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Autore: Aesingr    06/08/2014    3 recensioni
Spyro e Cinerea hanno combattuto e sconfitto il perfido Malefor, drago viola dai poteri immensi. l'hanno sempre considerato un nemico vile e spietato, insensibile di fronte al dolore che stava causando.
Si sa, l'oscurità può sorgere anche dalla luce. A volte l’amicizia, l’amore ed ogni altro sentimento positivo possono mutare in artigli roventi, con cui è facile dilaniare la carne e le ossa per giungere al cuore.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CORAGGIO MESSO ALLA PROVA



Quattro acuminati artigli neri stringevano la superficie trasparente di un cristallo luminescente che sprigionava baleni violacei all’interno della grotta.
Flarendor cercò di percepire quell’estranea energia come sua, saggiandone l’essenza e assaporando quel potere che non era tutt'ora in grado  di sfruttare a pieno. La sua limitata natura di drago del fuoco non gli concedeva il privilegio di una tale forza, il suo spirito come quello di tutti gli altri draghi non avrebbe mai potuto rivestirsi di quell’infinito e opaco potere.
Solo una creatura ne sarebbe stata in grado. La stessa che Flarendor temeva avrebbe perduto se non avesse estratto tutto il male che in essa risiedeva. Le  ruvide e smembrate pareti della caverna, maculate da qualche piccolo strato di muschio, venivano illuminate dal cristallo incastonato in un ampio foro sul pavimento, mentre il soffitto grondava brandelli di roccia sgretolata.
Il drago osservò il flusso energetico che sgorgava dal cristallo per concentrarsi all’interno del suo corpo, che ne assorbiva la potenza. Era ancora molto fragile il potere che ghermiva tra i propri artigli, ma quella forza gli avrebbe conferito la possibilità di schiacciare il mondo sotto le sue zampe. Le sue fiamme avrebbero divampato per mezzo di Malefor, in cui non vedeva altro che lo strumento per raggiungere il dominio assoluto.
Eppure quel potere restava incompleto, oltre che instabile. Sembrava che il suo controllo sul cucciolo si stesse affievolendo e dell’altro cristallo,necessario per completare il potere assoluto, non vi era ancora traccia. Qualcosa in lui sapeva dove avrebbe dovuto cercare, ma qualcos’altro gli suggeriva di tenersi alla larga dal tempio, almeno finché non si fosse rafforzato abbastanza da poter dominare Malefor e scagliarlo contro i suoi avversari.
C’era solo una cosa che avrebbe potuto fare.
 
***
 
Terrador Zell e gli altri avevano deciso che la missione sarebbe stata al quanto noiosa, quindi avevano intavolato una caotica discussione su quanto le squame e le corna di un draghetto del gruppo fossero luccicanti. Il diretto interessato se ne stava immobile al centro di un cerchio di cuccioli che gli chiudevano ogni  via di fuga, costringendolo a sorbirsi tutti i commenti insensati che gli venivano indirizzati.
Il giovane drago, un esemplare dalle squame azzurre e argentee che rilucevano  sotto i candori mattutini, teneva gli occhi smeraldini fissi verso l’alto nella speranza della venuta di un “salvatore”, forse più per gli altri che per se stesso. Stava pensando seriamente di far ricorso al suo elemento per spazzarli via e farli precipitare giù dal monte sotto forma di ghiaccioli, ma la saggia decisione di aggregarsi alle loro spensierate e innocenti angherie salvò molte delle loro squame.
“Ei che ne dici? Potremmo desquamarlo dalla testa alla coda, così la smette di pavoneggiarsi”
“No non ci sarebbe gusto, sarebbe più divertente vederlo schiacciato da una frana e poi ridotto in cenere dal suo stesso ghiaccio”
“Questa è buona! Ma come può il ghiaccio ridurlo in cenere?”
“Beh le sue squame troppo luminose potrebbero riflettere il sole e incendiarsi”
I cuccioli osservavano la preda dei loro insulti, aspettando che se la prendesse per azzuffarsi allegramente. Quello rivolse loro occhiatacce feroci, pronto per perdere la pazienza e dar sfogo al desiderio di vendetta.
Solo Zell si era allontanato, resosi conto che qualcosa non era al suo posto. Raggiunse Glaider e Solaris, che osservavano seri l’orizzonte sbarrato dai rami degli alberi, sperando di veder tornare al più presto Ignitus.
