Sono
piuttosto sicura che metà dei lettori di questa storia sia convinta che
l’autrice
di questa storia sia morta, mentre l’altra metà probabilmente mi odia
perché
sono sparita di nuovo e per così tanto tempo. So che più e più volte ho
risposto in messaggi privati che sarei tornata con un nuovo capitolo,
ma
nonostante ciò sono passati ancora mesi e mesi e non è arrivato un
tubo.
Vi giuro,
non stavo dicendo bugie quando ho detto che stavo scrivendo. STAVO
scrivendo il
capitolo, ed ero circa a quota 7 pagine. Ce l’ho ancora, è lì nella mia
cartellina ‘Amore Irrazionale’ che aspetta di essere completato. Questo
perché,
nonostante la mia improvvisa scomparsa, non ho mai avuto intenzione di
abbandonare la fan fiction. Non potrei mai farlo, perché la fic è la
mia
creatura e io non riesco ad abbandonare mai veramente le cose che ho
amato.
Infatti camera mia è ad uno stadio di accumulo che potrebbe fare
concorrenza a
quelli di ‘Sepolti in casa’, ma questo c’entra poco, vero?
Quando ho
iniziato questa fan fiction è stato esattamente come iniziare un
viaggio. O una
corsa sulle montagne russe, considerando gli alti e i bassi che ho
avuto con
essa. Ma è stata in assoluto una delle esperienze più belle e
soddisfacenti
della mia vita.
So che la fan
fiction in sé non è nulla di ché, che non è profonda o scritta da dio (
e
diciamocelo, quando ho iniziato a scriverla non era di certo scritta
bene ) e
forse la storia è banale, ma la risposta è stata più di quanto mi sarei
immaginata o di quanto avessi mai sperato. Ero una tredicenne
sognatrice e un
po’ illusa che sognava di diventare scrittrice e iniziava a fare i
primi passi
nella categoria delle fanfiction Originali; non mi sarei mai, mai
aspettata che
potesse essere seguita da tante persone. Certo il numero di seguito non
era
esorbitante, ma era di certo esorbitante e sconvolgente per me.
Per di più,
nello stesso periodo stavo iniziando le scuole superiori e vi confesso
che la transizione
per me è stata difficilissima e ho passato davvero un brutto anno
scolastico
dal punto di vista relazionale a causa dei miei compagni di classe. Vi
basti
sapere che la mattina non volevo alzarmi dal letto all’idea di entrare
in
classe con le persone che mi facevano sentire tanto a disagio con me
stessa.
Scrivere questa
storia mi ha aiutato. Mi ha aiutato davvero. Scrivere mi aiutava a
liberare la
mente e rilassarmi, mettevo i miei sentimenti non corrisposti in quello
che
stavo facendo, e l’entusiasmo di voi lettori mi faceva sentire bene con
me
stessa, perché in qualche modo stavo facendo qualcosa di bello per gli
altri e
qualcosa di bello per me allo stesso tempo.
Quindi,
sono davvero legata ad Amore Irrazionale perché è la mia creatura, ma
anche
perché è stata il mio porto sicuro.
Poi è
successo che, per una serie di eventi nella mia vita, ho trovato un
porto
sicuro in altre cose e l’ispirazione per la storia è andata scemando.
Non so
perché, non è qualcosa che ho mai voluto. Ho scritto per un anno circa
su Glee,
ma nell’ultimo anno non sono riuscita più a scrivere niente. Non so
perché. So di
certo che dall’estate scorsa ho forse concluso due One Shot, ed
entrambe le ho
scritte per una mia amica.
Non so
perché, ma non sono soddisfatta di ciò che scrivo o come lo scrivo,
quindi –
anche se ho idee – finisco per abbandonare tutto per frustrazione. E
questo è
il motivo per cui l’estate scorsa non avete letto il ventesimo capitolo
della
storia, nonostante lo stessi veramente scrivendo.
