Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Tury    29/08/2014    1 recensioni
Inizialmente, avevo pensato a questa storia come testo unico, ma dal momento che ci sono un po' troppi punti da trattare e organizzare, mi vedo costretta a farla diventare a capitoli. Diciamo che ciò che mi è mancato in questo film è stata la poca attenzione nel sottolineare il legame tra le due sorelle e, ancor di più, mi è mancato vedere un dialogo tra le due incentrato sul loro passato e sulla vera paura di Elsa, ovvero quella di ferire ancora sua sorella, come si vede più volte nel film. Quindi, questi sono i motivi per cui ho deciso di scrivere questa storia e questi sono i punti principali della narrazione. Detto questo, non mi resta che augurarvi una buona lettura
Trama: Elsa è fuggita ed Anna si ritrova improvvisamente a dover governare un regno che non sente suo. La vita di Anna è sempre stata caratterizzata da porte chiuse e ordini indiscutibili, mai nessuno si è curato di conoscere il volere di quella piccola principessa. Ma, adesso, le cose stanno cambiando, una nuova fiamma è tornata a brillare. E, per la prima volta, è la determinazione a scendere in campo e a riprendere in mano le redini di un destino scritto da altre mani.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Apro lentamente gli occhi. Cosa è successo? E dove sono? Cerco di alzarmi ma una fitta improvvisa alla testa mi fa desistere dal mio intento. Un piccolo lamento si leva dalle mie labbra.
“Anna, Anna! Finalmente ti sei svegliata.” dice Olaf, precipitandosi verso di me.
“Cosa è successo?”
“Non lo so. Ero andato a prendere la legna e quando sono tornato tu eri a terra priva di sensi e…”
“E…?” lo incito.
“Fredda come la morte.- mi dice puntando il suo sguardo nei miei occhi- Ero preoccupatissimo, Anna. Ma cosa è successo?”
In quel momento mi ricordo della canzone, quella che ho ascoltato poco prima di svenire. Il fatto che io avessi udito proprio quella canzone poteva significare solo una cosa.
“Dov’è Elsa?”
“Cosa c’entra Elsa?” mi chiede Olaf, confuso.
“Prima di svenire- cerco di mettermi seduta- ho sentito una canzone. Quella canzone l’ho inventata io e nessuno l’ha mai ascoltata. Nessuno, tranne Elsa, perché è la canzone che per tanti anni ho cantato fuori la sua porta, con la speranza di vederla aprirsi. Ma se io l’ho sentita vuol dire che Elsa è qui!” sorrido al solo pensiero. Sono finalmente vicina a te, Elsa. Finalmente sono qui e sono qui per salvarti.
“O significa che qualcun altro l’ha ascoltata.” Dice Olaf, con lo sguardo basso.
Tutta la mia felicità scompare in un attimo. Osservo Olaf, sperando che continui, ma così non è.
“Che cosa intendi dire? Olaf, sono sicura che mai nessuno ha ascoltato quella canzone tra le mura del mio palazzo. Nessuno, eccetto Elsa.”
“Forse nel tuo palazzo nessuno l’ha mai ascoltata, ma in altri palazzi questa canzone è stata cantata e altre orecchie hanno potuto udirla.”
Resto per qualche secondo in silenzio. Cosa sta succedendo, se non era Elsa a cantare quella canzone, allora chi? Guardo di nuovo Olaf e vedo che continua a tenere bassa la testa, quasi come se un peso troppo grande gli impedisse di sollevarla. Infine, volge il suo sguardo su di me e, sospirando, ammette la sua colpa.
“Ero io a cantarla, non Elsa. Ma non avrei mai immaginato che sarebbe successo… quello che è successo. Devi credermi.”
Ora è tutto chiaro.
“Va tutto bene, Olaf. Ma da questo momento in poi voglio che tu sia sincero con me.- lo guardo per qualche secondo- Tu sai dov’è Elsa?”
Olaf non risponde.
“Coraggio, Olaf, mi credi così stupida? Hai detto che quella canzone è stata cantata in altri palazzi e di qualsiasi palazzo si tratti, Elsa deve essere lì perché solo lei può conoscere quella canzone e solo lei avrebbe potuto cantarla. E se tu l’hai sentita e hai avuto modo di impararla, vuol dire che tu sai dove si trova. Dov’è mia sorella? Chi la tiene prigioniera?”
