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Autore: Bloomsbury    12/08/2014    9 recensioni
[Storia in revisione] Capitoli revisionati: 14/35.
Jay era un ragazzo come tanti, con qualcosa in più o in meno degli altri, un ragazzo normale, un ragazzo omosessuale: particolare insignificante per ogni persona di buon senso.
Si vergognava di tante cose, tranne che di questo.
Jay bramava la luce, la libertà.
Fece la scelta sbagliata nel contesto meno appropriato e quel particolare insignificante diventò la spada che lo uccise, la macchia scura che lo inghiottì.
«Mio figlio è morto il giorno stesso in cui ha tradito la natura che gli ho donato con orgoglio.»
«La natura che mi hai donato è quella che ti ho confessato…»
«È una natura che mi fa ribrezzo!»
Così comincia la storia di Jay Hahn, fatta di dolori, di abbandoni, di amore, di amicizia, di segreti, di bugie, di tempesta.
E le tempeste intrappolano nel proprio occhio ogni cosa, risputandoti fuori lacerato, diverso, un mostro.
Jay uscirà ed entrerà da quelle raffiche di vento, diventerà lui stesso la tempesta e annienterà ogni cosa al suo passaggio.
Compreso se stesso.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Together, to be
Together and be..."

Together- The XX 


 




35. Together
 
Era sfumato.
Jay era sfuggito dalle sue braccia lasciandolo solo e se ne accorse non perché non lo sentiva più sotto di sé, ma perché uomini armati erano entrati in casa sua sfondando la porta. Inizialmente non si rese conto di ciò che stava accadendo, ormai i suoni sembravano ovattati e confusi; e non era più mattina, fuori non c’era più il sole. L’appartamento era avvolto dal buio come lo erano i suoi occhi; non si sentiva più le mani, così le fissò dirigendo il palmo verso l’alto: erano sporche, e tra le dita c’erano sottili fili di capelli corvini aggrovigliati e impigliati al sangue asciutto.
«Si metta in piedi lentamente» ordinò il poliziotto dietro di lui puntandogli una pistola alla schiena; scandì le parole con precisione data la totale incapacità di Brad di comprendere ciò che gli veniva detto. «Stia con le mani in alto, senza voltarsi.».
Si mise in piedi sulle sue gambe tremanti e qualcuno accese la luce.
Lo vide finalmente. Non se n’era mai andato, in realtà c’era sempre stato: dormiva in posizione fetale. Era piccolo e gracile e aveva la testa adagiata sul pavimento, immerso in una pozza di sangue. I capelli, disordinati, gli nascondevano parzialmente il viso senza ostacolare, però, la visuale completa.
Le palpebre erano gonfie e violacee ma Brad riuscì a vedere il delicato squarcio verde acqua delle sue iridi. Dormiva, o forse no.
Un agente si mise davanti a Brad, chinandosi su Jay, pressò le dita sul suo collo per accertarsi che fosse ancora vivo, ma non servì ascoltare i battiti assenti per capirlo, bastava guardargli gli occhi semiaperti privi di luce e di vita. L’agente strinse i denti per il dispiacere, accovacciato davanti al corpo di quel piccolo e giovane ragazzo del quale non era rimasto nulla di riconoscibile. Si capiva che fosse giovane dai resti dei suoi vestiti strappati, dal fisico secco e spigoloso tipico degli uomini che si affacciano alla maturità, ma nulla, a parte quei particolari, suggeriva i suoi anni: del suo viso non era rimasto niente che fosse rivelante e i lineamenti erano diventati un’accozzaglia di sangue, lividi, gonfiori e nient’altro, nonostante ciò sembrava dormisse, reggendosi le ginocchia contro il petto come un bambino, immerso nel fluido vermiglio e denso della sua vita, ormai persa.
«Lo hai posizionato tu in questo modo?» chiese l’agente dandosi forza. Ne aveva viste tante nella sua carriera, ma questa volta la scena era insostenibile: sangue ovunque e al centro di tutto un ragazzo sfigurato, rannicchiato e solo che, ad un certo punto, si era arreso non riuscendo a trovare un modo per mettersi in salvo.
Brad non rispose alla domanda e l’agente che lo teneva sotto controllo, reggendogli le manette, recitò finalmente i suoi diritti portandolo via.
Aveva il diritto di tacere, così tacque.

