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Autore: ChiiCat92    13/08/2014    0 recensioni
"- Pensate...che questo sia l'aldilà? D'altronde noi...siamo morti. -
La butta lì Roxas, esaminando il suo gelato come fosse un qualche misterioso manufatto antico.
- Chi lo sa. - si stringe nelle spalle il rosso - È importante? -"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Roxas, Xion
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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13-08-14

Stairway to Heaven

 

È un insieme svariato di suoni a svegliarlo.

Il continuo andare e venire delle onde, una nenia trascinante che mescola e rimescola sabbia e ciottoli; il verso stridulo dei gabbiani che si rispondono intonando strani canti; il proprio respiro, sottile e veloce, l'espandersi dei polmoni e lo scorrere del sangue nelle vene.

Axel spalanca gli occhi all'improvviso.

Luce. Troppa.

Accecato sbatte le palpebre cercando di mettere a fuoco quel che lo circonda.

Quasi salta in aria quando un gabbiano, a nemmeno un palmo di distanza da lui, gli zampetta abbastanza vicino da afferrare un lembo del cappotto nero che indossa. Il pennuto tira con il becco, convinto che quella strisciolina nera sia un qualche succulento boccone.

- Sciò. -

Axel muove una mano al suo indirizzo per scacciarlo. Il gabbiano piega di lato la testa e per tutta risposta gli strilla contro, dopo di che con un frullio scomposto di ali si alza in volo.

Il ragazzo aggrotta le sopracciglia, perplesso.

Ma in che diamine di posto è finito?

L'ultima cosa che ricorda è...è...a dire il vero non ricorda molto.

Al momento sente solo un gran caldo. D'altronde il sole picchia, alto nel cielo terso e azzurro, e lui è vestito completamente di pelle nera, dal cappotto agli stivali.

Si alza, traballante sulle lunghe gambe come fossero anni che non le usa.

Si sfila i guanti neri e il sollievo è immediato. Li getta sulla sabbia e poi passa al cappotto. Abbassa la zip e nel toglierselo fa in modo di lanciarlo il più lontano possibile. Via anche la maglia nera, via gli stivali anche se deve saltellare su un piede per non cadere, via i pantaloni.

Risparmia alla sua furia i boxer solo perché non vuole rimanere nudo.

Si passa le mani tra i capelli lunghi, rosso fuoco, tergendosi il sudore dalla fronte.

A piedi nudi cammina sulla sabbia, facendo strane smorfie perché è bollente, e quando li immerge nell'acqua fresca del mare tira un sospiro di sollievo.

Gli sembra chiaro di trovarsi sulla spiaggia di un'isola. Che sia un'isola è semplice da definire, perché non è molto grande e con lo sguardo riesce a scorgerne l'inizio e la fine.

Proteggendosi gli occhi di smeraldo con una mano, scruta l'orizzonte in cerca di un segno di vita.

Sabbia bianca a perdita d'occhio, mare trasparente tanto da vedere tutti i piccoli pesci che vi sguazzano dentro. Ma di presenza umana...nessuna traccia.

Decide di camminare un po', giusto per farsi un'idea del posto. In ogni caso l'ammasso nero dei suoi vestiti lasciati sulla sabbia bianchissima si stagliano come un cartello: non perderà di certo di vista il suo punto di partenza.

Cammina sul bagnasciuga, perché fa troppo caldo per affrontare la sabbia bollente.

La spiaggia degrada lentamente verso l'interno boscoso. Gli occhi attenti di Axel adocchiano una serie di palme cariche di cocchi, e qualche nido lasciato incustodito con delle grosse uova. Se la sua permanenza su quell'isola dovesse prolungarsi, di certo non morirà di fame.

Quando ormai è giunto alla conclusione che è l'unico abitante dell'isola, in lontananza adocchia una striscia di fumo.

Strizza gli occhi per vedere meglio, non sia mai che il caldo gli stia facendo avere un'allucinazione.

Ma no! È fumo, è davvero fumo!

Sembra alzarsi da un punto non ben definito, sulla spiaggia.

Se è un fuoco, qualcuno potrebbe averlo acceso. Certo, potrebbe anche essere un incendio ma...l'ottimismo di Axel punta più sull'ipotesi di indigeni che stanno arrostendo il pranzo.