Olaf sospira.
“Nessuno la tiene prigioniera, Anna. Elsa ha deciso di vivere nella solitudine. È vero, ho ascoltato quella canzone nel suo palazzo e impararla è stato estremamente facile, oltre ad essere inevitabile.”
“Cosa intendi dire?”
“Elsa canta quella canzone ogni mattina. Non passa giorno che non la canti.”
“Davvero?” chiedo, sentendo già le lacrime salire agli occhi.
“Davvero.” dice Olaf, abbassando lo sguardo.
Mi asciugo velocemente le lacrime che sono scese inevitabilmente.
“Quindi non mi ha dimenticata.”
“Non avrebbe mai potuto.”
“E non mi odia.”
“Scherzi?- alza immediatamente lo sguardo puntandolo su di me- Pensi che Elsa avrebbe potuto odiarti?”
“Visti gli ultimi avvenimenti avrebbe potuto e dovuto.”
“Ascoltami, Anna. Non c’è nessuna persona al mondo, nessuna, che Elsa ami più di quanto ami te. Tua sorella avrebbe dato la vita per te e… sotto alcuni aspetti l’ha fatto.”
Le lacrime tornano a rigarmi il viso.
“Perché non me l’hai detto prima?”
“Dirti cosa?”
“Dove si trova mia sorella.”
Lo vedo sospirare di nuovo.
“Anna, l’hai visto anche tu, la stanno cercando.”
“Lo so.”
“E io dovevo accertarmi che tu non volessi tradirla. No, aspetta, non dire niente.- dice, vedendo che sto per parlare- Io so quanto Elsa ti ami, ma non sapevo se lo stesso si potesse dire di te.”
“Pensi che avrei potuto odiare mia sorella al punto di desiderare la sua morte?”
“Penso che l’essere umano, quando è deluso, sarebbe capace di azioni sconsiderate. E poi temevo che una volta visto il potere di tua sorella, la tua memoria sarebbe tornata.”
“Che cosa? Ma di cosa stai parlando?”
“Io so più cose di quanto tu stessa non sappia. Ci sono altri segreti che Elsa custodisce gelosamente e di cui non parlerà facilmente.”
“Perché?”
“Per proteggerti dal mostro che è diventata.”
“Mostro? Anche tu la consideri un mostro?”
“Lei si considera così, Anna.”
“Perché lei non vede ciò che realmente è! Elsa non è un mostro, Elsa è la sovrana di Arendelle e, soprattutto, mia sorella. E io non tollero che qualcuno le attribuisca un titolo così ignobile!”
Vedo comparire di nuovo sul volto di Olaf quel buffo sorriso che lo contraddistingue.
“Allora tu la vuoi davvero aiutare.”
“Certo che la voglio aiutare, sto cercando di convincertene da quando ci siamo incontrati. Ma, c’è una cosa che non capisco.”
“Cosa?”
“Perché ha preferito confidarsi con te su quei segreti e non con me?”
“A dire il vero, non l’ha fatto nemmeno con me. Probabilmente non ne parlerà mai con nessuno.”
“E allora tu come fai a saperlo?”
“Non ha importanza questo, adesso.”
“Almeno dimmi cosa è successo. Ho il diritto di sapere.”
“No, Anna. È qualcosa di cui dovete parlare voi due e solo voi due. Io non posso, non ne ho alcun diritto.”
“Ma se lei non ne parlerà mai con nessuno, vorrà dire che non saprò mai cosa è successo.”
“È vero, lei non ne parlerà mai con nessuno. Ma forse deciderà di parlarne con sua sorella, la persona più importante della sua vita.” mi dice, sorridendomi e facendomi sorridere a mia volta.
Improvvisamente, mi ricordo di un dubbio che non ero ancora riuscita ad esporre.
“Olaf, come fai a sapere dei cavalieri?”
“Giusto, non ho ancora risposto. Come ti ho detto noi già ci conosciamo, Anna, ma dopo quel nostro nefasto incontro, io ho smesso di vivere, almeno fin quando Elsa non ha deciso di ricrearmi.”
“E perché l’ha fatto?”
“Credo che sia perché io simboleggio il periodo più felice della sua vita, dato che sono stato creato quando tu… beh…”
“Quando io avevo ancora la memoria.”