***
 
 
“Condannato all’ergastolo Bradley Cox, l’assassino del giovane omosessuale Jay Hahn, ventitré anni. Dalla sentenza del giudice Bower si evince il motivo che ha spinto i dodici membri della giuria a condannarlo per omicidio di primo grado compiuto con particolare crudeltà. Il ragazzo è stato trovato sei ore dopo l’omicidio nell’appartamento di Cox, completamente sfigurato e martoriato. La sentenza parla chiaro: Cox ha dato il via alla mattanza lucidamente, senza premeditazione ma con una crudeltà tale da mettere d’accordo tutti i membri della giuria per la condanna di primo grado. Ha stuprato, ucciso il ragazzo, inferito sul suo corpo e abusato del cadavere fino all’irruzione della polizia nel suo appartamento a seguito di diverse chiamate da parte dei vicini insospettiti dalle terribili urla e dal silenzio ambiguo che ne è seguito. Gli avvocati difensori hanno più volte tentato di alleggerire la sua posizione presentando un quadro psichiatrico alquanto ricco. Cox era affetto da disturbo bipolare e prendeva regolarmente farmaci da più di sedici anni. La giuria, però, ha stabilito che il disturbo non sia stato il motivo scatenante dell’aggressione. Il giovane Hahn, secondo le testimonianze, aveva da tempo intrecciato un rapporto illecito con l’accusato che acquistava prestazioni sessuali in cambio di soldi. Il ragazzo sarebbe andato a casa di Cox per mettere fine alla storia, ritrovandosi travolto dall’incontenibile diniego dell’uomo. Cox è stato accusato, anche, di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’uomo non si è mai dimostrato estraneo ai fatti ma gli è stato negato il patteggiamento. Dopo un anno e mezzo, finalmente, Jay Hahn ha avuto giustizia e potrà riposare in pace, amato da tutti coloro che hanno appreso dai giornali e da internet la sua storia. Il ragazzo è diventato un simbolo per tutti quelli che lottano contro l’omofobia ed il bigottismo che spinge i genitori a ripudiare i propri figli, costringendoli a finire nelle mani delle persone sbagliate; è il simbolo che urla il proprio dolore per la vita che gli è stata tolta e negata da chi l’aveva generato…”.
«Spegni questa radio, Beatrix» sbuffò Lizzie poggiando il gomito al finestrino della macchina.
«Ma l’hai sentita alla fine quanto è stata romantica? Può una giornalista essere così sentimentale?» chiese Beatrix perplessa mentre guidava per raggiungere il cimitero.
Erano passati quasi due anni ma il dolore continuava ad esistere nei corpi e nell’anima di entrambe, eppure, quello stesso dolore le aveva unite. Avevano combattuto insieme perché fosse resa giustizia a Jay, avevano presenziato ad ogni udienza, ingoiando testimonianze, foto insostenibili e ricostruzioni del delitto così atroci da rimanere impresse nelle loro menti. A volte, quei racconti, si sostituivano al ricordo che avevano di Jay: anziché ricordarlo vivo e bellissimo lo vedevano privo di vita nelle mani del suo aguzzino, ricordando le foto che Robert, grazie al suo lavoro, era riuscito a recuperare. Quando Lizzie venne a sapere dal telegiornale cosa era successo, rimase imbambolata per minuti infiniti, incapace di accettare la realtà e, poche ore dopo, si era recata in ospedale dove aveva lottato per vedere il corpo del suo amato amico. Pianse disperatamente mentre la polizia la ostacolava perché, per il mondo, lei non era nessuno per Jay.
Il ragazzo non fu mai visto da nessuno poiché suo padre, nonostante fosse un barrister, non si era preoccupato di trovare qualcuno che potesse prendersi cura del caso. Robert si era recato a casa Hahn e grazie ad Emma si era preso la responsabilità di Jay, era diventato l’avvocato che avrebbe messo dietro le sbarre chi gli aveva tolto il sorriso per sempre.
Un anno e mezzo di battaglie legali nelle quali Beatrix aveva testimoniato, essendo stata l’unica a conoscere nei dettagli il rapporto tra Jay e Brad.
Aveva raccontato tutta la storia, presentando come prova l’ultimo biglietto che il ragazzo le aveva lasciato e pianse inconsolabilmente sul banco dei testimoni per non essersi svegliata in tempo, quella mattina. Se avesse saputo le intenzioni di Jay l’avrebbe fermato o accompagnato perché di quell’uomo non si fidava, soprattutto dopo aver visto in che stato era tornato la sera prima.
«Hai visto? Hanno organizzato un ridicolissimo Flash mob per festeggiare la sentenza. Per me non c’è niente da festeggiare, neanche questo me lo riporterà indietro» disse Lizzie, fissando assente la strada percorsa in auto.
«In molti hanno seguito la storia di Jay. Ci sono forum zeppi di gente che ne parla. Sono rimasti tutti colpiti da quello che è successo, soprattutto gli omosessuali. Hai visto che l’associazione Omosex Free ha creato una raccolta fondi per aprire uno sportello che sosterrà gli omosessuali minorenni abbandonati dalla famiglia?»
«Lo sportello di Jay. Non lo tollero» borbottò senza guardarla.
 Beatrix rise dell’incapacità della sua amica di accettare che Jay fosse diventato un po’ di tutti: «Tu sei gelosa! Volevi avercelo tutto per te» la scimmiottò sapendo, però, quale fosse il vero problema di Lizzie.
«Non è questo il punto, lo sai. Odio che se ne parli così tanto. La sua morte riempie ore e ore di talk show televisivi che soddisfano la sete di cronaca nera della gente. Si lanciano tutti in facili moralismi sul bigottismo della società moderna, alcuni si prendono anche il lusso di parlare di lui senza conoscerlo, ipotizzando altre relazioni a pagamento, mettendo in dubbio l’innocenza di Jay. Queste cose mi fanno rabbia. Ci sbattono la sua faccia ad ogni ora del giorno in tv e non si rendono conto quanto questo faccia male a chi l’ha conosciuto e amato. A te non disturbano queste cose?» chiese alla fine, dopo essersi sfogata.
Beatrix sospirò afflitta: anche lei odiava le stesse cose e a differenza di Lizzie era anche gelosa, perché Jay apparteneva a chi l’aveva amato, non a chi se n’era appassionato solo perché la foto che girava ritraeva un bel ragazzo al quale un mostro aveva stroncato l’esistenza. «Fa male. Tutto questo fa malissimo. È come se la sua morte accadesse di nuovo, ad ogni ora della giornata, in ogni momento in cui qualcuno pronuncia il suo nome. Lo capisco, Lizzie, ma non possiamo fare niente.».
Si chiusero nel mutismo, ognuna con i propri dolori e sensi di colpa.
Entrambe non erano state in grado di proteggerlo e salvarlo e Lizzie, in particolare, odiava se stessa per averlo assecondato quando le aveva chiesto di non preoccuparsi per lui. Aveva scoperto particolari della sua vita attraverso i racconti di Beatrix e i dibattiti in tribunale, era stata all'oscuro di tutto e non si diede mai pace per questo.