Con grosse falcate percorre i settecento metri che lo separano da quel filo di fumo. Ad ogni passo si fa sempre più vicino e l'odore di legna bruciata comincia ad impregnargli le narici.

Sente una strana agitazione in petto, vorrebbe già essere lì.

Il fuoco è acceso ai limiti della spiaggia, dove la vegetazione ha già preso il sopravvento, a ridosso di una grande palma ricurva che fa da ombrellone naturale.

Al centro spicca la fiamma viva, attorniata da grossi sassi, due tronchi sono stati messi a mo' di panchine lì intorno. Un paio di pesci infilzati su degli stecchi rosolano lentamente, il profumo è tanto intenso da stringere lo stomaco di Axel in una morsa di desiderio.

Ma a parte quello, lì c'è solo lui.

Frustrato all'idea di essere ancora solo, il ragazzo si siede su uno dei tronchi con una smorfia stizzita sul bel viso.

Visto che non sembra che il proprietario di quei pesci sia intenzionato a tornare tanto presto, Axel si occupa di rigirarli in modo che non brucino. Sono quasi pronti, e sembrano piuttosto buoni.

Sono anche troppi per una persona sola, lì ce n'è almeno da mangiare per due o tre...

Osserva come lentamente la carne bianca del pesce diventa dorata e ascolta più con lo stomaco che con le orecchie lo scricchiolare delle squame che cuociono.

Forse è perché è tutto intento a fissare il fuoco ardere e cuocere il pesce che non si accorge della figura alle sue spalle.

- Axel. -

Quell'unica parola pronunciata con quel tono di voce, con quell'inflessione, lo fa schizzare in piedi come un petardo.

Quasi non ruzzola sul fuoco acceso, tanta è stata la foga con cui si è allontanato dalla fonte della voce.

I suoi occhi smeraldini si sgranano, diventano enormi e lucidi mentre percorrono i lineamenti netti del suo corpo. Un corpo che conosce a memoria, benché sempre nascosto dal lungo cappotto nero che è stato un fardello anche per lui.

Un fisico asciutto, ancora immaturo, muscoli pronti a scattare, un viso angelico da eterno bambino, una chioma indomabile e impossibile di capelli biondo oro, occhi che sono due zaffiri incastonati.

- ...Roxas. -

Riesce solo a pronunciare, con un tono di voce talmente basso che forse lui non l'ha sentito.

È un attimo.

Il piccoletto si lascia cadere dalle mani la legna che evidentemente era andato a raccogliere e si lancia su di lui. Gli getta le braccia al collo in un impeto di euforia ed entrambi cadono a terra.

Axel sente se stesso esclamare di sorpresa e dolore, ma ha la mente completamente separata dal corpo e stenta a capire che cosa sta succedendo.

- Sei qui. -

Gli sorride Roxas. Dio, grazie per il suo sorriso.

- Vorrei sapere dov'è “qui”. -

Ribatte lui, che deve necessariamente darsi un tono.

 

Roxas gli spiega che su quell'isola ci si è risvegliato, esattamente come è successo a lui. Aveva indosso abiti neri e pesanti che aveva lasciato da qualche parte, ormai non ricordava neanche più dove.

Non sapeva quanto tempo ci è stato in quel posto: la ricerca di cibo, acqua e un riparo avevano reso lo scorrere del tempo relativo, e alla fine il tutto aveva perso importanza.

A guardarlo bene, Axel si accorge che la sua pelle si è abbronzata. Certo, a furia di stare sotto il sole!

La cosa strana è che nessuno dei due ricorda il proprio passato, ma ognuno si ricorda dell'altro.

Ne discutono per un po', almeno finché il pesce non è del tutto cotto e Roxas si occupa di toglierlo dal fuoco e servirlo su foglie di palma intrecciate a mo' di piatti.

Sembra muoversi con una tale sicurezza e leggerezza...come se tutti i brutti ricordi fossero spariti.

Ma c'è qualcosa nel suo sguardo che incuriosisce Axel.

Perché continua a guardarsi intorno come se aspettasse qualcuno?

Quando si ritrova i suoi occhi blu zaffiro puntati nei propri gli rivolge un sorriso spontaneo.

- Sarà qui a momenti. -

Gli dice solo, misterioso, e il rosso sente una stizza crescente in petto. Oh, perché tutti quei segreti?

