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Autore: Juuucchan    24/08/2014    1 recensioni
Sora fa sogni misteriosi di cui non capisce il significato, e a complicargli la vita, suo padre Zack decide bene di trasferirsi a Radiant Garden, dove Sora incontrerà amici, l'amore e tanti problemi! Iniziando a svelare anche il mistero che circonda la vecchia compagnia ShinRa e il Keyblade.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora, Vanitas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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AN: Salve! Non pubblico in italiano e su EFP da più di un anno o due credo! Avevo smesso di pubblicare qui perché non mi sono piaciute le restrizioni aggiunte al regolamento. Sono dell'idea che se metto le dovute avvertenze, dovrei poter scrivere ciò che desidero, ma sorvoliamo! Questa fanfiction sarà censurata man mano che andrà avanti, apposta per via del regolamento, quindi se vorrete leggere in seguito la versione non censurata, posterò il link del mio account su Fanfiction.net (In questo sito la fanfiction sarà però in inlgese!)
Ho cercato di raggruppare quanti più personaggi di KH e FF possibili e gli ho imparentati fra loro! Spero vi piaceranno i vari legami che ho immaginato! Buona lettura!

Il rumore delle onde e l'odore del mare erano cose piacevoli che lo avevano sempre rilassato. Quando era piccolo, suo padre Zack lo portava spesso ad un'isola di cui Sora non ricordava il nome.
Era tutto piuttosto vago ma ricordava suo padre seduto su un tronco a parlare amabilmente con un suo amico, un uomo di cui Sora ricordava solo i lunghi capelli argentei, mentre lui invece giocava sulla spiaggia col figlio di quell'uomo. Il bambino aveva i capelli più candidi del padre, e Sora ricordava che si illuminavano ogni volta che ci batteva il sole.
Erano tutte memorie piacevoli, ma molto flebili visto che Sora era un bambino molto piccolo a quei tempi.
Eppure... senza che Sora riuscisse a spiegarsi perché, aveva iniziato a fare dei sogni che riguardavano proprio quell'isola.
Si trovava coi piedi nell'acqua, sulla riva, mentre qualcuno gli stava davanti. Le prime volte, Sora non era riuscito nemmeno a scorgere bene la figura, ma più faceva quei sogni, più essa diventava nitida.
Aveva perso il conto di quante volte avesse sognato la scena, ma per la prima volta, Sora potè vedere chi era quella figura. Si trattava di un ragazzo della sua età, coi capelli argentei. La sua pelle era scura e gli occhi di un caldo color ambra.
Il ragazzo, che si trovava a qualche metro da lui in mare, gli porse la mano. Tutto il suo viso era indifferente, ma i suoi occhi... i suoi occhi erano carichi di qualcosa che Sora non riuscia a comprendere.
Il mare dietro di lui iniziò ad agitarsi in maniera pericolosa, mentre il cielo iniziava ad annuvolarsi. Sora non sapeva cosa fare. Aveva un sacco di emozioni dentro di sé e si sentiva paralizzato.
Però quegli occhi ambrati... lo fissavano con così tanta intensità che Sora se ne sentiva attratto. I suoi piedi iniziarono a muoversi non per sua volontà verso il ragazzo. L'acqua non era più tiepida come prima, e Sora iniziava a sentire davvero freddo. Più si avvicinava, più le onde diventavano grandi e minacciose, e fu proprio questo a bloccare Sora nel suo avanzare.
Un'onda ben più alta del ragazzo si stava avvicinando minacciosa pronta ad inghiottirlo.

-Attento!-

Gridò Sora, finendo con gli occhi spalancati e seduto, trovandosi ovviamente sul suo letto. Sudava copiosamente, e il respiro era abbastanza affannoso.

-E dire che mi ero pure preparato a svegliarti stamattina!-

Ridacchiò una voce gioviale accanto al ragazzo. Sora voltò lo sguado per trovarsi davanti un uomo dai tratti infantili, con due brillanti occhi azzurri, identici a quelli di Sora stesso. I capelli neri erano portati all'indietro, liberandogli il viso.
L'uomo impugnava una grande pistola ad acqua, puntata direttamente alla faccia di Sora.

