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Autore: littlemoonstar    30/08/2014    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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17.  This violet scent.







« Ti ricorda qualcosa? » mormorò il Cacciatore, che improvvisamente apparve dietro di me. Mi voltai, lasciandomi la casa alle spalle. Provavo un incredibile disgusto per ciò che stava facendo.
Quella violenza psicologica mi avrebbe consumata lentamente. La giusta vendetta, che bramava da secoli.
« Vuoi che ti risponda? » mugugnai, recuperando la lancia da terra. Chissà come mai, me la ritrovavo sempre accanto. Come se mi seguisse.
« Cosa vuoi fare, Cappuccetto Rosso? » commentò lui, ridacchiando. « Non sai che una signorina non dovrebbe brandire un oggetto affilato in quel modo? ».
« Stronzate. » sputai, stringendo il freddo manico della lancia. Lui ghignò di nuovo, gli occhi iniettati di sangue. Sollevò appena il braccio e schioccò le dita. Una fiammella violacea apparve sui polpastrelli, e si diffuse gradualmente attorno a noi. Rimasi a fissarla, focalizzando l'attenzione su quel colore familiare.
« Così, è a causa tua... » mormorai tra me e me, ma lui riuscì a sentirmi. « Tutto questo. L'Apocalisse. Sei stato tu. ».
Il Cacciatore scoppiò in una fragorosa risata. « Davvero non l'avevi capito? Oh, stellina, le tue indagini non sono state poi così fruttuose. ».
Ricordavo quella luce viola, che aveva coperto il cielo prima della grande esplosione. Prima che la terra iniziasse a tremare. Era stato lui.
« Voglio saperlo, Hunter. » sibilai, concentrata. « Voglio sapere come hai fatto. ». Sapevo che non mi avrebbe negato una risposta. Era così egocentrico e narcisista che avrebbe pagato oro per fare quel monologo.
Lo vidi ghignare. Gli occhi erano rossi come il sangue, i denti affilati come lame.
« Vedi, mia cara, il potere su questa terra è distribuito equamente proprio per non creare situazioni come queste. O meglio, lo era prima che lo concentrassi su di me. Rompere un equilibrio così delicato non è poi così difficile, ma risulta complicato in un regno pacifico e collaborativo come questo. » iniziò lui, sputando quelle belle parole con disgusto. L'idea di pace lo irritava terribilmente, e ne capivo perfettamente il motivo.
« Quando ho assimilato l'anima del Cacciatore, » proseguì lui, con lo sguardo abbagliato dall'estasi. « credevo di aver raggiunto la perfezione. E in effetti era così, ma a quel punto non volevo limitarmi alla vendetta nei tuoi confronti. Oh, no. Volevo tutto. Tutto questo mondo così pacifico sarebbe entrato in mano mia, e lo avrei plasmato a mio piacimento. Per questo avevo bisogno della magia. Una magia potente, così potente da spazzare via tutto in pochi secondi. Non è magnifico? » aprì le braccia, come per farmi rimirare la sua opera di distruzione. Era così felice di quel caos, dell'opera prima che le sue mani avevano creato.
« Mi fai vomitare. » sibilai, e lui sghignazzò. « Come hai fatto a ricevere un potere così grande? ».
Sapevo che su quella terra c'erano molti esseri magici. Fate, streghe e maghi potevano essere a sua disposizione. Eppure avevo come l'impressione che non si trattasse di questo. C'era qualcosa di più grande.
« Avevo bisogno di una grande magia, qualcosa di talmente forte da surclassare tutto e tutti. La fonte primaria di energia magica, che ha dato vita a questo mondo. » concluse lui, lasciando quelle parole sospese nel silenzio. Riflettei per qualche istante, soppesando ciò che aveva detto. Un gemito mi sfuggì dalle labbra.
Non poteva averlo fatto veramente.
« Tu hai...attinto dalla fonte originale? » sibilai, tremante. Tutto il mio coraggio non sarebbe bastato, per fronteggiare quella discussione. La fonte originale, il cuore di quella terra, da cui proveniva l'energia magica che dava vita alle fate, alla magia, all'incanto.
« Oh, ma non ho attinto da essa. Io l'ho assorbita. » rispose lui, stringendo i pugni. « Completamente. ».
Vacillai.
