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Autore: Jessy Pax    16/08/2014    5 recensioni
“Ti amo. Hai capito?”
Erano passati dodici mesi e settantuno giorni.
Felicity non aveva mai perso il conto da quella notte frenetica, non poteva permettersi di perdere nemmeno un minuto, le era indispensabile per tenere bene a mente che era stato solo un piano per incastrare Slade.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Roy Harper
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Unthinkable? No more.




 
 
 
 
«Oliver!» Felicity, appena vide il ragazzo immobile a terra, lasciò Diggle nelle mani di un poliziotto e corse verso l’eroe incappucciato. Non le importava se aveva appena svelato il vero nome del Vigilante, non le importava se in quell’appartamento rude, era presente anche Quentin Lance; ciò che era fondamentale in quel momento, era soccorrere Oliver Queen.
Fel fu subito dal suo amico e gli prese la testa tra le mani. Lo scosse cercando di procurare qualsiasi specie di reazione ma, purtroppo, il corpo fermo e rigido di Ollie, non prometteva nulla di buono. «Oliver, dannazione, riprenditi! Mi senti?» La ragazza gli tolse il cappuccio e avvicinò il proprio orecchio al naso dell’eroe. Non respirava. Felicity gli alzò le palpebre e le iridi chiare erano rovesciate all’indietro; gli diede uno schiaffo in preda all’ansia, ma non c’era modo di svegliarlo. «Oliver, ti prego, non lasciarmi. Ti prego!» Velocemente gli sbottonò  la felpa di pelle che gli avvolgeva il petto. Non era molto pratica nel pronto intervento ma sapeva che, con la respirazione bocca a bocca e un massaggio cardiaco, si poteva acquistare tempo. Posizionò le proprie mani sopra il cuore di Oliver e le sovrappose. «Uno, due, tre, quattro, cinque…» iniziò a contare ritmicamente mentre gli massaggiava il torace; continuò, non si arrese, frizionò il cuore fin quando non sentì dolore alle braccia. Dietro di lei, nel frattempo, si sentivano urla da parte di poliziotti e di Jonathan Crane. A Felicity non le importava però, non le interessava cosa stava accadendo, voleva solo riportare in vita il suo unico amore. «Oliver, avanti! Non puoi lasciarmi in questo modo. Ho bisogno di te!» Avvertì le proprie lacrime a iniziare a solcare le guance chiare. Tirò su col naso e smise con il massaggio cardiaco. Gli tappò le narici con due dita e gli aprì leggermente le labbra per appoggiare le proprie a quelle di lui. Soffiò profondamente, una volta, due volte, tre volte… fin quando sentì che non aveva più fiato in corpo. Si lasciò andare ad un singhiozzo di paura e stremo, non sapeva più che fare. Oliver non si svegliava e non poteva chiedere aiuto a Diggle dato che non aveva ancora ripreso perfettamente coscienza.
«Ѐ morto. Il tuo eroe è morto!» Felicity aveva il fiatone e volse il capo appena sentì il grido dello Spaventapasseri proprio dietro di lei. Lo guardò in quegli occhi chiari e gelidi e una rabbia profonda e viscerale, investì la ragazza come una tempesta. Strinse gli occhi e tornò sul corpo morto del Vigilante. «Tu non morirai, non oggi!» Tirò su le maniche fino al gomito e prese lunghi respiri per ricaricarsi. Spostò ancora di più la felpa verde del ragazzo per avere il busto completamente esposto. Serrò le mani e con una rincorsa le portò sopra la testa. «Ti amo. Hai capito?» Pronunciò quella frase a denti stretti, con tutto l’odio e l’amore che provava nei confronti di Oliver Queen. Scagliò i pugni contro il torace del giovane, con una tale forza che non pensava di possedere. Pensò di avergli fatto del male ma al contrario, sembrò funzionare!
