Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: saitou catcher    15/08/2014    4 recensioni
"Non ricordare, non farlo...
Ma non poteva impedirselo. Aveva celato, domato, non mostrato per tutta la vita. Aveva nascosto il suo segreto sotto la pelle e dentro al cuore. Lo aveva sbattuto in fondo allo stomaco, e soffocato con sbarre di ghiaccio e ossa. Aveva ingoiato il dolore per anni, e adesso bruciava. E il veleno tornava lento, a scorrerle nella vene, sotto la luce morta della luna.
La luna. Non c'era la luna quella notte..."
Dieci anni dopo gli eventi che tutti noi conosciamo, il Principe Hans è in procinto di tornare ad Arendelle. E la sua venuta porta alla luce nella gelida Elsa i ricordi di un segreto mai confessato, i ricordi di quanto accadde tra lei e il Principe Maledetto, in una notte di dieci anni fa, sotto un cielo senza luna...
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cuori di ghiaccio'
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Dedicata ad Harley Sparrow, che mi ha portata a shippare questa coppia

Beneath A Moonless Sky

Nevicava.

Non era certo una novità, ad Arendelle.

Non era certo una novità per lei.

Il freddo non mi ha mai infastidita comunque, ripeteva.

E allora perché lo sentiva così tanto?

Perché le pareva che la neve le si fosse depositata sull'anima,formando un cumulo che cresceva e cresceva e cresceva, tra stomaco, ossa e polmoni, e le occludeva la gola, impedendole il respiro che grattava contro lo sterno ghiacciato?

Perché le pareva di sentire, più forte del solito, la presenza del ghiaccio sotto le dita, che si accumulava, pronto a venir fuori e a stritolare tutto nella sua morsa brinata?

Elsa lo sapeva.

La Regina di Arendelle sapeva a cos'era dovuta quella sensazione, e non era mai stata tipo da negare la verità, non quando le si presentava davanti.

No, non lei.

Il suo sguardo scivolò imperturbabile sulle linee sobrie del suo ufficio, seguendo i contorni della semplice scrivania di cedro, osservando la luce palpitante e ormai smorta delle candele, accarezzando l'imponente ritratto di suo padre, e infine fermandosi nuovamente sulla scrivania, sul piano ingombro di carte, su un foglio che agli occhi della regina spiccava violento sugli altri, come sangue sulla neve fresca.

Elsa nemmeno si avvicinò per leggerla. Ne conosceva, parola per parola, il contenuto, l'aveva rievocato cento volte, in quella notte nevosa, e quelle parole che aveva sperato di non udire mai più, le si erano incastrate violentemente, come schegge d'inchiostro sotto la pelle, e nulla riusciva a grattarle via.

 

Alla Regina Elsa di Arendelle, da Klaus, Sovrano delle Isole del Sud

 

Vostra Maestà,

Come Voi forse ricorderete, circa dieci anni fa, il Principe Hans delle Isole del Sud, che ho ora l'onore di poter riconoscere come mio fratello di sangue, fu riconsegnato alla giurisdizione del mio regno, per ricevere il giudizio in seguito agli atti violenti e criminosi di cui si era macchiato nei Vostri confronti e contro il Vostro regno.Ricorderete, immagino, che foste Voi, dopo un periodo treascorso presso il mio palazzo per risistemare le nostre questioni commerciali, ad intercedere presso di me, perché il Principe Hans non fosse condannato a morte, assicurandomi che una punizione più lieve sarebbe stata sufficiente,in quanto il Principe non era intenzionata a commettere mai più simili nefandezze. A distanza di dieci anni, sono felice di poterVi dire che il tempo Vi ha dato ragione. Mio fratello è adesso un Principe e un dignitario esemplare, un onore e uno strumento d'incommensurabile utilità per la nostra Corona. Ho quindi deciso, anche per le sue calde insistenze in merito, d'inviarlo per un periodo presso la Vostra corte, per discutere i termini del contratto commerciale tra i nostri paesi, che, come ricorderete, ha scadenza decennale.

Con la speranza di trovare Voi e la Vostra adorabile sorella in buona salute,

Vostro

Klaus, Sovrano delle Isole del Sud

Elsa strinse i pugni,e la temperatura nella stanza calò bruscamente, facendo spuntare arabeschi di ghiaccio sul vetro della finestra che rifletteva la sua immagine. Strinse i pugni, per contenere l'impellenza del suo potere, e le parve che il ghiaccio le si conficcasse dentro, scavando e rovistando nei recessi più remoti della sua anima.