La fonte originale era il cuore del nostro mondo. Per questo il lupo era riuscito a creare tutto quel caos, e per questo l'energia di Campanellino si stava lentamente esaurendo, e Peter non poteva più volare.
Aveva lentamente portato via l'energia che nutriva quel mondo, così come i suoi abitanti. Ma come?
Come era possibile che un essere tanto ignobile fosse riuscito a raggiungerla?
« La mia forza era al di sopra di qualsiasi cosa. Unendomi con il Cacciatore ho dato vita a qualcosa di oscuro, che non è mai avvenuto in queste terre. Qualcosa di proibito. Ho fatto vacillare l'intera struttura » continuò lui, ormai in preda ad un monologo in cui era diventato il protagonista principale.
Non avevo idea di come avesse fatto, ma sapevo che l'energia di cui era entrato in possesso non aveva eguali.
Pensai a tutte le tappe del mio viaggio, a ciò che avevo visto e sentito. Sobbalzai, quando un ricordo in particolare fece accendere una nuova luce nella mia testa.
« Pocahontas... » sussurrai, iniziando a collegare le tessere tra di loro. « Lei ti aveva scoperto. Aveva capito che l'equilibrio di questo mondo era stato alterato. Per questo l'hai intrappolata nel suo regno. ».
Lo vidi digrignare i denti, come se il ricordo di Pocahontas avesse riportato in lui ricordi spiacevoli. Probabilmente era stata una delle minacce più temibili per lui, dato il suo grande potere spirituale.
Ma allora perché non l'aveva eliminata?
« Ah, Pocahontas... » mormorò lui, alzando gli occhi al cielo. « Imprigionarla nel suo regno non ha impedito ad una ragazzina impertinente come te di entrarvi. A quanto pare la prossima volta cercherò di proteggerla meglio. ».
Assottigliai lo sguardo, focalizzando l'attenzione sulle sue parole. Erano criptiche, ma allo stesso tempo stavano cercando di lanciarmi un messaggio.
« Volevi usarla. » sussurrai, cercando di capire se stessi dicendo la cosa giusta. « il suo potere spirituale ti avrebbe fatto comodo. ».
« Oh, ma non solo il suo. » ribatté lui, stringendosi nella giacca. « Sai, avevo in mente un sacco di progetti. Ma prima di realizzarne anche soltanto uno, dovevo portare a termine ciò per cui fremevo da anni. Ucciderti. E finalmente avere la mia vendetta. ».
Mi guardai attorno: il mio bosco non era mutato dal giorno in cui l'avevo lasciato, la neve aveva continuato a battere incessantemente sul terreno, attecchendo e gelando gli ultimi sprazzi di vita. Faceva un freddo terribile, e il cielo minacciava ancora tempesta. Si stava alzando un vento ghiacciato, che sferzava il viso come una lama affilata.
Il Cacciatore si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito. « Non hai idea, del dolore che si può patire a questo mondo. Ma sono sicuro che lo capirai presto, mia cara. ».
Schioccò le dita, e quelle fiammelle ametista che avevo visto in precedenza apparvero di nuovo sulla punta dei suoi polpastrelli. Emanavano un'energia oscura, terribilmente negativa. Uno strano presentimento fece scendere un brivido lungo la mia schiena. Avevo come l'impressione che il suo spettacolo fosse appena iniziato.
« Ragazze. » sibilò lui, richiamando due figure alle sue spalle: fluttuavano a pochi metri da terra, avvolte da quell'aura violacea che avevo visto sulle sue mani fino a pochi istanti prima. Le fasciava come un manto di seta, morbido e delicato. Ma l'energia che sprigionava era forte, e scura.
Quando quella stessa aura si dissolse, le figure dietro di lui scesero lentamente a terra, fluttuando a qualche centimetro dal suolo. Lo superarono, e solo a quel punto aprirono gli occhi, sollevando la testa in uno scatto improvviso. Quando le vidi, il mio cuore mancò un battito.
« Cosa... » iniziai, ma le mie parole morirono sulle labbra rovinate dal freddo. Non sapevo come continuare, tanto era lo stupore. Il Cacciatore scoppiò in una risata fragorosa, beffarda, e incrociò le braccia al petto.
« Scommetto che le riconosci. D'altra parte, attingere alla fonte originale per un essere ignobile come me sarebbe stato impossibile. Per questo ho dovuto usare delle esche, animi puri in grado di oltrepassare la barriera. E chi, più puri di loro? ».