È parecchio
irritante questa situazione. Non avete idea. È come quando ti viene da
starnutire, tu cominci a fare smorfie oscene, sei già lì in posizione
ma poi lo
starnuto se ne va. Immaginate che lo starnuto sia l’ispirazione.
Voi non lo
sapete, ma Natalie e Adam mi hanno invaso i sogni per almeno due anni
buoni. Non
penso possiate immaginare la quantità di scenari che mi sono dipinta in
mente,
quanti altri capitoli ci sarebbero stati se avessi avuto la costanza e
il tempo
di scriverli. E magari, magari potrei scriverli. Ma non prometto nulla,
perché,
come avete potuto notare, quando si tratta di scrivere non posso
permettermi di
promettere un fico secco, nonostante le mie buone intenzioni.
Sta
di fatto che prima, mentre mi facevo il Silk Epil, ho cominciato a
pensare a
Natalie e Adam (non chiedetemi nemmeno il perché). E ho realizzato che
voglio
terminarla questa storia, voglio terminarla per rispetto a voi, ma
anche per
una sorta di dovere personale. Ve l’ho detto, la storia è la mia
creatura e la
porto in grembo dal 2010. E poi voglio terminarla anche perché l’ho
iniziata l’estate
prima di andare alle superiori come vi ho detto e, beh, vorrei
terminarla prima
della fine del mio quinto anno. Sapete, una sorta di chiusura simbolica
di un’era.
Di un periodo della mia vita. Quindi, sì, insomma. Vi sto dicendo che,
non so
esattamente quando, ma ho intenzione di finirla. Poi non so se qualcuno
ci sarà
a leggerla, spero almeno che leggiate questo avviso.
In
conclusione, volevo solo chiedervi scusa per essere sparita così, di
punto in
bianco e di non essere tornata quando promesso. E vi ringrazio anche
per il
sostegno che, comunque, avete continuato a darmi e l’interesse che
avete
dimostrato per la storia. E per tutto quello che avete fatto per me,
specialmente all’inizio di questo ‘viaggio’.
Spero
di tornare presto, nel frattempo....perché no, vi metto un pezzettino
di quello che ho scritto l'ultima volta. Non so se il prossimo capitolo
inizierà effettivamente così, magari cambierò tutto, ma intanto vi do
qualcosa perché ve lo devo.
Vi
mando un bacio immenso,
Giorgia.
×××
Dedicato a voi <3
Io l'avevo detto che studiare insieme
sarebbe stata
una pessima idea. Non che il mio parere fosse necessario, era piuttosto
ovvio
che io e Adam insieme nella stessa stanza con le porte chiuse con la
scusa di
non voler essere disturbati non ci saremmo mai dedicati ai
libri,
nemmeno con l'imminente interrogazione di storia che incombeva su di
noi il
giorno dopo. Per di più, dopo ciò che era successo quella notte,
eravamo ancora
più sensibili alla vicinanza dell'altro.
Infatti la porta della mia stanza non era
ancora
chiusa alle spalle di Adam, che lui mi ci aveva sbattuta contro - con
tutta la
delicatezza possibile, ovviamente, o gli avrei tranciato le palle - per
aggredirmi le labbra in un bacio bisognoso. Un bacio che stava ormai
continuando da un quarto d'ora mentre ce ne stavamo straiati sul letto
di Rose,
bacio che mi stava letteralmente fondendo i neuroni e che avrei
lasciato
deliberatamente degenerare, se non avessi avuto una fastidiosa
coscienza a
ricordarmi di voler passare l'anno e un padre di sotto a guardare la
partita di
football.
"Adam.." mormorai tra i suoi baci, cercando
di richiamare la sua attenzione.
Adam scese con le labbra a baciarmi il
collo,
lasciando prendere una boccata d'aria sia ai miei polmoni che al mio
cervello.
Era così bello che non avrei mai voluto bloccarlo, ma avevamo davvero
bisogno
di fermarci per studiare. Tanto non ci correva dietro nessuno ed avevo
decisamente intenzione di riprendere il discorso in un altro momento.
