomo che aveva
aperto davanti a sé.
Albus
appellò il libro di ricette, che uscì a gran
velocità da uno dei
tanti cassetti della cucina, e si mise subito all'opera.
«
Per preparare la torta al cioccolato senza cottura servono... »
cominciò a leggere a voce alta, una volta trovata la ricetta
che
cercava.
«
… Centosettantacinque grammi di
nocciole, centoquindici
grammi di biscotti secchi, centoquindici grammi di cioccolato
fondente e centodieci grammi di burro ».
Mentre
leggeva appellava i vari ingredienti con un piccolo gesto della
bacchetta; quando ebbe finito, quattro ciotole colme fino all'orlo
erano allineate sul tavolo.
Gellert
sembrava parecchio divertito da quell'intermezzo giocoso e lo
guardava di sottecchi seminascosto dal grosso volume di magia.
«
Quindi, cucinerai veramente? »
Albus
notò il tono preoccupato dell'amico e si finse offeso.
«
Non è mai morto nessuno per un mio piatto... Lasciami fare!
»
disse, riprendendo a leggere la ricetta.
«
Fate tostare le nocciole in padella a fuoco
lento... »
«
Sbaglio, o avevi detto niente fuochi accesi? »
Albus
ignorò la presa in giro di Gellert e mise una padella a
scaldare,
prima di rovesciarci le nocciole. Quando furono belle tostate spense
il fuoco e le lasciò a raffreddare.
«
Fate fondere il cioccolato e il burro a
bagnomaria... A
bagnomaria? »
«
Come, non sai che cosa vuol dire? » fece Gellert, riemergendo
dal
libro di magia.
«
No, tu si? »
«
Certo che no » rispose lui.
Albus
sbuffò, ignorando per un istante le precise istruzioni del
libro, e
colpì la ciotola con il burro e il cioccolato; gli
ingredienti si
sciolsero in un attimo.
«
Rompete grossolanamente i biscotti con le mani...
»
«
Questa non me la voglio perdere! Conterò ogni singola goccia
di
sudore che ti scivolerà dalla... »
Albus,
con un altro colpo di bacchetta, aveva già sbriciolato tutti
i
biscotti che c'erano nella terrina.
«
… Peccato! La prossima volta, allora ».
«
Riunite tutti gli ingredienti in una ciotola e
mescolateli,
facendo attenzione che si amalgamino bene. Travasate il composto
nella teglia su cui poi lo servirete e lasciate riposare al fresco
per un paio di ore ».
«
Buona fortuna per la tua ricerca del fresco! »
Albus
travasò il miscuglio in una teglia rettangolare, mentre un
mestolo
andava a grattare sui bordi della ciotola per tirare giù
fino
all'ultima goccia di cioccolato.
«
Sai, Gellert, sembri una vecchia megera quando fai così!
» si
limitò a commentare, colpendo il dolce con la bacchetta; il
cioccolato si solidificò all'istante.
Gellert,
a soli quindici anni, sapeva essere fastidioso tanto quanto era
intelligente.
«
Non più di quanto sembri tu dopo aver fatto questa torta
» rispose
il ragazzo, chiudendo definitivamente il libro.
Si
alzò dalla sedia e raggiunse Albus dall'altro lato del
tavolo, dove
si mise ad osservare con attenzione il risultato finale.
«
Ha un bell'aspetto » si limitò a dire, prima di
girarsi verso di
lui. « Ti è
rimasto
un po' di cioccolato sulla punta del naso, sai? »
Albus
sentì il dito del ragazzo sfiorarlo appena e un brivido gli
corse
lungo la schiena, mentre il suo cuore aumentava rapidamente i
battiti.
«
Vuoi... Ehm... Ne vuoi un po'? »
«
Naturalmente. Te l'ho detto, che ho fame ».
Albus
sorrise, mentre tagliava due fette e le posava sui piatti che aveva
fatto comparire dal nulla.
«
Ehi! È davvero buona! » esclamò
Gellert, facendo sparire mezza
fetta in un solo boccone.