“Glaider dov’è il tuo amicone?”
Il drago di ghiaccio si voltò verso Zell a cui fu grato per aver trovato qualcosa che potesse distrarlo dai suoi sospetti.
“Non so, sicuramente starà dando la caccia a qualunque cosa abbia visto prima. Non preoccuparti, È un po’ arrogante ma di lui possiamo fidarci”
“Di me vi fidate?”
Il robusto draghetto dalle squame notturne sorrise, passando la punta della coda sull’ala sinistra, sfregandola tra le scaglie della membrana.
“È di quegli sconclusionati là che non mi fido, cosa accidenti stanno facendo?”
Zell scoppiò a ridere, grattando il terreno con gli artigli.
“Si stanno divertendo a prendere in giro Dorim”
Glaider sospirò.
“Ti dispiace dare una raddrizzata alla situazione?”
“Nessun problema capo”
Il draghetto di fulmine finse un inchino scherzoso, puntando verso il drago le piccole corna color del verde di bosco e mostrando fieramente il dorso di una zampa, su cui un fulmine blu esprimeva orgogliosamente la sua appartenenza all’elettricità.
Lo osservarono allontanarsi trotterellando, per poi rivolgere l’attenzione a una strana vibrazione del terreno che li mise in allerta. Qualcosa si stava muovendo e lo stava facendo sotto di loro. L’aria iniziò improvvisamente a saturarsi di elettricità e di tensione, fino al punto di diventare palpabile. Un suono agghiacciante si propagò attorno a loro, come se le viscere della terra si stessero rivoltando per svelare l’incubo celato al loro interno.
I cuccioli si guardarono negli occhi attoniti, cercando poi l’origine di quell’orrore che da un momento all’altro si sarebbe manifestato in tutta la sua terribile potenza.
“Glaider”
Solaris si avvicinò all’amico, stringendo le ali sui suoi stessi fianchi e cercando il contatto fisico con il compagno.
“Tranquilla”
La roccia sotto i loro artigli iniziò a vibrare. Di fronte a loro un profondo solco si materializzò sulla solida superficie del terreno, scossa da continui fremiti. Sembrava che la stessa terra palpitasse in preda al terrore. Dal buio squarcio emerse un’alta coltre di fiamme che venne seguita da un’enorme massa rocciosa dalla forma pericolosamente insolita. Acuminate guglie spuntavano irregolarmente da essa, come le corna di quella che si rivelò essere la testa di una colossale creatura interamente coperta di pietra. Si fece strada verso l’esterno a suon di percosse e onde sismiche, lasciando credere che sia cielo che terra in quel momento stessero ruggendo per annunciare la sua venuta.
Glaider e Solaris, trasformati in statue di marmo dal panico, non riuscirono a far altro che osservare l’immenso corpo del mostro che si ergeva di fronte a loro in tutta la sua straordinaria interezza.
Non molto distante, Ignitus e il leggendario drago viola continuavano a studiarsi, ognuno con le proprie curiosità e con le proprie domande da rivolgere all’altro.
Il drago del fuoco avrebbe voluto legittimamente chiedergli se fosse veramente lui il cucciolo di cui spesso parlavano al tempio e che un giorno forse sarebbe diventato il loro più pericoloso nemico. D’altro canto Malefor, non conoscendo nientaltro che il suo piccolo mondo, aveva un infinità di quesiti a cui sperava che Ignitus potesse avere risposta. Entrambi stavano per aprire bocca, ma ogni volta che provavano ad iniziare la conversazione qualcosa glielo impediva; forse il dubbio, forse la paura.
Ignitus distese le ali e cercò di rilassare le membra, continuando a restare mentalmente teso e vigile in vista di un’improvvisa minaccia.
“Tu… tu sei il drago viola dell’antica profezia… giusto?”
Il suo interlocutore, apparentemente assorto nei suoi lontani pensieri, teneva con difficoltà il pieno contatto con quel nuovo mondo di cui anche le più semplici forme d’esistenza gli erano ignote.
Quella innocente domanda non fece altro che confonderlo ulteriormente.
“Il drago viola di che cosa? Cos’hanno le mie squame viola di strano”
Ignitus sorrise, altrettanto stupito dalla risposta di Malefor.