-Papà! Volevi colpirmi con la pistola per svegliarmi?!-

Sbottò scioccato Sora, fissando il padre. Fra quei due, era sempre una gara a chi era più infantile. Per la maggior parte del tempo, Sora adorava suo padre. Era sempre presente nella sua vita, e giocavano spesso insieme. Almeno, fino a quando Sora non era che un bambino. Adesso aveva ben quattordici anni, e suo padre avrebbe dovuto iniziare a trattarlo come un adulto e lasciargli vivere la sua vita. Sapete no? Era il classico adolescente imbarazzato dai proprio genitori.
Il padre comunque non rispose a Sora. Si limitò a ghignare e spruzzargli un getto d'acqua in faccia.

-Papààà!-

Si lamentò Sora, chiudendo di rilflesso gli occhi. Era pronto a tirargli un cuscino e iniziare una battaglia mattutina, quando davanti alla porta della sua camera, apparve una donna con le mani sui fianchi.

-Zack Fair! Sora Fair! Cos'è questo baccano fin dal mattino?-

Chiese, con lo sguardo severo. La donna sembrava anche più giovane di Zack. Aveva i capelli castani, dello stesso colore di quelli di Sora, raccolti in una treccia morbida. Il viso era incorniciato da dei ricci morbidi e impreziosito da due vivaci occhi verdi.

-Dillo a papà! Io non ho fatto niente!-

Rispose Sora alla madre, asciugandosi malamente il viso con il lenzuolo. Si alzò, stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente. Il sogno di quella sera completamente dimenticato a causa di quel siparietto mattutino. 
Zack era andato dalla moglie, stringendola forte per i fianchi e mormorando parole di scuse con una faccia da cane bastonato. Eventualmente la donna aveva perso lo sguardo severo e gli aveva sorriso.
Sora invidiava abbastanza i suoi genitori. Ogni giorno erano così innamorati. Avrebbe voluto trovare anche lui qualcuno che lo amava come si amavano i suoi genitori. 

Sua madre, Aerith, aveva raccontato a Sora come si erano incontrati lei e suo padre. Il bambino era seduto al tavolo della cucina, gli occhi curiosi puntati sulla donna che stava distrattamente facendo qualche mazzo di fiori per il negozio che gestiva.

-Avrò avuto... non so, forse diciasette anni.-

Iniziò, con un sorriso spontaneo sulle sue labbra.

-Tuo padre all'epoca era ancora un soldato dell'esercito sai, ed era venuto nella mia città per una missione. Ci incontrammo per caso, nel modo più naturale possibile. Scattò subito... qualcosa. Non so spiegare bene come o perché, ma non riuscivamo a smettere di stare insieme. Passavamo ore a parlare e anche se sapevo che come soldato presto Zack sarebbe ripartito, non riuscii ad impedirmi di innamorarmi profondamente di lui.-

A quel punto Sora interruppe la mamma, con uno sguardo confuso.

-Non volevi innamorarti di lui mamma?-

Chiese. Aerith alzò lo sguardo per incontrare quello del suo bambino, uscendosene con una piccola risata.

-Vedi Sora, a volte riesci a capire che innamorarti di qualcuno potrebbe portarti a soffrire molto. Legarsi tanto ad un'altra persona ti fa vivere emozioni molto forti e non sempre sono positive. Tuttavia, anche quando tuo padre se ne andò, sentivo che sarebbe andato tutto bene. Difatti, Zack tornò in città qualche tempo più tardi assieme ad un suo amico. Ricordi no? Quello che andate a trovare sull'isola.-

Il piccolo Sora di quel tempo, annuì energico, con un enorme sorriso, come se parlare di quelle vacanze che faceva all'epoca lo rendesse estremamente felice.

-All'inzio ero così spaventata. Quell'uomo si portava dietro Zack profondamente ferito, che a sua volta trascinava un ragazzino biondo incosciente.-

L'espressione della donna si rabbuiò un momento al ricordo. Per un attimo, aveva temuto che sia Zack che quel povero bambino che aveva tentato di salvare, sarebbero morti.

-Tuttavia, tutto andò bene e come vedi io e il tuo papà siamo felicemente sposati, e abbiamo avuto dei bambini splendidi come te e tuo fratello.-

Sora non aveva del tutto capito le parole della mamma, soprattutto quelle sull'amore. Era solo arrivato alla conclusione che i suoi genitori si erano amati tanto fin da subito, e che da quell'amore era nato lui. Quell'idea lo rendeva tanto orgoglioso. Anche Zack gli ripeteva spesso che Sora era l'amore che i due provavano e che aveva preso forma materiale.

