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Autore: PaneBianco    01/08/2014    0 recensioni
Nym Halliwell è un ragazzino che vive in un piccolo paesino della Scozia. Quando, un giorno d'estate, scopre di essere un mago, la sua vita cambia radicalmente.
Il cuore sa bene come curare gli affanni della mente,
la mente non può riuscire a curare gli affanni del cuore.

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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Il cuore sa bene come curare gli affanni della mente,
la mente non può riuscire a curare gli affanni del cuore.
Vito Giaquinto
 
Il Primo Incontro
 
L’erba sottile frusciava spinta dal vento, ondeggiava nella quiete mattutina, luccicava intrisa di rugiada e mi solleticava le gambe sottili. La sentivo fremere accanto al mio viso, la sentivo sussurrare con il bosco, danzare con le foglie, cantare con gli usignoli e colorare di verde la collina. Era come se la natura si fosse data appuntamento proprio quel giorno, intorno a me; come se sapesse che quel giorno sarebbe stato l’inizio. Tutta la natura sembrava impaziente che il tempo trascorresse. Impaziente che succedesse qualcosa, mentre io continuavo imperterrito a leggere il mio libricino di centotrentasette pagine. Ero appoggiato al tronco dell’albero più grande e nodoso della collina. Sfogliavo avidamente il mio avere per l’ennesima volta, come se volessi stamparmi in mente ogni singola frase, ogni singola parola, ogni singola emozione, ogni singolo pensiero. Il vento continuava a soffiare, sempre più forte, tanto che sentii dei brividi lungo la schiena. Ma non demordevo, la mia lettura era più importante di un altro stupido temporale estivo. Ero già sopravvissuto ad altre tempeste, niente mi avrebbe fermato.
Il sole cominciava a nascondersi dietro le nuvole, lasciandosi dietro un’ombra di oscurità, non troppo densa da fermarmi. Nella mia testa era un susseguirsi di immagini, di fatti, di promesse, di speranze, di sogni… Non mi accorsi neppure che sulla collina stava salendo qualcun altro. Erano tre bambini del mio villaggio e avevano circa la mia stessa età. La ragazza doveva essere la maggiore, perché stava incitando gli altri due a salire la collina senza distrarsi o fare sciocchezze. Era alta per la sua età, circa dodici anni, e molto magra, anche se non lo potevo dire con certezza, dato che portava un maglione largo dalla fantasia scozzese. Aveva i capelli molto scuri, legati in una coda alta e stretta. Gli occhi, da quel che potevo vedere, erano chiari, forse verdi, contornati da una paio di occhiali squadrati. Era abbastanza carina. In quel momento stava cercando di aiutare il più piccolo dei suoi fratelli a raggiungere una sporgenza, ma il bambino scivolò e cadde alla base della collina con un tonfo sordo. Lo guardai meglio e vidi che aveva in mano qualcosa. Forse era quello che gli aveva impedito di salire facilmente. Il bambino doveva avere circa otto anni, era molto paffuto e aveva delle braccia molto grosse. I capelli erano dello stesso colore della sorella, spettinati e dritti come spaghetti. A differenza di lei, però, il bambino aveva gli occhi più scuri e non sembrava entusiasta della gita sulla collina. Il terzo bambino, invece, era diverso da tutti e due. Aveva i capelli castano chiaro piuttosto lunghetti, con la frangia che gli ricadeva sugli occhi. Il viso aveva dei lineamenti abbastanza duri, anche se conservava le guance paffute come il fratello. Aveva gli occhi verdi come la sorella e non proferiva parola mentre saliva sulla collina. Portava uno zaino nero, che appariva molto pesante e arrancava sulla collina con fatica. Smisi di leggere il libro.
Più in giù la ragazza stava cercando di convincere il fratello a risalire la collina, con scarsi risultati.