“Maledetto...” sibilò. “Maledetto!”

 

How dare you try and claim me now?
How dare you come invade my life?


Tentava di trattenere i ricordi, ma non ci riusciva. E se chiudeva gli occhi, rivedeva tutto: i suoi lineamenti, regolari e bellissimi, la riga sottile dei suoi capelli tra il bruno e il rossiccio, il bagliore dei suoi denti caldi e regolari quando si aprivano in un sorriso, quella voce calda e misurata che sembrava poter mordere e accarezzare con la stessa spontaneità.

Sì, Elsa ricordava tutto. E si sentiva piena d'odio per questo.

Le sue calde insistenze in merito...Maledetto! Maledetto per l'eternità! Non bastava tutto quello che mi avevi già fatto? Dovevi aggiungere anche questo? Dovevi tornare indietro e invadere di nuovo la mia vita, quand'ero riuscita finalmente a dimenticarti? Quand'ero riuscita

(davvero, Elsa?)

a cancellarti dalla mia mente?

Elsa si staccò lentamente dalla finestra, gli occhi fissi sulla sua immagine spezzettata dai vari riquadri. Fissò i capelli raccolti, di un biondo che ormai andava sfumando in bianco, malgrado avesso solo trentuno anni, il viso pallido, affilato, sotto la cui superficie immobile si agitava il ghiaccio, la figura dritta, soffocata e appesantita dall'abito nero. Fissò quell'immagine cupa, cercando di associarla a quella che si stagliava nei suoi ricordi. Non ci riuscì.

Ma è accaduto davvvero quello che ricordo? O è stato solo un sogno che abbiamo sognato insieme? E' accaduta davvero, quella notte, o l'ho solo immaginata?

Abbassò la sguardo sulle sua mani, per una volta prive di guanti. Alla luce pallida della luna nascente, le dita lunghe e affusolate parevano mani di scheletro. Mani di morta, come morta si sentiva la loro proprietaria. Ed Elsa distolse lo sguardo, perché non poteva sopportare quell'immagine vivente della sua decomposizione morale. Guardò di nuovo fuori.

Non ricordare, non farlo...

Ma non poteva impedirselo. Aveva celato, domato, non mostrato per tutta la vita. Aveva nascosto il suo segreto sotto la pelle e dentro al cuore. Lo aveva sbattuto in fondo allo stomaco, e soffocato con sbarre di ghiaccio e ossa. Aveva ingoiato il dolore per anni, e adesso bruciava. E il veleno tornava lento, a scorrerle nella vene, sotto la luce morta della luna.

La luna. Non c'era la luna quella notte...

 

Once there was a night ,beneath a moonless sky
Too dark to see a thing, too dark to even try

Hans si svegliò improvvisamente.

Si tirò su con gli occhi ancora pesanti, cercando di distinguere qualcosa nell'oscurità pastosa che lo circondava.

Di solito, c'era la luce della luna, che entrando a raggi dalla finestra della stanza, lo aiutava a discernere i contorni delle cose, ma questa notte il cielo era senza luna, e Hans sentì brividi di freddo corrergli lungo la schiena, ed ebbe l'impressione di vedere cose,cose che si agitavano nella nebbia, e allungavano minacciose verso di lui i loro artigli.

Si ritrasse, irritato contro sè stesso, e allungò una mano verso il posto al suo fianco. Sorpreso di non sentire nulla, toccò la lieve depressione del materasso, ancora piena del calore di chi vi aveva giaciuto, e sollevando gli occhi, gli parve di distinguere un vago scintillio nel buio, la sagoma di una forma indefinita e ben nota.

"Elsa?" chiamò con un filo di voce.

 

I stole to your side, to tell you I must go

I couldn't see your face, but sensed you even so

Lei non rispose, e allora Hans le si avvicinò con cautela, ogni suono amplificato dal silenzio che li circondava. Allungò le mani alla cieca, trovando la pelle nuda delle sue spalle, e le avvolse, cercando di trasmettervi il calore lo pervadeva. La sentì irrigidirsi sotto di sè, e allora le si avvicinò ancora di più, la schiena di lei contro il suo petto, e le loro guanche che si toccavano.

