Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: drosmigs_62    21/08/2014    2 recensioni
Elsa non diceva nulla si limitava a guardarla, come se stesse cercando di analizzare ciò che Anna le aveva appena detto. Improvvisamente il suo sguardo s’illuminò. - Anna ho trovato! Al diavolo quel duca, svelta mettiti i vestiti più malandati che puoi, prendili dalla servitù se necessario. Io ti aspetto davanti al portone d’ingresso.- Così dicendo corse via, lasciando dietro di sé una sottile scia di neve. Anna era rimasta sconvolta dall’improvviso segno di vita della sorella. “ Ok, ora è impazzita del tutto”
Genere: Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio, Olaf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le prime ore del mattino, Arendelle cominciava a prendere vita. Gli artigiani si apprestavano ad aprire i negozi e un profumo di pane fresco iniziava ad espandersi tra le case del paese. Elsa e Anna erano sedute tranquillamente attorno ad un enorme tavolo, nella sala c’era un via vai di camerieri, indaffarati a portare piatti deliziosi, che avrebbero fatto parte della colazione delle due sovrane. Anna era intenta a masticare metà del panino con la cioccolata che le era appena stato portato, la sorella la guardava sorridendo mentre si riempiva la tazzina del tè con una zolletta di zucchero. Dopo una dura lotta la rossa riuscì finalmente a mandare giù l’enorme boccone, stava per fiondarsi su un vassoio di pastine alla nocciola, quando uno squillo acuto echeggiò nella sala. 

-Ciao! Io sono Olaf e amo i caldi abbracci ! - Elsa si mise a ridere, poi si rivolse al piccolo pupazzo di neve che era appena saltato sopra una sedia accanto a loro . - Ciao, anche a te. Ma non occorre che ti presenti ogni volta!- Olaf la guardò perplesso per qualche secondo e poi esclamò. - Ma io amo i caldi abbracci! Perché non dovrei dirlo?- Anna si sbatte una mano sulla fronte, provocando un sonoro “sciaff”! Elsa scosse la testa - Non importa. Se ti fa felice dirlo, puoi ripeterlo tutte le volte che ne sentirai il bisogno!-  Anna spalancò gli occhi terrorizzata all’idea di sentire la voce del pupazzo di neve ripetere all’infinito la stessa frase. Invece, con suo grande stupore, l’amico sorrise e tutto contento uscì da dove era entrato. - Cavolo, Elsa, per un attimo ho temuto il peggio!- La regina la guardò incuriosita. - E perché mai?- Anna si mise in bocca una delle adorate pastine e fece spallucce. La luce mattutina filtrava nel grande salone da quattro enormi finestre triangolari, poste alle spalle della più giovane. Tra loro regnava il silenzio, rotto solamente dal rumore delle stoviglie. Anna cominciava a essere tesa, come le succedeva ogni volta quando restava da sola con la sorella; “ è maledettamente rigida!” pensò “ io in confronto sembro cresciuta in una stalla!” La ragazza iniziò a tamburellare
pigramente le dita sul piano del tavolo, mentre fissava con assoluta concentrazione ogni mossa di sua sorella. Elsa, da canto suo, nemmeno alzava gli occhi dal suo tè.
Ogni cosa doveva farla con molta attenzione, poiché non poteva permettersi di perdere il controllo dei suoi poteri e , inoltre, era pur sempre la regina! Stava per tagliare un pezzo da una brioche appena sfornata, quando Anna balzò in piedi.-Eh NO! Questo è troppo!! Accetto ogni singola tua rigidezza, ma anche tagliare la brioche con il coltello…questo proprio NO!!- Così dicendo si diresse verso la sorella, che la guardava come se si fosse appena risvegliata da un lungo sonno. La rossa le strappò di mano il coltello e le ficcò con forza l’intero dolce in bocca, mentre con l’altra mano cercava di tenere a bada i vani tentativi di rivolta della più grande. Non appena Elsa riuscì a mandare giù il boccone, e a far svanire il viola che aveva in faccia, spinse la sorella il più lontano possibile da lei. - Anna! Ma sei impazzita? Cosa ti prende?! Stavo per soffocare per colpa tua!- Elsa era esasperata e faticava ancora a respirare. - Oooh…adesso non farne una tragedia!- Disse Anna alzando le braccia in aria e dandole la schiena.Elsa non credeva alle proprie orecchie. - Cosa?? Anna, cavolo, ma quando imparerai ad usare la testa e a non essere così stupida?- A quelle parole la rossa si girò di scatto, imbufalita. - Ah Sì?? E tu, quando ti deciderai a scioglierti un po' e a dare ascolto al cuore per una buona volta?- Elsa fece per ribattere, ma rimase ammutolita.

