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Autore: Soul Sister    21/08/2014    3 recensioni
Dal primo capitolo:La mia vita era sempre stata come una di quelle sit com americane, piena zeppa di colpi di scena, ma sempre prevedibili. Di quelle con teenager alle prese con qualche cretino super-figo che le tormenta e rende la loro vita un inferno, ma che, inevitabilmente, poi, le fa innamorare di lui come delle povere pere cotte.
Ma, fortunatamente, io non ero la classica ragazza da sit com che s’innamorava del cretino della città. Io ero la teenager che affrontava il deficiente in questione, perché, purtroppo, anche nella mia prevedibile realtà, lui esisteva.
Non poteva mica non esserci. Perché quella presenza era peggio di una piaga in via di putrefazione, un porro peloso, un foruncolo, e resisteva.
Ma, se nelle sit com, poi diventava l’eroe, si poteva star certi che qui, nella mia città, nella mia vita, lui non sarebbe mai diventato magicamente il santo della situazione. Non c’erano segreti scabrosi della famiglia che l’avevano irreparabilmente rovinato, niente maschere che nascondevano un cuore d’oro. Eh sì, perché, purtroppo, il figone del mio, di villaggio, lo conoscevo fin troppo bene. Perchè le nostre famiglie erano amiche da quando mio padre e mia madre andavano al liceo, e, come se non bastasse, una delle mie sorelle era fidanzata col fratello maggiore della mia nemesi. Solo per informazione, nel mio universo, la pustola, colui che rompeva le palle insistentemente, aveva il famoso nome di Adam Brown: mi rifiutavo categoricamente di ritenerlo mio cognato. Era troppo..deprimente.
Restava il fatto, che la Pustola aveva appena segnato la sua ora.

-Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Sono piuttosto sicura che metà dei lettori di questa storia sia convinta che l’autrice di questa storia sia morta, mentre l’altra metà probabilmente mi odia perché sono sparita di nuovo e per così tanto tempo. So che più e più volte ho risposto in messaggi privati che sarei tornata con un nuovo capitolo, ma nonostante ciò sono passati ancora mesi e mesi e non è arrivato un tubo.

Vi giuro, non stavo dicendo bugie quando ho detto che stavo scrivendo. STAVO scrivendo il capitolo, ed ero circa a quota 7 pagine. Ce l’ho ancora, è lì nella mia cartellina ‘Amore Irrazionale’ che aspetta di essere completato. Questo perché, nonostante la mia improvvisa scomparsa, non ho mai avuto intenzione di abbandonare la fan fiction. Non potrei mai farlo, perché la fic è la mia creatura e io non riesco ad abbandonare mai veramente le cose che ho amato. Infatti camera mia è ad uno stadio di accumulo che potrebbe fare concorrenza a quelli di ‘Sepolti in casa’, ma questo c’entra poco, vero?

Quando ho iniziato questa fan fiction è stato esattamente come iniziare un viaggio. O una corsa sulle montagne russe, considerando gli alti e i bassi che ho avuto con essa. Ma è stata in assoluto una delle esperienze più belle e soddisfacenti della mia vita.

So che la fan fiction in sé non è nulla di ché, che non è profonda o scritta da dio ( e diciamocelo, quando ho iniziato a scriverla non era di certo scritta bene ) e forse la storia è banale, ma la risposta è stata più di quanto mi sarei immaginata o di quanto avessi mai sperato. Ero una tredicenne sognatrice e un po’ illusa che sognava di diventare scrittrice e iniziava a fare i primi passi nella categoria delle fanfiction Originali; non mi sarei mai, mai aspettata che potesse essere seguita da tante persone. Certo il numero di seguito non era esorbitante, ma era di certo esorbitante e sconvolgente per me.

Per di più, nello stesso periodo stavo iniziando le scuole superiori e vi confesso che la transizione per me è stata difficilissima e ho passato davvero un brutto anno scolastico dal punto di vista relazionale a causa dei miei compagni di classe. Vi basti sapere che la mattina non volevo alzarmi dal letto all’idea di entrare in classe con le persone che mi facevano sentire tanto a disagio con me stessa.