"Elsa?" la chiamò nuovamente, stringendo lievemente la presa.

Lei girò il viso, e Hans sentì improvvisamente contro la guancia il calore umido delle sue lacrime.

"Devo andare, Hans" mormorò con voce rotta.

Tentò di scivolare via da lui, ma si trovò imprigionata contro il suo torace, un braccio di Hans stretto attorno alla vita e l'altra mano che risaliva lungo il braccio, cercandole il viso, per girarlo verso di lui.

"Non andare" fu la risposta.

 

And I touched you
And I felt you
And I heard those ravishing refrains
The music of your pulse
The singing in your veins


“Devo, invece!” quasi gridò Elsa, la voce di colpo stridula, e tentò di nuovo di liberarsi della mani di lui, che le incatenavo gentilmente le spalle. Le lacrime adesso scorrevano libere, ed Elsa era grata alla notte che le celava, grata alla notte che nascondeva la sua colpa e la sua vergogna e il suo disgusto. Riuscì alla fine a liberarsi, e si alzò, sentendosi malferma sulla gambe, consapevole degli occhi di lui, senza vederli.

“Devo andare” ripeté, per la terza volta, la voce rotta dalle lacrime “E' stato un errore, Hans. E' stato tutto un errore!”

I singhiozzi la soffocarono, piegandola in due, e prima che avesse capito come, era di nuovo tra le braccia di Hans, la testa imprigionata contro il suo petto, le braccia di lui che le formavano una gabbia attorno, ed Elsa non voleva fuggire: quelle braccia le davano calore, per la prima volta nella sua vita, e lei voleva sentirlo, quel calore, voleva che le entrasse dentro, spegnendo il freddo che le riempiva il petto, e non importava che a darglielo fosse quel principe maledetto, che a darglielo fosse un mostro, perché lei stessa, in fondo, era un mostro.

Devo andare, devo andare, ripeteva la parte razionale della sua mente, ma tutto cadeva nel vuoto, soffocato dalla musica che sentiva pulsare nelle vene di Hans, quella musica che sentiva scorrere dentro le sue.

And I held you
And I touched you
And embraced you
And I felt you


“Stai tremando...” mormorò Hans. Era la prima volta.

“Tienimi” fu quasi un gemito, nell'oscurità. “Tienimi, Hans”.

Senza aspettare risposta, si arrampicò su di lui, circondandogli la vita con le gambe, e aggrappandosi alle sue spalle, come se fossero l'unica cosa salda al mondo. Lui lasciò fare, conscio solo del freddo e della morbidezza della sua pelle sotto la mani. Elsa abbassò il volto verso quello di lui, le bocche che si sfioravano, i respiri intrecciati,e gli affondò le unghie nelle spalle, avvertendo, improvvisa e impellente, l'ondata del freddo sotto lo sterno. Il freddo corse, si arrampicò per lo ossa, fluendo nelle vene, ed Elsa non tentò di fermarlo,lo lasciò correre, perché se lei si era presa il suo calore, allora era giusto che lei gli passase il suo gelo. Il ghiaccio le uscì dalle mani senza preavviso, e s'irradiò lungo la schiena, seguendo i contorni delle cicatrici che le frustate e le unghie di lei vi avevano lasciato. Hans sussultò, un grido di dolore gli sfuggì dalla gola, e istintivamente prese le mani di lei per allontanarle, ma poi non lo fece. La lasciò fare, lasciò che il freddo lo possedesso, tremando e battendo i denti, le lacrime di Elsa che gli piovevano sul viso, e quando fu troppo, fu lei stessa a togliere le mani, il respiro rotto per l'orrore e il disgusto.

“Cosa ho fatto...” mormorò, portandosi le mani al petto.

“Quello che è la tua natura” rispose Hans, la voce arrochita dal dolore. “ E' questo che noi siamo, Elsa, il dolore e lo solitudine”.

E l'attirò contro di sè, per perdersi nuovamente nella sua pelle, preda di un piacere acuto che si confondeva col dolore lasciato dal ghiaccio.

