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Autore: sfiorisci    30/08/2014    1 recensioni
Quando incontrò Nina il suo cuore era ancora sanguinante, mentre lei aveva appena iniziato a vivere e aveva tanto amore da offrire. Per lui, amarla, era come avere l’acqua del mare sulle ferite: bruciava, faceva male, però disinfettava. Ed avrebbe sopportato tutto il dolore del mondo se questo avesse significato renderla felice.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nina Nesbitt, Nina Nesbitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bassa marea, alta marea

Nina ha imparato solo recentemente a proteggersi. Quando aveva aperto il suo cuore, quando aveva deciso di amare per la prima volta, lo aveva fatto senza alcuna preoccupazione, pensando che i cuori infranti non potessero essere così terribili come le venivano descritti, perché ciò che si rompeva poteva sempre essere riparato e diventare migliore.
Ha dovuto sperimentare il dolore sulla sua pelle per scoprire che non è così. Ora ha costruito una piccola barriera prendendo un po’ di rabbia, un po’ di frustrazione e qualche ricordo e l’ha messa a guardia del suo cuore. Nina esce, conosce gente, ma non si innamora più.
Ha paura di farlo, paura di stare male, perché le ferite di Ed non si sono ancora cicatrizzate e non vuole aggiungere altro dolore a quello che già prova. La sua barriera difende il suo cuore e tanto le basta, o meglio, le bastava.
Ed è in piedi, davanti alla sua porta, e la sta fissando. Ed è l’onda che ha abbattuto la sua barriera e ora i resti vanno alla deriva, trascinati lontano dalla corrente, fino a quando scompaiono dalla sua vista. L’onda arriva anche al suo cuore, lo sommerge, disinfettando le ferite e provocandole dolore.
Ed è quello di cui Nina ha bisogno, ma le fa male.
«Che ci fai qui?» la ragazza vorrebbe cercare di nascondere il dolore nella sua voce, ma non ci riesce.
«Io… volevo vederti. Sapere se stai bene».
«Sto bene» risponde arrabbiata, incrociando le mani al petto. Lo fissa, il suo volto è pallido e le occhiaie gli disegnano due cerchi blu sotto gli occhi. Ciò manda la ragazza su tutte le furie: che diritto ha lui di sentirsi ferito, addolorato e stanco? È lei quella che è stata lasciata in malo modo, lei quella che ha pianto e sempre lei che non riesce a fidarsi più della gente.
Lui non ha nessuno diritto di stare male, nessuno.
«Se è tutto qui quel che hai da chiedermi, puoi anche andartene da casa mia».
Nina ignora ciò che le dice il cuore e si costringere a rivivere la scena di quando lui l’ha lasciata: è l'unico modo che ha per odiarlo. Deve appellarsi a tutta la sua forza di volontà per chiudere la porta, quasi sbattendola in faccia al povero ragazzo.
Le sembra di vivere quasi un sogno, un incubo, cammina senza rendersene conto fino al divano e vi si siede, portando le gambe al petto e rannicchiandosi più che può. Indossa un paio di pantaloncini e una maglia di cotone, ma ha brividi quando capisce che il freddo che sente è dentro di lei e non fuori. E può stringersi quanto vuole, ma non ha maglioni che riscaldino il suo cuore.
Ed è arrivato e con lui è giunta anche l’alta marea. L’acqua prima non copriva tutto il corpo di Nina, mentre ora i suoi piedi non riescono nemmeno a toccare terra e la ragazza lo odia, odia tutto ciò. Non vuole stare a galla in balìa della corrente, vorrebbe nuotare e scegliere da sola la direzione in cui andare, scegliere il suo destino e ci stava riuscendo, fino a quando Ed non è tornato.
Lui è la corrente che la trascina sempre più giù: stare a galla diventa ogni secondo più faticoso e Nina è troppo stanca: si lascia andare, il suo corpo si rilassa e viene inghiottita dal mare, che la trasporta sempre più a fondo.
 