“Oh niente, le tue squame non hanno niente di strano. Il tuo potere piuttosto si dice sia incredibile. Ma non mi sembri pericoloso”
“Pericoloso? a chi ti riferisci con dicono?” continuò a chiedere Malefor.
“Ai guardiani degli elementi. A quanto pare non ti conoscono, girano strane voci sulle tue origini e su un drago di nome Flarendor. Ah comunque perdonami non mi sono presentato, io sono Ignitus”
“Io sono Malefor” Sussurrò il drago viola, cercando poi di rispondere con una sola frase sia ai propri dubbi che a quelli di Ignitus. “Flarendor è il mio maestro, ma chiunque siano i guardiani degli elementi non conoscono niente di me. Tuttavia so di avere qualcosa che non va”
Ignitus distorse il muso in una strana smorfia e la sua espressione mutò.
“Non intendevo dire questo, non mi faccio influenzare da ciò che gli altri dicono. Solo che…”
“Ma non hai detto niente di falso o sbagliato. Però nessuno può conoscermi visto che io non conosco nessuno”
Ignitus cercò di ragionare sotto lo stesso percorso mentale di Malefor, rendendosi conto che non era un draghetto come gli altri e anche capirlo non sarebbe stato semplice.
“Hai ragione. Ma cosa ne diresti…”
Non riuscì a concludere la frase, perché un boato proveniente dal luogo in cui si trovavano ancora gli altri lo fece sussultare. Attraverso l’aria si propagavano invisibili ma potenti onde d’energia che li raggiunsero da quella distanza, deviando la loro attenzione sulla provenienza di quell’occulta forza.
Malefor percepiva distintamente quel potere come molto familiare.
“Ma cosa accidenti sta succedendo?” Chiese Ignitus atono, senza rivolgere la domanda a qualcuno in particolare. Si voltò di nuovo verso Malefor, lanciandogli un’occhiata sfuggevole mentre iniziava a muovere le zampe in direzione dei compagni, che sentiva essere in pericolo. “Scusami, torno subito. Vado a controllare"
Malefor se ne stava immobile con lo sguardo rivolto alle proprie spalle, tristemente assorto in un buio vortice di pensieri rivolti al suo maestro. Mosse lentamente la coda, sfregandola sull’erba nervosamente e drizzando le squame quando una dubbia idea gli balenò in mente come un lampo in una notte liscia e placida.
 
Solaris schizzò verso l’alto, cercando in ogni modo di evitare l’enorme pugno dell’immonda creatura, che provava a ghermirla con le possenti dita deformate. Glaider volava al suo fianco, pronto a difenderla da un successivo attacco del mostro, il quale li fissava con un paio di pupille giallastre prive di qualsiasi segno di razionalità. Ogni sua azione era guidata da puro istinto, da folle desiderio di distruzione, unicamente finalizzato a devastare qualunque forma di vita gli si parasse davanti.
Il corpo della creatura effondeva fiamme da le crepe di cui era cosparso come crateri in continua eruzione. Glaider prese quota e si allontanò dalla creatura quanto bastava  per essere al sicuro  e ragionare in maniera sensata. Purtroppo stava sottovalutando il gigante , a cui bastò sollevare una delle due braccia sconfinate per raggiungerlo. Evitò il colpo anche grazie ad una buona dose di fortuna, non aspettandosi che si muovesse così rapidamente.
L’emanazione di energia  e il caos creato dalla sua apparizione erano giunti anche agli altri draghetti, che affiancarono i due compagni già impegnati nello scontro. Il primo a comparire fu Zell, che afferrò Solaris un istante prima che venisse brutalmente schiacciata dalla forza del mostro e la teletrasportò a un paio di metri di distanza grazie alla sua velocità.
Ogni movimento della creatura squoteva il terreno che si sfagliava sotto la sua tremenda forza, accentuata dall’irrazionale desiderio di ridurre in poltiglia i cuccioli.
Solaris si divincolò dalla leggera presa diZell, fissandolo negli occhi.
“Grazie infinite. Non fosse stato per…”
“Di niente piccola. Ma cos’è quella cosa!”
“Credimi, mi farebbe molto piacere saperlo”
"Non ci credo, è mastodontico!” Esclamò Zell, sconvolto.”