«
Te lo avevo detto, io! »
«
Questo ci sarà utile, in viaggio! Non moriremo di fame
».
Albus
assaggiò a sua volta i frutti del duro
lavoro
che aveva fatto. I biscotti e le nocciole croccanti creavano un
contrasto perfetto, mitigando il sapore amaro del cioccolato.
«
Un ottimo lavoro, davvero » commentò. «
Quando pensi che
partiremo? »
Gellert
ci pensò un po' su, mentre masticava l'ultimo pezzo di dolce.
«
Appena Aberforth avrà cominciato il suo prossimo anno a
Hogwarts »
rispose, servendosi una seconda fetta. « Ariana
può venire con noi
senza problemi. Oltre alla Bacchetta e gli altri Doni, dobbiamo
cominciare a farci un seguito per... »
La
porta della cucina si aprì di scatto, mentre un furibondo
Aberforth
entrava nella stanza, seguito da una spaventata Ariana.
«
Dove pensi di portarla, eh? » esclamò Aberforth,
scagliandosi
contro Gellert. « Dove credi che possa venire,
così com'è? In giro
per posti che non conosce... »
«
Smettila di blaterare! » esclamò Gellert,
alzandosi in piedi a
fronteggiare il ragazzo che era appena entrato; avevano la stessa
età, ma Aberforth era più basso di quasi tutta la
testa. Tuttavia,
non si scompose minimamente e continuò a fronteggiare
Gellert.
«
Io blatero?! Guardati tu, insulso ragazzino che
pensa di poter cambiare il mondo ».
«
Ti stai mettendo in mezzo a cose che non ti riguardano! Stai
intralciando il futuro di tuo fratello! »
«
È per mia sorella che mi preoccupo... »
«
Ariana non avrà alcun problema, una volta che avremo preso
il potere
su tutti... Proprio non capisci, vero? »
«
Capisco, invece! Capisco molto più di quanto faccia mio
fratello,
che è troppo cieco per vederti veramente! »
esclamò Aberforth,
estraendo la bacchetta.
Gellert,
però, fu più veloce di lui.
«
Crucio! »
Gli
sembrò quasi di vederla cadere, come a rallentatore,
l'invisibile
maschera che Gellert aveva abilmente indossato per tutto quel tempo e
che lui, così accecato dall'amore e dal desiderio di gloria,
non
aveva visto. Lacerata dalla Maledizione che il suo indossatore aveva
lanciato contro Aberforth, non aveva potuto far altro che cadere nel
nulla, rivelando il vero volto del ragazzo.
Albus
estrasse la bacchetta a sua volta per cercare di fermare la lotta che
gli altri due avevano cominciato.
Fu
l'inizio della fine.
*****
Il
rappresentante del Ministero era arrivato accompagnato da un piccolo
seguito, composto da alcuni suoi corrispettivi esteri.
«
Signor Silente, cerchi di capire... » disse, mentre si
rigirava
nervosamente il cappello che aveva tra le mani. « Grindelwald
è
ormai fuori controllo e abbiamo tentato in tutti i modi di fermarlo!
»
Albus
rimase in silenzio per un po', ma aveva già fatto la sua
scelta.
La
sua paura di conoscere la verità, sapere chi aveva ucciso
Ariana
quel maledetto giorno, non poteva essere più forte del
bisogno di
fermare Gellert.
Lo
doveva alla sua povera sorella, che dopo una misera vita che non
meritava era morta in un altrettanto immeritato modo.
Lo
doveva ad Aberforth, che aveva capito subito la vera persona celata
dietro alla maschera del bravo ragazzo con cui Gellert si era
presentato.
Lo
doveva a se stesso, che non si sarebbe mai dato pace se non avesse
fatto qualcosa per impedirgli di portare avanti i suoi piani.
«
Partirò domani mattina » sentenziò, e
le facce di tutti i presenti
si rilassarono.