Ed è confuso, ferito, amareggiato e deluso. Non prova questi sentimenti verso Nina, lei ha avuto tutte le ragioni del mondo per comportarsi in quel modo, ma verso se stesso. Si odia per aver dato ascolto alle sue debolezze, per aver permesso al suo cuore di portarlo lì, per essersi concesso uno stupido desiderio.
Ed ha bisogno del mare, ma con la bassa marea questo se n’è andato lontano, è scomparso dalla sua vista, lasciandolo bagnato a fare i conti con la realtà. La marea aveva sommerso i ricordi di Ed che, troppo pesanti per galleggiare, erano delicatamente adagiati sul fondale.
Ed è disteso e quando si alza alcuni granelli di sabbia gli rimangono incastrati fra i capelli e fra i vestiti; i ricordi intrappolati nella testa e nel cuore. Ha bisogno di acqua per lavarsi, per lavarli via, perché averli addosso gli provoca irritazione e dolore. Il sole splende alto nel cielo quando decide finalmente di mettersi alla ricerca della tanto bramata fonte d’acqua.
I suoi passi sono lenti, le sue labbra secche, desiderose del tanto ambito oro blu. Lungo la sua camminata Ed incontra altri ricordi e li raccoglie: alcuni hanno la forma di una conchiglia e, se li avvicina all’orecchio, riesce a sentire la risata di Nina; altri sono vetri di bottiglia e gli basta scrutarvi attraverso per vederla sorridere. Quando arriva a destinazione ha le mani piene di cianfrusaglie.

L’appartamento al quale è giunto è esattamente come se lo ricorda: le pareti sono macchiate dall’umidità, il forte odore di pipì di gatto e gli spartiti sparsi sul pavimento.
«Ed!» lo accoglie sorridente l’amico, abbracciandolo.
«Mike» lo saluta il rosso, obbligandosi a sorridere a sua volta.
«Cosa ti porta a Edimburgo, amico?»
«Nina» risponde, prima di riuscire a pensare ad una scusa plausibile «Mi mancava»
«Ho sempre pensato che voi due foste una bella coppia, lo sai?»
«Lo so Mike, ma non ha funzionato. Lei mi odia»
«No, ti ama, è solo arrabbiata perché le hai donato la cosa più bella della sua vita e poi sei scappato perché avevi paura»
Boom. Colpito e affondato, Edward. Quanto pensi di poter sfuggire alla verità prima che questa venga a sbatterti contro con la sua semplicità disarmante?
«Già, sono un coglione» si passa una mano fra i capelli e a questa restano attaccati granelli di sabbia e ricordi «Hai qualcosa da bere?»
«Solo birra» dice ridendo Mike, indicando un mini-frigo stipato in un angolo con una chitarra malconcia appoggiata accanto. Ed non giudica l’amico per il disordine nella stanza, per i fogli accartocciati sparsi in giro, per il pianoforte scordato coperto di polvere, per il violino seppellito da una pila di vestiti: anche lui è disordinato, non può avere il mare in tempesta dentro di sé e far finta che fuori sia tutto calmo.

Mike prende una lattina di birra e la lancia a Ed, che la afferra con un gesto deciso, la apre e inizia a bere avidamente. Sa che non placherà la sua sete, ma per la sua bocca asciutta va bene lo stesso.
«Comunque musicalmente Nina è migliorata molto da quando l’hai lasciata» dice Mike, riportando la conversazione su di lei.
«Almeno una cosa giusta l’ho fatta» osserva Ed amareggiato, sorseggiando il liquido dentro la lattina.
«So che pensi di aver fatto un casino e forse è vero, ma ormai non puoi tornare indietro e cancellare i tuoi sbagli, per cui cerca di cogliere gli aspetti positivi»
«Grazie, Mike, ora sì che mi sento confortato» commenta sarcastico.
«Non sprecare il tuo presente per un passato che non ha futuro… o qualcosa di simile» Mike si avvicina all’amico, gli mette una mano su una spalla e lo fissa negli occhi «Puoi non credermi, ma almeno fidati del biscotto della fortuna dell’altro ieri».
Mike si sforza di confrontare l’amico, ma non capisce, non può farlo. Lui ha le stesse ambizioni di Ed e Nina, vorrebbe diventare un cantautore, ma non è come loro. L’unico motivo per cui abita in quel buco di monolocale e paga un affitto davvero vergognoso è per la grande finestra che si affaccia sul mare, senza capire che è proprio questo il suo problema.
Mike guarda il mare, lo contempla, lo osserva, ne ha paura e non lo lascia entrare dentro di sé. Non si mette in gioco, non ha spirito d’iniziativa e per lui i sentimenti sono qualcosa di scontato e sopravvalutato, senza capire che sono questi che rendono tale un grande artista. Scrive melodie orecchiabili, ma le parole giuste, quelle che fanno vibrare i cuori di chi le ascolta, sono nascoste nelle profondità del suo essere e senz’acqua non riusciranno mai a venire a galla. Mike è una pietra grezza, dura e fino a quando non accetterà il mare, fino a quando non permetterà di farsi levigare, corrodere, modellare da questo non sarà mai un grande artista.
 «Mi serve qualcosa per distrarmi» dice Ed, dopo aver finito la sua birra.
«Stasera usciamo?» propone Mike.
«Stasera usciamo».
 