***
 
Camminarono nel vialetto del cimitero, seguendo il percorso che li avrebbe portati da lui.
Avanzarono con un’espressione vaga, come se si trovassero lì per caso, per non favorire l’istinto di fuggire poiché quello, per entrambe, era l’unico posto nel quale Jay non avrebbe dovuto esserci.
Videro qualcuno davanti alla tomba, mentre si avvicinavano adagio; accelerarono il passo per allontanare un altro dei mille curiosi che giungevano alla sua lapide in un macabro pellegrinaggio. Più si avvicinavano, più Lizzie riconobbe i lineamenti di quel ragazzo e una tristezza incontenibile le riempì il cuore. Non l’aveva più visto e ammise di averlo odiato in passato, ma rivederlo riportò a galla ricordi bellissimi del passato che aveva vissuto accanto al suo più caro amico.
Chaz si voltò. Non fu sorpreso di rivederla dopo così tanto tempo, anche perché l’infinito dolore non gli permetteva di stupirsi più di nulla.
«Ciao» lo salutò lei, senza neanche avvicinarsi a lui. Diresse subito lo sguardo sulla lapide bianca che contrastava con il colore della terra: qualche filo d’erba era finalmente cresciuto intorno al marmo. La terra era stata rivoltata e scavata per introdurre il corpo di Jay: solo il pensiero la devastava. Desiderava rivederlo con tutta l’anima, ma sapeva che sarebbe stato impossibile, così cercò di non pensarci e borbottò contro i biglietti, i regali e i fiori che gli “ammiratori” avevano lasciato occupando per intero la superficie del marmo: «Maledetti. Hanno sporcato tutto. Manco fosse Jimi Hendrix.»
«È diventato come una rock star.»
«Non mi piace per niente» rispose a Chaz con i denti stretti mentre spostava un peluche posto malamente davanti la foto. Lo vide sorridente e una morsa le cinse lo stomaco; in quella foto c’era Izaya, anche se era tagliato fuori. Quel sorriso felice e quegli occhi grandi e luccicanti esistevano per merito di Izaya e nessuno, a parte lei, l’avrebbe saputo.
Alle sue spalle, Beatrix e Chaz si parlarono. Il ragazzo non riuscì a presentarsi come un amico di Jay, in fondo, l’aveva abbandonato anni addietro, ma la ragazza poté capire dal suo sguardo distrutto e perso che era stato certamente qualcuno di importante.
Stettero in silenzio con le mani incrociate a fissare quella tomba muta che aveva preso il posto di una vita. Nessuno dei tre sapeva cosa avrebbero potuto dirsi e Lizzie, abbassando lo sguardo, notò una fede all’anulare della mano sinistra di Chaz: «Ti sei sposato?».
Chaz ingurgitò a fatica, ma rispose di getto come se ciò che stava per dire fosse del tutto normale: «Sì. Pochi mesi fa.»
«E con chi?»
«Non la conosci, si chiama Julia.».
Lizzie spalancò gli occhi incredula. Certamente si era persa qualche passaggio della vita di Chaz e, onestamente, non se ne dispiacque, ma saperlo al sicuro con una donna quando Jay, con coraggio, aveva combattuto fino a morire per imporsi, la fece rabbrividire per l’incapacità totale di Chaz di avere coraggio. «Se sei felice sono felice per te, ma sappi che sei fortunato: se Jay fosse stato ancora vivo, probabilmente, ti avrebbe attaccato al muro a suon di schiaffi per farti risvegliare.».
Il ragazzo sbiascicò qualcosa senza farsi sentire e poi, dopo un secondo di indugio, snocciolò la verità: «Veramente, sapeva che ero fidanzato con una donna, non sarebbe rimasto stupito della mia scelta, mi conosceva troppo bene: sono sempre stato un codardo.» si accusò sussurrando e fissando la foto dell’uomo che aveva amato e che aveva cercato, malgrado la delusione, di convincerlo a ritrovare se stesso. Quella mattina, dopo aver fatto l’amore con lui, quelle parole lo colpirono con una forza tale da convincerlo ad uscire allo scoperto, tuttavia il coraggio venne meno e continuò a protrarre quella farsa all’infinito, fino a sposare una donna che non avrebbe mai veramente amato.
Lizzie lo consolò a suo modo, poggiandogli una mano sulla spalla in segno di comprensione, ma il ricordo del Jay combattente di soli diciassette anni che, nel suo vecchio bar, aveva disperatamente cercato di non tradirsi, la colpì ancor di più.
Non aveva mai pensato al suo coraggio; lo aveva sempre consolato per il dispiacere che lo ingoiava ogni volta che i suoi mancavano di una carezza o di una parola di conforto, ma non si era mai soffermata sul fatto che Jay avrebbe potuto scegliere di tirarsi indietro e fingere di essere ciò che non era: non l’aveva mai fatto; e solo in quell’istante si accorse che non era mai stata una cosa così scontata.
«Vado via» disse Chaz a bassa voce. Si inginocchiò davanti la foto fissandola dolorosamente; ancora non riusciva ad accettarlo, forse non ce l’avrebbe mai fatta. Chiuse gli occhi e baciandosi la punta delle dita inviò quel bacio a Jay, accarezzandogli il volto che, ormai, era solo un’immagine di ciò che era stato.
