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Autore: Raven_Phoenix    12/09/2008    9 recensioni
Kira non é mai esistito... non é mai esistita nessuna organizzazione segreta di detectives...la wammy's house non é mai stata eretta... e allora... dove sono ora Mello, Near e tutti gli altri? *Rimasi per tutti i diciassette minuti di tragitto immobile, cercando di non dare peso alla puzza di sudore e di fumo attorno a me... come cavolo facevano a fumare dentro a una bolgia simile?! Non vedevo l'ora di poter rimettere i piedi saldamente contro all'asfalto, anche se questo significava l'arrivo all'inferno: Scuola.* Narrata direttamente da Mello, la sua vita e quella degli altri alle prese con i "normali" problemi di tutti i giorni... o forse non saranno tanto normali come si crede? (Yaoi... ma c'era bisogno di dirlo? XD MxM principalmente/ LxL)
Genere: Generale, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chocolate and smoke on the School


Capitolo 1:



L'autobus era stretto...maledettamente stretto.
Perché cavolo non ero stato adottato da una qualche famiglia di riccastri così da permettermi un autistia e una di quelle belle merchedes di cui non riesci a capire quando inizia il cofano e quando finisce la coda? Invece eccomi qui, pigiato insieme ad almeno una quarantina di altri studenti su uno sgangherato autobus dalla vernice scrostata gialla. Ovviamente, essendo piuttosto gracilino, quel gruppo di gran simpaticoni palestrati mi aveva praticamente sollevato di peso e buttato in fondo alla folla che spingeva per accaparrarsi almeno uno degli scomodi sedili rivestiti di quella che poteva tranquillamente sembrare pelliccia di cane, lasciandomi l'unica scelta possibile: rimanere in piedi pregando perché la maniglia alla quale ero aggrappato non cedesse.
Rimasi per tutti i diciassette minuti di tragitto immobile, cercando di non dare peso alla puzza di sudore e di fumo attorno a me... come cavolo facevano a fumare dentro a una bolgia simile?!
Non vedevo l'ora di poter rimettere i piedi saldamente contro all'asfalto, anche se questo significava l'arrivo all'inferno: Scuola.
Avevo sempre odiato il primo settembre, quando quegli orribili cancelli di metallo si aprivano davanti a me mettendo in mostra quella prigione di mattoni grigi e azzurri. Era piuttosto grande, situata in cima ad una collinetta quasi come se stesse a significare che una volta entrati si sarebbe rimasti isolati dal resto del mondo, una sorta di Alcatraz in miniatura, come mi piaceva chiamarla. Era semplicemente spoglia, le pareti grezze di mattoni in cemento armato con i davanzali delle finestre e i cornicioni azzurro pallido. Il cortile consisteva in un piccolo spiazzo davanti all'entrata ed un cortile interno con qualche albero rinsecchito e delle panchine di sasso altamente scomode. L'interno, da come me lo ricordavo dall'anno precedente, non cambiava molto, con la sola aggiunta del pavimento in piccole piastrelle quadrate color crema e la luce artificiale delle lampade a neon.
Beh... i ricordi a breve non sarebbero più serviti dato che mi trovavo in procinto di varcare quei maledetti e dannatissimi cancelli.
Sospirai sistemandomi meglio la borsa a tracolla, e preparandomi all'inveitabile, mossi il primo passo verso il nuovo anno.
Il ritmico ticchettare dei miei stivali in pelle veniva quasi soffocato dalla bolgia di altri studenti che si correvano incontro abbracciandosi... anche a me successe la stessa cosa più o meno. Sentii soltanto una vocetta acuta gridare il mio nome e subito dopo un peso indesiderato piombarmi sulla schiena.
-Mello!-
Cercando di non perdere l'equilibrio e ritrovarmi con il sedere per terra, trovai la forza di borbottare qualcosa.
-Voglio ricordarti che pesi quasi più di me, mostriciattolo!-
Pochi istanti dopo sentii il peso indesiderato abbandonarmi per ritrovarmelo davanti agli occhi: basso, occhi azzurro chiarissimo quasi come se le iridi non esistessero, capelli argentei scompigliati che non vedevano l'ombra di un pettine da settimane, una camicia troppo grande per il suo corpo minuto e che toccava quasi le ginocchia, i pantaloni, stesso colore, debordavano da un paio di vecchie scarpe da ginnastica.
L'esserino alzò il braccio facendomi ciaociao con la mano quasi come un bimbo piccolo, e la manica troppo lunga rafforzava ancora di più questa sensazione dato che lo faceva somigliare a cucciolo dei sette nani.