“Quella vera, almeno. Sì, so che nel tuo passato non c’è nemmeno un periodo di cui tu non ti ricordi, a parte quelli che riguardano i tuoi primissimi anni di vita. Ma sono tutti falsi ricordi.”
“Falsi ricordi? Perché ci sarebbe stato bisogno di farmi avere falsi ricordi?”
“Per proteggerti, ovviamente. Tornando ai cavalieri, quando sono stato ricreato, conservavo ancora tutte le peculiarità della mia vita precedente, prima tra tutte quella di non riuscire a stare mai in uno stesso luogo.”
“Eppure, tu sei ancora qui.”
“Sì ed è per proteggere Elsa. Mentre andavo girovagando per queste montagne innevate, sentii delle voci umane. Eccitato dall’idea di poter incontrare altre persone, non ci pensai due volte a correre nella loro direzione, ma quando arrivai, ciò che vidi mi paralizzò. Le voci venivano da un accampamento. Non avevo mai visto uomini vestiti in quel modo, pieni di oggetti appuntiti e con occhi così spietati. Si stavano scambiando dei fogli, ma non capivo cosa ci fosse rappresentato sopra, finché una folata di vento non ne fece volare via uno. Immediatamente lo afferrai e quando lo aprii l’orrore si impossessò di me. Su quel foglio era rappresentato il volto di Elsa. Era una taglia, Anna, una taglia sulla testa di tua sorella.”
Nonostante già fossi a conoscenza di tutto ciò, non posso impedire al terrore di impossessarsi di me. Cerco di calmarmi, ormai sono vicina e, cosa più importante, c’è Olaf con me e lui sa dove si trova Elsa. Sono in vantaggio su quegli spietati cavalieri.
“Olaf, perché non sei tornato indietro ad avvisare mia sorella?”
“L’ho fatto, Anna, ma sembrava che ad Elsa non importasse.”
“Perché?”
“Perché aveva perso te.”
“Ma lei non mi ha persa!”
“Ma questo lo sappiamo io e te, non lei. Quando Elsa ha costruito il suo palazzo, era sicura che la sua decisione fosse la più giusta. Ha cercato di illudersi che nella solitudine avrebbe ritrovato la sua felicità, ma la verità è stata più forte. La verità della tua mancanza. È vero, per tanti anni voi non vi siete viste, divise da una porta. Ma lei sapeva che tu eri oltre quella porta, sapeva che ogni mattina lei avrebbe udito la tua voce ed era questo che la faceva andare avanti. Tu eri tutto per lei, eri la sua speranza. Ma ora che quella speranza era volata via, che motivo c’era di lottare?”
Mi alzo e mi dirigo verso Tempesta.
“Dove vai?”
“Spegni il fuoco, Olaf. Partiamo.”
“Partiamo? Adesso? Ma è notte fonda.”
“Quanto dista il castello da qui?”
“Un giorno a cavallo.”
“Perfetto, allora non c’è tempo da perdere. Se partiamo subito saremo al castello domani mattina.”
“Anna, non fare cose avventate, devi riposarti, hai perso i sensi prima!” dice Olaf, mentre arranca dietro di me.
Mi fermo, voltandomi verso di lui.
“Ascolta, Olaf, se ciò che dici è vero, Elsa pensa di avermi persa per sempre ma non è così. E io non lascerò che lei viva un secondo più del dovuto in quel modo.”
“Ora capisco perché Elsa è tanto legata a te. Sei davvero speciale, Anna.”
“E quando arriveremo lì, Olaf, capirai perché io voglia così disperatamente salvarla. Perché se c’è qualcuno di speciale, tra noi due, quella persona è Elsa. E no, non mi riferisco al suo potere.”
Lo vedo sorridere.
“Che aspettiamo, allora? Partiamo subito.”
Con una velocità e un’abilità che non credevo di possedere, attacco la slitta a Tempesta e, assicuratami che Olaf stia in una posizione comoda e dalla quale non rischi di cadere, do l’ordine a Tempesta di partire.
Viaggiamo tutta la notte, circondati solo dal silenzio della natura e dal verso di qualche rapace notturno. Nemmeno una parola viene proferita oltre alle indicazioni che Olaf mi dà per raggiungere quanto prima il castello. Altre parole sarebbero superflue, tutto ciò che dovevamo sapere lo avevamo già appreso.
“Rallenta, Anna, siamo quasi arrivati.”
Quando Olaf pronuncia queste parole, i primi raggi del sole iniziano a squarciare le tenebre.