È la terza sera che Matthew la chiama a suonare nel suo bar. Il pubblico sembra apprezzare le canzoni sull’amore eterno e i cuori infranti più di quando non faccia lei e, per sbarcare il lunario, non può far altro che prendere la sua chitarra e far finta che le sue ferite siano meno dolorose di quanto non sembri. Ormai la gente apprezza il suo timbro di voce, la sua capacità di coinvolgere il pubblico e la sua bravura con vari strumenti; alla fine di ogni serata lei regala anche dei cd con qualche sua canzone, nella speranza che qualche produttore musicale passi e si decida a lanciarla nel mondo della musica. Dopo il tour con Ed qualcuno si era interessato alla sua musica, una piccola fiammella di speranza si era accesa dentro di lei, ma l’onda causata dall'abbandono del ragazzo le si era abbattuta sopra, soffocandola prima che potesse espandersi.

Nina finisce di suonare una famosa canzone d’amore e si prepara per la successiva, quando Ed entra nel locale accompagnato da Mike, un loro amico in comune. Il suo stomaco si stringe e la marea si alza di nuovo, inondando il posto. Nina ha difficoltà a suonare, a cantare e perfino a respirare: sa che non può concedersi il lusso di far vedere quant’è ferita per cui fa uno sforzo e trattiene il mare dentro di sé, nonostante questo reclami a gran voce di uscire fuori dai suoi occhi, colarle lungo il viso e cadere a terra per riunirsi a quello che già la soffoca.

Ed la guarda, il suo viso è stupito; Mike invece sorride come chi crede di aver fatto la cosa giusta, ma in realtà non è così. Nina non è pronta per vedere Ed e a quanto pare nemmeno lui è pronto per lei. La ragazza non può fare a meno di chiedersi se anche lui senta la marea crescergli dentro, se provi la sensazione di affogare e se anche a lui il mare vorrebbe uscirgli fuori.
Certo che no, non essere stupida! Si dice nella mente, si obbliga a sorridere e cerca disperatamente di non pensare a Ed, ma solo alla prossima canzone.
Solo che non è facile cantare, quando dentro di te il mare è in tempesta.
 
Ed è impaziente, le sue mani sudano e dentro lo stomaco ha un nido di vespe  le farfalle. Non si è limitato ad ascoltare Nina che cantava sul palco, no, l’ha osservata, l’ha vissuta. 
È riuscito a capire quando fosse ansiosa dal modo in cui le tremavano leggermente le mani, sa che lei lo ha visto a sua volta, perché da quando è entrato il suo sorriso si è fatto più tirato e falso, mentre quello di prima spontaneo e meraviglioso era sparito.

Ed non si rende conto di conoscere Nina meglio di se stesso fino a quando non la osserva davvero e, come la prima volta, rimane stravolto dalla sua bellezza. Non è una di quelle comuni, una quelle che rapisce e ti tiene sveglio fino a notte fonda, né ti fa pensare a Venere o pare averti colpito molto all’inizio; quella di Nina è una bellezza silenziosa. Non ti accorgi che Nina è bella fino a quando non vedi il modo in cui le sue labbra si incurvano per sorridere, il suo volto ti appare quando chiudi le palpebre e pensi a qualcosa di piacevole ma, soprattutto, te ne accorgi quando non è più al tuo fianco.

Nina, finalmente, gli compare davanti e rimane a bocca aperta, tale è la sorpresa di vederselo, di nuovo, in modo inaspettato. Questa volta Ed non ha indecisioni, non è ubriaco e sa chiaramente ciò che vuole: senza esitazioni si piega in avanti fino a quando le sue labbra non toccano quelle di Nina.
Il bacio è breve, intenso e disperato e, quando le loro bocche non sono più a contatto, nella loro mente, senza che lo sappiano, c’è lo stesso pensiero.
Dev’essere questo il sapore del mare.
 
 
 
   
 
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