“È comparso all’improvviso dal sottosuolo” Continuò Solaris, voltando poi lo sguardo verso l’alto per cercare Glaider, ancora sotto le omicide attenzioni del possente essere che  non sembrava volergli concedere tregua.
Zell e Solaris continuarono a battere le ali per restare sospesi in aria, abbastanza distanti da quella forza della natura da potersi considerare fuori dalla sua micidiale portata.
“Non è ancora tornato Ignitus?”
Solaris si sentì presa alla sprovvista dalla domanda di Zell.
“In effetti no”
 “Ma non era stato lui a dirci di restare uniti? Perché se n’è andato” continuò il draghetto dell'elettricità.
“Non è andato via, ha semplicemente seguito qualcosa. Ci ha detto di aspettarlo e mentre eravamo lì ad attendere il suo ritorno è arrivata quella roba”
Glaider passò loro davanti, avvicinandosi a Zell che lo salutò sorridendo e agitando i sei artigli di una delle zampe.
“Zell, lascia stare Solaris. Mio è il compito di proteggerla”
Il draghetto del fulmine sbuffò divertito, allontanandosi da Solaris.
“Va bene eroe, allora torna qui, ci penso io a buttare giù quell’albero secolare”
“Zell, non per sminuire il tuo amore per gli alberi, ma quello è più alto e pericoloso di un albero secolare” Rispose Glaider, avvicinandosi di nuovo.
“No! non è vero”
Coprendosi di un manto elettrificato Zell si lanciò verso la creatura, caricando il suo potere sugli artigli, che sguainò ruggendo. I suoi movimenti erano troppo rapidi per la mole del mostro, ma non sarebbero bastate due saette per sconfiggerlo. I due giovani draghi di ghiaccio, concentrata a loro volta tutta l’energia a disposizione, lo seguirono pronti per combattere.
Alle loro spalle gli altri draghi parevano talmente spaventati che le loro ali non volevano saperne di aiutarli neppure a fuggire. Furono un numero esiguo quelli che ebbero il coraggio di gettarsi in aiuto dei compagni e furono ancora meno quelli a farlo senza timore. Terrador e Dorim si trovavano in testa al piccolo stormo.
“Hai visto?” Chiese il draghetto dal manto verde.
“Si Terrador, ma posso pensarci io. Tu resta con quei vigliacchi che non hanno neanche il coraggio di affrontare il pericolo”
Dorim venne trafitto da una furiosa occhiataccia.
“Sei uno stupido. Non sono tutti preparati per cose del genere! E poi penso non ci sia tempo per le tue bravate"
Dorim continuò a fissare a qualche centinaio di metri di fronte a se dove la potenza della creatura infuriava priva di controllo.
“Adesso ti faccio vedere io”
Terrador gli si parò davanti, cercando di sbarrargli la strada, ma da gli artigli del giovane drago azzurro si materializzarono due lame di ghiaccio che gli vennero puntate contro.
“Togliti o farai la fine di quella creatura”
Terrador si scostò, innervosito dal suo comportamento.
"Vai a farti ammazzare allora, non sarà una grave perdita”
“Non mi fai paura, né tu ne lui” rispose Dorim.
Detto questo raggiunse gli altri, pronto per affrontare a testa alta il mostro.
Si posizionò alla destra di Solaris che era indietreggiata di qualche metro per lasciare campo libero a Glaider e Zell che stavano tentando ogni mezzo per liberarsi di quella pericolosa minaccia.
“Chiedo scusa Glaider, non faremo meglio ad aspettare Ignitus? Insieme siamo più forti” puntualizzò Zell.
“No, faremo meglio ad andarcene, non è avversario alla nostra portata questo” Rispose Glaider, seriamente preoccupato che qualcuno dei compagni potesse rimanere ferito.
Ignitus se n'era andato e lui si sentiva responsabile degli altri. Improvvisamente Dorim si librò al loro fianco, portandosi davanti al mostro e mettendosi prepotentemente in mostra. Scagliò un soffio gelido verso il suo ciclopico ventre, il quale neanche considerò quella folata d’aria fredda come un tentativo d’attacco.
Alle spalle di Dorim, Glaider e Zell erano sfrecciati verso l’alto per combinare i loro poteri in una tecnica combinata, che tuttavia sapevano non sarebbe stata sufficiente neanche per scalfirlo.
