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Autore: Lilium125    23/08/2014    2 recensioni
E' la prima e vera fanfic che scrivo, sono un po' agitata, ma eccomi qui. Ho preso coraggio e ho voluto scrivere una storia riguardante uno dei miei racconti preferiti: Peter Pan.
In questa fic non mi riferisco al film, al cartone animato o quant'altro, mi sono limitata ad utilizzare il mondo e l'universo già esistenti e i nomi...
Questo primo capitolo è stato un po' una prova, per cui è un po' corto. Spero vi piaccia la mia versione!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Liliam aveva il vento che le scompigliava i capelli, strinse gli occhi, aspettandosi l'impatto. Passarono vari istanti, e il vento continuava a soffiarle in viso; ci mise un po' per trovare il coraggio di guardare. Le mancò il respiro.

Sotto di lei scorrevano case e strade, le luci delle auto e dei lampioni e delle insegne dei negozi: stavano volando e Liliam si aggrappò forsennatamente al giovane, che la teneva in braccio, il volto rosso e sudato per lo sforzo. E se l'avesse lasciata cadere? Dopo pochi minuti, che alla giovane sembrarono non passare mai, il volo sembrò rallentare, persero quota ed atterrarono sul tetto di un palazzo: non appena toccò il solido cemento, Liliam si dimenò per scappare, ma non incontrò alcuna resistenza dal ragazzo, così che nell'impeto inciampò e finì per terra.

« Tu voli! Cosa diavolo... » stava per dargli addosso, quando una terribile verità le squarciò la mente: era davvero pazza, allora. Le persone non volano.

Dopo aver ripreso fiato per il viaggio e la cattura precedenti, il giovane le si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lei.

« Liliam – ti chiami Liliam, vero? » cominciò con fare frastornato, di chi non è pronto a sostenere un discorso imminente. Liliam, ancora seduta per terra, annuì, gli occhi sgranati in cerca di informazioni, la testa che girava forte, ma era intenzionata ad ascoltare. « Mi chiamo Jayden, Jayden Pan. Avrai sentito parlare di Peter Pan, no? Bene, è tutto vero e devi sapere... no, per l'amor del cielo non guardarmi così, sto parlando seriamente » lo sguardo di Jayden era penetrante e profondo, Liliam trovò difficile non credergli. « Resta seduta. Vorrei cominciare dal principio, prima di portarti all'Isola. Preferirei che tu sappia quanto meno una buona parte della situazione che troverai lì »

Liliam era esterrefatta, non riusciva a credere a cosa stesse dicendo quel ragazzo dagli occhi scuri come la notte, ma allo stesso tempo non poteva immaginare che stesse mentendo. « Giuro che se si tratta di uno scherzo... »

« Nessuno scherzo, o conosci un trucco che mi faccia volare? Esatto, non esiste. Ora, per favore ascoltami: sull'Isola è successo un po' un macello... da quando Peter il Primo è scomparso è andato tutto a rotoli, chiunque vuole essere il nuovo Pan e le cariche non durano molto. Lo Stadio è diventato una pagliacciata e Uncino non smette di darci la caccia, ci perseguita. Ormai i nascondigli scarseggiano e... » Jayden dovette interrompere il suo racconto appassionato, quando si accorse che Liliam aveva un'espressione vacua, scuoteva la testa e chiaramente aveva perso da un pezzo il filo del discorso.

« Non credo di seguirti » disse poiché Jayden non riprendeva a parlare, ma non ascoltò cos'altro aveva da dire il giovane, che ora la teneva per le spalle e la guardava dritto negli occhi. La sua mente vagava, rimetteva insieme piccoli pezzi: l'ombra in camera sua che si prendeva gioco di lei, le voci che sentiva, quei luccichii che vedeva con la coda dell'occhio. Cominciava tutto ad avere senso.

« Jayden » lo interruppe di botto. « Io non ci capisco nulla di quello che stai dicendo, l'unica cosa a cui sono arrivata è che vuoi portarmi all'Isola. Va bene, verrò con te e mi spiegherai tutto quando saremo lì » subito dopo aver detto queste parole si pentì. Quel tipo l'aveva aggredita e portata via di casa contro la sua volontà! Le stava raccontando un mucchio di frottole e delirava sulla storia di Peter Pan... perché diavolo voleva fidarsi?