Scrivere questa storia mi ha aiutato. Mi ha aiutato davvero. Scrivere mi aiutava a liberare la mente e rilassarmi, mettevo i miei sentimenti non corrisposti in quello che stavo facendo, e l’entusiasmo di voi lettori mi faceva sentire bene con me stessa, perché in qualche modo stavo facendo qualcosa di bello per gli altri e qualcosa di bello per me allo stesso tempo.

Quindi, sono davvero legata ad Amore Irrazionale perché è la mia creatura, ma anche perché è stata il mio porto sicuro.

Poi è successo che, per una serie di eventi nella mia vita, ho trovato un porto sicuro in altre cose e l’ispirazione per la storia è andata scemando. Non so perché, non è qualcosa che ho mai voluto. Ho scritto per un anno circa su Glee, ma nell’ultimo anno non sono riuscita più a scrivere niente. Non so perché. So di certo che dall’estate scorsa ho forse concluso due One Shot, ed entrambe le ho scritte per una mia amica.

Non so perché, ma non sono soddisfatta di ciò che scrivo o come lo scrivo, quindi – anche se ho idee – finisco per abbandonare tutto per frustrazione. E questo è il motivo per cui l’estate scorsa non avete letto il ventesimo capitolo della storia, nonostante lo stessi veramente scrivendo.

È parecchio irritante questa situazione. Non avete idea. È come quando ti viene da starnutire, tu cominci a fare smorfie oscene, sei già lì in posizione ma poi lo starnuto se ne va. Immaginate che lo starnuto sia l’ispirazione.

Voi non lo sapete, ma Natalie e Adam mi hanno invaso i sogni per almeno due anni buoni. Non penso possiate immaginare la quantità di scenari che mi sono dipinta in mente, quanti altri capitoli ci sarebbero stati se avessi avuto la costanza e il tempo di scriverli. E magari, magari potrei scriverli. Ma non prometto nulla, perché, come avete potuto notare, quando si tratta di scrivere non posso permettermi di promettere un fico secco, nonostante le mie buone intenzioni.

Sta di fatto che prima, mentre mi facevo il Silk Epil, ho cominciato a pensare a Natalie e Adam (non chiedetemi nemmeno il perché). E ho realizzato che voglio terminarla questa storia, voglio terminarla per rispetto a voi, ma anche per una sorta di dovere personale. Ve l’ho detto, la storia è la mia creatura e la porto in grembo dal 2010. E poi voglio terminarla anche perché l’ho iniziata l’estate prima di andare alle superiori come vi ho detto e, beh, vorrei terminarla prima della fine del mio quinto anno. Sapete, una sorta di chiusura simbolica di un’era. Di un periodo della mia vita. Quindi, sì, insomma. Vi sto dicendo che, non so esattamente quando, ma ho intenzione di finirla. Poi non so se qualcuno ci sarà a leggerla, spero almeno che leggiate questo avviso.

In conclusione, volevo solo chiedervi scusa per essere sparita così, di punto in bianco e di non essere tornata quando promesso. E vi ringrazio anche per il sostegno che, comunque, avete continuato a darmi e l’interesse che avete dimostrato per la storia. E per tutto quello che avete fatto per me, specialmente all’inizio di questo ‘viaggio’.

Spero di tornare presto, nel frattempo....perché no, vi metto un pezzettino di quello che ho scritto l'ultima volta. Non so se il prossimo capitolo inizierà effettivamente così, magari cambierò tutto, ma intanto vi do qualcosa perché ve lo devo.

Vi mando un bacio immenso,

Giorgia.

×××

Dedicato a voi <3

Io l'avevo detto che studiare insieme sarebbe stata una pessima idea. Non che il mio parere fosse necessario, era piuttosto ovvio che io e Adam insieme nella stessa stanza con le porte chiuse con la scusa di non voler essere disturbati non ci saremmo mai dedicati ai libri, nemmeno con l'imminente interrogazione di storia che incombeva su di noi il giorno dopo. Per di più, dopo ciò che era successo quella notte, eravamo ancora più sensibili alla vicinanza dell'altro.