Oliver spalancò gli occhi e, sobbalzando, si sollevò da terra respirando fortemente. Tossì grave e si toccò il petto con la mano. Tirò indietro la testa cercando ossigeno; girò la testa alla sua sinistra e finalmente vide l’angelo che lo aveva salvato. Le sorrise debole e allungò la mano per chiuderla sulla guancia di lei bagnata dalle lacrime.
«Mi hai salvato…»
Felicity annuì velocemente e tirò ancora su col naso. Prese la mano di Oliver e gli diede un bacio fugace. «Lo farò sempre!» Rimasero alcuni minuti fermi in quelle loro posizioni. Lui si stava aggrappando alla consapevolezza che lei era reale. Non era un’allucinazione. Felicity era lì, davanti a lui, la stava toccando, non era ferita, stava solo piangendo, ma nei suoi occhi vi leggeva felicità nonostante tutto.
«Grazie» Oliver sussurrò quelle parole poco prima di poggiare la fronte sulla spalla piccola di Fel.
La ragazza colmò quella distanza con un abbraccio. Avvolse il giovane con le braccia e gli diede un bacio sui capelli. «Non dirlo neanche per scherzo.» Sentiva il fiato corto e affaticato dell’arciere, solleticarle il collo. C’era ancora trambusto alle spalle di lei, ma non aveva alcuna importanza. Stavano vivendo il loro momento felice e, per una volta, sentirono entrambi di essere uniti nell’anima all’unisono.
Oliver, d’un tratto, alzò il viso e allarmato guardò oltre Felicity. «Laurel deve essere salvata, lei è ancora dietro quella colonna!»
«Oliver, è tutto ok. Laurel sta bene.» Fel, voltandosi, indicò Quentin. «Guarda, è con suo padre.» Li guardò ancora. Lei era scossa ma non sembrava avere ferite gravi. Oliver sospirò sollevato e anche lui restò in silenzio a osservare gli altri. Lo Spaventapasseri non era più nell’appartamento, forse la polizia lo aveva catturato. Dig era poggiato al muro e aveva gli occhi chiusi; Dio solo sa cosa gli era capitato, giù, al quarto piano! Laurel aveva delle profonde occhiaie violacee e lo sguardo perso nel vuoto.
«Ho bisogno di sapere cosa è successo, Felicity.»
«Lo so, ma non ora.» La ragazza tornò a prestare attenzione ad Oliver e subito gli coprì il viso con il cappuccio. «Tu e Diggle avete bisogno di riposo, quando vi sarete ripresi vi spiegherò tutto.»
«Aspetta…» Oliver provò ad alzarsi ma gli venne un capogiro, così, Felicity fu subito in suo soccorso e l’aiuto a rimettersi in piedi. Fece passare il braccio grosso sulle spalle piccole di lei e con una spinta lo riportò in sesto.
«Dig!» Felicity chiamò il loro amico che subito alzò lo sguardo nella loro direzione. «Andiamo al covo.» John annuì e, zoppicando, iniziò ad uscire da quell’appartamento del terrore. Oliver, prima di seguire il passo di Felicity, guardò Laurel. La donna seguì con lo sguardo i suoi due compagni di avventura e sorrise. Un sorriso fragile, proprio come era lei in quel momento.
«Detective?» Ollie chiamò Quentin e il signor Lance sospirando ascoltò il Vigilante. «Dove è stato portato lo Spaventapasseri?»
«Verrà trasferito all’Arkham Asylum di Gotham City. Quel pazzo ha bisogno di essere internato e spero che soffra tanto da fargli rimpiangere di essere nato!» Quentin Lance era adirato e nervoso, Jonathan Crane aveva messo in pericolo la vita di sua figlia e, Oliver, non poteva certo biasimarlo. Con un cenno del capo, Ollie annuì e lasciò che i poliziotti continuassero il loro lavoro, sparendo così nel buio di quell’edificio.
 