Come non trovava ragioni per fidarsi di lui, non ne trovava per non farlo.

Probabilmente sto sognando... tanto vale che sogno ciò che desidero...”

Trasse un bel respiro e continuò. « L'unica cosa che mi tortura davvero è... come ci arriviamo a questa Isola? » a queste parole Jayden sorrise, si alzò in piedi a gambe divaricate e con le braccia sui fianchi, sotto un cielo plumbeo di pioggia.

« Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino! »

 

Rimasero così, Jayden in quella posa ridicola e Liliam a terra che si mordeva le labbra per non ridere.

« Non credo di essermi spiegata bene, Jayden. La mia domanda non è quale strada intraprendere per arrivare all'Isolachenonc'è, ma come ci arriviamo fisicamente? »

« Te l'ho detto! Seconda stell... »

« Stavi stramazzando quando prima mi hai portata qui e casa mia non è neanche lontana! La riesco ancora a vedere laggiù... » Liliam si alzò esasperata, sperava che quel sogno strano terminasse lì, ma dovette ricredersi.

« Oh... non c'è bisogno di essere scortesi. Ombra, dobbiamo partire! » la ragazza pensava che, di nuovo, Jayden non l'avesse compresa e stava per ribattere, quando l'ombra si palesò dalle spalle del giovane e non ebbe neanche il tempo di protestare che quella le fu addosso.

Fu una sensazione sgradevole perché si sentì i brividi in tutto il corpo, come quelli che vengono quando si sente graffiare su una lavagna. Si riscosse e si sentì leggera e d'istinto si toccò il corpo, aspettandosi quasi di essere diventata un essere etereo od un'ombra anch'essa, ma rimase delusa. Non comprendendo cosa fosse successo e infastidita dalla brutta sensazione che l'aveva assalita, guardò Jayden con stizza, ma si lasciò prendere in braccio. Lui non fece alcuno sforzo, questa volta, e cominciò a librarsi lentamente in volo.

Lo stomaco di Liliam fece un salto quando si staccarono da terra e si strinse a lui, pervasa dal terrore di cadere. Si alzarono piano sempre di più, come le montagne russe prima della discesa, e presto le luci delle case e delle auto furono solo puntini. « Come hai fatto... » boccheggiò, ma le si bloccò la frase tra i denti. « Ombra è dentro di te, ti rende leggera come lei » rispose lui con fare pratico. « Ora chiudi gli occhi per favore, è meglio così » il suo tono non ammetteva repliche, e Liliam non se lo fece ripetere due volte: non aveva assolutamente intenzione di guardare.

Sentì che invertivano la rotta e che prendevano a salire ancora, la pressione le fece otturare le orecchie e le premeva sul petto, tanto che non riusciva a respirare e temette di svenire, ma proprio quando le pareva di venire schiacciata, svanì tutto e prese a respirare affannosamente, in cerca di ossigeno. Subito aprì gli occhi quando – di nuovo con i brividi – si accorse che Ombra era uscita dal suo corpo.

« Oh ciuffole... »

« Ciuffole? » Jayden rideva, ma Liliam era troppo presa dallo spettacolo davanti ai suoi occhi: si trovavano su una spiaggia di un piccolo golfo, c'erano alberi che non aveva mai visto che delimitavano il confine con la foresta e in lontananza si scorgeva la punta di un vulcano placido e fumante. Il paesaggio paradisiaco era interrotto da un enorme veliero arenato, che però non ne deturpava la bellezza, ma anzi sembrava far parte della natura incontaminata.

« Jay... »

« Jay mi piace molto, chiamami pure così! » Liliam lo guardò con gli occhi spalancati, si inginocchiò a toccare la sabbia bianca e umida, le sembrava così reale...