Le due donne di fronte a me avevano lo sguardo spento, opalescente: mi ricordavano gli occhi perlacei di Ariel. Eppure, c'era qualcosa in più che riusciva a mettermi i brividi. Non solo non c'era umanità in loro.
Non c'era niente.
Non un barlume di luce, o di speranza. La gioia, l'emozione che era in loro era sparita. Gli era stato tolto tutto, e adesso stazionavano di fronte a me come due fantocci vuoti, con solo quell'aura di morte e distruzione a tenerle in vita.
Riconobbi i lunghi capelli biondi, legati in una treccia che toccava terra; e, dall'altra parte, lo sfarzoso abito bianco ricoperto di infiniti punti luce, e le scarpe di cristallo ancorare ai piedi.
« Come hai potuto fare questo? » sibilai, distrutta. Ma quella domanda era priva di senso, per un essere ignobile come lui.
E ora Cenerentola e Raperonzolo mi osservavano da quelle gabbie prive di vita, pronte ad assecondare qualsiasi comando del lupo. Ed io, per difendermi, avrei potuto fare solo una cosa.
Ucciderle entrambe.






« Ragazze. » sibilò nuovamente il Cacciatore, fissandomi con quel ghigno sadico. « Attaccate. ».
Non potevo ucciderle. Non potevo eliminare due delle più belle principesse del Regno delle Fiabe solo per la cattiveria dell'Originale. Loro non avevano fatto nulla di sbagliato. Semplicemente, erano state catturate.
E dovevano morire per quel motivo?
No, mi rifiutavo di pensarci.
Ma quando Cenerentola si scagliò brutalmente verso di me brandendo una lancia di cristallo, capii che nulla di ciò che ricordavo di loro era rimasto in quei corpi. Non mi riconoscevano.
Schivai il suo colpo, spostandomi di lato e fermando la sua lancia di cristallo con la mia. Qualsiasi mio movimento era finalizzato alla difesa, e non all'attacco. Non ci riuscivo, era più forte di me.
« Allora, Cappuccetto? Dov'è la forte ragazza che ha ucciso tutti quei lupi? » gridò il Cacciatore, riportando alla mente le mie battaglie quotidiane in quel bosco. Al momento avrei preferito fronteggiare un branco di bestie che loro due.
Raperonzolo apparve alle mie spalle, e con una catena arrugginita mi circondò il collo. Mi dimenai, sentendo la sua presa forte e il respiro venire meno. Come potevo continuare a combattere, se non volevo far loro del male?
Sfilai una gomitata a Raperonzolo, che barcollò alle mie spalle facendo cadere la catena. Tossii, evitando di pensarci. Mi voltai, e Cenerentola era di nuovo pronta con quel maledetto arnese di cristallo che, chissà per quale assurdo motivo, non riuscivo a distruggere. Poi, quando cercò di colpirmi, mi accorsi delle spire viola che circondavano la sua arma.
Ah, giusto. La magia.
Che sciocca.
« Fermale! » gridai in direzione del Cacciatore, mentre continuavo a difendermi dai loro ripetuti attacchi. Sembravano non stancarsi mai, i loro attacchi avevano la stessa forza ogni volta. Mi distrassi osservando i suoi occhi farsi più scuri, tinti di una vena sinistra.
Cenerentola mi afferrò per un braccio, Raperonzolo agguantò l'altro con una stretta mortale e rimasi lì, nelle loro grinfie, imbracata in quella trappola da cui tentavo di dimenarmi invano. Insomma, sapevo benissimo che un tempo avrei potuto batterle ad occhi chiusi, ma la loro forza attingeva direttamente da quella del lupo, e quindi dalla fonte originale. Tentai di dimenarmi ancora, ma senza risultato.
Il Cacciatore avanzò a passo lento davanti ai miei occhi, calpestando la neve di quel bosco che ora sembrava accerchiato da un'atmosfera così cupa e triste da farmi male. Rimase a distanza, a pochi passi da me.
« Avanti. » sibilai, disgustata dalla sua presenza. « E' quello che vuoi, no? Fallo. Uccidimi. ». Sputai quell'ultima parola facendola soppesare nell'aria, dandole il tempo di rimanere sospesa.