Infatti la porta della mia stanza non era ancora chiusa alle spalle di Adam, che lui mi ci aveva sbattuta contro - con tutta la delicatezza possibile, ovviamente, o gli avrei tranciato le palle - per aggredirmi le labbra in un bacio bisognoso. Un bacio che stava ormai continuando da un quarto d'ora mentre ce ne stavamo straiati sul letto di Rose, bacio che mi stava letteralmente fondendo i neuroni e che avrei lasciato deliberatamente degenerare, se non avessi avuto una fastidiosa coscienza a ricordarmi di voler passare l'anno e un padre di sotto a guardare la partita di football.

"Adam.." mormorai tra i suoi baci, cercando di richiamare la sua attenzione.

Adam scese con le labbra a baciarmi il collo, lasciando prendere una boccata d'aria sia ai miei polmoni che al mio cervello. Era così bello che non avrei mai voluto bloccarlo, ma avevamo davvero bisogno di fermarci per studiare. Tanto non ci correva dietro nessuno ed avevo decisamente intenzione di riprendere il discorso in un altro momento. "Adam, dobbiamo studiare.."

"Abbiamo tutto il pomeriggio per farlo" fu la sua risposta, prima di sollevare il viso e tornare a baciarmi sulla bocca. Lo assecondai per qualche secondo - perché, ehy, chi rifiuta un bacio da Adam Brown? - prima di provare a premere i palmi delle mie mani sulle sue spalle per farlo staccare.

"No, Adam, seriamente." Il tono della mia voce fu abbastanza deciso da attirare davvero la sua attenzione e si sollevò sui gomiti per guardarmi in faccia. "Dobbiamo prepararci entrambi. Io ho un brutto voto da recuperare, e tu una buona media da mantenere."

Adam s'imbronciò tutto d'un botto. "Non puoi pretendere che io studi quando ho te così vicina."

"Questo era esattamente il motivo per il quale pensavo che fosse un'idea stupida, ma tu volevi vedermi così tanto.." risposi, un sorrisetto che minacciava di spuntarmi nonostante cercassi di essere imbassibile. Adam era decisamente troppo adorabile così per la mia salute psico-fisica. Da quando era diventato così tenero? Giuro, mi sembrava di avere la versione maschile e adolescente di Kate, il che non aiutava decisamente. Non sarebbe stato male se avesse assunto di nuovo l'aria da faccia da culo che aveva quando mi incollava cicche nei capelli e mi tirava tranci di pizza: perlomeno avrei avuto l'impulso di staccarmelo di dosso.

"Tu non volevi vedermi? Penso che il mio cuore si sia appena spezzato."

Scoppiai a ridere di cuore, prima di baciare il suo broncio un'ultima volta. "Coraggio, alzati e prendi il libro di storia."

Adam mi guardò con i suoi grandi occhioni verdi, tentando di impietosirmi con quello sguardo illegale, prima di sbuffare e sollevarsi del tutto. "Ti odio."

"Anch'io ti odio, mister sono convinto che il mio cuore batta solo per te ormai." Lo presi in giro con un sorrisetto strafottente, mentre Adam mi scoccava un'occhiataccia in risposta.

"Non prendermi in giro, ero trasportato dal momento. Una piccola défaillance." rimbrottò, puntandomi l'indice contro.

Io ridacchiai. "Sì, una piccola défaillance che a momenti mi cariava tutti i denti."

"L'hai detto tu che hai una passione per i dolci." Adam fece spallucce, prima di voltarsi verso il suo zaino che aveva lasciato cadere sul pavimento nella foga del bacio di prima. Lo raccolse e lo posò sulla scrivania di Rose, mentre io mi allungavo verso il pavimento per raccogliere il mio libro di storia precedentemente abbandonato e l'evidenziatore.

"Ho una passione per i dolci, non per le carie!" specificai comunque, tornando seduta composta con le spalle contro al muro e le gambe incrociate.

Adam grugnì. "Sai cosa?" disse, "A questo punto, per non farti peggiorare il male ai denti rimarrò zitto per tutto il pomeriggio e mi dedicherò al mio vero amore."

"La storia?" chiesi, divertita.