"Adam, dobbiamo studiare.."
"Abbiamo tutto il pomeriggio per farlo" fu
la sua risposta, prima di sollevare il viso e tornare a baciarmi sulla
bocca.
Lo assecondai per qualche secondo - perché, ehy, chi rifiuta un bacio
da Adam
Brown? - prima di provare a premere i palmi delle mie mani sulle sue
spalle per
farlo staccare.
"No, Adam, seriamente." Il tono della mia
voce fu abbastanza deciso da attirare davvero la sua attenzione e si
sollevò
sui gomiti per guardarmi in faccia. "Dobbiamo prepararci entrambi. Io
ho
un brutto voto da recuperare, e tu una buona media da mantenere."
Adam s'imbronciò tutto d'un botto. "Non
puoi
pretendere che io studi quando ho te così vicina."
"Questo era esattamente il motivo
per il
quale pensavo che fosse un'idea stupida, ma tu volevi vedermi così
tanto.."
risposi, un sorrisetto che minacciava di spuntarmi nonostante cercassi
di
essere imbassibile. Adam era decisamente troppo adorabile così per la
mia
salute psico-fisica. Da quando era diventato così tenero? Giuro, mi
sembrava di
avere la versione maschile e adolescente di Kate, il che non aiutava
decisamente. Non sarebbe stato male se avesse assunto di nuovo l'aria
da faccia
da culo che aveva quando mi incollava cicche nei capelli e mi tirava
tranci di
pizza: perlomeno avrei avuto l'impulso di staccarmelo di dosso.
"Tu non volevi vedermi? Penso che il mio
cuore si
sia appena spezzato."
Scoppiai a ridere di cuore, prima di
baciare il suo
broncio un'ultima volta. "Coraggio, alzati e prendi il libro di
storia."
Adam mi guardò con i suoi grandi occhioni
verdi,
tentando di impietosirmi con quello sguardo illegale, prima di sbuffare
e
sollevarsi del tutto. "Ti odio."
"Anch'io ti odio, mister sono convinto
che il
mio cuore batta solo per te ormai." Lo presi in giro con un
sorrisetto
strafottente, mentre Adam mi scoccava un'occhiataccia in risposta.
"Non prendermi in giro, ero trasportato dal
momento. Una piccola défaillance." rimbrottò, puntandomi l'indice
contro.
Io ridacchiai. "Sì, una piccola défaillance
che a
momenti mi cariava tutti i denti."
"L'hai detto tu che hai una passione per i
dolci." Adam fece spallucce, prima di voltarsi verso il suo zaino che
aveva lasciato cadere sul pavimento nella foga del bacio di prima. Lo
raccolse
e lo posò sulla scrivania di Rose, mentre io mi allungavo verso il
pavimento
per raccogliere il mio libro di storia precedentemente abbandonato e
l'evidenziatore.
"Ho una passione per i dolci, non per le
carie!" specificai comunque, tornando seduta composta con le spalle
contro
al muro e le gambe incrociate.
Adam grugnì. "Sai cosa?" disse,
"A questo punto, per non farti peggiorare il male ai denti rimarrò
zitto
per tutto il pomeriggio e mi dedicherò al mio vero amore."
"La storia?" chiesi, divertita.
Adam annuì, impettito. "Sì. La nostra è una
relazione stabile e duratura. Infinita, direi." Dopodiché, dopo avermi
scoccato un'occhiata di sufficienza, mentre io cercavo di non ridergli
in
faccia, si gettò platealmente sul letto, facendomi rimbalzare e mordere
la
lingua. Sentii immediatamente il sapore rugginoso del sangue in bocca e
deglutii esitante. Mi faceva davvero senso, e soprattutto ora avevo
tutta la
lingua indolenzita.