Ti amerò per sempre.
Si alzò velocemente e se ne andò senza neanche salutare, per non crollare, per non piangere disperatamente per l’ennesima volta in pochi giorni. Le due ragazze non lo fermarono, ma seguirono con lo sguardo il suo tragitto verso l’uscita dal cimitero: sembrava un bambino sfinito sul quale gravava il peso del mondo; camminava incurvato e distratto, simulando una calma vera quanto l’amore per sua moglie e Lizzie avrebbe voluto non fare con lui lo stesso errore che aveva fatto con Jay.
Chaz sarebbe tornato a casa e avrebbe trovato una donna alla quale non avrebbe mai potuto dire: “Sono distrutto. L’uomo che amo è stato massacrato”, era davvero questo ciò che meritava?
Per egoismo o forse per autodifesa, Lizzie non lo seguì, ma avrebbe cercato di fare qualcosa per lui, ma non sapeva ancora cosa.
«Quel ragazzo non è Jay. Non cercare un sostituto, non usarlo per mettere a tacere la tua sofferenza, Liz. Quel ragazzo ha già abbastanza problemi, non gli serve qualcuno che lo utilizzi come ripulente dei propri sensi di colpa. Se vuoi aiutarlo, fallo per lui, non perché senti che con Jay hai fallito.» Beatrix fu più diretta di quanto Lizzie si sarebbe mai aspettata e quella chiarezza, quasi crudele, la colse impreparata. La sua nuova amica l’aveva compresa prima ancora che lei potesse accorgersi dei suoi stessi pensieri. Pianse per la vergogna, ma più di tutto per la consapevolezza di non essere riuscita, nonostante gli anni passati, a perdonarsi per ciò che non aveva fatto.
Beatrix non avrebbe mai voluto farla piangere, anche perché non aveva fatto altro per quasi due anni; riconosceva in lei la forza di una madre ma, anche, il suo inesprimibile dolore. Jay era stato tanto per Lizzie, forse troppo; importante senz’altro, ma non solo: le aveva insegnato molte più cose lui che una vita intera, senza mai erigersi a maestro di vita nonostante lo fosse stato con i suoi errori, con la sua forza, il suo coraggio. Jay aveva sempre creduto di non essere nessuno e probabilmente era vero; chiunque è nessuno per tutti e qualcuno per certi altri e Jay era quel classico nessuno che con la sua morte faceva sentire il mondo un posto più vuoto. Questa era l’impressione che aveva sempre avuto Lizzie; anche se le persone intorno a lei continuavano a vivere la propria vita, lei sentiva un impercettibile senso di vuoto aleggiare tra i passanti, forse lo pretendeva in un certo senso o semplicemente aveva trovato un modo per sentirsi meno sola mentre condivideva il suo dolore con il mondo ignaro. In molti avevano pianto la morte di Jay, ma così era stato per tutti quelli che avevano trovato la morte per mano di un assassino; più in là qualche altra vittima avrebbe preso il suo posto nei ricordi della gente, tranne che nei suoi e in quelli di chi l’aveva amato.
Beatrix colse dalla lapide dei bigliettini e li lesse in silenzio solo per se stessa: ognuna di quelle parole scritte dipingevano Jay come una vittima indifesa, la cosa la infastidì meno di quel che pensava perché, se non altro, c’era amore in quelle lettere. C’era chi l’amava anche se non l’aveva mai conosciuto e anche se credeva fosse una cosa sciocca ed infantile prese comunque un foglio ed una penna dalla borsa e incominciò a scrivere.
Lizzie la guardava nel frattempo, senza chiedersi cosa stesse facendo sebbene fosse strano, ma la lasciò fare senza interromperla. Beatrix l’aveva sempre lasciata libera di commettere ogni stranezza: dall’urlare in macchina come una disperata per sfogarsi del dolore che era costretta a celare a casa propria per non far preoccupare Nina e Robert, agli inviti nelle sale giochi al London Trocadero per ammazzare senza pietà zombie invasori del mondo; avevano riso e pianto insieme, da ubriache e da sobrie, di fatto, avevano fatto le pazze per le vie di Londra sentendo la presenza di Jay ad ogni passo; in quei momenti avrebbero voluto avercelo con loro: si sarebbero divertiti come dei bambini. Questo, in particolare, faceva soffrire entrambe perché, anziché cercare di aiutarlo con parole di amore e di conforto, avrebbero anche potuto prenderlo di peso, una sera, e portarlo a divertirsi in modo sano; forse, così, la mancanza di Izaya si sarebbe fatta sentire meno e non avrebbe mai conosciuto Brad chissà dove.
Beatrix si alzò e lasciò quel biglietto sulla superficie di marmo gelida.
Sorrise fissando Lizzie: «Andiamo?».
Si incamminarono verso l’uscita insieme, reggendosi reciprocamente come fossero ubriache, ridendo a bassa voce di ogni sciocchezza, strada facendo, per scrollarsi di dosso la tristezza.
Tutti sapevano chi fosse Beatrix Darsha, era la supertestimone e conosceva bene Jay.
Le sue parole sarebbero state legittime per tutti.
 