Adam annuì, impettito. "Sì. La nostra è una relazione stabile e duratura. Infinita, direi." Dopodiché, dopo avermi scoccato un'occhiata di sufficienza, mentre io cercavo di non ridergli in faccia, si gettò platealmente sul letto, facendomi rimbalzare e mordere la lingua. Sentii immediatamente il sapore rugginoso del sangue in bocca e deglutii esitante. Mi faceva davvero senso, e soprattutto ora avevo tutta la lingua indolenzita.

"Mi hai fatto mordere la lingua, idiota!" ringhiai praticamente, tenendo la lingua sollevata e mezza fuori. Adam scoppiò a ridere e io lo guardai seriamente, seriamente male. Era una vita che non lo facevo con così tanto intento, probabilmente dall'ultimo dispetto antipatico prima che diventassimo effettivamente amici. Anche perché da quel momento in poi ero capitombolata in un circolo vizioso di occhi a cuore o occhi troppo appannati dalle lacrime per vedere qualcosa. E, dio, sembrava piuttosto patetico; le occhiatacce mi venivano decisamene meglio.

Incurante dello sguardo furente che avrebbe potuto incenerirlo, Adam si sporse più vicino alla mia faccia, l'ilarità ancora presente sul suo viso. "Fa vedere?"

"No." borbottai, cercando di voltarmi dall'altra parte. Adam, tuttavia, pensò bene di afferrarmi il mento e forzarmi il viso verso di sé. Sospirai pesantemente. "Fanguina?" domandai, la lingua ancora fuori come un'idiota. Adam si morse le labbra per non scoppiare a ridere. "No, non mi pare sanguini." mi rassicurò, "Dopo puoi ancora baciarmi, tranquilla."

Lo guardai piuttosto scettica, non appena si allontanò quanto bastava per notare il mio sopracciglio alzato e il mio sguardo. "E chi ti ha detto che voglio?"

"Io. Insomma, chi non vuole baciare Adam Brown?" disse, sorridendomi furbescamente.

"Al momento, io." ribattei, aprendo finalmente il libro di storia sulle mie ginocchia.

"Infatti io ho detto dopo."

"Adam, studia la tua amata storia e taci, per favore." tagliai corto, cominciando a leggere l'introduzione al capitolo.

Mi persi così a leggere, completamente immersa, fin quando non sentii la mano di Adam posarsi sulla mia per intrecciare le nostre dita sul copriletto. Ricambiai la stretta e sorrisi tra me e me, lasciando che la sensazione di serenità si facesse largo nel mio corpo, mentre proseguivo con lo studio.

Incredibilmente, riuscii davvero a studiare. Nonostante non fossimo attaccati come sanguisughe l'uno alla bocca dell'altra - tra l'altro, la mia lingua ancora doleva - o non stessimo riempiendo il silenzio con chiacchiere futili, di imbarazzo non ce n'era. Era tutto terribilmente giusto; anche solo condividere il silenzio con Adam, stringendogli la mano e concentrandomi sui compiti, era piacevole. E il tempo decisamente volò, tanto che ci ritrovammo ad alzare la testa dal volume ormai nel tardo pomeriggio, quando mia madre spalancò la porta chiedendo ad Adam se avesse una preferenza particolare per la cena.

Allontanammo alla velocità le nostre mani e non fu per niente piacevole. Avevo giusto appena scoperto quanto amassi veramente stringere la mano di Adam, anche solo nell'initimità di una stanza con la porta chiusa. Ma ovviamente mia madre era incredibilmente puntuale, quando si trattava di rovinare i momenti perfetti, era risaputo.

"Io in realtà pensavo di andare a casa." rispose Adam, confuso e con le guance leggermente arrossate.

"Sciocchezze, ho appena invitato anche i tuoi a cena. E' da parecchio che non facciamo le nostre cene tutti insieme!" rispose Emily, con una scrollata di spalle.

"Oh" fece Adam, "Beh, allora mi affido alla tua cucina, Emily."