Scuotendo la testa, Sora tornò alla realtà, facendo una faccia arrabbiata verso il padre che ora ridacchiava per qualcosa che si erano detti lui e Aerith.

-Allora? Perché volevi svegliarmi così presto? Stamani è il primo giorno di vacanza!-

Gli fece notare Sora, che infatti non vedeva l'ora di andare dai suoi amici per prendere il treno e godersi la prima giornata di mare. Vacanze! Amava le vacanze! Zack sembrò ricordarsi finalmente una cosa probabilmente importante, schioccando le dita.

-Già è vero! Ti volevo svegliare perché io e tua madre dobbiamo parlarti.-

Spiegò Zack, allontanandosi dalla moglie per avviarsi in cucina, dovrebbe avrebbero quindi parlato a Sora. Il ragazzo fissò confuso il padre e poi la madre, che si limitò a fargli un sorriso piuttosto colpevole. 
Il castano iniziava a non sentirsi più molto felice per il suo primo giorno di vacanza.
Seguì i genitori in cucina, sedendosi a tavola davanti al padre che aveva un'espressione stranamente seria. Aerith si era intanto messa a preparare la colazione, nella magra speranza che almeno il cibo potesse far digerire meglio la notizia a Sora.

-Allora? Cos'è tutta questa serietà? Non mi pare di aver fatto qualcosa di grave negli ultimi giorni.-

Ammise il ragazzo, scompigliandosi i capelli confuso.

-Oh non c'entra nulla qualcosa che hai fatto Sora, tranquillo! In quel caso sarebbe tua madre a parlarti, lo sai!-

Rise Zack, beccandosi un'occhiata gelida dalla donna in questione.

-Comunque... ieri sera mi ha chiamato un mio vecchio collega di lavoro. Sai, di quando facevo il soldato. Si chiama Genesis Rhapsodos. Vive a Radiant Garden ormai, e mi ha detto che qualcuno ha rilevato la compagnia per cui lavoravamo. Il vecchio presidente si è ritirato anni e anni fa quando lo abbiamo fatto noi, chiudendo tutte le varie strutture, ma a quanto pare uno degli azionisti di maggioranza della compagnia, ha passato il testimone ad un uomo che alla fine è riuscito a rilevare la compagnia intera appunto. Io e gli altri soldati... come chiunque lavorasse per quella compagnia... beh non abbiamo mai davvero presentato le dimissioni. Risultiamo ancora con un regolare contratto e purtroppo dovremmo fare ricorso a vie legali per risolvere questa situazione.-

Sora non stava capendo assolutamente niente di quello che gli stava dicendo il padre. Compagnie, azionisti, soldati, vie legali. Nella testa del ragazzo c'era solo un grande punto interrogativo. Soprattutto, per quale motivo suo padre gli stava raccontando cose del genere? Forse per dirgli che si sarebbe dovuto assentare per risolvere la faccenda? Sua madre gli venne in soccorso per fortuna. Mentre posava i piatti con la colazione davanti ai due, e si sedeva a sua volta per mangiare, aveva richiamato l'attenzione tossendo.

-Zack, non credo che a Sora interessi molto il lato tecnico della faccenda.-

Gli fece notare, trovando l'assenso dell'uomo che infatti annuì, pensieroso. Era così strano vedere Zack Fair serio.

-Hai ragione. In parole povere... visto che era qualcosa che ci era già passata di mente e che questa situazione potrebbe durare addirittura anni, prima che si risolva, io e tua madre abbiamo deciso che la migliore soluzione è trasferirci tutti a Radiant Garden. Genesis ha già provveduto a mandarmi il contratto di una bella casa nel suo quartiere, e visto che quest'anno inizierai le superiori, la scuola non sarà un problema.-

Concluse l'uomo, guardando con un po' d'ansia il figlio. La notizia aveva colpito Sora come un treno in corsa. I suoi occhi fissavano il padre senza registrare bene cosa avesse detto. Trasferirsi a Radiant Garden? Lasciare Twilight Town per sempre? Sora amava la città dove era nato e cresciuto. Era conosciuto e amato da praticamente tutti i negozianti del piccolo centro cittadino e aveva degli amici che non voleva assolutamente lasciare. Cosa avrebbe detto ad Olette e Pence? E soprattutto ad Hayner?