 
 
 
 
 
La mattina seguente
 
 
 
Starling City, era di nuovo al sicuro.
Erano passate solo 24 ore dall’arresto di Jonathan Crane eppure, quasi magicamente, durante la notte nemmeno una sirena della polizia aveva svegliato i cittadini della metropoli. Come d’incanto, sembrava che la criminalità avesse deciso di andare in vacanza.

“Lo Spaventapasseri è stato catturato. Il criminale soffriva di disturbi di bipolarismo.”


“Jonathan Crane alias Spaventapasseri sarà solo un incubo per Starling City. Catturato e trasferito a Gotham City, verrà sottoposto a cure psichiatriche. “


“Bruce Wayne, magnate della ‘Wayne Enterprises’ dona una sostanziale somma di denaro alle famiglie delle vittime dello Spaventapasseri.”
 
Oliver, seduto sulla panchina del parco della città, sfogliava il giornale leggendo i titoli più interessanti.
Sorrise in silenzio leggendo che quel magnate miliardario aveva donato così tanti soldi alle famiglie delle vittime, a quanto pareva, Bruce Wayne era la versione più oscura di Oliver Queen. Uomo misterioso, colmo di segreti, e restio nel rivelare ai media i propri scheletri nell’armadio. Così lo descrivevano i giornalisti.
«Oliver?» Il ragazzo sollevò gli occhi e sorrise ripiegando il giornale per metterlo al suo fianco sopra la panchina. Laurel Lance aveva chiesto di vedere il suo amico al di fuori del covo, ma Oliver non aveva capito per quale motivo.
«Hey! Al telefono sembravi piuttosto preoccupata, che succede?» Laurel si sedette vicino ad Oliver e posò la borsetta sulle gambe.
«Succede che, non voglio più essere Black Canary.» La rivelazione della ragazza stupì Ollie che, incredulo, la guardò come se stesse scherzando.
«Aspetta, che vuoi dire? Ѐ uno scherzo? Vuoi lasciare per quello che è successo con lo Spaventapasseri?»
Laurel chiuse gli occhi e sospirò stanca. «No, Oliver. Cioè, in parte sì.» Guardò malinconica il suo amico e scosse la testa lievemente. «Non sono pronta per essere un’eroina, non sono pronta per affrontare determinate situazioni. Sento la necessità di abbandonare per un po’ il covo e tutto ciò che riguarda te e Starling City.»
Oliver aggrottò la fronte e passò una mano tra i capelli. «Quindi è a causa mia che molli…»
«Ti prego, Ollie… non è sempre a causa tua che accadono le cose!» Laurel sembrava afflitta.
Il giovane annuì confuso e puntò lo sguardo in lontananza, ascoltando i rumori della città.
«Andrò via da Starling City, per un po’.»
«Cosa? Che stai dicendo?» Oliver alzò leggermente la voce e ruotò il busto per guardare meglio la sua amica. Quello che stava dicendo Laurel, non aveva alcun senso per lui.
«Sto dicendo che raggiungo Sara.» Sollevò le sopracciglia e strinse ancora di più la borsetta per ruotare anche lei con il busto proprio come fece Oliver. «Ollie, è la scelta più saggia che io possa fare. Ho bisogno di mia sorella più di chiunque altro. Ho bisogno di Sara.» Sospirò e sollevò le spalle. «Non posso continuare ad andare avanti credendo che prima o poi mi trasformerò in una eroina come per magia. Ho bisogno di uno stimolo, di una motivazione! Voglio essere un eroe come voi ma per come sono ora, non potrò fare altro che incasinare la mia situazione. Ti prego, comprendimi e accetta la mia scelta.» Lo sguardo di lei stava implorando Oliver e il ragazzo tentò di mettersi nei panni dell’amica.
«Va bene.» Fece cenno di sì con il capo e sorrise più tranquillo a Laurel. «Capisco la tua scelta, so cosa stai cercando di dirmi. Vuoi scoprire chi sei realmente e pensi che Sara e la Lega degli Assassini possano aiutarti.» Alzò le mani in segno di resa e si alzò in piedi invitando Laurel a fare lo stesso. «Non sono d’accordo ma è ciò che farei anche io.»
Laurel sorrise grata e felice per quella sorta di approvazione che gli era stata concessa dal suo migliore amico. Si gettò su di lui abbracciandolo forte. «Grazie, Ollie.» Si staccò e issò in spalla la borsa. «Partirò oggi stesso.»
Oliver sgranò gli occhi ma non disse altro, si limitò ad annuire ancora e infilare le mani in tasca. «D’accordo. Stai attenta, Laurel…»
«Mi mancherai.»
«Sì, anche tu.» Rispose Oliver. La ragazza si allontanò dal parco e  lasciò alle spalle il suo passato per andare in contro al suo futuro. Non sapeva cosa le attendeva ma sarebbe stata con Sara e questo, per la prima volta, la fece sentire viva.