Per fargli capire che poteva farla finita lì, ma sarei caduta con dignità davanti ai suoi piedi, guardandolo negli occhi fino alla fine e a testa alta.
Lo vidi ridacchiare. « Perché? » mormorò, ostentando un'innocenza che di certo non gli si addiceva. Schioccò le dita con un movimento rapido, ed io rimasi in attesa.
In quel momento, proprio alle sue spalle, un cubo trasparente apparve lentamente di fronte ai miei occhi: uno spazio chiuso adagiato delicatamente sulla neve, che sembrava non risentire assolutamente della sua presenza, come se non ci fosse. Come se quelle pareti non pesassero che un grammo.
Come se non fosse uno spazio reale.
Campo di forza.
Furono le prime parole che apparvero nella mia testa, chiare e definite. Il Cacciatore schioccò di nuovo le dita, e un bagliore intenso si diffuse al centro del cubo. Al di là di esso vedevo quelle che una volta erano state le quattro mura più importanti della mia vita, che conservavano il mio cuore e la mia famiglia.
E in quel senso di abbandono riuscii finalmente a vederlo.
Un'altra parte di me che si materializzava a pochi metri di distanza all'interno di una luce accogliente, per divenire sempre più reale. E quando mi resi conto che era proprio lì, e non era la mia immaginazione a farmi brutti scherzi, con uno scatto mi scrollai di dosso le tirapiedi del lupo e cominciai a correre.
« Jim! » echeggiò la mia voce nell'aria, un grido di disperazione che si ripeté più e più volte in quel grande spazio silenzioso e deserto. La neve scandiva i secondi, e cominciava a cadere lenta e a grandi fiocchi.
Sentii di nuovo la stretta ferrea della mia prigione umana, saldamente ancorata a terra, che mi costringeva a fermarmi. Mi dimenai ancora, gridando e imprecando contro la scura figura che si dirigeva a passo tranquillo verso Jim.
Così mi fermai, recuperando il respiro che avevo perso nel tentativo di raggiungerlo. Mi fermai e lo guardai.
Perché in quel momento guardarlo negli occhi, incrociare anche solo per un attimo il suo sguardo, mi sembrava la cosa più giusta da fare. Non avevo idea di quanto tempo ci rimaneva da vivere, e volevo avere quegli occhi puntati addosso il più possibile.
« Jim... » sibilai, e finalmente lui alzò la testa. I grandi occhi luminosi non erano andati via, fortunatamente. Per un attimo avevo quasi temuto che il Cacciatore l'avesse trasformato in uno dei suo scagnozzi personali.
« Allora, Jim...immagino tu sia contento di vederla. Da sola, voglio dire. » iniziò il Cacciatore, girando attorno al cubo trasparente con movenze sinuose.
Di che diavolo stava parlando?
« Deve essere stato proprio un brutto colpo, non è vero? » continuò lui, avvicinandosi sempre di più. Attraversò la parete trasparente e gli andò vicino, circondandolo con quegli strani effluvi color ametista. Sembravano tenerlo stretto nelle loro grinfie come una morsa subdola, proprio come quelle parole di cui iniziavo lentamente a capire il significato. Il Cacciatore si avvicinò ancora di più e posò le labbra sul suo orecchio.
« Lei e Peter Pan. Peter Pan! Insomma, chi l'avrebbe mai detto? E tu, lì...proprio lì davanti a loro. » gli sussurrò all'orecchio, ma io riuscivo a sentirlo benissimo. Voleva che lo sentissi. « non deve essere stato un bello spettacolo, mh? ».
Oh, no.
Il bacio.
Stava cercando di allontanarlo da me piantando il seme della gelosia. Quel piccolo e infido serpente, che si sarebbe insinuato nel suo cuore e nella sua mente. Voleva metterci contro, allontanarci.
Farmi soffrire come un cane per poi uccidermi definitivamente.
Jim abbassò la testa, e in quel momento vidi in lui l'amarezza che quelle parole avevano insinuato nel suo cuore. Alzò di nuovo lo sguardo, e i suoi occhi mi inquadrarono in modo diverso, trafiggendomi.
Aveva toccato un tasto dolente.
Cenerentola e Raperonzolo sparirono gradualmente, dissolvendosi in una nube di polvere scura, ma sapevamo tutti che non avevo più bisogno di essere tenuta a forza. Ero immobile, a pochi metri da loro, e fissavo la scena incredula, con il cuore a pezzi.