—Avanti, Robert! Quando saremo arrivati in cima ti darò una caramella.—
—Non ne ho voglia, M. Perché non posso usare la bacchetta di mamma per arrivare in cima?—
Mi chiesi cosa volesse dire con “bacchetta”, ma non ci pensai troppo.
—Non dirlo neanche per scherzo. Sai bene che non puoi e, soprattutto, se ti vede qualcuno siamo nei guai. Ridammi la bacchetta di mamma!—
La ragazza si avvicinò minacciosamente e cercò di prendere il bastoncino che il bambino aveva in mano. Quella doveva essere la “bacchetta”, ma non capii cosa ci fosse di tanto pericoloso in quel minuscolo pezzo di legno.
Lo scoprii molto presto.
Quando i due cominciarono a tirare da una parte all’altra la “bacchetta”, quella emise qualche scintilla rossa da un’estremità. Non potevo credere ai miei occhi.
Mi strofinai le palpebre qualche volta, certo di aver avuto un allucinazione, cosa che mi capitava spesso in quel periodo. Una volta avevo visto che il cane del vicino mi fissava e cominciava a parlarmi. Un’altra volta il pasticcio di carne che la mamma stava cucinando prese fuoco da solo, come se non volesse essere mangiato. Per fortuna che odiavo il pasticcio di carne. In quel momento, però, tutto sembrava reale. Quando riaprii gli occhi dalla bacchetta uscì una luce gialla che si diresse proprio dov’ero io.
Mi mancò per poco, ma colpì il terreno poco distante da me proprio sopra la testa dell’altro bambino. Quello lanciò un grido e si aggrappò con forza a una roccia lì vicino. Vidi i suoi fratelli trattenere il fiato e lanciarsi occhiatacce. Il bambino sulla collina cercava disperatamente di tirarsi su e arrivare in cima, invano.
Fu allora che decisi di intervenire, lasciandomi dietro la calma tranquillità del mio libro. Mi avvicinai al bordo della collina, m’inginocchiai e tesi la mano verso il ragazzo. Vidi che mi guardò con gratitudine e afferrò la mia mano. Purtroppo, nonostante la mia enorme voglia di aiutare, non avevo calcolato che io non ero per niente forte. Tirai con tutte le mie forze, ma senza successo. Il ragazzo era troppo pesante per me. Lui intanto mi incitava e cercava di aiutarmi spingendo dal basso, ma le sue scarpe scivolavano sul terreno e io mi stavo avvicinando sempre più al bordo.
—Forse dovremmo lasciar perdere.— disse a un tratto guardandomi negli occhi. Vidi che aveva gli occhi di un verde quasi azzurro e le ciglia molto lunghe. Una spruzzata molto leggera di lentiggini sotto gli occhi li risaltava molto. E poi aveva quello sguardo di gratitudine che mi rese così felice da non mollare.
—No, posso farcela.— dissi rendendomi conto di non aver detto ancora niente.
Dopo di ciò, tutto fu molto confuso. Io cercai disperatamente di aiutare il ragazzo, ma lui perse la presa della mia mano e cadde all’indietro. La ragazza alla base della collina, strappò velocemente la “bacchetta” dalle mani del fratello e l’agitò come se volesse dirigere un’orchestra. In cambio, però, suo fratello smise di cadere e volò fino in cima alla collina, proprio accanto a me.
Io guardai sbalordito la ragazza che abbassava il bastoncino e riprese a salire. Non riuscivo a pensare lucidamente. Mi sembrava tutto un sogno. Avevo la bocca aperta e guardavo alternatamente i due fratelli che salivano e il ragazzo di fronte a me. Lui si avvicinò e mi tese la mano.
—Grazie per avermi aiutato. Io sono Malcolm, tu come ti chiami?—disse come se volare fosse la cosa più normale del mondo.
—I-Io sono… ehm.. Nym. Sì, sono Nym Halliwell.— balbettai ancora stupefatto.
La ragazza ci raggiunse. Mi rivolse uno sguardo severo, come se avessi anch’io intenzione di rubarle la “bacchetta”.
—E così hai visto tutto… Dovremo portarti da mia madre perché chiami quelli del Ministero e ti cancelli la memoria.— disse camminando avanti e indietro.
