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Autore: SkepticDame    28/08/2014    1 recensioni
Enorme "E se...?" su come avrebbe potuto "concludersi" la storia di Amy e Raphael.
Molti apprezzeranno di più quello originale ma un lieto fine lo meritano, dopo tutte le disavventure, ed io l'ho concepito così.
Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Sorel, Kilik, Raphael Sorel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva vinto ed aveva ottenuto la tanto bramata Spada Maledetta. Il suo piano per il bene di Amy era in prossimità del suo compimento ma non sapeva che ormai sarebbe stato tutto inutile. Al castello giunse un giovane, lo stesso che portava la Pietra Sacra e purificava le persone dalle forze maligne della spada. Colui che stava intralciando i progetti di Raphael, il quale prevedeva che il mondo "normale", a cui Amy non riusciva ad aprire cuore e mente, dovesse diventare esattamente come loro. Tutto questo per amore di lei. Già da prima... quella ragazzina faticava a riporre fiducia in chiunque non fosse Lui, con la trasformazione la cosa finì per aggravarsi ed annientare qualsiasi possibilità di vederla interagire con gli altri. Raphael si incolpava anche di questo. Voleva donare ad Amy un futuro di pace. "In isolamento non vuol dire al sicuro", le ripeteva. Accantonare la propria esistenza non l'avrebbe esonerata da nessun pericolo, da nessun dolore. Ed era quello che cercava di farle capire prima di tutto, da buon padre e da buon amico. Padre... all'inizio suonava un po' strano ad entrambi però questa cosa nuova e relativamente bizzarra li completava, li univa. Se quella volta non fosse partito non avrebbe condotto Amy verso un peggioramento. E pensare che voleva solo il suo bene... E invece ecco l'ennesimo disastro. Doveva proteggerla, non aiutarla a distruggersi. Tutti questi pensieri gli si affastellavano nella mente mentre a malapena camminava fra gli scricchiolii delle foglie del bosco, trascinando la Soul Edge. Scorse il castello. "Amy, avremo il nostro mondo", pensò, stanco, avvolto da una macabra luce violacea che rendeva i bagliori rossastri degli occhi ancora più inquietanti. Ma Amy non era più come lui. Non era sicuro di avere ancora una coscienza. Aveva giurato di saperle resistere ma era debole, in quel momento. Nel frattempo nel maniero la ragazzina si trovava ormai in condizioni a dir poco pessime. Pensava a Raphael, al momento in cui lui la congedò affettuosamente raccomandandosi di fare la brava. Non poteva negare che prima di diventare due automi sotto l'influsso della Spada Malvagia, la loro vita era assai migliore. Il bene che si volevano, per fortuna, era immenso, così da non svanire nemmeno dopo quel cambiamento. Ma era preoccupata per Lui. Sapeva quanto potesse diventare pazzo, quando si trattava di combattere per lei. Ma sapeva anche che quella pazzia non sempre avrebbe scritto per lui un lieto fine, e che non voleva perdere la persona diventata il suo punto di riferimento, da cui aveva imparato moltissimo. Kilik, il giovane di fronte a lei, intanto aveva abbassato la Pietra Sacra, rimettendola nella sua sacca. Solo grazie a quel gesto ella si rese conto che la purificazione era andata a buon fine. Ora, in quel mondo, Raphael era "solo". Aveva compiuto il viaggio per niente. Amy si sentiva triste nel sapere di averlo, in qualche modo, spinto a fare l'impossibile e poi... abbandonato, così. Kilik ed Amy avvertirono un'aura fortissima. La sorgente di ogni male era più vicina di quanto pensassero. E con lei anche Raphael. Il cuore di Amy iniziò a correre disperatamente, per gioia e preoccupazione insieme. Era vivo! Era vivo ed era tornato a casa come aveva promesso! Tuttavia... non era