Anna la guardò con un sorrisetto compiaciuto, poi girò sui tacchi e si avviò in direzione dell’enorme portone che conduceva al salone di ingresso; “Uffa, sono stanca di essere trattata da bambina da lei! Solo perché non mi comporto da snob con la puzza sotto il naso”pensò. La bionda guardava Anna con l’intenzione di dirle su di tutto, quando il suo sguardo le cadde su una torta alle meringhe appoggiata sul tavolo accanto a lei. La sua bocca si arricciò in un piccolo sorriso, allungò la mano verso l’appetitoso dolce e ne staccò via un enorme pezzo; stava per lanciarlo contro la sorella, quando si sentì picchiettare sulla spalla. Lentamente girò la testa per vedere chi fosse stato.
Un signore ben piazzato, con dei grossi baffi neri e un ridicolo abito di seta viola la stava fissando con aria disgustata. - Vostra Maestà, le presento il conte di Hegginton- Annunciò un membro della servitù, in piedi accanto all’estraneo. Elsa si sentì le guance diventare scarlatte dalla vergogna, appoggiò velocemente il pezzo di dolce che teneva in mano e cercò di ricomporsi. - Lieta di conoscerla , come posso esserle di aiuto?- Provò a fare la voce più dolce e gentile che potesse, in modo da compensare la brutta figura che aveva appena fatto. Il conte la guardò trovo e si passò una mano sui suoi lunghi baffi, come se cercasse di analizzarla.- Sì, buon giorno. Veramente sono venuto qui su sua richiesta, non si ricorda?- Elsa aggrottò la fronte cercando di ricordare, ma era assolutamente sicura di non aver chiesto a nessuno di venire a palazzo. - Mi…mi perdoni, devo assentarmi un attimo…solo pochi secondi! Intanto Kai la porterà nella sala del trono, sempre se non le dispiace signor Kai, vero?- Disse imbarazzata, facendo l’occhiolino al suo maggiordomo. - Ma certo, mia regina, come desidera.- A quelle parole Elsa si diresse il più velocemente possibile verso la porta da cui Anna era uscita poco prima.


Appena fu sicura di essersi allontanata abbastanza dall’improvviso ospite, cominciò a correre lungo il corridoio - Anna!! Ti prego dove sei?! Anna!!!- Stava ancora correndo, quando inciampò su qualcosa di morbido e ruzzolò a terra. Olaf la fissava dall’alto in basso con un enorme sorriso. - Ciao! Io sono Olaf e amo i caldi abbracci!- Elsa si mise goffamente a sedere, massaggiandosi il fondo schiena. -Ouch…ciao Olaf, hai per caso visto…- - Elsa!?- Una voce la interruppe. La regina si voltò a guardare il proprietario del suono. - Anna! Per fortuna, stavo giusto cercando te!- Anna era in piedi dietro di lei e la guardava con aria perplessa.- Cosa ci fai lì per terra?- La sorella stava per risponderle, ma il pupazzo di neve la precedette. - Oh, è stata tutta colpa mia, Anna! Tua sorella stava correndo e io mi sono messo in mezzo: così lei è caduta! - Elsa si voltò a guardare stupita il pupazzo di neve. - Olaf..cosa..?- Ma ancora una volta non fece in tempo a finire la frase, poiché l’amico le era saltato addosso e ora la stava stringendo in un caldo abbraccio! - Scusa Elsa, se ti sei fatta male per colpa mia, la prossima volta starò più attento!- Le bisbigliò sull’orecchio l’omino di neve, poco prima di staccarsi. Ci fu un attimo di silenzio, poi Anna si mise a ridere ed entrami si voltarono a guardarla.
- Ahahahahah! E’ vero, Olaf colui che ama i caldi abbracci!!-