Io mi spaventai, quando mi resi conto che parlava con me.
—Cancellarmi la memoria?—
—Sì, eh… com’è che ti chiami?—
—Nym. Nym Halliwell. Tu chi sei invece?—
Lei si voltò a guardarmi con i suoi occhi verdi. Vidi che il suo viso era molto severo, come se avessi fatto di nuovo qualcosa di sbagliato.
—Non ha importanza ora. Andiamo, Nym Halliwell.—
Io non capivo più nulla. Scendemmo velocemente dalla collina e ci dirigemmo verso il paese. I due fratelli ci stavano dietro ridacchiando, ma non sembravano molto contenti.
Arrivammo davanti a una piccola costruzione in pietra, probabilmente la loro casa e ci sedemmo in giardino, o meglio, io mi sedetti in giardino con i due fratelli, mentre la ragazza correva a chiamare la madre. Io ne approfittai per riprendere a leggere il mio libro, anche se non riuscii a concentrarmi dopo l’accaduto.
—Allora Nym, dove vivi tu?— chiese Malcolm guardandomi.
—Io vivo di là, vicino al parco. Quella casa bianca con i fiori azzurri alle finestre.— risposi indicando la direzione.
Lui rimase un attimo pensieroso, poi annuì, come se avesse capito dove vivevo.
—Sì, ho capito. I tuoi genitori che lavoro fanno?—
—Mia madre è una sarta. Lavora nella fabbrica vicino alle serre, mentre mio padre è all’estero. Non lo vedo da Natale, ma comunque è un biologo. Studia le piante e gli animali. Qualcosa del genere.—
—Non ti hanno mai detto se uno di loro aveva dei poteri o una bacchetta come quella di mia mamma?—
Io rimasi di stucco dopo quella domanda. Non mi sarei aspettato niente del genere. Poteri? Bacchette? Ma dov’ero finito! Mi sembrava di essere in una di quelle favole che mi raccontava mia madre da piccolo.
—No, non mi ha mai parlato di cose del genere.—
Malcolm abbassò lo sguardo e sospirò come se fosse deluso.
Poco dopo comparì la madre dei tre fratelli. Assomigliava moltissimo alla ragazza, anche se aveva diversi capelli grigi e un’aria stanca e triste. Mi guardò con quell’aria severa che aveva anche sua figlia, poi disse, rivolgendosi alla ragazza:
—Sarà meglio informare subito il Ministero, prima che scoprano che sei stata tu a fare quell’incantesimo. Manderanno qui uno di loro per il ragazzo. La prossima volta state più attenti! Tutti quanti!—
Poi si girò e tornò in casa.
In quel momento un gufo attraversò il giardino e si posò sul tavolo. Era un bellissimo esemplare di barbagianni, aveva il piumaggio color caramello con sfumature grigie, grandi occhi gialli e una busta appesa a una zampa. Ci misi qualche secondo a capire che quel gufo aveva una lettera attaccata alla zampa. Sbattei più volte le palpebre, ma la busta non accennava a scomparire. Era sempre lì.
La ragazza la prese con un gesto veloce, l’aprì e la lesse tutta d’un fiato. I suoi fratelli la guardavano con ansia, come se si aspettassero chissà cosa.
Dopo qualche minuto sul volto le si disegnò un sorriso. I suoi lineamenti duri si rilassarono e il suo sguardo severo scomparve. Pensai che in quel momento era davvero bella. Che magnifico miracolo, il sorriso.
Si voltò verso di me e disse:
—Non c’è nessun problema con il Ministero. Hanno scritto che sta arrivando un loro rappresentante per parlarti. Vuol dire che anche tu sei dei nostri. Benvenuto nel nostro mondo, Nym Halliwell. Io sono Minerva McGranitt.—






 
Nda:
Ciao a tutti! Eccomi tornata con questa storia.
Anticipo già che è una mini-long di tre capitoli incentrata sul personaggio di Nym.
Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito e che continuerete a seguire il resto della storia.
A presto,
Leti.
PS: come ho scritto nell'introduzione: "Questa storia partecipa al contest "OC mania!" di ColeiCheDanzaConIlFuoco"
  
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