certa che la sua sanità mentale fosse rimasta intatta e neanche del fatto che, vedendola diversa da lui, avrebbe reagito bene. Soprattutto sapendo che era accaduto per mano del custode della Pietra Sacra. Nessuno poteva toccare la sua bambina, figuriamoci il suo peggior nemico impiccione. Fu questione di istanti. Sentirono dei passi, poi qualcosa di pesante che strusciava. L'aura malefica metteva i brividi. Cresceva a dismisura, diventava opprimente. Si annidava in ogni angolo della fortezza già contaminata, era palpabile. Se prima le piaceva esserne circondata, ora la disgustava come non mai. Dall'uscio finalmente videro Raphael, quasi irriconoscibile, privo di ogni forza. Si accorse fin da subito che qualcosa, durante la sua assenza, era radicalmente cambiato. Sentiva l'energia della Pietra che era una presenza poco gradita alla Spada e a lui stesso, essendo ormai parte della Soul Edge. Perché la sua Amy, invece, sembrava immune a tutto ciò? I suoi occhi non rispecchiavano più i propri. Erano tornati belli e gentili come li aveva conosciuti, come li amava e... pensò che anche lei rivolesse vedere, di Lui, quelle sue gocce d'acqua cristallina che avevano brillato davanti a quel focolare, a quella promessa mantenuta. Kilik si mise sulla difensiva, intimando alla ragazzina di non avvicinarsi troppo all'uomo, perché a detta sua era pericoloso e fuori di sé. Probabile. Assolutamente probabile. Ma non poteva, non voleva ignorare la voragine che si stava aprendo in Lui in quel momento. Raphael abbassò lo sguardo sulla spada che fece cadere a terra. Aveva due soluzioni: uccidere Kilik quasi servitogli su un piatto d'argento, distruggere la pietra e riportare Amy dalla sua parte; o distruggere la Soul Edge e... purificarsi dalla sua energia maligna. Fece qualche passo indietro allontanandosi ulteriormente dalla spada che, persuadendolo, lo avrebbe spinto a dare a credito alla prima opzione. E non voleva essere condizionato ancora. Sembrava aver perduto la capacità di pensiero, chissà da quanto tempo la sua volontà era piegata a quella dannata lama... Sollevò lo sguardo pallido e biancastro su quello roseo della ragazzina, in cerca di una risposta a riprova di quello che i sentimenti per lei gli suggerivano. «La Lama sa corrompere chiunque. Persino... gli angeli» gli occhi gli diventarono infinitamente tristi alla parola "angeli". Lei sapeva e infatti sorrise, mesta, sul punto di crollare. Kilik invece pareva non voler essere minimamente toccato da tutto quel sentimentalismo che vedeva "finto", una tattica per distrarli da altro. «Allora? Cos'aspetti? Ora che mi hai qui di fronte non ti vuoi più battere? Hai polverizzato un intero esercito, non avrai paura di me, spero» il giovane lo provocò e per un momento parve funzionare. Raphael strinse i pugni, il tessuto dei suoi guanti cigolò sinistramente. «Ci metterei poco a tapparti la bocca per sempre, se non fosse per il fatto che... potresti essermi utile, forse» replicò l'uomo, freddamente. Né Kilik né Amy riuscirono a capire, a primo impatto. Quest'ultima avanzò, con incertezza. «Ormai non hai più motivo di sottoporti alle torture della Spada. Guardami... Io... io sto bene, adesso. E potresti stare bene anche tu. Non voglio ritrovarmi di nuovo sola...» disse Lei, finendo col posare lo sguardo sul suo. Raphael sollevò il braccio destro ma non poteva toccarla, altrimenti sarebbero ripartiti da capo. Lanciò un grido cadendo sulle ginocchia. Aveva la strana percezione di essere spezzato in due come se la spada lo avesse tagliato a metà, provocandogli una fitta fortissima. Era davvero così che desiderava vivere? Lontano da Amy? Con il dolore e la vendetta come suoi unici amici? Avrebbe oltrepassato ogni limite. Ne