Elsa cercò di capire perché questa cosa facesse tanto ridere la sorellina, ma per quanto si sforzasse la mente di Anna restava un mistero per lei. - Ok…non importa..- Sospirò la regina alzandosi da terra. - Anna, ascolta, ti devo parlare.- Anna le fece cenno di proseguire, mentre si asciugava le lacrime e placava la sua risata. - D’accordo…hai invitato tu il conte di Hegginton nel nostro castello?- Anna parve fulminata e ogni traccia del suo sorriso svanì immediatamente, lasciando spazio al terrore. - Oh caspiterina! Me ne ero completamente dimenticata, dovevo dirtelo ma poi ho rotto il regalo di nozze dei nostri genitori, così sono andata in paese, dove ho incontrato Kristoff e…- - Aspetta che?- Elsa la interruppe bruscamente.- Tu hai fatto cosa?!- Anna si lasciò sfuggire una risatina isterica mentre si passava una mano tra i capelli. - Hemm… vedi…il fatto è che i…glom… io stavo scendendo le scale, ma…ma sono inciampata sul mio vestito e…- Elsa le fece cenno di tacere. - Tranquilla Anna, va tutto bene!- Le parole erano rassicuranti, ma in profondo contrasto con il tono duro e seccato con cui erano state dette, il che fece sentire Anna ancora più in colpa e un filino terrorizzata.
La rossa deglutì rumorosamente e fece un profondo sospiro. - Elsa io…mi dispiace, lo so a quanto tu ci tieni alle cose di mamma e papà…scusa.- Disse, abbassando la testa per la vergogna. - Non ce l’ho con te Anna! Bensì con lui!- Disse Elsa con tono seccato puntando il dito verso Olaf. Anna inarcò un sopracciglio e la guardò incuriosita. - Mi ero già accorta che il regalo era stato rotto, ma Olaf mi aveva detto che era colpa sua, poiché non stava guardando dove camminava.- Il tono di Elsa cominciava ad addolcirsi e appoggiò delicatamente una mano sulla testa del pupazzo di neve. - Olaf…apprezzo il fatto che tu voglia proteggere gli altri, ma non devi mentire e soprattutto non devi prenderti la colpa degli errori altrui. - L’amico la guardò dolcemente e poi sussurrò.- Okay…capito.- Elsa gli sorrise - Ora vai, tranquillo.- Così dicendo si fece da parte e lasciò la strada libera al piccolo pupazzo che corse via felice.

Anna, che aveva assisto a tutta la scena, guardava la sorella con orgoglio. - Sai, ho sempre apprezzato il tuo modo di fare con i bambini.- Improvvisamente si rese conto di ciò che aveva detto e si corresse il prima possibile. -Non, non che Olaf sia un bambino, certo. E’ solo che a volte lo sembra, per il comportamento sai, o perlomeno così mi sembra…insomma, intendevo che…- La voce di Anna si spense, man mano che prendeva coscienza delle assurdità che stavano uscendo dalla sua bocca. Elsa si girò a guardarla - Olaf è come te!- La rossa inclinò la testa di lato. - In che senso?- Elsa rise portandosi una mano alla bocca. -Bhe, diciamo più che è come eri te! Io ho creato Olaf in modo che assomigliasse a te quando eri bambina, così dolce, sensibile e premurosa. E’ per questo motivo che a volte Olaf si comporta in modo infantile!- Anna sentì il suo cuore scaldarsi.- Awww…Elsa! - La bionda arrossì lievemente, ma la sorellina continuò. - Sei così gentile,…comunque ribadisco quanto ho detto: sei davvero brava con i bambini! Anche quando siamo in paese a fare un giro, e dei bambini vogliono salutarti, sei sempre molto aperta, sembra che tu non abbia più paura! E io vedo gli sguardi di quei bambini,…oh…sono così felici, pensare che alcuni non hanno neppure una famiglia…- Anna sospirò e ci fu un attimo di silenzio tra le due.