-Quando ci trasferiamo?-

Chiese, ancora confuso. Zack scambiò un piccolo sguardo sofferto con la moglie, riportando i suoi occhi su Sora.

-Al massimo fra due settimane.-

Solo due settimane. Non poteva nemmeno trascorrere l'estate coi suoi amici. Era assurdo.

-Perché così presto? Io e gli altri... io e Hayner avevamo fatto così tanti piani per questa estate! Volevamo trovarci un lavoretto e andare in spiaggia più spesso possibile! C'è pure il torneo quest'anno!-

Sbottò Sora, sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi in piedi, rischiando quasi di fare cadere la sedia. 

-Sora tesoro... non ci possiamo permettere di aspettare tutta l'estate. Tuo padre potrebbe passare dei grossi guai se aspettiamo. Il tempo per lui di licenziarsi all'officina e per me di chiudere ufficialmente il negozio di fiori, e saremo pronti per andare. Domani pagheremo la nuova casa e venderemo questa.-

Cercò di spiegargli Aerith, con un tono pacato.

-Non è giusto! Avete deciso tutto nell'arco di una sera e mi avete interpellato solo per farmi sapere che dovrò abbandonare la mia vita senza nemmeno poter decidere!-

Sora guardò entrambi i suoi genitori con gli occhi lucidi di rabbia. Era così... furioso. Non voleva andarsene. Da quello che sapeva Radiant Garden era a ben più di sei ore in macchina da Twilight Town. Questo significava che Sora sarebbe stato fortunato a poter vedere i suoi amici durante le vacanze. Non era come trasferirsi ad un paio d'ore dalla città. Non avrebbe potuto prendere il treno e vederli nel weekend. Strinse i pugni, tremando dalla rabbia.

-Vi odio!-

Disse, uscendo di casa di corsa senza minimamente ascoltare i genitori che tentavano invano di chiamarlo. Una volta fuori casa le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso. Non si preoccupò di asciugarle, mentre si dirigeva dai suoi amici.

-Non credi che avremmo dovuto dirgli la verità?-

Mormorò Aerith, osservando il piatto ancora pieno della colazione di Sora. 

-No. Questa scusa va più che bene. Sora... non deve sapere la verità. Non voglio che paghi per colpe commesse da altri. Va bene così. Si calmerà prima o poi. Non nominare mai la ShinRa davanti a Sora...-

Si raccomandò Zack, facendo un lungo sospiro sofferto e portandosi una mano al viso. E dire... che aveva quasi creduto che l'incubo fosse finito.

-Come hai detto che si chiama adesso la ShinRa? Il nuovo presidente ha cambiato nome, no?-

Chiese Aerith, buttando via il cibo che non sarebbe stato mangiato.

-Organizzazione XIII.-

Sora aveva camminato per le vie della città a passo spedito, senza guardare nessuno ed ignorando le occhiate che riceveva a causa delle lacrime di frustrazione. Per chi conosceva Sora, non era normale vedere il ragazzo in quelle condizioni.

-Come mai piangi come un signorina, fratellino?-

Una voce fastidiosa arrivò alle orecchie di Sora, che fermò la sua camminata decisa per voltarsi verso il suo proprietario. Seduto su un muretto al lato della strada, si trovava un ragazzo praticamente identico a Sora, se non fosse stato per i capelli neri e gli occhi gialli.

-In effetti mi ero chiesto dove fossi, Vanitas.-

Sbuffò Sora, guardando quello che era, a tutti gli effetti, suo fratello gemello. Sora e Vanitas non andavano d'accordo, anche se era meglio dire che Vanitas non andava d'accordo con nessuno. Per evitare che si creassero quei legami malsani fra gemelli, Zack e Aerith avevano deciso quando i bambini erano ancora piccoli, di fare un periodo di vacanze separato. Quando Sora andava all'isola col padre, Vanitas andava dai nonni con la madre. Tuttavia, il problema non si sarebbe mai posto. Vanitas, che era il gemello più grande, aveva sviluppato un'indole ribelle e antipatica. Rispondeva male ai suoi genitori, trattava male Sora, e si faceva vedere in casa solo per i pasti e per dormire. Sora ricordava ancora con un brivido di paura tutti gli scherzi cattivi che gli aveva fatto il fratello quando erano piccoli.