« Per favore non svegliarmi, è meraviglioso qui »

« Svegliarti? Ma tu non... » ma Liliam stava già correndo verso la foresta, pronta ad esplorare, a conoscere, a imparare. Si sentiva il cuore colmo di gioia e dimenticò il terrore e le preoccupazioni che l'avevano atterrita solo pochi minuti prima, o forse erano ore, giorni? Non era sicura di quanto tempo fosse passato e né per quanto avessero viaggiato.

Jayden la raggiunse rapidamente in volo e l'afferrò con una presa salda. « Che cosa stai facendo? Hai dimenticato cosa ti ho detto? » Liliam sentì penetrarsi l'anima dal suo sguardo e si sentì immediatamente in colpa, seppur non ne concepisse il motivo.

« C'è una guerra in corso, non abbiamo tempo di meravigliarci. Presto, andiamo. Devo portarti dai Bambini Sperduti »

 

Camminarono cautamente nella foresta, proseguendo per un percorso irto e complesso, con numerosi cambi di direzione. Jayden non volava, per mostrare una via più semplice a Liliam che tentava di stare il più possibile al passo, ma i rami la graffiavano e le spine le si conficcavano nel pigiama, rallentandola. Ancora una volta non seppe dire quanto avessero camminato, ma dopo un tempo che le parve infinito, raggiunsero una radura in mezzo agli alberi fitti e alti, dove la luce del sole filtrava a stento.

Jayden le fece segno di salirgli in braccio e questa volta lei lo fece di sua volontà; presero il volo e si fermarono proprio al centro della radura, dove il giovane la lasciò scendere. Liliam si spaventò e si aggrappò a lui per non cadere nel vuoto, ma lui le sorrise e la lasciò di nuovo.

« Fidati »

Anziché precipitare, toccò solido dove non c'era nulla: si guardò intorno e lentamente, nello spazio tra i rami, vide apparire una struttura di legno che piano piano prese le sembianze della casa sull'albero più grande che avesse mai visto. Poggiava su numerosi alberi dal tronco possente e si diramava in lontananza, Liliam non ne vedeva la fine, ma era sicura che fosse immensa. Sembrava disabitata, ma non appena Jayden emise una serie di fischi simili al verso di un uccello, poco a poco tante piccole testoline fecero capolino tra le finestrelle, il fogliame e i fusti coperti di muschio. Erano bambini e ragazzi di ogni etnia, erano tutti diversi, dai capelli alla pelle, ma un dettaglio colpì Liliam: il loro sguardo. Avevano tutti uno sguardo profondo, di chi ne ha passate tante e che cela un profondo dolore, eppure allo stesso tempo era brillante di tenacia e vitalità.

« Vi presento la nuova arrivata, ragazzi. E' una Bambina Sperduta che viene dal Nord, si chiama Liliam » Jayden la spinse delicatamente al centro della marmaglia di giovani che la circondarono subito; le stringevano la mano, le davano calorose pacche sulle spalle, le sorridevano... si sentiva a casa, come se avesse sempre fatto parte di quel grande gruppo.

« Vieni, ti faccio fare un giro » Jayden la prese per mano e l'accompagnò tra le diramazioni della capanna. « E' stato l'ultimo Pan in carica a costruirla, prima che morisse, sai... la stiamo ingrandendo poco a poco, prima che partissi per venirti a prendere stavano costruendo un posticino per te. E' un po' fuori mano, ma dovrebbe essere da queste parti... » tra una cabina creata tra le fronde e un nido grande come un materasso a due piazze – accuratamente coperto – c'era un albero cavo tutto agghindato con fiocchi e nastri, una tenda di liane e steli intrecciati fungeva da porta, sulla quale c'era un quadretto di legno che Jayden prese e su cui incise Liliam.