Voglio parlarvi di Hahn, Jay Hahn.
Era un ragazzo di ventitré anni con un futuro brillante davanti, un ragazzo fragile ma coraggioso che, nonostante il suo incontenibile dolore, aveva scelto di proseguire con la sua vita, magari sbagliando, ma imparando dai propri errori. In molti l’hanno giudicato o giustificato, ma sia i giudizi che le giustificazioni nascondono la vera natura delle cose e delle persone.
La vera natura di Jay era audace, fiera, a volte spericolata, ma mai impotente.
Non era una vittima. Lui ha combattuto fino alla fine per salvarsi, non è stato fermo ad aspettare di morire, ha lottato fino a che non c’è stato più nulla da fare.
Jay aveva intrapreso un cammino sbagliato, talmente tanto sbagliato da fargli incontrare una persona capace di amarlo nel modo più malato possibile.
Nel giorno in cui Jay aveva deciso di perdonarsi di tutti gli errori e di tutte le sue debolezze, ponendo fine al prolungarsi insano dei suoi errori, un uomo che diceva di amarlo lo ha ucciso, colpendolo in volto e sulla testa ripetutamente fino a sfigurarlo; per gelosia, per amore dice lui, sicuramente per follia, ma una cosa certamente posso affermare: quello che meritava Jay Hahn non era quel tipo di amore malato, ossessivo, a pagamento; ma un amore disinteressato, che non richiede nulla in cambio.
Adesso non so che fine abbia fatto Jay, ma sono certa che è felice dov’è, perché ha vissuto sempre con un solo ed unico pensiero: Izaya, l’uomo che ha sempre amato.
Spero sia con lui adesso, da qualche parte, lontano da questo mondo putrido che, come ho sempre pensato, non gli è mai appartenuto.
 