Oliver entrò nel covo, si fermò in cima alle scale per osservare quel posto dall’alto.
Dig era a casa, con la sua famiglia, Ollie aveva preferito che restasse lontano dalla base del Team Arrow per quella mattina.
Roy era impegnato con Sin, quindi, non sarebbe stato un problema.
C’era solo Felicity, seduta sulla sua solita poltrona mentre armeggiava sulla tastiera del computer. Oliver sorrise senza che lei potesse vederlo e iniziò a scendere i gradini.
«Ieri ti avevo chiesto di restare qui nel covo. Non mi hai dato retta!» Felicity sobbalzò a quel rimproverò di Oliver.
«Hey, mi hai spaventata!» Tirò su gli occhiali, scesi un po’ troppo sul naso e li rimise in sesto. Sorrise divertita e piego la testa, proprio come fece la prima volta che incontrò Oliver Queen. «Beh, ho salvato la tua vita, quella di Dig e quella Laurel, ho fatto catturare anche lo Spaventapasseri. Tutto questo con una semplice telefonata alla polizia. Direi che mi sono meritata l’appellativo di “Eroina dell’anno”!»
Oliver rise e annuì avvicinandosi alla sedia girevole della ragazza. «Colpito! Hai ragione.»
Felicity lo guardò incuriosita, ricordava cosa le aveva detto nel covo. Oliver aveva rivelato che quello che le aveva detto prima di fermare Slade era tutto vero, ma non volle indagare, preferì che quell’argomento restasse in sospeso. Soprattutto perché aveva paura che si sarebbe rivelata solo l’ennesima farsa. Sospirò alzandosi dalla sedia per prendere il giornale lì accanto.
«Hai letto? Questo Bruce Wayne di Gotham ti somiglia molto. Beh… metaforicamente parlano, tu ormai sei al verde.» Chiuse gli occhi imprecando a bassa voce. «Non volevo dire che sei povero, in realtà non lo sei così tanto, solo che Bruce Wayne è il magnate del momento, insomma si sta creando visibilità, ecco…» Felicity sospirò appoggiandosi alla scrivania e gettò via quel giornale che la stava facendo imbrogliare. Oliver era divertito e tirò via le mani dalle tasche facendo un passo avanti.
«In verità io sono più ricco di lui. Ho una cosa che Bruce Wayne non ha.»
Felicity sgranò gli occhi e fece spallucce. «Cosa?»
«Tu!» Oliver colmò quel metro di distanza che lo separava da Felicity. Le prese il viso tra le mani e finalmente, dopo mesi trascorsi a desiderarsi e amarsi senza ammettere i proprio sentimenti, posò le labbra su quelle di lei.
Felicity rimase rigida, sorpresa. Si sentiva le gambe molli e lo stomaco si intorcinò su se stesso. Posò le mani sui polsi di Oliver quando  si staccò di poco per guardarla negli occhi sorridendo. Quel sorriso che lo aveva visto fare tantissime volte, ma che non aveva mai potuto ammirare da così vicino.
Tornò a baciarla, a sugellare quel sentimento che non avevano mai avuto il coraggio di  confessare.
Un bacio che la lasciò senza fiato. Un bacio che non permetteva di pensare o sognare ad occhi aperti, le labbra di Oliver non erano mai state così loquaci come in quel momento e Felicity, fu finalmente libera di esprimere le proprie emozioni.
Cinse il capo del ragazzo con le braccia e lo avvicinò di più a se, bisognosa di fargli capire cosa provava nei suoi confronti.
Ollie, non aveva mai baciato nessuna ragazza come stava facendo con Fel. In quell’atto così intimo, non c’era nulla di volgare, c’era solo amore, protezione, orgoglio, devozione, sentimento.
Oliver riprese fiato sulle labbra rosse della ragazza. Si sentivano entrambi febbricitanti e i loro sguardi erano colmi di significati. «Ti amo, Felicity. Hai capito?»
La sua IT girl, si sentì mancare. Le tremò il labbro e si sporse per tornare sulla bocca del ragazzo che aveva amato dal primo momento che lo aveva visto entrare nel suo ufficio.
«Sì.» Sorrise imbarazzata e felice al tempo stesso. «Ti amo anche io.» Oliver la strinse ancora di più ma a un certo punto Felicity lo allontanò, e lui credette che le avesse fatto qualcosa per farla reagire a quel modo. «Però… smettila di chiedermi se ho capito!» Si guardarono intensamente e scoppiarono a ridere insieme per poi riprendere a desiderarsi, recuperando così, tutto il tempo perso in questi anni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


|| Eccoci qui! La fine di questa avventura!
Ebbene sì! Questo, è l’ultimo capitolo della mia fan fiction.
Era da un po’ che pensavo al finale e beh, eccolo qua.
Voglio ringraziare tutti voi che ogni giorno visualizzate la mia FF, grazie a chi ha recensito costantemente, a chi mi ha seguito e ha sclerato con me! Grazie a tutti voi che mi avete permesso di continuare a scrivere!
E’ stato un “viaggio” appagante e spero che anche quest’ultimo capitolo sia di vostro gradimento!
Come avete potuto leggere, Laurel non è morta come molte di voi mi aveva chiesto di fare! Ma, ragazza, credetemi, avrei voluto farla fuori anche io ma poi ho pensato “Che effetti avrebbe avuto su Oliver?”. Ecco, quindi, principalmente è stato questo a impedirmi di realizzare il vostro e anche mio sogno! Ma in realtà penso che così sia meglio! Lontana da Starling City con Sara!
Comunque, i nostri Olicity finalmente esistono! Ed io non potevo esserne più contenta!
Grazie! ♥ Modifica in data 16/02/2015 ---> Ho pubblicato da poco il continuo di questa fan fiction, potete trovarla qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3027942&i=1
   
 
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