Improvvisamente il mostro allungò una mano verso Glaider e lo afferrò per l’ala sinistra, torcendogliela con violenza. Il draghetto trattenne a stento un ruggito e provò a divincolarsi, ma le robuste dita dell’essere lo chiusero in una morsa quasi meccanica e strinsero le sue piccole ossa da cucciolo, che nonostante la loro robustezza vennero maciullate.
Non riuscì neanche ad urlare tanto era il dolore, ma i presenti si resero immediatamente conto dell’estremo pericolo in cui si trovava.
“Glaider!”
Solaris si avvicinò sconcertata a Zell e senza neanche comunicare capirono di dover concentrare tutte le proprie energie sull’altro, per unire le forze e liberare l’amico dalla mano del mostro.
Le loro fauci si colmarono di energia elementale. Solaris attirò a se più gelo possibile dai d’intorni e dall’interno del proprio corpo, concentrandolo in una sola sfera biancoazzurra che si generò tra le sue zanne, mentre il giovane drago del fulmine permise al suo potere di confluire in una saetta sfolgorante che si materializzò sulla sua zampa sinistra.
La creatura portò la sua preda ormai agli sgoccioli di fronte alle titaniche fauci, mostrando un brutale arsenale di zanne simili a stalattiti.
Glaider si rassegnò mentre la vista gli si annebbiava, socchiudendo le palpebre e aspettando la fine. Non si concesse neanche di sperare che i suoi amici potessero fare qualcosa per salvarlo, un avversario del genere era troppo per dei cuccioli. Solo pochi metri lo dividevano dalla sconfinata gola della creatura, quando una spirale d’energia luminosa impattò contro il gigantesco braccio corazzato, scuotendolo vigorosamente.
L’attacco ebbe l’esito sperato, infatti la stretta che imprigionava Glaider si alleggerì e il draghetto precipitò inerme al suolo.
Solaris gli si gettò subito in contro, spaventata dalla consapevolezza che i danni si sarebbero potuti rivelare irreparabili.
“Glaider! Glaid alzati!”
Osservò come il cucciolo giaceva disteso a terra con le ali e le zampe afflosciate, apparentemente privo di un minimo soffio vitale.
“Ei… non fare lo scemo, alzati!”
Mentre l’idea di averlo perso per sempre gli annebbiava la vista, si chinò su di lui e poggiò le proprie zampe anteriori sulle sue e lo scosse leggermente.
“Solaris. Mi fanno male tutte le ossa, non sbriciolarmele ancora di più!” Riuscì a risponderle Glaider, facendole riaffiorare un piccolo sorriso sulle labbra.
“S… scusa” Si distanziò di qualche centimetro, continuando a fissarlo senza degnare di attenzione il mostro.
Glaider compì un movimento impercettibile con le zampe, digrignando i denti per il dolore.
“No”
La draghetta azzurra gli si avvicinò di nuovo, portando le zampe sotto quelle dell’amico per aiutarlo.
“Solaris, lascia stare”
Seguì un breve istante di silenzio, in cui Solaris avrebbe replicato se Glaider non avesse sollevato la testa di scatto e non le avesse ruggito a pochi centimetri dal muso, allontanandola con il capo.
 “Attenta!”
Un mastodontico piede li stava prendendo di mira come formiche da schiacciare senza pietà. La sua distrazione le sarebbe stata fatale, se qualcosa non avesse impedito all’arto del mostro di raggiungerli.
Un paio di ali si mosse tra loro e la creatura, che dopo qualche istante  venne messa alla prova da una sequenza  rapidissima di fulmini splendenti e sfere infuocate.
L’impenetrabile armatura del gigante si fendé in più punti, a dimostrazione dell’incredibile forza della fonte di quello straordinario potere. Ignitus planò  al fianco di Glaider, sollevando un ala  sul suo dorso.
“Cosa ci fai li per terra? Non dirmi che ti sei fatto annientare come una femminuccia”
Glaider sorrise.
“No, peggio. Visto e considerato che è stata una femminuccia a salvarmi”
Ignitus rivolse un’occhiata a Solaris, per poi tornare a fissarlo.