"Mi hai fatto mordere la lingua, idiota!"
ringhiai praticamente, tenendo la lingua sollevata e mezza fuori. Adam
scoppiò
a ridere e io lo guardai seriamente, seriamente male. Era una vita che
non lo
facevo con così tanto intento, probabilmente dall'ultimo dispetto
antipatico
prima che diventassimo effettivamente amici. Anche perché da quel
momento in
poi ero capitombolata in un circolo vizioso di occhi a cuore o occhi
troppo
appannati dalle lacrime per vedere qualcosa. E, dio, sembrava piuttosto
patetico; le occhiatacce mi venivano decisamene meglio.
Incurante dello sguardo furente che avrebbe
potuto
incenerirlo, Adam si sporse più vicino alla mia faccia, l'ilarità
ancora
presente sul suo viso. "Fa vedere?"
"No." borbottai, cercando di voltarmi
dall'altra parte. Adam, tuttavia, pensò bene di afferrarmi il mento e
forzarmi
il viso verso di sé. Sospirai pesantemente. "Fanguina?" domandai, la
lingua ancora fuori come un'idiota. Adam si morse le labbra per non
scoppiare a
ridere. "No, non mi pare sanguini." mi rassicurò, "Dopo puoi
ancora baciarmi, tranquilla."
Lo guardai piuttosto scettica, non appena
si allontanò
quanto bastava per notare il mio sopracciglio alzato e il mio sguardo.
"E
chi ti ha detto che voglio?"
"Io. Insomma, chi non vuole baciare Adam
Brown?" disse, sorridendomi furbescamente.
"Al momento, io." ribattei, aprendo
finalmente il libro di storia sulle mie ginocchia.
"Infatti io ho detto dopo."
"Adam, studia la tua amata storia e taci,
per
favore." tagliai corto, cominciando a leggere l'introduzione al
capitolo.
Mi persi così a leggere, completamente
immersa, fin
quando non sentii la mano di Adam posarsi sulla mia per intrecciare le
nostre
dita sul copriletto. Ricambiai la stretta e sorrisi tra me e me,
lasciando che
la sensazione di serenità si facesse largo nel mio corpo, mentre
proseguivo con
lo studio.
Incredibilmente, riuscii davvero a
studiare.
Nonostante non fossimo attaccati come sanguisughe l'uno alla bocca
dell'altra -
tra l'altro, la mia lingua ancora doleva - o non stessimo riempiendo il
silenzio con chiacchiere futili, di imbarazzo non ce n'era. Era tutto
terribilmente giusto; anche solo condividere il silenzio con Adam,
stringendogli
la mano e concentrandomi sui compiti, era piacevole. E il tempo
decisamente
volò, tanto che ci ritrovammo ad alzare la testa dal volume ormai nel
tardo
pomeriggio, quando mia madre spalancò la porta chiedendo ad Adam se
avesse una
preferenza particolare per la cena.
Allontanammo alla velocità le nostre mani e
non fu per
niente piacevole. Avevo giusto appena scoperto quanto amassi veramente
stringere la mano di Adam, anche solo nell'initimità di una stanza con
la porta
chiusa. Ma ovviamente mia madre era incredibilmente puntuale, quando si
trattava di rovinare i momenti perfetti, era risaputo.
"Io in realtà pensavo di andare a casa."
rispose Adam, confuso e con le guance leggermente arrossate.
"Sciocchezze, ho appena invitato anche i
tuoi a
cena. E' da parecchio che non facciamo le nostre cene tutti insieme!"
rispose Emily, con una scrollata di spalle.
"Oh" fece Adam, "Beh, allora mi affido
alla tua cucina, Emily."
Mia madre ridacchiò come una tredicenne in
calore -
certe volte mi chiedevo chi tra me e lei fosse più innamorata di Adam -
prima
di assicurargli che lo avrebbe stupito e richiudersi la porta della
camera alle
spalle. Il silenzio ricadde tra noi, ma come prima non fu imbarazzante,
quando
più avvolgente e caldo. Avevo la stessa sensazione che mi aveva avvolta
quella
mattina quando mi ero svegliata con i raggi del sole che filtravano
nella
casetta e facevano giochi d'ombre sulla schiena nuda di Adam; quel
sentore di
pace, di appartenenza e amore che stagnava in ogni angolo del nostro
piccolo rifugio.