Si. Quelle parole stavano mandando il mio povero cuore in frantumi, con mia grande sorpresa.
E perché, poi?
Jim ed io non avevamo condiviso solo quella notte nel regno di Aurora: avevamo viaggiato insieme per giorni, senza perdere mai la speranza. E ora un invisibile muro di pietra stava lentamente ponendo fine a quel legame.
No, non potevo permetterglielo.
« Che senso ha vivere, mi chiedo? Hai perso tua madre, e ora lei... » continuava il Cacciatore imperterrito, ignorando il dolore sul volto di Jim. « Fa male, vero? Allora finiamola qui. Non vorrai soffrire ancora, mi chiedo! ».
Le fiamme viola continuavano ad avvolgerlo sempre più forte, in una morsa...mortale. Non era qualcosa di fisico, ma di spirituale: erano le ombre oscure del suo passato e della sua anima, la sofferenza che aveva celato nel suo cuore e in quella grotta che si stava lentamente impossessando di lui.
Non era il suo corpo, ma la sua anima a morire lentamente.
Cominciai a correre. Battei quei pochi metri in qualche secondo, prendendo alla sprovvista persino il Cacciatore. Eppure, quando arrivai di fronte al cubo, non riuscii ad attraversare la parte. A quanto pare non c'era posto per me, lì dentro. Così cominciai a battere e battere fino allo stremo.
Facevo confusione, cercando di farmi sentire e di distrarlo dalle infide parole del Cacciatore.
« Jim, no! Non ascoltarlo! Non ascoltarlo, maledizione! » gridai, battendo i pugni fino a farmi male. Cercavo il suo sguardo, ma dietro quelle fiamme oscure era impossibile vedere.
« Dimenticala, Jim. Dimentica chi ti ha fatto soffrire. ».
« Jim! Jim! » gridai ancora, e ancora. « Mi dispiace! ».
Mi accasciai sulla neve, cadendo sulle ginocchia. Respiravo a fatica, come dopo una lunga salita. Fissai la neve candida sotto il palmo delle mie mani. Non sentivo più il freddo. Non sentivo più nulla, adesso.
« Oh, povera piccola... » la voce del lupo arrivò di nuovo alle mie orecchie, più distinta. « Immagino quanto tu possa soffrire in questo momento. Qui, da sola. Già...dove sono i tuoi amici? ».
Digrignai i denti, incredula di fronte a quelle parole. Ero devastata dal dolore, ma ero certa che lui non potesse minimamente immaginarlo. Chi non ha un cuore non può rendersene conto.
Le fiamme di polvere oscura si diffusero lentamente attorno al suo corpo rinchiuso nel cubo, avvinghiandosi alla sua testa per inculcargli quelle orribili parole nel cervello. Vedevo già le propaggini di quelle idee attecchire e cancellare ogni ricordo, ogni memoria di quello che era stato.
L'Originale non voleva solo uccidermi, ma voleva farlo dopo una lunga agonia. Dopo avermi fatto patire le sofferenze più indicibili. A quel punto mi avrebbe finita, una volta per tutte, e la sua vendetta sarebbe stata completa.
Sollevai appena la testa, e i fiocchi di neve cominciarono a scendere lentamente sul mio volto, posandosi sui capelli che erano ricaduti davanti al viso in modo disordinato. Gli occhi di Jim erano chiusi, la testa china.
« Jim, ti prego... » sussurrai, e in quel momento avrei tanto voluto piangere. Lasciarmi andare finalmente a quella liberazione che per anni avevo represso per mostrarmi forte agli altri. Ma ora era il momento meno adatto per rivelarmi debole, soprattutto di fronte a lui. In fondo eravamo soli: Jim era rinchiuso nella sua gabbia personale e le principesse agli ordini del lupo erano lentamente scomparse in una nebbia violacea, che le aveva riportate nel nascondiglio dove il lupo le custodiva gelosamente.
Pensai che forse non erano le uniche ad essere state catturate da lui. E l'idea di affrontare un avversario con una forza così grande improvvisamente mi destabilizzò: nel silenzio di quel luogo pensai a cosa volesse dire attingere dalla fonte originale, il cuore di tutta l'energia magica del mondo delle Fiabe. Un'energia unica, che non era né bene né male – ancora. E da lì si distribuiva nei vari Regni, suddivisa in parti più piccole.