Elsa fissava il vuoto, immobile, senza nessuna espressione in volto; la sorella si schiarì la gola. - Hemm…riguardo al conte di Hegginton, ti chiedo nuovamente scusa. Era arrivato a palazzo un suo consigliere, tu non c’eri, e così l’ho accolto io. Sai però che io non capisco niente di queste cose, quindi non appena ha iniziato a parlare di trattare merci e scambi,io ho iniziato a non capire nulla,  poi quando ha tirato fuori la storia del principe che ti voleva conoscere e sposare io sono andata in tilt, così gli ho praticamente urlato di tornare fra un mese e sono scappata! Il resto lo sai…- Anna era agitatissima, si mordeva il labbro in attesa della risposta della sorella. Elsa non diceva nulla si limitava a guardarla, come se stesse cercando di analizzare ciò che Anna le aveva appena detto. Improvvisamente il suo sguardo s’illuminò. - Anna ho trovato! Al diavolo quel duca, svelta mettiti i vestiti più malandati che puoi, prendili dalla servitù se necessario. Io ti aspetto davanti al portone d’ingresso.- Così dicendo corse via, lasciando dietro di sé una sottile scia di neve. Anna era rimasta sconvolta dall’improvviso segno di vita della sorella.
“ Ok, ora è impazzita del tutto” scosse la testa, poi andò in camera sua e tirò fuori un abito vecchio e rattoppato. L’aveva comprato da una   anziana signora, in cambio di pochi spiccioli, ma lei le ne aveva regalati molti di più, poiché il vestito le piaceva proprio. “peccato che non abbia mai trovato un’ occasione per metterlo” pensò, mentre si sfilava di dosso l’abito da passeggio color verde mela, lasciando scoperte le lentiggini che rivestivano gran parte del suo corpo.

Elsa era nell’atrio e aspettava impaziente l’arrivo della sorellina.  -Eccomi! Scusa se ci ho messo ta…AAAAAHHH!- Un rumore sconnesso di pezzi di metallo e tonfi sordi, echeggiò all’interno del castello. - Anna! Non puoi stare un po’ attenta?- Disse Elsa voltandosi a guardare la sorella sommersa dai pezzi di un’armatura. - Scusami, non sono abituata a camminare con queste scarpe!- Disse lei, alzando una gabba in aria e mostrando alla più grande un buffo paio di zoccoli invernali. Elsa sorrise e le porse una mano per aiutarla a rialzarsi. - Grazie! Ma…ehi, e quello da dove sbuca?!- Chiese Anna indicando il bizzarro insieme di stoffe sgualciate che componeva l’abito di Elsa. - Oh, l’avevo preso in caso…- Il suo volto s’incupì. -Ma sai che ti dico? Non fa niente!- Scherzò, agitando una mano nell’aria come per scacciare via una mosca invisibile; poi afferrò stretta la mano della sorella. - E ora seguimi.- Così dicendo si tirò sulla testa un enorme cappuccio e corse fuori dal palazzo, trascinandosi dietro Anna. Le due corsero come delle pazze in giro per la città, tra gli sguardi curiosi e i rimproveri degli abitanti. - El..Elsa!- Ansimò Anna dietro di lei. - Ma cosa fai? Dove stiamo anda…!- Ma non fece a tempo a finire che la sorella si voltò di scatto e le mise una mano sulla bocca. - Ssshhh….dobbiamo fare piano!- Bisbigliò Elsa aprendo il portone di un vecchio edificio che stava alle sue spalle. Anna fece un cenno con la testa, come per dirle che ci stava e sgattaiolò a sua volta all’interno della porta.