 

And with every breath and every sigh
I felt no longer scared
I felt no longer shy
At last our feelings bared
Beneath a moonless sky


Le loro mani si cercavano spasmodiche, le loro bocche si sfioravano senza incontrarsi. L'unico suono di cui Elsa era cosciente era il loro respiro affanoso e il sibilo del vento che entrava dalla finestra aperta, portando la neve. La neve. Elsa sentiva Hans tremare e rabbrividire sotto di lei, ma lei invece non aveva più paura, ora che le carezze delle sua mani si confondevano con quella dei cristalli sulle braccia nude. Non c'era più ne paura né orrore e nemmeno gioia: c'era solo quel bisogno improvviso e urgente,e il corpo di lui, pulsante contro il suo, e il battito dei loro cuori, finalmente nudi sotto quel cielo senza luna.

 

And blind in the dark, as soul gazed into soul
I looked into your heart and saw you pure and whole


Elsa non vedeva nulla, i suoi occhi erano acceccati, eppure allo stesso tempo vedeva: vedeva come non aveva mai visto, vedeva quell'anima che teneva tra le mani, e palpitava e splendeva, di un bagliore incerto come il battito d'ali d'una farfalla ferita. Teneva quell'anima nelle mani, oltre il suo fragile involucro di carne, e vedeva: vedeva, senza che lui le avesse mai detto nulla, vedeva i giorni tutti uguali, immobile in una stanza, i visi inespressivi che non si voltavano mai al suo passaggio, i giorni tutti uguali, tutti immobili, assediati da quell'unica, grande domanda

(ci sei Hans? Ci sei davvero?)

e l'odio che gli era montato dentro, anno dopo anno, secondo dopo secondo, e l'aveva riempito, soffocando quanto di buono c'era in lui. E piangeva, Elsa, piangeva nel vedere tutto questo, nell'accarezzargli il volto con mani tremanti, nello sfiorare la bocca che le aveva annunciato la morte di sua sorella, nel sentire quella mani che avevano impugnato la spada, pronta a ucciderla. Piangeva, e sentiva le mani di lui muoversi sul suo volto, cercando di cancellare le lacrime.

Non essere il mostro che tutti temono, Hans. Io so che in te c'è molto di più.

 

Cloaked under the night, with nothing to suppress

A woman and a man, no more and yet no less

La notte era parsa aumentare d'intensità, avvolgendo tutto in un abbraccio soffocante, ma per Hans quell'abbraccio era la libertà: la notte lo nascondeva, lo accoglieva, liberava il suo vero essere, gli toglieva le sue mille maschere con dita gentili, e Hans avvertiva tutto ciò che teneva celato, sotto la sua immobile e dorata superficie, librarsi ed espandersi, finalmente libero. E sentiva che anche Elsa provava quel medesimo senso di libertà, di rilascio: sentiva che la donna che stringeva tra le braccia si stava finalmente lasciando andare, per la prima volta in vita sua, ed era grato all'oscurità che li liberava di tutti i ruoli, che strappava via tutte la catene, finalmente non più Regina e Principe, Strega e Traditore, ma solo Elsa e Hans, solo un'uomo e una donna, sotto un cielo senza luna.

 

And I kissed you
And caressed you
And the world around us fell away
We said things in the dark
We never dared to say


E quando alla fine fu troppo, quando il bisogno si fece troppo impellente, Hans la incatenò contro di sè, ignorando il freddo e la neve, e cercò le sue labbra con una bramosia che non era lontana dalla violenza. Sapevano di freddo, le labbra di Elsa, ed Hans le aprì a forza, quasi divorandole, sentendo la bocca di lei abbandonarsi sotto la sua, e le mani che gli si intrecciavano dietro la nuca, tentando di sostenere il suo impeto. L'oscurità vorticante si strinse attorno a loro come una tenaglia, riducendosi alle loro mani e alle loro labbra, e tutto cadeva e scivolava via, Anna, Arendelle, le Isole del Sud, qualunque cosa non fossero loro due, e loro due insieme.

"Tienimi..." sussurrò Elsa, quando la bocca di Hans la lasciò libera per cercare l'ossigeno.

"Non ho intenzione di lasciarti andare" la risposta fu quasi un ringhio, e poi Elsa risentì le sue labbra, che parevano volerla mordere più che baciare.