- Chi? -

- Sarà più bello se non te lo dico. -

Infatti tace, e per quanto Axel provi a farlo parlare...non c'è proprio verso.

- Roxas, non ci crederai, ho trovato una cosa sconvolgente dall'altra parte dell'isola che... -

Di nuovo è come un colpo di fulmine, di nuovo vorrebbe scattare su come una molla, ma stavolta non riesce a fare altro che fissare la nuova apparizione.

- Xion... -

- A-Axel? -

- È appena arrivato, non è grandioso? -

Ride, sornione, Roxas.

- Axel! -

Ribadisce solo la ragazzina mora.

Esattamente come il suo compagno biondo, la prima e unica cosa che fa è lanciarsi sul rosso per stritolarlo in un abbraccio.

Il ragazzo si sente schiacciare, anche se il suo peso è esiguo.

Forse è ciò che sta provando a schiacciarlo.

Calde e cariche di parole non dette, due lacrime gli scendono giù dagli occhi, mentre i singhiozzi lentamente cominciano a scuotere il suo corpo.

- Ehi, che succede? Perché piangi...? -

Ma Roxas non riesce a terminare la frase che i singhiozzi cominciano a scuotere anche lui, improvvisi, e come un'epidemia si diffondono anche a Xion.

Sono i ricordi, i ricordi che tornano, violenti, che colpiscono e sferzano, che tornano al loro posto per comporre un puzzle troppo a lungo rimasto incompleto.

Axel ricorda, ricorda tutto, e così Xion e Roxas.

Rimangono un'eternità abbracciati come bambini, sconvolti da tutte le emozioni che non avevano mai creduto di poter provare.

Quando finalmente i singhiozzi cessano, il pesce è freddo e loro distrutti.

- Che...che cosa hai trovato dall'altra parte dell'isola? -

Riesce a chiedere nel silenzio Axel, la voce arrochita.

- Un chiosco di gelati. -

 

Seduti in riva al mare di fronte al chiosco di gelati che sorge dal nulla, Roxas, Axel e Xion contemplano in silenzio l'andirivieni delle onde, e il sole che lentamente cola a picco sul mare diventando un grosso tuorlo d'uovo arancione.

Non c'è nessuno dietro il bancone, non c'è cassa, non ci sono munny, solo un grande freezer straripante di gelati al sale marino.

Il chiosco sembra spuntato fuori dalla terra come un fungo, Roxas giurerebbe di non averlo mai visto prima esplorando l'isola.

Xion racconta, come Roxas prima di lei, di essere arrivata sull'isola ed essersi trovata sola. Non c'era niente, e a differenza dei suoi due amici lei non aveva trovato nessuno ad accoglierla.

Qualche tempo dopo era arrivato Roxas, spuntando dal folto esattamente come Axel: anche lui aveva visto il fumo che si alzava dal suo fuocherello l'aveva seguito.

Non c'era alcun indizio su dove si trovavano, su quanto ci sarebbero rimasti e del perché fossero lì.

Ma per la prima volta da quando erano arrivati, questo non aveva importanza.

Axel finisce di mangiare il suo gelato, gustandone la dolcezza al palato, poi arriva il salato e lui fa un mezzo sorriso.

- Pensate...che questo sia l'aldilà? D'altronde noi...siamo morti. -

La butta lì Roxas, esaminando il suo gelato come fosse un qualche misterioso manufatto antico.

- Chi lo sa. - si stringe nelle spalle il rosso - È importante? -

- Credo di no. -

Roxas torna a mangiare il gelato.

- Che cosa faremo da oggi in poi? -

Xion fa dondolare il bastoncino tra le dita, fissando il mare.

- Io ti dico cosa facciamo adesso: mangiamo un altro gelato. -

Axel butta il suo bastoncino sulla sabbia, seguito da quello di Xion e Roxas.

Su tutti e tre vi è scritto “winner”.

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The corner

Come sempre eccomi qui,
nel mio angolino,
a fare i miei ringraziamenti.
Questa è per Piccola_Roxas, perché volevo farle un regalo. Ti voglio bene paperotta mia;
e per 
Hope_Estheim che non credeva che potessi fare qualcosa di dolce senza tragedia(?), ma ti voglio bene lo stesso.
Alla prossima,

Chii

 

   
 
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