Sembrava che la regina conoscesse il posto a memoria. Per la rossa, invece, era la prima volta e si guardava intorno incuriosita. Le pareti erano altissime, c’erano poche finestre e un fortissimo odore di “vecchietta” lo definì Anna.Tutta la struttura sembrava reggersi in piedi per miracolo: gran parte dei muri erano pieni di buchi e la carta da parati cadeva a pezzi,le assi del pavimento erano sconnesse e ricoperte di muffa, come anche tutto il soffitto. Mentre osservava il posto, cominciò a sentirsi in colpa, al pensiero di quell’enorme e splendido castello in cui viveva; dove tutti le davano tutto, senza che lei facesse nulla. Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse neppure che la sorella si era fermata. - Uh? Che succede? Qualcosa non va?- Chiese alla più grande.

Elsa stava fissando una vecchia porta di legno. - No, è tutto ok…- Si voltò verso la sorella, aveva un’espressione felice, ma al tempo stesso molto agitata. - …ma nel momento in cui aprirò la porta tu mi devi promettere che non dirai una sola parola, ma controllerai se si avvicina qualcuno, intesi?- Anna esitò un attimo, ma poi annuì una volta sola. - Ricevuto!- E così dicendo si portò una mano alla fronte, imitando la mossa che le guardie facevano al loro comandante. Elsa alzò gli splendidi occhi azzurri al cielo, poi si spinse il cappuccio giù fino al naso. Stava per aprire la porta, che si voltò di scatto. -Quasi dimenticavo, tu non vai bene così. - Disse squadrando Anna dalla testa ai piedi. - Cos’ho che non va?- Elsa le puntò un dito sui suoi capelli - Questo…- Così dicendo si mise a scioglierle le lunghe trecce. Anna non si piaceva con i capelli sciolti, le davano fastidio, in più non si riconosceva neppure. -Elsa! Lo sai che non voglio.-Brontolò la rossa, cercando di scostare i lunghi capelli ramati da davanti la faccia. - No, ferma, devi lasciarli così!- Esclamò Elsa, ricoprendole il volto. - Ho bisogno che tu non sia riconoscibile!- Anna stava per ribattere, ma lo sguardo di Elsa aveva qualcosa di mistico, così si arrese. - Va bene…- Disse sbuffando, facendo alzare un ciuffo di capelli.
Elsa le fece un sorriso di gratitudine, poi, finalmente, aprì la porta.

Le due sorelle sguisciarono rapidamente all’interno e si richiusero la porta alle spalle. Erano in un’enorme stanza, dalle pareti grigie e con un’unica finestra. Lungo i muri erano stati affiancati molti lettini, un po’ malandati e sopra i letti c’erano -Dei bambini!?- Esclamò Anna. Immediatamente da ogni letto, sbucò una testa incuriosita, intenta a cercare l’artefice di quel rumore. Elsa diede una veloce occhiataccia alla sorella, la quale si mise da parte e stette zitta. La bionda avanzò fino al centro della stanza, aspettò che tutti i bambini la stessero guardando e poi bisbigliò. -Mi…mi dispiace se vi abbiamo svegliati! Solo che mi sono persa…sapreste dirmi dove sono?- I bambini iniziarono a parlottare tra loro, fino a quando il più coraggioso decise di risponderle. - Emmm…questo è l’orfanotrofio di Arendelle, signorina….- La voce del bambino era lieve ed acuta. Elsa si girò verso di lui, che cercava di nascondersi. - Grazie, piccolo. Coraggio, come ti chiami?- Il bambino le si avvicinò gattonando sul letto, stringendo tra le braccia un morbido orso di pezza. - Io sono Nial.- Elsa stava per sedersi sul letto di Nial, quando un altro bambino si fece avanti. - E tu chi sei?Perchè sei qui?- Elsa fu colta all’improvviso. - Emmm…io…io son…- -Tu sei  la regina!- Una bambina era saltata giù dal letto e la stava indicando. -Cosa? N…no, io…- I bambini cominciarono ad avvicinarsi a lei, sempre più incuriositi. -Sì, è vero sembra lei- -No, lei si veste meglio…- -Ma forse…- Lentamente un bambino le si avvicinò e le tolse il cappuccio dalla testa. Immediatamente tutti fecero un passo indietro e rimasero a bocca aperta.