 

And I caught you
And I kissed you
And I took you
And I begged you


"Basta..." fu a malapena un sussurro che si perse nel vento.

Hans non le presto ascolto. Le afferrò saldamente i fianchi, costringendola a scendergli dalle ginocchia, e scivolò dal letto, mettendosi in posizione genuflessa davanti a lei, le mani strette attorno ai suoi polsi. Non poteva vederle il viso, ma scorgeva nell'oscurità la scintillio dei suoi occhi forsforescenti, e la paura che li animava era dolce come il miele.

"Vuoi che smetta?" sibilò Hans. Il respiro di lei sembrò accellerare lievemente. "Lo vuoi davvero?"

Lei scosse la testa, senza che lui la vedesse, poi gli prese con forza il viso tra le mani, e lo attirò verso di sè, imprimendogli con foga le labbra sulle sue. Le sentì curvarsi in sorriso di trionfo, mentre la baciava, ma non aveva importanza. Hans si riarrampicò sul letto, tenendola per i fianchi, ed Elsa sussultò nel sentire le unghie affondarle nella pelle. Un braccio di Hans le circondò saldamente la vita, stringendola a lui, l'altra mano s'insinuò tra i suoi capelli, strappandole un gemito di dolore, ed Elsa si trovò stesa sotto di lui, prigioniera e improvvisamente desiderosa di esserlo.

"Non andare..." quella preghiera le uscì quasi involontariamente, ma forse Hans non l'aveva sentita, occupato com'era a soffocarle il respiro in bocca coi baci.

 

With a need too urgent to deny
And nothing mattered then
Except for you and I
Again and then again
Beneath a moonless sky


Il desiderio era ormai tanto impellente da diventare sofferenza; ed Elsa non sapeva a cosa fosse dovuto, sapeva solo che voleva perdersi in lui, in quell'uomo che era un mostro come lei, più di lei, e sapeva che lui provava lo stesso, perché altrimenti non l'avrebbe tenuta stretta con tale forza e non l'avrebbe baciata con tanta violenza. Quando alla fine si staccò, Elsa era senza fiato e tremante. Rimase immobile, rannichiata su stessa, quasi vergognosa, sentendo la mano di lui, percorrerle il fianco in una carezza lenta.

Sentì le palpebre chiudersi, appesantite dal sonno e dalle lacrime. Il calore di lui accanto a sè, la semplice sensazione della sua presenza nel buio, bastarono a far crollare ogni barriera, e ormai mezza sprofondata nel sogno, Elsa esalò quelle tre parole che avrebbe rimpianto per tutta la vita.

"Ti amo, Hans".

And when it was done, before the sun could rise
Ashamed of what I was, afraid to see your eyes
I stood while you slept and whispered a goodbye
And slipped into the dark, beneath a moonless sky

Elsa si era addormentata, ma Hans rimase sveglio.

Si rivestì con movimenti lenti, il fruscio di ogni abito amplificato a dismisura dal silenzio irreale in cui si trovava. Gettò una sguardo fuori dalla finestra, ma l'assenza di luna gli faceva intravedere solo una distesa piatta e nera, punteggiata qua e là dal bagliore irregolare di qualche luce ancora accesa. Lungo la costa, il buio denso della notte cominciava a stemperarsi nell'azzurro bluastro del primo mattino. L'alba era ormai vicina.

Hans finì di allacciarsi l'ultimo bottone e si ristemò la giacca con un movimento rigido e quasi militaresco. Non poteva vedere il suo volto allo specchio, ma intuiva la rigidezza dei suoi lineamenti, cercando di trovarvi un a traccia di trionfo. C'era riuscito, alla fine. Era stato più forte di lei, della Regina delle Nevi. Era riuscito a farle credere quello che voleva, a volgere la situazione a suo vantaggio, ancora una volta, ma non provava nulla. Alcun piacere, alcuna vittoria. Solo qualcosa d'indefinibile e pungente, che pulsava in fondo allo stomaco, e gli riempiva la bocca di un sapore acido, ogni volta che il suo sguardo si posava sulla figura addormentata di Elsa.

Vergogna. Senso di colpa. Conosco queste sensazioni.