Mia madre ridacchiò come una tredicenne in calore - certe volte mi chiedevo chi tra me e lei fosse più innamorata di Adam - prima di assicurargli che lo avrebbe stupito e richiudersi la porta della camera alle spalle. Il silenzio ricadde tra noi, ma come prima non fu imbarazzante, quando più avvolgente e caldo. Avevo la stessa sensazione che mi aveva avvolta quella mattina quando mi ero svegliata con i raggi del sole che filtravano nella casetta e facevano giochi d'ombre sulla schiena nuda di Adam; quel sentore di pace, di appartenenza e amore che stagnava in ogni angolo del nostro piccolo rifugio.

"Mia madre ha un'imbarazzante cotta per te e non so se esserne gelosa." Fui io la prima a spezzarlo, alla fine; e il silenzio venne immediatamente riempito dalla risata di Adam.

"Io credo che tu non debba esserlo." rispose, sporgendosi per lasciarmi un leggero bacio sulle labbra. Ricambiai dolcemente il sorriso che mi rivolse, prima di accoccolarmi sul suo petto.

Prima che potessi fermarlo, sbadigliai. Mi sentii improvvisamente stanca, dopo le poche ore dormite quella notte e lo studio intensivo del pomeriggio, e il corpo di Adam era troppo confortevole per non tentarmi ad usarlo come perfetto cuscino per un pisolino.

Probabilmente fu un pensiero piuttosto prevedibile, perché Adam prese a massaggiarmi dolcemente la cute - un vero invito ad addormentarmi tra le sue braccia - e a mormorare un motivetto che non conoscevo. "Mpf..che fai?" mugugnai, lasciando le palpebre chiudersi. Davvero, sarebbe stato un peccato capitale non cedervi.

"Canto per te per farti addormentare."

"Ma non voglio sprecare il tempo da sola che ho con te." bofonchiai, ed era così. Sebbene fosse davvero appetibile l'idea di farmi un pisolino abbracciata ad Adam, sapevo anche che quei pochi minuti insieme erano oro. Non avremmo avuto molti momenti da soli, con le famiglie rumorose e numerose che avevamo che riuscivano ad essere ovunque in ogni momento: l'episodio di prima con mia madre ne era solo un esempio. Per di più, avevamo deciso di volare basso almeno per i primi tempi, quindi avremmo dovuto evitare qualsiasi contatto equivoco in presenza dei nostri familiari, nonostante le mie sorelle probabilmente avessero visto lungo e sapessero già tutto.

"Shh, non preoccuparti." mi zittì lui, continuando a massaggiarmi i capelli. S'interruppe solo per un secondo, quando mi fece sollevare dal suo petto per andare ad appoggiare il busto alla testiera del letto; dopodiché, aprì le gambe e mi fece cenno di avvicinarmi. Un po' intontita gattonai fino a lui; Adam avvolse immediatamente le sue braccia intorno ai suoi fianchi, mentre mi accoccolavo comodamente al suo petto caldo. "Facciamoci un pisolino, uno piccolo. Se no di questo passo ci addormentiamo a cena. Metto la sveglia tra un'oretta, okay?"

Annuii solamente contro la sua t-shirt, le palpebre nuovamente pesanti. Sentii Adam trafficare col suo cellulare, poi la sua mano tornò tra i miei capelli. Riprese a canticchiare a bassa voce, cullandomi fino ad appisolarmi.

Quando mi svegliai, non fu con l'allarme del telefono di Adam, bensì con uno strillo. Non appena lo sentii spalancai gli occhi e scattai seduta, voltandomi immediatamente verso la porta. A malapena recepii che Adam era sussultato a sua volta, sotto di me, e ora stavamo fissando stralunati e confusi Bryan che ci fissava a sua volta con l'aria di una moglie che ha beccato il marito con un uomo a letto. Non sapevo sinceramente se essere più scandalizzata per l'urlo terribilmente femminile che aveva cacciato il mio migliore amico o se esserlo per il fatto che ancora una volta ci avevano interrotti. Certo, in questo caso si trattava di un pisolino, ma cavolo. Un po' di privacy era cosa buona e giusta.

"Si può sapere perché hai urlato?!" sbottò Adam. "C'è qualcuno che vuole dormire qui!"

  
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