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Autore: Tigre Rossa    07/08/2014    4 recensioni
" “Leonardo!” gridò Raffaello, sconvolto, sollevandolo da terra e dal suo stesso sangue “Leo, Leo!”.
Leonardo posò lo sguardo, già molto lontano ed oscurato, sul volto del fratello e alzò con difficoltà e dolore la zampa destra per accarezzargli la guancia.
“Ra-raffaello . . .” sussurrò con le ultime forze che gli erano rimaste “. . . prendi gli altri e scappa . . . occupati della nostra famiglia e . . . e abbi cura di Yakumo e Yamiko anche . . . anche per me . . . io . . . io . . .”
L’ultimo respiro gli sfuggi tra le labbra prima che potesse terminare la frase e la sua zampa e cadde inerme nella pozza di sangue.
Gli occhi ramati non stavano più guardando quelli dorati e tremanti di Raffaello.
Né l’avrebbero più fatto.
. . .
Raffaello doveva essere forte, più forte della sofferenza e del dolore.
Doveva esserlo per suo padre, distrutto dal dolore e dalla vecchiaia, per i suoi fratelli, mutilati nel corpo e nello spirito, e per Yakumo e Yamiko, i figli di suo fratello, ancora feriti nel profondo per la sua morte.
Doveva esserlo per la sua famiglia, la sua amata famiglia, così terribilmente fragile e debole, più fragile e debole di quanto si sentisse lui stesso.
Doveva farlo."
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Karai, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tienimi per mano
 

Prologo
 
 

 
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto...
Tienimi per mano... portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere.

Tienimi per mano... nei giorni in cui mi sento disorientata...
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate...
Tienimi la mano, e stringila forte prima che l'insolente fato possa portarmi via da te...
Tienimi per mano e non lasciarmi andare... mai...

-Herman Hesse-
 

 
 
“Per te è finita, tartaruga!” gridò Karai, sollevando la katana per sferrare il suo ultimo attacco.
Raffaello, ormai troppo debole e troppo ferito per fuggire o combattere, si limitò ad alzare la testa ed a fissare con aria fiera la guerriera dai capelli neri negli occhi.
Se proprio doveva morire, voleva morire con onore, guardando la sua nemica negli occhi fino alle fine.
 
La lama maledetta si abbassò velocemente e la tartaruga strinse i denti per far si che il colpo mortale non gli sottraesse neanche un gemito.
 
Ma quel colpo non arrivò mai.
 
Un’ombra si era frapposta tra lui e la spada, facendogli scudo con il proprio corpo.
L’arma, fredda ed insensibile, non ebbe il tempo di fermarsi e l’attraversò da parte a parte.
L’ombra cadde a terra in una terrificante pozza di sangue senza nemmeno un grido e solo allora Raffaello si rese conto che non si trattava di un’ombra.
 
Era una tartaruga.
 
Una tartaruga con una maschera azzurra.
 
“Leonardo!” gridò Raffaello, sconvolto, sollevandolo da terra e dal suo stesso sangue “Leo, Leo!”.
Leonardo posò lo sguardo, già molto lontano ed oscurato, sul volto del fratello e alzò con difficoltà e dolore la zampa destra per accarezzargli la guancia.
“Ra-raffaello . . .” sussurrò con le ultime forze che gli erano rimaste “. . . prendi gli altri e scappa . . . occupati della nostra famiglia e . . . e abbi cura di Yakumo e Yamiko anche  . . . anche per me  . . . io . . . io . . .”
L’ultimo respiro gli sfuggi tra le labbra prima che potesse terminare la frase e la sua zampa e cadde inerme nella pozza di sangue.
Gli occhi ramati non stavano più guardando quelli dorati e tremanti di Raffaello.
Né l’avrebbero più fatto.
 
“No, no, no!” urlò disperatamente Raffaello, scuotendo il corpo del fratello ormai senza vita“No, non te ne andare! Non lasciarmi! Ti prego, Leonardo, apri gli occhi! No, no . . .
 
 
. . . Leonardo!”
 
Raffaello si svegliò urlando e con le guance rigate da fredde lacrime.
 
Per un po’ rimase immobile a guardare il nulla, con le immagini del suo incubo che ancora brillavano nei suoi occhi, sconvolto, ma poi si accasciò e si prese la testa tra le zampe.
 
Ancora quel incubo, quel maledetto, orribile incubo!
 
Erano dieci anni, ormai, che lo tormentava senza che lui potesse farci niente.
 
Erano dieci anni che continuava a infilarsi nei suoi sogni, torturandolo nel modo più terribile e spaventoso che potesse immaginare.
 
Erano dieci anni che, ogni notte, era costretto ad assistere ancora e ancora alla morte di suo fratello Leonardo, era costretto a rivedere il suo sangue, caldo e scarlatto, i suoi occhi spenti, il suo corpo martoriato, era costretto a risentire quel dolore insopportabile e quella terribile sensazione di impotenza e disperazione, era costretto . . .
 
Un gemito gli sfuggì dalla gola, ma lui si morse le labbra, e, facendosi forza,  si pulì il viso dalle lacrime con il pugno, si alzò, raccolse la sua maschera e la sua attrezzatura ninja e l’indossò, cercando di ignorare il dolore fitto ed infinito che gli avvolgeva il cuore e l’anima.
 
 
No, lui non poteva permettersi di piangere o di disperarsi, né di lasciarsi andare o farsi prendere dal dolore o dal rimorso.
 
Lui doveva essere forte, più forte della sofferenza e del dolore.
 
Doveva esserlo per suo padre, distrutto dal dolore e dalla vecchiaia, per i suoi fratelli, mutilati nel corpo e nello spirito, e sopratutto per Yakumo e Yamiko, i figli di suo fratello, ancora feriti nel profondo per la sua morte.
 
Doveva esserlo per la sua famiglia, la sua amata famiglia, così terribilmente fragile e debole, più fragile e debole di quanto si sentisse lui stesso.
 
Doveva farlo.
 
Dopotutto, era stata l’ultima cosa che Leonardo gli aveva chiesto.
  
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