-Sappiamo tutti e due che non è vero.-

Replicò freddamente Vanitas, saltando giù dal muretto e avvicinandosi al fratello con un ghigno cattivo.

-Papà ti ha detto che partiamo, vero?-

Chiese, con gli occhi gialli che scintillavano di cattiveria. Aveva fatto quella domanda col solo scopo di far arrabbiare Sora ancora di più, e l'altro lo sapeva.

-Immagino che a te non freghi niente visto che non hai uno straccio di amico.-

Rispose cattivo Sora, per niente in condizione di ignorare le cattiverie del fratello. Vanitas si limitò a fare spallucce, guardando il fratello disinteressato.

-Radiant Garden sarà sicuramente una città migliore di questo buco.-

Fece, infilandosi le mani in tasca e mettendosi davanti a Sora.

-Non c'è bisogno di piagnucolare per una cosa normale come un trasferimento fratellino.-

Era più serio del solito. O meglio, aveva perso quel tono divertito da "adoro farti incazzare", e parlava quasi scocciato, come se Sora stesse esagerando.

-Perché non mi lasci in pace? Non ho voglia di parlarti .-

Ammise Sora, tirando su col naso. Di solito non era così diretto verso Vanitas, né così antipatico, ma la notizia lo aveva stressato abbastanza.

-Sei così convinto che io ti odi fratellino, ma semplicemente ti amo troppo per la mia sanità mentale..-

Aggiunse il più adulto, portando entrambe le mani ai fianchi e lanciando all'altro uno sguardo malizioso.

-Credo che questo sia pure peggio.-

Sora non perse altro tempo con Vanitas, tornando a camminare spedito verso dove si trovavano i suoi amici. Vanitas lo lasciò andare senza aggiungere altro, leccandosi le labbra. Suo fratello stava davvero esagerando. Non stavano andando dall'altra parte del mondo, in fondo. Avrebbe potuto rivedere i suoi amici, quindi perché piangere? Sora era anche così disgustosamente socievole e adorabile, che avrebbe sicuramente fatto molti altri amici per rimpiazzare quegli vecchi.
Prese ad allontanarsi anche lui, pensando che era contento di abbandonare quel buco di città. Twilight Town era una città tranquilla e calma. Una città dove non succedeva mai niente e un tipo come Vanitas era visto come il peggior ribelle che ci potesse essere, nonostante in realtà non facesse altro che essere antipatico. 
E forse aveva chiuso Sora in un armadio o due da piccoli. Non aveva tenuto il conto. In una città grande come Radiant Garden invece... Vanitas avrebbe potuto davvero scatenarsi e sarebbe stato solo uno dei tanti delinquenti. Magari avrebbe perfino trovato qualcuno degno di prendere a pugni.
Fischiettando, stranamente allegro, il ragazzo si diresse verso i vicoli della città, sperando che a cena suo fratello non sarebbe stato una lagna.

Sora intanto aveva ripreso a piangere, e quando era giunto al luogo dove si ritrovavano di solito lui e i suoi amici, era stato accolto da una Olette terribilmente sorpresa. Certo, Sora era emotivo, ma non lo aveva mai visto piangere così.

-Sora! Sora che è successo? Ti sei fatto male? Vanitas ti ha fatto qualcosa?-

Chiese subito la ragazza, raggiungendo l'amico e mettendogli una mano sul braccio affettuosamente. Sora cercò di calmarsi, per non far agitare Olette. Non riuscì a fare in tempo però, che Pence e Hayner arrivarono con qualche gelato fra le mani. Il sorriso dalle loro facce svanì subito. Pence iniziò ad agitarsi e fare domande che Sora non afferrava completamente, mentre Hayner invece lo afferrò saldamente per le spalle, fissandolo deciso negli occhi.

-Se è stato Vanitas ce lo devi dire. Solo perché tuo fratello gemello non vuol dire che ha il permesso di farti del male.-

Gli disse, sembrando abbastanza arrabbiato. Sora riuscì finalmente a fare qualcosa, scuotendo la testa. 