Elsa si lasciò sfuggire una piccola risata, poi si portò un dito alla bocca. -Shhhh…non ditelo a nessuno però!- Così dicendo, fece l’occhiolino ai bambini che si stavano già agitando per la gioia.- Regina Elsa- Chiese timidamente una bimba dai lunghi capelli neri. - Che…che cosa ci fai qui?- Elsa la guardò sorridendo maliziosamente. - Ve l’ho già detto, mi sono persa!- Un’altro bambino le si avvicinò. - Ma dove stavi andando?- Elsa passò il suo sguardo su tutti i bambini, poi rispose - In un posto pieno di cammelli e pinguini!- Alla sua risposta seguì un coro di risate. Elsa finse un espressione stupita e appoggiò le mani sui fianchi - Cosa avete da ridere?- - Regina, i pinguini e i cammelli abitano in due posti diversi!- Disse Nial tra le risate. -Questa poi!- Esclamò battendosi una mano sulla gamba. - E adesso? Non so più cosa fare!- Una bambina alzò timidamente la mano. Elsa la guardò sorpresa - Si? Parla pure, non ti mangio, sei troppo magra!- Ci fu un’altra cascata di risate. Poi la bambina si fece avanti. -Se non sai cosa fare, puoi giocare con noi?- Elsa si sedette a terra con una faccia preoccupata. -Mah, non saprei…- Improvvisamente tutti i bambini si misero ad implorare la bionda. - Ti prego gioca con noi!- - Sì, dai, faremo i bravi!- -Per favore, per favore.- Elsa li guardò per un attimo, poi si rialzò in piedi. - Però…- Disse e sul volto le apparve un enorme sorriso. - …a me piace giocare con la neve!- Così dicendo aprì le braccia in aria e la stanza si riempì magicamente di neve. - Wow…- Esclamarono in coro tutti i bambini.

Elsa li guardava soddisfatta, aprì la bocca per parlare, ma una palla di neve la colpì sulla schiena. I bimbi rimasero impietriti. La regina si girò di scatto per guardare il colpevole. Nial era in piedi dietro di lei e le faceva la linguaccia.-Allora è così?!- Domandò minacciosamente Elsa, mentre si chinava per raccogliere una manciata di neve. Il bambino non fece in tempo ad allontanarsi che Elsa lo colpì con una palla di neve. Il bambino cadde seduto e, con grande stupore di Elsa, si mise a ridere a crepapelle. Improvvisamente una bambina lanciò un’altra palla di neve addosso alla regina. - Lotta di palle di neve!!!- A questo grido, tutti i bambini iniziarono a lanciare palle di neve ovunque, stranamente, però, la maggior parte finivano addosso ad Elsa.

