Questa storia è stata scritta per la challenge del gruppo Fanfictions Challengers II . Il prompt
è Gale/Johanna – radici come rocce.
Mani come
Radici
Johanna scocca un’occhiata di sufficienza al tronco di un albero, prima di
proseguire per la radura: i pochi arbusti che crescono nel bosco del Distretto
13 la fanno ridere, se messi a confronto con quelli delle foreste del 7, ma preferisce
il loro odore al puzzo di chiuso delle stanze d’ospedale. E poi, non è lì per
una gitarella di piacere.
Il fuoco della ribellione si è estinto da diversi giorni, ormai, ed è arrivato
il tempo di scrollarsi di dosso le ceneri. Ma c’è qualcuno ancora occupato a
soffocare le fiamme e Johanna sa che lo troverà lì, fra quegli alberi, dove
nessuno può raggiungerlo per ricordargli che nemmeno i boschi gli appartengono
più. Così come non appartengono più a lei: non da quando il fuoco ha fatto a
pezzi la sua pineta, strozzando con il fumo le poche radici che ancora la
tenevano legata alla vita di una volta.
Sua sorella Sloane.
Quel moccioso di Sawyer, il cui urlo disperato
risuonava ancora nella sua testa a ogni incubo: io non ho paura.
E Roscoe, talmente buono da farle venire
l’orticaria, ma ribelle e ostinato come può essere solo chi vive nei boschi e dei
boschi: proprio come il ragazzo che sta osservando in quel momento, il giovane
con la schiena appoggiata a un tronco e la rabbia impigliata nello sguardo.
Johanna si avvicina cauta, incrociando con aria seccata la sua espressione
spenta: sa che, se solo cercasse un contatto più spinto, come un tempo, questa
volta lui non opporrebbe resistenza.
Sa che è sfinito, sfinito dentro, e che affogherebbe se stesso in qualunque
modo – in chiunque e con chiunque - pur di spegnersi, di annullarsi. Di
dimenticare.
Le sue mani, che sono abituate a distruggere confini fisici come farebbe
con una ragnatela impigliata fra le sue dita, questa volta esitano appena,
prima di spingersi ad infrangere l’esilio invisibile che lui si è costruito
attorno.
Una delle due s’insinua nella manica della sua felpa e scivola ad
accarezzargli il polso. Gli stringe una mano e lì si blocca, restando in
silenzio di fianco a lui.
Gale distoglie gli occhi spenti dal vuoto, voltandosi verso di lei.
Johanna lo osserva, aggrottando appena le sopracciglia: in quel momento si
sente guardata da lui forse per la prima volta e sostiene sfrontata lo sguardo,
decisa a non lasciare che quella sensazione sfugga. Le sue dita si stringono
attorno alla mano del ragazzo con più vigore, forse troppo. Il suo gesto viene
presto ripagato da Gale, che ricambia la stretta con altrettanta forza: le loro
sono mani robuste, indurite dalla legna; dal corpo di un ascia, dal manico di
un piccone. Non hanno paura di stringere troppo, di fare del male.
Johanna le osserva, portandosele su una coscia: le loro dita sono come
radici, intrecciate per sostenerli. Radici dure come rocce, che si ribellano a
chi si sforza di estirparle.
Radici come quelle che un tempo li tenevano ancorati ai loro boschi, prima
che il fuoco le divorasse.
Radici per dimenticare quelle vecchie, sradicate dal posto che non possono
più chiamare casa.
Note finali.
Questa storia è
una sorta di continuazione di Prendi la mia
mano, infatti è in parte il frutto di alcune frasi che avevo plottato per un’ipotetica seconda parte quella, ma che poi ho
scartato. Il prompt della challenge
mi ha dato l’ispirazione per riprenderle e trasformarle in una flash fiction. I
riferimenti alla famiglia di Johanna e all’incendio che li ha uccisi, sono
invece tratti da Io
non ho paura: Sawyer era il fratellino di
Johanna. Lo chiama moccioso perché è Johanna (XD), ma le era molto legata, come
si può intuire in un paio di storie, fra cui la stessa Io non ho paura e il suo Spin Off, Shelter from the Rain. Roscoe era il fidanzato di Johanna, che prima o poi spero
di introdurre da qualche parte. Nel mio head-canon
personale, l’incendio scoppiato nella pineta dove tagliavano la legna Sloane, Sawyer e Roscoe è stato appiccato
in seguito al rifiuto di Johanna di prostituirsi, ma questa, forse, è un’altra
storia. Ma ci tenevo a creare una sorta di parallelismo fra Johanna e Gale, che
nei boschi dei loro Distretti si sentivano a casa, una casa che hanno perso
entrambi per via del “fuoco”, anche se in due maniere diverse.
E niente, come
al solito ho detto troppo.
Grazie infinite a chiunque sia passato a leggere
questo affarino qui <3
Un abbraccio e a presto!
Laura