“Beh c’era da aspettarselo da un imbranato come te”
L’altro non si curò delle sue parole, concentrato piuttosto sul dolore che gli stilettava l'intero corpo e su ciò che stava tenendo a bada il mostro mentre loro conversavano beatamente.
“Ignitus, cos’è quello?” domandò Glaider, con lo sguardo ammaliato da ciò a cui stava assistendo.
“Dovrei chiederlo io a voi! Avete fatto talmente tanta confusione da svegliare quella creatura?”
“Non parlavo della creatura, ma di quel drago viola che… caspita, riesce a tenergli testa”
Ignitus si voltò, scorgendo come i colpi del mostro si scontravano con il vuoto e come il draghetto riusciva allo stesso tempo ad evitarli e a contrattaccare.
“Lui è Malefor, il drago di cui abbiamo sentito parlare”
 

I suoi artigli e le sue corna non erano ancora abbastanza robusti da poter infrangere le difese del mostro e il suo soffio non era sufficiente per metterlo in difficoltà. Malefor osservava di fronte a se i pugni di pietra muoversi rapidamente nel tentativo di distruggerlo, cercando di elaborare una soluzione contro quell’avversario con cui non aveva mai dovuto confrontarsi.
Le battaglie erano sempre state la sua unica ragione di vita fin dalla nascita, tra un addestramento e l’altro in cui era costretto ad attingere a tutte le sue risorse per sopravvivere. In quel momento se lo sentiva dentro come una vibrazione, il suo cuore lo incitava ad aiutare Ignitus e tutti quei giovani draghi che aveva capito essere suoi compagni.
Sentiva che in quella mastodontica creatura vivesse parte del potere di Flarendor. Squadrò l’enorme mole del suo nemico, puntando immediatamente a quello che era convinto fosse il suo punto debole.
Una delle tante lezioni impartitegli dal maestro era quella di cercare anche nell’avversario più ostico la peculiarità che lo avrebbe portato alla sconfitta. In quel caso, la smisurata altezza sarebbe potuta essere la rovina della creatura se l’avessero colpita nella maniera giusta.
“Ignitus” Malefor scese di fronte a Ignitus e Glaider, cercando l’attenzione del drago del fuoco. “Dobbiamo utilizzare il potere della terra all’unisono, solo più energie riunite nello stesso punto possono farlo crollare.  Non reggerà se gli togliamo la base su cui sta in piedi”
“Allora dobbiamo chiedere a terrador e agli altri” rispose immediatamente il giovane drago cremisi.
Malefor tese i muscoli delle zampe, concentrando le forze sull’elemento della terra.
“Perché non puoi farlo tu?”
“Malefor, io sono un drago del fuoco, non posso aiutarti con altri elementi”
“Quindi non ti hanno insegnato ad utilizzare energie esterne al fuoco?”
“No, io non posso dominare nient’altro che il fuoco”
Malefor sembrò quasi deluso da quella rivelazione, credendo scontato che ogni drago potesse utilizzare più di un elemento, anche se effettivamente sapeva che il suo maestro non aveva mai fatto ricorso ad un potere che non fosse il fuoco.
“D’accordo”
Il drago viola spalancò le ali e si diresse verso la creatura, sperando di riuscire nel suo intento. Il suo corpo venne avvolto da un iridescente bagliore verde, mentre attingeva a tutta la forza che il mondo attorno a lui poteva conferirgli.
Ignitus si allontanò momentaneamente da Glaider, volendo chiamare a raccolta i draghi della terra affinché potessero attuare il piano di Malefor, che si trovava nuovamente faccia a faccia con il mostro.
In breve la creatura fu attorniata da una decina di cuccioli.
“Colpite il terreno sotto di lui!” gridò loro, senza distogliere l'attenzione dal mastodontico nemico.
Senza lasciar spazio a inutili domande, senza alcuna esitazione, tutti ascoltarono l’ordine di Malefor e bersagliarono il terreno all’ombra della creatura con tutta la forza di cui erano a disposizione.
L'essere da principio non ne risentì, ma quando il suolo si sfaldò compresso dal suo peso, una scintilla di intelligenza gli suggerì che stava per cadere.