I bambini correvano felici cercando di schivare i colpi della regina. Ormai la stanza si era trasformata in un’enorme campo di battaglia. Elsa si sentiva carica di adrenalina, il suo cuore pulsava forme nel suo petto e per la prima volta, dopo molti anni, si sentiva buona ed apprezzata per quello che era. Un gruppetto di bambini stava costruendo un pupazzo di neve, altri due stavano facendo gli angeli e tutti, proprio tutti erano felici. Elsa era ferma al centro della stanza con i piedi scalzi immersi nella neve. La regina, infatti non appena i bambini le avevano lasciato un po’ di tregua, si era tolta gli enormi stivali di cuoio, appartenuti un tempo a suo padre, e aveva lasciato che il freddo invadesse completamente il suo corpo. Si sentiva libera. Lentamente si voltò a guardare la sorella, rimasta da parte su suo ordine. Si sentì in colpa. Stava per dirle di venire a giocare, quando un bambino le saltò sulla schiena e  per poco lei non perse l’equilibrio. - L’ho presa! L’ho presa!- Esclamò il piccolo avvinghiandosi completamente al busto della ragazza. Improvvisamente altri due bambini sbucarono da una fossa scavata nella neve e le afferrarono le gambe. Elsa li guardò sorridendo. Una bambina le arrivò davanti. Elsa spostò la sua attenzione su di lei. La piccola aveva le braccia incrociate e la guardava compiaciuta.-Ti abbiamo imprigionata!- Esclamò.- Ora arrenditi!- Elsa sorrise e stette al gioco dei bambini. - No!Non mi arrenderò mai!- E si portò una mano al petto. -Ia salvezza del regno dipende da me ed io non cederò!- I bambini si misero a ridere. -Come desidera!- Sogghignò la bambina, poi alzò un braccio in aria. - Siete pronti?- Urlò agli altri bambini, che nel frattempo si erano messi a guardare cosa stava succedendo. Una cacofonia di risate annunciò il loro consenso. - Addossoooo!- Gridò la piccola abbassando la mano e indicando la povera regina. Improvvisamente tutti i bambini si fiondarono addosso alla ragazza. -Oddio, fermi! Vi prego!- Implorò scherzosamente Elsa, mentre i bambini cercavano di salirle sulla schiena. I bambini le avevano ricoperto completamente i piedi e cercavano di farla stare immobile. Improvvisamente Elsa perse l’equilibrio e cadde di faccia sulla neve. I piccoli iniziarono a ridere e la ragazza ne approfittò per “vendicarsi”. - Argggh…ora siete miei!- La bionda si alzò sulle ginocchia e cominciò a prendere in braccio tutti i bambini che erano nelle sue vicinanze. Anna guardava la scena divertita. Era da tanto che non vedeva la sorella divertirsi così, “Oh, Elsa, mamma e papà sarebbero così fieri di te in questo momento.” Pensò la  rossa, fissando con affetto la sorella, sporca di neve ed intenta a giocare con i bambini che le correvano intorno. -Ahahahah…basta!- Elsa era distesa sulla neve e rideva, rideva come mai aveva riso in vita sua. Anna sentì il suo cuore scaldarsi.


D’un tratto la bionda alzò gli occhi dall’orda di bambini e fissò la sorella sorridendo. Anna ricambiò il sorriso e la salutò con la mano. Elsa si morse il labbro pensierosa, poi fece una palla di neve e la tirò in faccia alla sorella. La principessa, colta alla sprovvista, barcollò, inciampò sui suoi stessi piedi e cadde a terra rovinosamente. - Bambini guardate!- Urlò Elsa cercando di soffocare le risate.-Lei è venuta qui per attaccarci e derubarci!- Un bambino un po’ cicciotto si alzò in piedi tutto tronfio.    
-Allora la dobbiamo abbattere!- Disse tutto agitato. -Hai ragione, Rupert!- Aggiunse un altro, che stava cercando di usare la treccia di Elsa come cintura. Improvvisamente tutti i bambini corsero addosso alla povera Anna e cominciarono a tirarle palle di neve di tutte le dimensioni. La rossa si mise a ridere e cominciò a contraccambiare gli attacchi. Elsa era rimasta seduta sulla neve e guardava la sorellina divertita, fino a quando Nial non le si avvicinò. -Ma tu non giochi?- Elsa abbassò lo sguardo. -Uh? Certo che gioco, piccolo, non ti preoccupare!- Disse lei scompigliandogli affettuosamente i capelli. -Ma solo se gioca anche lui.- E indicò l’orsetto che il bimbo stringeva tra le mani. - Oh sì, sì certo! Come vuoi, basta che giochi!- Si affrettò a rispondere Nial tutto preoccupato che la ragazza non volesse più giocare con loro. Elsa allora si alzò in piedi, prese la rincorsa e saltò sulla schiena di Anna. La più piccola, per colpa dell’improvviso peso sulla schiena, cadde all’indietro, proprio sopra alla sorella. - Elsa! Cavolo, va bene tutto ma questo è troppo!- Ansimò Anna mettendosi a sedere. La bionda sbucò subito dopo da sotto un cumulo di neve candida. Aveva un sorriso enorme e gli occhi le brillavano pieni di vita. “quello sguardo…” Anna la guardava mentre con i poteri creava un piccolo castello di ghiaccio. I bambini continuavano a giocare felici, facendo a gara a chi riusciva a colpire in faccia una delle due sorelle. Stavano tutti ridendo, quando la porta si aprì.