-Già con la carogna sulle spalle, Mel?- chiese innocente facendo comparire un sorrisetto sul suo viso infantile.
-Non rompere, Near... e ti ho già detto duemila volte che non voglio essere chiamato Mel, d'accordo? Mi fa imbestialire...- risposi acido scostandomi con gesto nervoso una ciocca di capelli biondi dal viso che nell'assalto del piccolo nano malefico bianco era andata fuori posto.
Lui alzò le mani in segno di resa sospirando.
-Vedo che non sei cambiato nemmeno questa estate.- disse per poi tornare a sorridere ed alzare un sopracciglio -Possibile che non ci sia nessuna bella ragazza che ti abbia fatto drizzare il gioiellino in questi tre mesi?-
Inveitabilmente sentii le guance andarmi a fuoco, come tutte le altre volte in cui quell'idiota si metteva a parlare di cose sconce che prevedevano anche il mio coinvolgimento.
-Razza di scemo! Dovresti sapere che non ho tempo da perdere in queste cavolate, mentre tu ci provi ma vai sempre in bianco esattamente come i tuoi capelli, vero?- ribattei cercando di mascherare le mie guance in fiamme.
-Su su, lo sai che lo faccio apposta per vederti saltare come una molla. Ti conosco da abbastanza tempo per capire che rimarrai zitello a vita.- si difese dandomi una amichevole pacca sulla spalla.
Tsk... come se questa potesse essere una consolazione. Non avevo mai avuto una ragazza, né mi ero mai innamorato in tutta la mia vita. Del resto ero giudicato troppo strambo, troppo serio e taciturno, così ché nessuna aveva mai osato avvicinarsi per attaccare bottone. Non mi ero mai spiegato il perché, ma al momento non ero interessato a scoprirne la causa, tanto ero sicuro che non l'avrei mai scoperta... o almeno così credevo cinque minuti prima di entrare nel cortile interno.
Io e Near ci eravamo incamminati inesorabilmente verso il nostro crudele destino facendoci largo tra la folla per trovarci almeno un posto dove stravaccarsi in attesa che venissimo convocati tutti in aula magna per il rituale discorso di inizio anno. Trovammo uno spiazzo d'erba libero sul prato in pendenza proprio accanto al piazzale di mattonelle grigie. Gettai accanto a me la borsa e mi distesi con un rantolo indecifrabile. Near aveva iniziato a blaterare sul fatto che quest'anno ci sarebbero stati dei nuovi insegnanti, argomento che alle otto del mattino mi era difficile affrontare lucidamente. Rimasi a fissare il sole che piano piano sorse da dietro le montagne ed inondò tutto con la sua tiepida luce. Fu allora che qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la mia attenzione.
Sotto ai raggi dorati, dal resto degli studenti attorniati nel piazzale, mi saltò subito all'occhio una strana ed insolita sfumatura: era la chioma rosso fuoco di un ragazzo, talmente forte che sembrava avesse la testa in fiamme. In mezzo a tutta quella esplosione di colore erano poggiati degli occhiali da aviatore arancioni, e mi chiesi da davvero non si sarebbero sciolti da un momento all'altro in mezzo a quell'oceano di lava. Rapito da quello spettacolo mi misi ad osservarlo meglio: era alto, fisico slanciato, pelle pallida, anche se mai quanto la mia, vestito con una maglietta semplice a righe nere e bianche e dei jeans infilati in un paio di stivali.
Non lo avevo mai visto prima d'ora, probabilmente doveva essere un nuovo arrivato a giudicare anche dal fatto che fosse solo. Con un gesto naturale e disinvolto frugò in una tasca dei pantaloni estraendo un pacchetto di Lucky Strike, e dopo aver estratto una sigaretta se la portò alla bocca accendendosela. Venne avvolto in pochi secondi da un fine alone di fumo, che gli conferì se possibile un aspetto ancor più irreale.
Poi successe tutto improvvisamente... il ragazzo girò la testa nella mia direzione, e mi fissò... i nostri sguardi si incrociarono e io non potei fare a meno di rimanere totalmente soffocato da quegli occhi verdi pieni di mille sfumature diverse. Giuro che in vita mia non ne avevo mai visti di così belli, nemmeno degli smeraldi avrebbero potuto competere. Il colpo arrivò inaspettato, dritto al petto quasi come se mi avessero appena tirato un pugno, poi si espanse e mi prese alla testa facendomela girare vorticosamente, talmente tanto che credetti di svenire, infine scese di nuovo fino al cuore e mi fece perdere un battito. D'un tratto l'aria mi sembrò troppo poca e mi sentii soffocare come se fossi stato in mezzo ad un oceano...ma questo oceano era verde come gli occhi di quello strano ragazzo.