Lui l'aveva tutta, e continuava ad assorbirla togliendola agli altri. E così Peter smetteva di volare, Campanellino moriva lentamente, e nessuno poteva fare nulla per impedirlo.
In quel momento, però, mi venne in mente quando avevo incontrato l'Originale per la prima volta nel bosco: nonostante avessi perso i sensi, Biancaneve e gli altri avevano chiaramente visto che si era dato alla fuga al loro arrivo. Perché?
Perché non era rimasto, vista la sua enorme potenza? Poteva ucciderli tutti, e portarmi via.
Eppure...
« Mi ha lasciato andare. » sussurrai, scoprendo quella verità che prima avevo sempre ignorato. Se non mi aveva portata con sé, un motivo doveva esserci. Ed era lo stesso motivo per cui non mi aveva mai cercata, né ostacolata direttamente, ma aveva fatto in modo di farmi arrivare da lui fino a lì.
Quell'attacco in gruppo l'aveva colto di sorpresa, e questo aveva fatto vacillare qualcosa dentro di lui, rompendo l'equilibrio che lo teneva saldamente legato alla sua crudeltà. Qualcosa di potente, assopito dentro di lui, ma che riusciva ancora ad uscire fuori quando ne aveva la possibilità.
Trattenni il respiro, arrivando finalmente alla fine.
L'anima del cacciatore c'era ancora, e stava ancora combattendo. Aveva dato a me la possibilità di vincere.
Nonostante la presenza del lupo, mi aveva sempre aiutata.
Sollevai appena lo sguardo, fissandolo negli occhi.
« Tu ci sei ancora... » sussurrai, e lo vidi assottigliare lo sguardo. Probabilmente era irritato dalla mia tenacia, voleva vedermi crollare e invece ero ancora lì, pronta a sfidarlo. Voltai le spalle a Jim, e sotto i suoi occhi indagatori feci qualche passo indietro.
A quel punto, nel silenzio di quel luogo surreale, lasciai che il mio braccio prendesse vita, e che le parti metalliche sostituissero la pelle in quei pochi secondi. Il rumore degli ingranaggi rimbombò nell'aria mentre i cavi elettrici spuntavano dalle radici nervose. Dio, quanto faceva male.
Eppure in quel momento non pensavo al dolore. Non pensavo a niente.
Il cannone cominciò a ruotare attorno al mio braccio, mettendosi in moto. Mi voltai, e il cacciatore era ancora lì che mi fissava. Il mio sguardo virò su Jim, rinchiuso in quel cubo con la mente offuscata dalla magia nera.
In quell'attimo rimase tutto fermo, tutto spento. Nulla si muoveva, neppure di un millimetro. Il cigolio delle chincaglierie meccaniche che davano vita al mio braccio artificiale erano solo un brusio impercettibile in confronto.
Chiusi gli occhi, poi li riaprii. Volevo vederlo, questa volta. Il proiettile scattare rumorosamente, e dirigersi a grande velocità verso il bersaglio. Il fragore, l'esplosione. Il fumo. La polvere, mista a schizzi di neve macchiata di fuliggine. Poi, di nuovo il silenzio.
Volevo assistere di persona a quel momento.
Così sparai.



In quel momento il fumo provocato dalla grande esplosione mi oscurò la vista. Non vedevo più Jim, e questo era ciò che mi spaventava di più. Attorno a me si era alzato un polverone più grande del previsto.
Mi fischiavano le orecchie, ma se provavo a pensarci non ricordavo assolutamente il fragore dell'esplosione.
In quel momento, con quel fischio acuto nelle orecchie e un nuovo silenzio che preparava a ristabilire l'equilibrio, le parole di Pocahontas mi ritornarono alla mente come se lei fosse lì, in quel momento, a parlarmi.
La forza che anima il tuo cuore è più potente di qualsiasi maledizione.















Nb. Buongiorno piccioncini miei! Come sono andate le vacanze? Le mie, ahimè, mi sono sembrate troppo brevi... ma credo sia sempre così per tutti! Comunque, eccomi qui ad aggiornare con un nuovo capitolo. Spero stiate continuando a leggere questa storia, e che mi facciate sapere cosa ne pensate.
Vi abbraccio forte!

L.



  
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