“Da qui in poi dovremo continuare a piedi, quindi lega tempesta a qualche albero.”
“Ma Olaf, io non vedo nessun castello.” Gli dico, un po’ scettica.
“Lo vedrai presto, fidati di me.”
Scendo dalla slitta e lego Tempesta all’albero più vicino, esattamente come mi aveva chiesto Olaf.
“Bene, ora possiamo andare.” Gli dico.
Iniziamo ad incamminarci su per il monte. Camminiamo per circa un chilometro, ma del castello nessuna traccia. Mi fermo e incrocio le braccia, aspettando che Olaf si accorga che non lo sto più seguendo. Quando finalmente se ne accorge, si volta verso di me.
“Allora?” mi chiede.
Alzo un sopracciglio e incrocio le braccia.
“Allora lo dovrei dire io. Stiamo camminando da ore e del castello nessuna traccia. Dì un po’, non è che mi stai prendendo in giro?”
“Non riesci proprio a fidarti di me? In ogni caso, se vuoi farmi la grazia di seguirmi ancora per qualche metro, vedrai che avevo ragione.”
Sbuffando sciolgo le braccia e riprendo a seguirlo.
“E sia, ma solo per qualche altro metro, altrimenti giuro che… Cavolo.”
Sono appena arrivata vicino ad Olaf e lo spettacolo che mi si para di fronte è indescrivibile. Un castello altissimo, eretto sulla vetta del monte, che riflette i raggi solari, inondando di luce tutto ciò che lo circonda.
“È…”
“Stupendo? Sì, lo è. Bene, Anna, come vedi siamo arrivati al castello di Elsa.”
“Ma è tutto ghiaccio?”
“Dalle fondamenta fino alla punta della torre più alta. Ora andiamo, ma con calma.”
Senza ascoltarlo inizio a correre verso il castello, gli occhi fissi solo su quella costruzione di ghiaccio.
“Fossi in te mi fermerei seduta stante, altrimenti, credimi, il volto di tua sorella non lo vedrai mai più.”
Mi fermo all’istante e mi accorgo di essere sul margine di un burrone di cui non mi ero minimamente accorta.
“Perché tentare di volare quando lì c’è una scala che ci porta direttamente all’entrata del castello?” chiede Olaf che nel frattempo mi ha raggiunto. Vedo che indica una scala, anch’essa di ghiaccio, parzialmente nascosta dalla vegetazione di quel luogo.
“Mi sa che hai ragione.” gli dico.
“Bene, allora seguimi.”
In silenzio percorriamo i metri che ci dividono dalla scala, per poi cominciarla a salire.
“Tutto questo è bellissimo.” dico.
“Sì, lo è. Ma Elsa non riesce a vederlo.”
“Allora glielo mostrerò io.”
Finalmente, arriviamo alla porta del castello. Sollevo la mano, pronta a bussare, ma qualcosa mi blocca.
“Cosa succede?” mi chiede Olaf.
“È che… e se non volesse vedermi?”
“Anna… non mentire. Sei forse la persona che Elsa desidera vedere più di qualsiasi cosa al mondo. Cosa ti turba veramente?”
“Per tutta la vita- dico, iniziando a piangere- ho bussato alla sua porta, per tutta la vita. E la porta non si è mai aperta. Ho paura, ho paura che succeda ancora.”
“Beh, ma se non ci provi, non lo saprai mai. Non avere paura, Anna. Fai ciò che è giusto fare, fai ciò per cui sei venuta qui.”
Incoraggiata dalle parole di Olaf, batto due colpi, ma non succede nulla. Mi giro, pronta ad andarmene, ma un rumore mi fa voltare di nuovo.
La porta, contro ogni mia aspettativa, si è aperta.

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Buonasera a tutti, so che sono stata via parecchio e di questo mi scuso, ma ho avuto problemi al pc e dopo sono partita per le vacanze. Ne approfitto per consigliare, a chi ancora non seguisse questa serie, Once upon a time. Ho letteralmente divorato le tre stagioni e trovo che sia una serie che meriti, oltre al fatto che tra un mese inizierà la quarta stagione e, udite udite, ci saranno proprio Elsa ed Anna. Beh, come sempre ringrazio chi mi segue e chi ha appena iniziato. Grazie della vostra fiducia e della vostra fedeltà.
Vostra, Tury


 
  
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