sarebbe rimasto troppo segnato. "Non voglio ritrovarmi di nuovo sola". No, non la sarebbe mai stata. Qualcosa dentro di lui reagì istintivamente a quel timore di lei così... ancestrale e profondo, che capiva e voleva lenire. «Ed io voglio starti vicino. A costo di dovermi disfare di tutto questo male» disse lui con fin troppa fatica ma lasciando trapelare la totale sincerità e fermezza delle sue parole. Quanto diamine era cresciuta quella ragazzina? Se finora la sentiva fragilissima, adesso gli sembrava emotivamente più matura. Sapeva che gli voleva bene quanto lui ma non glielo aveva mai dimostrato cosi chiaramente. Gli dava la forza per fare qualsiasi cosa. Guardò allusivamente Kilik. Sapeva che quest'ultimo lo odiava ma era sicuro che, pur di salvare il mondo, sarebbe stato disposto ad accantonare tale sentimento. Kilik comprese la sua occhiata ma doveva fare in fretta. Con prontezza prese la sua Kali-Yuga e con essa colpì l'occhio della Soul Edge, con tutta la sua forza. Il colpo arrivò a Raphael centuplicato migliaia di volte, lo fece contorcere dal dolore. Dentro la propria testa c'era un frastuono allucinante, la voce della spada sibilava come graffi sull'acciaio, quasi disperatamente. Nella propria testa stava combattendo per riavere la coscienza perduta. Vide tutte le persone uccise per mano sua, senza distinzione, e i sensi di colpa iniziarono ad affacciarsi, sempre più nitidi. Stava... riacquisendo la propria umanità. Le sue grida di dolore penetravano ogni cosa, come il bagliore accecante. Poi il nulla. Il silenzio. Kilik ed Amy riaprirono gli occhi. Della spada non vi erano più tracce e nemmeno della sua aura malvagia. Ma vi era Raphael a terra, incosciente. Quando riaprì le palpebre, dopo un tempo indefinito ma lungo a giudicare dal sole dell'alba, portò una mano davanti al viso e la osservò con stupore. Il suo incarnato era tornato roseo e fresco. Sorrise. Poi un'ombra accanto a sé, nel letto. Amy. Non la voleva svegliare. Dopo un interminabile periodo di stanchezza, la sua "bambina" cresciuta assieme a lui meritava soprattutto di riposare e, chissà, di fare bei sogni. Le sorrise nuovamente. Si alzò a sedere, godendosi i raggi di sole che illuminavano la pelle del suo viso. Da quanto tempo non lo poteva più fare senza sentirsi oppresso e privo di energie! E soprattutto, da quanto tempo non si sentiva così pulito da ogni sorta di male? Prese il suo amato stocco, posato sul mobile nei pressi della finestra da cui guardava il mondo e il cielo limpido, e lo sollevò fissandolo dalla punta all'elsa. Decisamente meglio di quello spadone. Con uno scatto rapido si girò facendo scontrare il proprio stocco con quello di Amy puntatogli addosso da lei stessa. Il viso le si contorse in una smorfia di gioia. «Sei davvero tu...» non gli diede nemmeno il tempo di replicare e lo abbracciò, per la prima volta. Il suo corpicino esile lo tratteneva in una stretta che esprimeva tutto ciò che non era riuscita ad esprimere in tutto quel tempo. Entrambi mollarono a terra le armi. Per la prima volta lui si sentì veramente a casa. Ricambiò del tutto l'abbraccio inaspettato, ne percepiva il calore ed era la cosa in assoluto più bella che gli fosse accaduta in quella sfortunata disavventura. «La Pietra ha agito anche su di me, vero? Lo speravo. Lo speravo tanto» sussurrò Raphael scostandola leggermente da sé. Amy si lasciò sfuggire un piccolo sorriso e mormorò un sincero "grazie". Per non essersi fatto sopraffare dai sentimenti cattivi, per averla sempre messa in primo piano, per non averla abbandonata, per averle insegnato tutto ciò che sapeva. Ora sarebbero stati di nuovo insieme, come prima.
   
 
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