« Questo è... »

« Il tuo rifugio, sì. Ricorda bene la strada, c'è il Rituale da fare e dobbiamo andare » Liliam lo guardò di traverso e solo in quel momento si accorse di tenergli ancora la mano, così la ritrasse. « Vorrei prima che mi spiegassi tutto, ora. Erano questi i patti, no? Mi avresti chiarito tutto una volta arrivati »

Jayden la prese nuovamente per mano, con un sorriso sagace. « Non ho mai detto che avrei accettato i tuoi patti, dolcezza. Ora abbiamo altro da fare »

 

Non aveva trovato modo per replicare, anche perché sapeva che Jayden l'avrebbe comunque avuta vinta. Si sentì un po' stupida a seguirlo ovunque andasse, soprattutto quando si fermarono al centro di un grande cerchio creato tra gli alberi, su una piattaforma di legno bruciacchiata e consunta. Al suo fianco c'erano una bambina con dei codini biondissimi e l'espressione spaventata e un ragazzino dai capelli rossi e le lentiggini che non stava un attimo fermo, ma continuava a saltellare nervosamente da un piede all'altro e a giocherellare con un oggetto che aveva in mano.

Li guardavano tutti, mormoravano tra loro e – Liliam ci avrebbe giurato – qualcuno dei più grandi faceva delle scommesse. Dopo qualche minuto furono raggiunti da Jayden e da cinque ragazzi più grandi come lui: in tutto erano tre maschi e tre femmine ed erano vestiti in modo stravagante, coperti di stracci di ogni colore, ma al contempo erano solenni con quell'espressione austera e impenetrabile. Alle loro spalle, tre piccole lucine danzanti li seguivano.

Alzarono le mani per richiedere attenzione e il silenzio fu subito sovrano. Senza dire una parola si divisero in coppie, Jayden e una giovane dai capelli intrecciati e la pelle scura vicino a Liliam, le due ragazze con il bambino inquieto e i due ragazzi con la bambina spaventata, e cominciarono a coprire i tre novizi con i brandelli di stoffa che avevano addosso, diedero loro un giocattolo rotto e cinsero il loro capo in un lenzuolo piccolissimo e candido. In fine presero a parlare tutti e sei all'unisono, perfettamente sincronizzati.

« I colori per il tuo carattere; il balocco per la tua indipendenza; il lenzuolo per la tua infanzia perduta » detto questo cadde nuovamente il silenzio.

La coppia con il ragazzino, che sembrava stesse per impazzire di nervosismo ed emozione, lo accompagnarono al centro e tutti gli occhi furono su di lui.

« Siamo i tuoi nuovi genitori, crescerai sotto la nostra guida, ti allenerai per essere il nuovo Pan » lo presero entrambi per mano, l'altra poggiata sulla sua testa tremante. Una delle piccole luci si poggiò anch'essa su di lui e il bagliore si espanse, accompagnata dall'abbaiare di un cane. Finì tutto in fretta e subito ci fu un applauso.

Il rituale si ripeté con la bambina spaventata e quando la lucina si poggiò su di lei, col chiarore risuonò il verso di un uccello rapace. Di nuovo un forte applauso. Era il turno di Liliam.

Jayden e la ragazza le presero la mano, si posizionarono al centro e Liliam avvertì tutta la pressione e la maestosità dell'evento. Il cuore le batteva fortissimo mentre recitavano la loro parte e quando la lucina le si calò sulla testa lei chiuse gli occhi, aspettandosi il verso di qualche animale, ma non accadde nulla e ci fu silenzio.

« Cosa diamine... » la voce di Jayden e la mancanza di applausi le fecero presagire che qualcosa, nel suo Rituale, era andato storto.


L'angolo dell'autrice: bene! Ho finito anche questo capitolo, con un po' di ritardo. Mi sono sbizzarrita un po' e mi è piaciuto tantissimo scriverlo. Spero vi piaccia e non me ne vogliate a male per il finale, ma ho già idee chiare per il terzo capitolo, per cui non dovrei metterci tempo a metterlo giù (fidanzato permettendo >.<)
Che dire, ho scritto almeno tre quarti di questo capitolo alle tre di notte e tutto d'un botto, per cui se vi sembrerà allucinante... beh è perché lo è. Spero davvero che questa mia versione un po' diversa di Peter Pan vi piaccia, poiché davvero non volevo tenermi alla classica storia. Ne ho preso vari dettagli, riadattandoli a mio piacere, ma avevo voglia di fare qualcosa di nuovo riferendomi al mondo già creato, facendo una specie di "sequel - what if".
Al prossimo capitolo!


~ Lily

   
 
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