Un’anziana signora era immobile sull’uscio della stanza e guardava la scena impietrita. Anna cercò di nascondersi dietro  ad un pupazzo di neve. - Cosa…cos…- La voce della vecchia era traballante. Elsa posò a terra un bambino che teneva in braccio e le si avvicino, con passo regale. -Salve, mi permetta di presentarmi.Io sono Elsa e quella ragazza è mia sorella.- Disse in tono pacato, sorridendole gentilmente. La signora spalancò gli occhi. -E lei osa anche parlarmi tranquillamente, dopo che è entrata  di nascosto nel mio orfanotrofio!?- La vecchia era su tutte le furie.-Fuori di qui immediatamente!!!- La rossa non capiva.-Aspetta che? Ma..perchè?- L’anziana però era furibonda.-Non voglio sentire nulla da voi. Fuoriii!!!- Anna non se lo fece ripetere due volte e sfrecciò il più veloce possibile fuori  dalla porta. Elsa, invece, si girò verso i bambini, i quali stavano già per dire alla vecchietta che lei era la loro regina. Ma la bionda gli fece cenno di tacere. Dopodiché  uscì anche lei, schivando per un pelo, una sberla da parte della proprietaria.

Anna era già fuori e l’aspettava ansimante. Elsa sbucò improvvisamente dall’enorme portone e le corse addosso, stingendola in un enorme abbraccio. - Oh, Anna. Ti voglio bene!- Disse la ragazza più grande, tenendo la testa appoggiata alla spalla della sorella, che rimase perplessa dall’azione improvvisa e fuori luogo della bionda. Poi però si addolcì.- Lo so Elsa, anch’io te ne voglio.- Rispose quest’ultima dandole un bacio sulla guancia ancora sporca di neve. La regina si staccò dalla presa, e guardò la sorellina sorridendo.-Allora, adesso che si fa?- Anna si morse il labbro, mentre tra le vie del paese cominciava a spargersi un buon profumo di cibo. -Io…io ho fame! Che dici, mangiamo qualcosa?- Elsa si mise a ridere. - Buona idea!- E così incominciarono ad incamminarsi verso la locanda più vicina. Anna era intenta a rifarsi le trecce, mentre Elsa passeggiava con aria sognante. -Sai, papà mi portava sempre a vedere l’orfanotrofio, mi diceva che era compito di un buon sovrano quello di andare in visita ai bambini. Era una cosa a cui non avevo più pensato…- Anna la guardò sorridendo.-Sei stata fantastica oggi. Quei bambini…gli hai resi davvero felici, lo sai?- Elsa la guardò dolcemente.-Lo spero…- La rossa mise un braccio attorno alle spalle della sorella maggiore e continuarono a camminare lungo le strade acciottolate di Arendelle. Quella scena, alla vista degli abitanti, era solamente un quadro un po’ bizzarro, con due ragazze sporche di neve dalla testa ai piedi, nel mezzo dell’estate; ma agli occhi dei loro genitori,che le guardavano dal cielo, loro rappresentavano il futuro, una speranza.

Una certezza!    






Nota Dell'Autore:
Ciao a tutti! Ho provato a scrivere una storia in cui Elsa si relaziona con dei bambini, perchè secondo me sarebbe una madre fantastica! Mi piacerebbe sapere che ne pensate, perciò vi prego di lasciare una recensione. Non vi obbligo, ovvio, solo se ve la sentite! =D Ciao e grazie per aver perso il vostro tempo a leggere la mia storiella!!     

   
 
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