Beatrix Darsha


 



Questo è il mio ultimo angolo autrice. Vi prego! Non spoilerate nelle recensioni T_T

La storia è finita e non avete idea di quanto io sia triste. Triste perché ho concluso una storia alla quale ho dedicato energie, amore, depressioni, serate a buttarmi giù per entrare nello stato d’animo giusto. Tutte queste cose mi hanno colmata. Jay abita ancora nel mio cuore e spero anche nel vostro. Come ho detto mille volte, non era una semplice storia che volevo lasciarvi, ma degli amici, dei punti di vista, delle emozioni e se sono riuscita nel mio intento allora sappiate che ogni qualvolta sentirete il nome di Jay da qualche parte vi verrà in mente e magari vi mancherà. Tipo, siete in macchina e vi capita di sentire Radio DeeJAY, leggerete il Grande Gatsby, ascolterete una canzone di JAY-z, vi imbatterete nelle repliche su Sky del JAY Leno Show, scriverete un messaggio di testo e cliccherete la lettera J… ok! Faccio meno la stupida :P È che voglio alleggerire un po’ la tristezza.

Ciò che più mi ha riempita di gioia in questo viaggio sono state le vostre recensioni piene di affetto, di passione, di amore, DI SPOILER!!! XD Jay è al primo posto delle storie più popolari nella sezione Drammatico per la più alta media di parole nelle recensioni; questo non è grazie a me, ma grazie a voi e al vostro sostegno. Si dice che se qualcuno ha voglia di spendere del tempo per lasciare quei papiri significa che la storia, in qualche modo, l’ha colpita e travolta. Con qualcuno di voi è stato certamente così e la cosa mi rende felice da morire.

Passiamo ai doverosissimi ringraziamenti:

Grazie a Babbo Aven che è l’unico ometto che mi ha seguita. Lo ringrazio enormemente per tanti motivi: il primo è che si è dovuto sorbire un paio di scenette poco simpatiche tra uomini XD il secondo è che mi è stato vicino sempre senza mai scrivermi semplicemente dei commenti sterili fatti di complimenti. Ha cercato di sprovarmi ed io ho sprovato lui XD Ogni volta diceva: immagino che succederà questo o quello; e poi, alla fine, non c’azzeccava mai :P Questo non è perché lui non sia abbastanza perspicace, ma perché se una storia è scritta dai personaggi e non da una narratrice non può andare come tutti si aspettano. Le persone sono imprevedibili così come gli eventi che si susseguono. La vita è imprevedibile. Quindi, se ho colto di sorpresa il Babbo Aven più di una volta, significa che questa storia non era poi così prevedibile come in molti, fermandosi ai primi capitoli, avevano detto; questo mi inorgoglisce.

Ringrazio Elsker e non ho parole per farlo. Lei mi ha appoggiata costantemente, scrivendomi lunghissime recensioni cariche di riflessioni così profonde ed esatte da farmi piangere. Non piango spesso, Elsker mi fa piangere. Non sono solo complimenti i suoi (anche se mi carica da morire XD) ma sono trattati di psicologia belli e buoni :P La cosa che maggiormente mi ha fatto attaccare come una cozza allo scoglio ad Elsker è il fatto che lei, nelle recensioni, mi ha scritto più di una volta cose come: mi hai insegnato a vedere le cose; mi hai insegnato ad apprezzare amori diversi e non solo romantici; mi hai insegnato ad amare le piccole cose. Ecco, non sono mai stata capace di insegnare niente, sono un cumolo di difetti mischiata ad altri difetti, ma se qualcuno come lei mi dice che con questa storia ho insegnato qualcosa mi sento decisamente meno vuota. Grazie.