Si avvicinò al letto a passi lenti. La neve entrata dalla finestra e quella che lei aveva evocato, aveva finito col creare una patina biancastra sul pavimento. Hans si accostò alla Regina addormentata e la guardò,percorrendo con lo sguardo il suo profilo esile, appena scosso dal respiro regolare del sonno.L'aveva desiderata a lungo. E finalmente, l'aveva avuta. E non con la forza, ma di sua spontanea volontà. Questo era il suo trionfo.

Così fragile. Potrei ucciderla. L'avrei fatto una volta. Potrei farlo ancora.

Sarebbe stato facile. Hans si sedette sul bordo del letto, attento a non svegliarla, e le posò una mano sulla gola. La vena sporgente del collo pulsava debolmente sotto le sue dita. Sì, sarebbe stato facile ucciderla, facile come sbriciolare un fiocco di neve, e poi se ne sarebbe scrollato di dosso i resti. Sarebbe stato facile. Ma Hans sapeva che non l'avrebbe fatto.

Ne avresti il coraggio, dopo quanto è successo stanotte?

Sì, l'avrebbe avuto. E Hans provò improvvisamente vergogna, vergogna di sè stesso, della sua anima nera,accanto a quella candida e cristallina e pura di lei, e sentì il bisogno di allontanarsi, di mettere tra loro quanta più distanza possibile, per non rischiare che il suo ghiaccio lo incatenasse a lei per sempre.

Si tese verso di lei, e le posò la mano sulla guancia. Così addormentata e innocente, sembrava una bambina. Una bambina che aveva preso e stava per buttare come una bambola rotta. Hans la baciò a lungo sulle labbra, l'ultimo bacio di quella lunga notte.

"Addio, Elsa" mormorò a fior di labbra.

Si alzò, e scivolò nel buio del corridoio, diretoo verso la sua stanza, nella materna protezione di una notte senza luna.

E considerati fortunata che ti abbia lasciato andare.

 

And I loved you
Yes, I loved you
I'd have followed anywhere you led
I woke to swear my love
And found you gone instead

.

.

 

Quando Elsa aprì gli occhi, la prima cosa che notò fu che non era ancora giorno. L'alba iniziava ad approssimarsi all'orizzonte, ma attorno a lei era ancora tutto buio.

Elsa rimase ferma per qualche istante, avvertendo un'inquietudine indefinibile montare dentro di lei, e senza più riuscire a trattenersi, allungò la mano verso di lei, tastando il posto accanto al suo.

Il cuore diede un balzo, e poi si fermò.

Hans non c'era.

"No!"

La verità si presentò chiara agli occhi di Elsa, ma per la prima volta in vita sua, volle negarla. Prese a guardarsi frenetica nell'oscurità, il respiro ansimante come quello di un animale braccato, e tutto le parole d'amore che aveva sulle labbra si confondevano e si scontravano con i gemiti che il dolore le strappava dal petto.

"No...no..."

Trattenendo le lacrime, si gettò fuori dal letto, senza sapere cosa fare, sapeva solo che voveva ritrovarlo, doveva ritrovarlo, o sarebbe morta. Ne aveva la certezza, e ne ebbe la certezza anche nel momento in cui, completamente priva di ogni energia, si abbatté sul pavimento, rannichiata come un animale ferito, il respiro stracciato che tentava di buttar fuori dall gola per non rimanere soffocata.

Se n'è andato. Era tutta una finzione, una finzione. Ti ha usata per salvarsi. Se n'è andato, se n'è andato, se n'è andato.

Le sue mani, strisciando alla cieca sul pavimento, trovarono la veste che solo poche ore prima lui,le aveva strappato di dosso. L'afferrò e se la strinse convulsamente al petto, raggomitolandovisi sopra, quasi potesse coprirla dalla sua vergogna, dal suo disgusto, dalla sua disperazione.

Rimase lì per quelle che parvero ore, senza forze per muoversi, piangere o parlare. Rimase lì per ore, e ogni minuto che passava il ghiaccio aumentava e le copriva il cuore, fino a non lasciarle dentro più nulla di vivo.

 

And I loved you
(How I loved you)
And I left you
(And I loved you)

Il destino è beffardo, a volte. Si diverte a farci credere che un minuto in più o in meno avrebbe potuto cambiare la storia. Talvolta è così. Talvolta no. Talvolta quello che deve accadere semplicemente accade, e non è solo questione di minuti.