Mi accorsi solo allora di essere rimasto a fissarlo imbambolato, e probabilmente lui doveva essersene accordo, scostò la sigaretta dalla bocca e distese le labbra in un sorriso.
Di scatto mi voltai dall'altra parte, e allora arrossii arrossii arrossii e arrossii fino a sentirmi andare letteralmente a fuoco il viso, tanto che ero indeciso se estrarre il cellulare e comporre il numero dei pompieri. -Mello? Ehi, che ti prende?- chiese Near accorgendosi delle stato pietoso in cui ero, ansimante e probabilmente rosso come un peperone.
"Il cuore... il cuore..." continuavo a ripetermi nella mia testa sentendolo battere all'impazzata. Che cavolo mi stava succedendo? Ero un po' troppo giovane per un infarto in fin dei conti, quindi doveva esserci qualcosa che non stava andando per il verso giusto.
Cercai di calmarmi prendendo dei lunghi respiri, tenendo gli occhi ben chiusi. In qualche modo riuscii a calmarmi, e quando mi azzardai a riaprirli mi ritrovai davanti Near, intento a giocherellare con i suoi capelli mentre mi guardava frastornato.
-Amico, hai bisogno di peacemaker?- mi chiese mentre si guardava intorno per capire la ragione di quel colpo...già... la stavo cercando anch'io in quel momento... e sfortunatamente la ritrovai.
Ritrovai con lo sguardo il ragazzo dai capelli rossi, e per poco non svenni sul serio quando mi accorsi che ancora guardava verso di me. Non potei evitare di nuovo quelle sfavillanti pietre preziose che mi fissavano, e mi ritrovai di nuovo imbambolato come un ragazzino davanti alle montagne russe. Beh, in effetti sembrava che il mio stomaco stesse facendo un dozzina di giri della morte in quel momento. Mi sorrise di nuovo e sentii la mia testa girare girare girare e girare ancora, tanto che mi chiesi se l'ipotesi di Near sul fatto che avessi dei criceti che corrono su una ruota al posto del cervello fosse vera.
A ripensarci quello era niente in confronto a quando il ragazzo mosse un passo nella mia direzione, a quel punto potei tranquillamente affermare di essermi ridotto allo stato vegetale.
"Oh cazzo..." pensai quando lo vidi compiere il secondo passo mentre ancora mi teneva inchiodato con lo sguardo.
Ecco, aveva mosso anche il terzo.
"Oh cazzo... oh cazzo... oh cazzo..." ed ora in quarto e a seguito il quinto "Cazzocazzocazzocazzocazzocazzo!"
Credete nei miracoli? Io sì, dopo quel giorno, perché in quel preciso istante gli altoparlanti fischiarono e la voce gracchiante del vice direttore annunciò di mettersi ordinatamente in fila davanti alle porte per entrare in aula magna.
Senza farmelo ripetere due volte agguantai Near per la manica della camicia e lo trascinai via di corsa con me come un sacco di patate. Non osai voltarmi nemmeno di un centimetro per vedere se il ragazzo dai capelli rossi fosse vicino o lontano. Sgusciammo tra gli altri studenti evitando di non venire uccisi da gomitate e quant'altro finché non appoggiammo le chiappe sulle sedie dell'aula magna. Solo allora mi concessi una breve occhiata alla fiumana di gente che stava entrando, e ovviamente quei dannati capelli rossi erano visibili anche da un chilometro di distanza. Mi calai in fretta il cappuccio del mio ciacchettino in testa e mi assicurai che mi coprisse per bene gli occhi. Fortunatamente si doveva essere seduto da qualche parte più avanti, così aspettai un po' più rilassato l'inizio del discorso.
Il direttore raggiunse il microfono sul palchetto e si apprestò a dire le solite cose che erano tutti abituati a sentire. Una volta finito di leggere il regolamento scolastico passò ai vari comunicati sui cambiamenti per il nuovo anno.
-Inoltre faccio presente che tra gli studenti del terzo anno ci sarà un nuovo arrivato. Vorrei che lo accoglieste tutti, ve lo presento.- annunciò ammiccando verso la parte sinistra della sala, e quasi come se me lo aspettassi lo vidi alzarsi... il rosso malefico.
-Date un caloroso benvenuto a Matt Hikinori.-
Tra gli applausi scroscianti e il brusio di sottofondo nella mia testa il suo nome rimbombò in ogni singolo angolo fino a farmelo uscire in un soffio dalle labbra, e quasi come se si fosse trattato del mio ultimo respiro lo pronunciai per la prima volta.
-Matt...-
  
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