Ringrazio LadyWolf e Bijouttina. Perché le ringrazio insieme? Perché, seppur con rapporti diversi, mi hanno sostenuta allo stesso modo. LadyWolf è un’amica di quelle affidabili, gentili, sempre pronte a sostenerti. Ha letto Jay Hahn la OS e nonostante questo ha seguito anche la long; lei ha sempre saputo come sarebbe andata a finire (e vi posso assicurare che non è facile seguire una storia della quale conoscete già l’epilogo) ma ha continuato a leggere, disperandosi ogni qualvolta leggeva il nome Izaya sapendo che non ci sarebbe più stato, arrabbiandosi quando leggeva il nome Brad sapendo che avrebbe ucciso Jay. LadyWolf è stata fondamentale ed insostituibile e l’adorerò per sempre.

Bijouttina, invece, l’ho conosciuta per caso. Ha aperto la mia storia attratta da chissà cosa dato che, al tempo, non esisteva incipit né trama; c’era, ma faceva abbastanza schifo :P

Lei ha iniziato a leggermi e non ha mai smesso. Pubblicavo e SBAM, neanche due ore dopo, mi ritrovavo la recensione di Bijou. Al massimo leggeva il giorno dopo scrivendomi: “Devo leggerla prima o dopo la colazione?” dato che sapeva che molti capitoli le avrebbero rivoltato lo stomaco XD Ha letto della morte di Izaya dopo aver fatto colazione e sono stata responsabile dei suoi crampi allo stomaco :P Come sono stata responsabile dei mille fazzolettini che le ho fatto sprecare. LadyWolf e Bijouttina, infine, fanno parte dell’armata mazza chiodata for Chaz. Lo odiavano entrambe allo stesso modo, lo hanno chiamato in tutti i modi: stupido, nullità, Coso XD Sono le uniche due che mi hanno fatto fare delle grasse risate.

Ringrazio DarkViolet per le sue recensioni costanti ma di una riga soltanto, dove scriveva, per sommi capi, il riassunto del capitolo. Questo non è certamente meno soddisfacente per me, perché seppur con un riassuntino di due righe mi faceva capire che c’era, che leggeva e che qualche evento in particolare l’aveva colpita. L’unica volta in cui ho letto una recensione più articolata è stato quando è morto Izaya; ha scritto: NOOOOOOOOOOOOO… lungo come n’apocalisse XD

Abbiamo anche avuto uno scambio di opinioni perché tendeva a spoilerare tutta la trama in due righe e non c’è cosa più facile che leggere i risvolti di una storia sintetizzati in due righe: George Hahn, padre di Jay Hahn, omosessuale represso, è stato beccato dal figlio mentre stava ad una festa con un ragazzino. XD Sembrava “Kmer figlio di Pdorr della dinastia di Starr” mi sono ammazzata dalle risate XD

Ringrazio Julie che in pochi giorni ha letto 33 capitoli, mica una cosa da niente. Ha parlato quasi sempre direttamente con Jay nelle sue recensioni e la cosa, devo confessare, fa un effetto bellissimo. Perché sembra che esista davvero, sembra sia reale. Mi si è depressa un sacco di volte ma, d’altronde, sapeva con chi aveva a che fare dato che mi chiamava sadica continuamente XD Julie è una ragazza particolarissima. Scherza di continuo, a volte sembra vaneggi, ma nel suo modo di approcciarsi alle persone e alle storie c’è una sensibilità sconvolgente. Anche lei, nonostante sia sempre allegra, vive di delusioni e di amarezze e si capisce da ciò che scrive, da come comprende ciò che legge. Tutti viviamo di dolori, ma lei lo fa con un sorriso stampato in faccia, forse per nascondersi o per esorcizzare le cose. È molto simile a Jay in questo, perché entrambi mascherano qualcosa: Jay con l’indifferenza, lei con il sorriso. Grazie di tutto Julie.

Ringrazio Sorella Grimm, la “Shore” per me. Grazie perché ad ogni momento libero mi ha letta lasciandomi le recensioni più epiche mai lette. Mi sono divertita un sacco a leggere i nomignoli che ha affibbiato ai miei personaggi tipo: Iza il fattone, BradschifoachiliBrad. L’unico che ha graziato è stato Chaz. Sì Bijou e Ila, la Shore era una fan di Coso. Uccidetela! XD Sappi che mi sono fatta una raccolta delle tue esilaranti uscite. Grazie per il sostegno nonostante gli impegni.