Elsa fissò il suo volto immobile riflesso nella finestra, e il dolore antico, il dolore che era riuscita a seppellire, ritornò di colpo in superficie con prepotenza, tingendo ogni cosa del suo odore nero e gelido. Sì, soffriva. Dopo tanto tempo, ancora soffriva.

Io l'amavo, maledizione, l'amavo! Possibile che non se ne fosse accorto? O non gli importava nulla e per lui era stato tutto un gioco?

 

 

And I had to, both of us knew why
We both knew why

Ma era storia vecchia, ormai.

Elsa si passò lentamente le mani sulla gonna per lisciarne le pieghe. Adesso, a mente fredda, vedeva più chiaramente. Vedeva la doppiezza di Hans, e quanto facilmente si fosse fatta ingannare. Eppure, una parte di lei continuava a credere di aver avuto ragione, quella notte. Una parte di lei continuava a credere di aver visto, sotto la maschera del Principe Traditore, il bimbo smarrito e confuso che era stato.

Col senno di poi, ti ha fatto un favore. Cosa sarebbe potuto esserci tra voi? Niente, assolutamente niente. Eravate due mostri, e per i mostri non c'è lieto fine.

 

And yet I won't regret
From now until I die
The night I can't forget
Beneath a moonless sky

Tornando indietro, avrebbe cancellato quella notte?

No, e lo sapeva.

Non era mai stata tipo da negare la verità, non quando le si presentava davanti.

No, non lei.

Quella notte si era sentita viva, viva di una vita prepotente e inebriante, come non le era mai capitato. Hans aveva sciolto il freddo che le sigillava il petto, e aveva riempito il suo vuoto del calore delle sue mani, e malgrado il ghiaccio fosse tornato a formarsi, e la sofferenza le togliesse ancora adesso il respiro, Elsa sapeva che ne era valsa la pena.

 

And now?

E adesso, Hans sarebbe tornato.

Avrebbe rivisto il suo volto. Avrebbe riudito la sua voce. Lo avrebbe guardato di nuovo negli occhi.

Elsa strinse le mani, e si chiese cosa avrebbe fatto quando se lo fosse ritrovato davanti.

How can you talk of now?

Ma già lo sapeva.

Niente.

Celarlo, domarlo, non mostrarlo.

Per lei, Hans era un'estraneo.

Un'estraneo che le aveva regalato momenti indimenticabili e aveva sciolto il ghiaccio del suo cuore, una notte di tanti anni fa, sotto un cielo senza luna.

Ma il ghiaccio era di nuovo lì e oramai nulla l'avrebbe più potuto far andar via.

For us-there is no now

 

Nota dell'autrice:per chi non l'avesse capito (mi rendo conto di essere stata un po' criptica in alcuni passaggi) ecco che la storia che la mia mente bacata ha immaginato: dopo il tentato omicidio di Elsa e Anna, Hans è stato rimandato nelle Isole del sud e sottoposto al giudizio dei suoi fratelli. Poiché non crede alla pena di morte, Elsa si è recata nel suo regno per fargli avere una pena meno severa, e frequentandolo, si è innamorata di lui. Hans l'ha lasciata fare, in parte per salvarsi la pelle, perché è un bastardo manipolatore, in parte per il suo antico desiderio nei suoi confronti(vedere la mia shot “Mi Distruggerai”), desiderio che suo malgrado, si trasforma in qualcosa di più. I due vivono alla fine una notte di passione, alla fine della quale Hans abbandona Elsa, perché non può sopportare il senso di colpa per averla manipolata in quel modo. Elsa, distrutta, convince comunque i suoi fratelli a risparmiargli la vita, e poi riparte per Arendelle col cuore spezzato. All'inizio voleva essere il prologo di una long, ma non ho sinceramente idea di come farla proseguire, e quindi per il momento rimarrà una one-shot (lunga come una tesi di laurea, ma vabbé...). Questo è il link della canzone usata:

http://youtu.be/rFzp5CiuJP4

Come accostamento, mi sembrava azzardato, ma più scrivevo e più mi pareva adatta. E niente, è la prima volta che scrivo qualcosa di vagamente lime in vita mia e ho avuto la conferma di non esserci tagliata. Recensite numerosi, anche solo per farmi notare che dovrei darmi all'ippica!

Catcher

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

  
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