Con una forza e una resistenza incommensurabili il mostro recuperò l’equilibrio e assunse una posizione stabile nonostante la grossa crepa sul terreno. I draghetti indietreggiarono, spaventati dal fallimento che stava per costare loro la vita: il mostro scagliò un improvviso getto d’energia incandescente dalle fauci, che li avrebbe indiscutibilmente ridotti in un ammasso di cenere se Solaris, Dorim e Malefor non l’avessero contrastato con il ghiaccio. L’enorme essere, infastidito dalla tenue resistenza che i suoi avversari stavano disperatamente opponendo, emise un tremendo ruggito che sconvolse radicalmente l’atmosfera del luogo rendendola un insieme di vibrazioni e spasmi dell’aria.
Tutti gli altri, nonostante il timore e l’insicurezza che cercavano di trattenerli, non poterono che unirsi ai compagni in pericolo. La piana venne ricoperta da uno stormo di draghi. La mente di Malefor trasmise al suo sguardo l’immagine del desiderio che aveva persino inciso sulla corteccia di un albero, Quel sogno a cui sperava di poter un giorno realmente partecipare. Attorno a lui miriadi di ali danzavano unite in una sola ascesa; le loro forze congiunte in un’unica energia, di cui anche lui era parte.
Gli occhi del mostro brillarono, le sue zanne si mostrarono minacciose. Dall’oscurità delle sue viscere emerse un'altra onda di fuoco, che si riversò impietosa su i draghetti. Un lampo di luce bianca li investì.
Un istante dopo ebbero appena il tempo di vedere la creatura deflagrarsi in tanti piccoli brandelli di pietra, che si ritrovarono avvolti dal buio abbraccio  del vuoto.
Attorno a loro l’esistenza stessa pareva essersi spenta, una coltre di irreale oscurità si prendeva gioco del loro contatto con la realtà.
Nessuno comprese cosa fosse accaduto. Stavano fluttuando in quella che interpretarono come una spaventosa dimensione totalmente separata dal mondo reale, qualcosa di inquietante e allo stesso tempo mistico e curioso.
Di fronte al gruppo di giovani draghi un globo di luce azzurrina illuminava, seppur debolmente, quel piccolo fascio di infinito come una stella ai confini dell’universo. Ignitus si guardò attorno, cercando di capire se fosse caduto in una sorta di sogno o di qualsiasi altra cosa si trattasse, comprendendo che senz'altro stava veramente accadendo. Si mosse, spostandosi nello spazio circostante senza la benché minima fatica, come se fosse sorretto dal nulla, come se nessuna forza di gravità o di attrito fosse presente in quel luogo.
Scivolò verso Glaider, che come lui se ne stava immobile ad osservare quell’incredibile fenomeno di cui sarebbero stati i primi testimoni.
“Glaider, tutto a posto?”
“Tu che ti preoccupi per me?”
“Se tornassi a casa senza un membro del gruppo i guardiani se la prenderebbero con me, perché sono l’unico capace di gestirvi tutti” puntualizzò Ignitus.
“Ah si certo, il leader ultraterreno”
“Non ultraterreno, ma anche se non mi si addice il ruolo del leader devo pur fare voi da guida, non posso certo lasciarvi nelle tue zampe”
Glaider sbuffò, colpendo l’amico con la punta di un’ala che notò, con enorme piacere, non provocargli più fitte lancinanti. Si era come ristabilito senza spiegazioni e il mostro sembrava essersi disintegrato.
Furono comunque costretti ad interrompere il loro battibecco, perché la sfera luminosa aumentò d'intensità, , divenendo un piccolo sole pieno d’energia viva e pulsante, come un cuore in procinto di esplodere.
“Dove siamo finiti? Cos'è quel coso?”
La domanda che Solaris espresse a voce alta ronzava nella testa di tutti, ma nessuno aveva la ben che minima idea di quale fosse la risposta.
“Avvicinatevi, Guerrieri per il domani…”
 
 
___
(Uber-Spoiler)
“Ciò che è stato ieri non sarà domani, Ciò che si crede giusto non sempre lo è, Ciò che è ombra non sempre rispecchia la sua essenza nel male”
… e detto questo vi lascio. Bello spoiler eh? :D
Ansi prima ringrazio la mitica e superlativa non che astronomerrima(?) Charlie Aru e Ladykappa e ringrazio pure Skulblaka che spero continuerà a recensire e mi darà qualche consiglio su come organizzare meglio la geografia di questo mondo(devo ancora correggere un paio di cosette)
At the next capter!
  
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