-Ho parlato con Vanitas... ma non è colpa sua.-

Mormorò Sora, asciugandosi gli occhi e dandosi una calmata. Non voleva spaventare tanto i suoi amici. La notizia però l'aveva sconvolto così tanto che non era davvero riuscuto a darsi un contegno. Aveva fatto così tanti progetti per quell'estate e ora se li vedeva tutti sfumare davanti. Il torneo con Hayner, il mare... tutto andato in malora per colpa di un trasferimento non voluto. 
Dopo qualche minuto, agitato da tutte quelle occhiate, Sora finalmente decise di dire il problema ai suoi amici. Parlava un sacco, senza fermarsi a prendere fiato e senza nemmeno guardare i suoi amici come se, se si fosse fermato, non sarebbe stato in grado di dire tutto. Gli altri tre lo ascoltavano, attenti. Su Pence e Olette apparve un'espressione triste, ma su Hayner... su di lui no. Lui era furioso. Voleva prendere a calci la faccia di Zack fino al giorno dopo.
Tuttavia sapeva bene che non poteva farci niente. Non poteva impedire che la famiglia Fair si trasferisse, per questo aveva afferrato saldamente le spalle di Sora, fermando il suo blaterare.

-Ehy amico non fare così! Esiste internet ricordi? E non sarai dall'altro capo del mondo. Ci potremo rivedere più spesso di quanto immagini.-

Disse il biondo, facendo un sorriso incoraggiante a Sora. Era bastato questo al ragazzo. Voleva solo sentire che i suoi amici volevano impegnarsi con lui in quel legame a distanza.
Aveva pianto, di nuovo, e pure Hayner aveva gli occhi lucidi, ci poteva giurare. Però sorridevano entrambi. I migliori amici resistevano anche a sei ore di distanza, no?

-Sora! Puoi portare quegli scatoloni?-

La voce di sua madre gli arrivò alle orecchie, e Sora uscì subito dal piccolo camion che avevano affittato per il trasloco, ed andò a prendere gli scatoloni indicati. Erano finalmente arrivati a Radiant Garden dopo un lunghissimo viaggio di almeno sette ore piene, visto che si erano fermati per pranzare e altre soste che si facevano sempre in viaggio.
Sora aveva fatto pace coi suoi, ma era ancora abbastanza triste, quindi durante il viaggio non aveva poi scherzato troppo con il padre. Vanitas ovviamente se ne era rimasto in silenzio ad ascoltare il suo ipod, uscendosene di tanto in tanto con qualche battuta antipatica giusto per ricordare alla famiglia che c'era anche lui sul camion.
Alla partenza Hayner e gli altri erano venuti a salutarli e avevano portato anche qualche dolcetto fatto da Olette, delle patatine comprate da Pence, e dei ghiaccioli presi di Hayner. Zack aveva commento di come era felice di vedere che Sora era stato capace di farsi degli amici simili e Aerith aveva aggiunto che ne avrebbe fatti altrettanti a Radiant Garden.
Era ormai quasi ora di cena quando erano arrivati alla nuova casa, e nonostante il cattivo umore, Sora non poteva non essere contento alla vista di quella bella casa, molto più grande di quella vecchia. Vanitas ovviamente era già corso ad appropriarsi della camera migliore, lasciando Sora solo a sistemare i vari scatoloni insieme al padre. 

-Perché devo avere un fratello come lui?-

Sospirò. A causa degli scatoloni che gli oscuravano la vista, Sora non vide il marciapiedi ed infatti inciampò, rischiando di cadere e far cadere tutto. Chiuse gli occhi sperando di non sbattere la faccia, quando delle mani larghe e forti lo presero in tempo per le spalle.

-Tutto bene?-

Alle orecchie di Sora giunse una voce gioviale ed amichevole, e quando il ragazzo riaprì gli occhi si trovò a guardare un ragazzo dai ribelli capelli rossi e maliziosi occhi verdi. Era sexy. Diavolo se lo era. Rimase a fissarlo come ad assimilarne i particolari, notando due piccoli tatuaggi a goccia sotto gli occhi. O forse erano solo disegnati? Era vestito con una t-shirt nera attillata, come i pantaloni scuri che finivano dentro un paio di stivaletti neri.
Più lo guardava più aveva paura di sbavare. Che la pubertà gli fosse arrivata tutta in un botto? O forse semplicemente a Twilight Town non esistevano ragazzi così hot.

-Il mio nome è Axel, memorizzato?-

Si presentò a quel punto, con un ghigno che non lasciava presagire niente di buono.

AN: Le recensioni sono ovviamente sempre gradite <3
 
   
 
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