"Mia madre ha un'imbarazzante cotta per te
e non
so se esserne gelosa." Fui io la prima a spezzarlo, alla fine; e il
silenzio venne immediatamente riempito dalla risata di Adam.
"Io credo che tu non debba esserlo."
rispose, sporgendosi per lasciarmi un leggero bacio sulle labbra.
Ricambiai
dolcemente il sorriso che mi rivolse, prima di accoccolarmi sul suo
petto.
Prima che potessi fermarlo, sbadigliai. Mi
sentii
improvvisamente stanca, dopo le poche ore dormite quella notte e lo
studio
intensivo del pomeriggio, e il corpo di Adam era troppo confortevole
per non
tentarmi ad usarlo come perfetto cuscino per un pisolino.
Probabilmente fu un pensiero piuttosto
prevedibile,
perché Adam prese a massaggiarmi dolcemente la cute - un vero invito ad
addormentarmi tra le sue braccia - e a mormorare un motivetto che non
conoscevo. "Mpf..che fai?" mugugnai, lasciando le palpebre chiudersi.
Davvero, sarebbe stato un peccato capitale non cedervi.
"Canto per te per farti addormentare."
"Ma non voglio sprecare il tempo da sola
che ho
con te." bofonchiai, ed era così. Sebbene fosse davvero appetibile
l'idea
di farmi un pisolino abbracciata ad Adam, sapevo anche che quei pochi
minuti
insieme erano oro. Non avremmo avuto molti momenti da soli, con le
famiglie
rumorose e numerose che avevamo che riuscivano ad essere ovunque in
ogni
momento: l'episodio di prima con mia madre ne era solo un esempio. Per
di più,
avevamo deciso di volare basso almeno per i primi tempi, quindi avremmo
dovuto
evitare qualsiasi contatto equivoco in presenza dei nostri familiari,
nonostante le mie sorelle probabilmente avessero visto lungo e
sapessero già
tutto.
"Shh, non preoccuparti." mi zittì lui,
continuando a massaggiarmi i capelli. S'interruppe solo per un secondo,
quando
mi fece sollevare dal suo petto per andare ad appoggiare il busto alla
testiera
del letto; dopodiché, aprì le gambe e mi fece cenno di avvicinarmi. Un
po'
intontita gattonai fino a lui; Adam avvolse immediatamente le sue
braccia
intorno ai suoi fianchi, mentre mi accoccolavo comodamente al suo petto
caldo.
"Facciamoci un pisolino, uno piccolo. Se no di questo passo ci
addormentiamo a cena. Metto la sveglia tra un'oretta, okay?"
Annuii solamente contro la sua t-shirt, le
palpebre
nuovamente pesanti. Sentii Adam trafficare col suo cellulare, poi la
sua mano
tornò tra i miei capelli. Riprese a canticchiare a bassa voce,
cullandomi fino
ad appisolarmi.
Quando mi svegliai, non fu con l'allarme
del telefono
di Adam, bensì con uno strillo. Non appena lo sentii spalancai gli
occhi e
scattai seduta, voltandomi immediatamente verso la porta. A malapena
recepii
che Adam era sussultato a sua volta, sotto di me, e ora stavamo
fissando
stralunati e confusi Bryan che ci fissava a sua volta con
l'aria di una
moglie che ha beccato il marito con un uomo a letto. Non sapevo
sinceramente se
essere più scandalizzata per l'urlo terribilmente femminile che aveva
cacciato
il mio migliore amico o se esserlo per il fatto che ancora una volta ci
avevano
interrotti. Certo, in questo caso si trattava di un pisolino, ma
cavolo. Un po'
di privacy era cosa buona e giusta.
"Si può
sapere perché hai urlato?!" sbottò
Adam. "C'è qualcuno che vuole dormire qui!"