Grazie a Moloko Vellocet che c’è ma non si vede sempre. Lei ha seguito la storia in silenzio e non so, ad oggi, se temerla o meno. Certo è che aspetto trepidante il suo responso su questa storia. Moloko è un’autrice che stimo e anche una persona con la quale, sorprendentemente, vado molto d’accordo. Sarà che siamo due persone molto dirette e siamo, anche, due belle babbione in quel di efp. Mi piace sapere cosa pensa perché lei legge con gli occhi di una donna adulta, di una mamma, di una scrittrice piena di talento, matura e intelligente. Non è che gli altri non lo sono, ma sarà che con lei mi trovo in sintonia per via della nostra boccuccia di rose XD Grazie anche a te, caVa.

Ringrazio Ghost perché, anche se non c’è stata sempre, ogni tanto è ricomparsa, rinnovando continuamente il suo affetto per Jay. Anche lei l’ha conosciuto con la OS e lo ha AMATO veramente. L’ho sentito. L’ha compreso e giustificato sempre, anche in momenti in cui il suo comportamento ero più che discutibile.

Ringrazio Oxymoros che mi ha sostenuta molto nell’ultimo periodo e che mi ha regalato una cosa meravigliosa: una poesia per Jay. Questo non è solo un regalo, è qualcosa di più. La ringrazio, anche, per la sua manciata di recensioni chilometriche che mi hanno davvero lusingata.

Ringrazio Le Sparite ma che mi hanno, comunque, dato molto con le loro recensioni:

Amartema, Daisy Pearl, Fly_With_Me, Ita rb, malaria, Mrs Burro, Nahash, Fox.

Ringrazio chi mi ha scritto, anche solo un paio di volte, ma che mi ha fatto sapere che c’è anche se legge in silenzio: Castelli di Rabbia, Class of 13, Nebulas, Maia Scott.

Grazie a chi, invece, ha appena iniziato a leggere la mia storia. Ognuna di loro mi ha lasciato bellissime recensioni T_T Ally, Aniasolary, Hime.

Ringrazio anche chi mi ha buttato giù, scrivendomi recensioni critiche (non parlo di bandierine) motivandomi a fare meglio. Grazie a chi, invece, mi ha lasciato recensioni senza alcun senso XD Tipo: chi millantava di aver già capito tutto dal primo capitolo, tacciando la mia storia per un racconto poco originale.

Infine, ringrazio la mia Emide che c’è sempre nella mia vita e che mi sostiene, pompandomi continuamente e considerandomi la sua autrice preferita. La sua presenza è come una boccata di aria fresca per me. (Bijou, LadyWolf, anche lei è una fan di Coso).

Ringrazio WarHamster che è il mio primo tentativo fallito di avere una beta XD

L’avevo assunta perché volevo aggiornare e scivolare a qualcun altro il compito di revisionare i capitoli precedenti, ma poi mi sono detta che tanto mancava poco per finire e, quindi, avrei potuto farlo da sola. La ringrazio perché, nonostante il brevissimo sodalizio, sono riuscita, grazie ai nostri scambi di opinione, a fare chiarezza su molti aspetti e poi, una che mi scrive cose come: “tu invece sei un irish coffee a Tokio. Perché hai colori un po' elettronici nipponici, uno stile cremoso e corposo con retrogusto di whisky e una punta di surrealismo (magari non voluto) abilmente mescolata alla realtà pura e semplice.” Come si può non amarla?? XD

Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate e soprattutto tutti quelli che, una volta finito di leggere il racconto, decideranno di non volerlo perdere inserendolo nei Preferiti forevah.

Grazie a chi mi ha inserito negli autori preferiti.

Se ho dimenticato qualcuno siete liberi di odiarmi.

Spero davvero di avervi regalato una storia che vi abbia fatto provare emozioni.

Alla prossima storia… se mai ne scriverò un’altra.

Grazie a tutti, davvero e grazie a Lizzie, Beatrix, Chaz, Robert, Nina, BradschifoachiliBrad, George, Emma, Joseph, Emily, il sacerdote stronzo, il barista mai visto dell’Escape, la drag queen Lulù che non s’è mai vista anche lei, Lee e juky il jukebox.

E grazie con tutto il cuore a Jay e a Izaya che mi hanno fatto provare le emozioni più belle che io abbia mai sentito.

Bloomsbury
 

Fine

 
   
 
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