*****
La
battaglia era stata una delle più lunghe che si erano
verificate
nella storia, ma alla fine Grindelwald aveva ceduto. Quando lo
legarono per portarlo via non oppose alcuna resistenza; non che
avesse le forze per farlo, comunque.
«
Al... Albus... » mormorò piano, respirando a
fatica.
Albus
si avvicinò a fatica, provato anche lui dalla battaglia.
Che
cosa voleva, ora, da lui? Forse avrebbe avuto risposta alla domanda
che tanto temeva?
«
Meglio... Meglio essere stato sconfitto da te, che da altri. Prendila
tu! » aggiunse, porgendogli la Bacchetta di Sambuco.
« A me non
servirà, in prigione, e poi l'hai vinta ».
Albus
prese l'oggetto che Gellert gli porgeva; l'aveva desiderata a lungo,
ma ora che l'aveva non gli faceva né caldo né
freddo.
«
Vale molto meno del prezzo per cui la si paga » disse,
riponendola
nella tasca della veste accanto alla sua.
Riportò
lo sguardo negli occhi del mago, che ricambiò.
Rimasero
a fissarsi per alcuni minuti, in un silenzio carico di parole non
dette e domande inespresse.
«
Non ho la risposta che cerchi, mi dispiace ».
Poi
i suoi occhi stanchi e velati si illuminarono e, per un istante,
Silente rivide in lui il ragazzino che tanti anni prima era stato uno
dei suoi più cari amici.
«
Sai, quel dolce era proprio buono ».
*****
Una
campanella tintinnò quando aprì la pesante porta
del locale.
Nonostante
fossero solo le cinque del pomeriggio, il posto era completamente
deserto.
Meglio
così, pensò.
Era
stanco di stringere mani e sentirsi lodare per la grande impresa che
aveva compiuto.
«
Arrivo subito! » disse una voce soffocata, che giunse da
qualche
parte del retro bottega.
Silente
avanzò fino al bancone e si sedette in quello che pareva lo
sgabello
meno sporco. Poco lontano, in una delle edizioni straordinarie del
Profeta, una foto di se stesso corredava l'ennesimo
articolo
sul leggendario duello avvenuto pochi giorni prima.
Dopo
un paio di minuti la figura di un uomo emerse da dietro una porta e
si fermò a metà strada, con una cassa di
Burrobirra tra le braccia
e uno sguardo gelido.
«
Oh, sei tu... » borbottò, prima di ricominciare ad
avanzare.
Arrivò
al bancone, dove posò la cassa, e cominciò a
ordinare le bottiglie
in uno dei tanti scaffali che occupavano il locale, come se non ci
fosse nessuno.
«
Aberforth... »
Una
delle bottiglie sbatté con più violenza contro la
superficie dello
scaffale.
«
Sei ancora morto, per me, come ti dissi anni fa ».
Quelle
parole fecero ancora più male della prima volta che gli
erano state
dette.
Albus
si costrinse a guardare gli occhi del fratello, così uguali
ai suoi
che gli sembrava di guardarsi allo specchio. Aveva bisogno
di lui perché era l'unico a conoscere la tutta la storia e
che, pur
non volendo, poteva capire che cosa stava provando in quel momento.
Lui era l'unica altra persona a sapere quanto gli fosse costato
affrontare Grindelwald.
«
Che cosa vuoi? »
«
Un bicchiere di Idromele, per cominciare ».
Riavere
indietro mio fratello, poi.
La
seconda cosa avrebbe richiesto molto tempo e, oltretutto, non era
sicuro che ci sarebbe riuscito.
Lo
sguardo di Aberforth cadde sulla copia del giornale posata sul
bancone.
«
Ti servirà qualcosa di un po' più forte...
» disse, dopo alcuni
minuti di silenzio, prendendo un bicchiere.
Lo
riempì quasi fino all'orlo di Whisky Incendiario e glielo
mise
davanti.
«
Grazie ».
Aberforth
annuì appena, ritornando nel retro bottega con la cassa
vuota in
mano.
Non
era molto, ma era pur sempre un inizio.
***** ***** *****