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Autore: saitou catcher    30/08/2014    6 recensioni
Non piangere, Elsa. Le brave regine non piangono.
Era questo che le diceva sempre suo padre, ogni volta che le lacrime minacciavano di soffocarla, perché il suo potere era troppo grande, e lei non aveva idea di come affrontare la paura che le serrava il petto con dita di ghiaccio. Le accarezzava il volto, accovacciato in modo da essere alla sua stessa altezza, e pronunciava sempre le stesse parole, in tono dolce ma fermo.
Non piangere, Elsa. Le brave regine non piangono.
No, le brave regine non piangono, lei lo sapeva.
Sorridi, Elsa.
Le ultime parole di Elsa alle tombe dei suoi genitori
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: L'account Saitou Catcher è gestito da due sorelle gemelle. Su questa sezione, Catcher è l'autrice delle one-shot "Oltre la porta", " Less Than Just The Spare", "Mi Distruggerai", "Vivere Per Amare" e "Beneath a Moonless Sky". Io sono Saitou, e questa è la mia prima storia su questo fandom. Spero che vi piaccia... e, in ogni caso, recensite!
Il link della canzone è questo:
http://youtu.be/CTTjLxXFg0k

Il sole scese lentamente oltre la linea dell'orizzonte, ed Elsa si ritrovò da sola con le tenebre che da sempre la accompagnavano. Il vento la avvolgeva con violenza, sollevandole il mantello per insinuare sotto il colletto dell'abito dita gelide che tuttavia non la facevano rabbridire. Era un altro il freddo che la attanagliava, e lo sentiva sotto il petto, nel cuore, non sulla pelle.

Avanzava in silenzio, le scarpe appuntite che a malapena sfioravano l'erba impregnata della pioggia appena cessata. Tutto, attorno a lei, era silenzio. Gli ultimi chiarori del sole lentamente cedevano il posto ai primi veli di tenebra. Immobili contro il cielo color indaco, le lapidi dei suoi genitori si stagliavano imponenti di fronte a lei, nere contro il blu della notte, simili a giganti silenziosi.

Era la prima volta dalla sua incoronazione che visitava le loro tombe. Persino adesso, quel gesto le sembrava innaturale. Voleva ricordarli com'erano in vita, non pensare a loro adesso che erano morti, adesso che non potevano più confortarla come facevano un tempo, adesso che erano freddi e immobili sotto strati di terra che non le avrebbero mai più permesso di abbracciarli. Voleva conservare le loro immagini nella sua mente, senza lasciare che le sagome delle loro tombe si sovrapponessero ai suoi ricordi.

Ma aveva dovuto farlo. A distanza di tre anni, contro la sua stessa volontà era lì, in piedi tra tombe immobili e uomini morti, quando invece avrebbe dovuto rifugiarsi nel calore del suo palazzo a festeggiare la nascita della sua nipotina.

Il pensiero della piccola Imelda- un esserino di quattro chili e mezzo, tre dei quali, secondo l'orgoglioso Kristoff, erano costituiti dai folti capelli biondi- le strappò un sorriso. Anna era così felice nel momento in cui l'aveva stretta tra le braccia. Il suo volto era illuminato da un sorriso radioso, un sorriso che sapeva di amore, e nel vedere la luce che irradiavano i suoi occhi Elsa era stata colta da un pensiero improvviso, tanto più strano in quanto veritiero: questa non è una bambina che verrà lasciata a soffrire dietro a una porta.

Era rimasta immobile, schiantata, intanto che il pensiero prendeva lentamente forma nella sua testa. Ed era stato allora che l'aveva colta l'impulso di visitare le tombe dei suoi genitori, perché potessero ascoltare da morti le parole che non gli aveva mai detto in vita. Perché adesso Elsa aveva capito. Perché adesso Elsa vedeva, vedeva con più chiarezza di quanto non avesse mai fatto in vita sua, comprendeva tutto ciò che le era rimasto celato in ventiquattro anni di sofferenze.

Si fermò a pochi passi dalle imponenti lastre di pietra, il vento che adesso la accarezzava dolcemente. Le lacrime le bruciavano la gola e le pizzicavano gli occhi, eppure si rifiutò di lasciarle scendere. In quel momento, più bruciante del dolore, della solitudine che la avvolgeva come una cappa di ghiaccio, era la rabbia, una rabbia che sapeva di pianto, di rimorsi, di ricordi che non sarebbero mai più tornati, di sbagli che non sarebbero mai stati corretti. La sentiva montare dentrò di sé, come un' onda di fuoco e ghiaccio insieme, ed istintivamente arretrava, di fronte a quel sentimento che le sembrava quasi sacrilego nei confronti dei suoi genitori, quegli stessi genitori che l'avevano protetta, amata, il cui amore non aveva vacillato nemmeno di fronte all'entità del suo potere. Un'immagine che Elsa avrebbe voluto conservare, quella dei genitori perfetti che avevano assolto il loro dovere fino in fondo. Ma non era così. Non era così e lei adesso lo sapeva.

"Mamma" sussurrò "Papà".

Tacque alcuni istanti, lasciando scorrere gli occhi sulle scritte che adornavano le pietre tombali. Le lacrime minacciarono ancora una volta di sopraffarla, ma lei resistette.

"Tre giorni fa è nata Imelda" continuò "La figlia di Anna. E nel vederla io ho pensato... ho pensato..." cercò le parole più adatte ad esprimere ciò che sentiva "...che forse, se le cose fossero state gestite in maniera diversa, io avrei potuto essere al posto di Anna. Che avrei potuto essere io a stringere tra le braccia mia figlia. Ma non è così. E non so se lo sarà mai. C'è troppo di oscuro in me, troppe cose che si romperebbero alla minima scossa. Per darsi in maniera così totale a una persona, per poterci costruire una famiglia... bisogna avere una sicurezza che io non possiedo. Non sarò mai una persona forte. Questo lo so. E la responsabilità è anche vostra."

Tacque. E finalmente, la verità le si palesò in tutta la sua chiarezza.

 

I will not make
the same mistakes

that you did

 

 

“Avreste dovuto rendermi una persona più forte. Avreste dovuto insegnarmi a controllare il mio potere. Non è stato così. Tutto ciò che avete fatto è stato rinchiudermi in una stanza, nella speranza che ciò potesse proteggermi dal mondo esterno. Vi era stato detto che la paura sarebbe stata la mia peggior nemica, e voi avete fatto in modo che non mi abbandonasse mai. Per aiutarmi a celare il potere che nascondevo mi avete imprigionata nel mio stesso terrore, lasciando quel potere libero di manifestarsi.

È stato un errore. Un errore da cui forse non mi libererò mai più, ma che non ripeterò. Non fuggirò più il dolore nell'illusione che esso possa svanire, come avete fatto voi. Lo affronterò. Per quanto doloroso possa essere, cercherò di non arretrare di fronte a ciò che mi spaventa. Forse non sarò mai una persona più forte ma almeno potrò dire di averci provato.

 

I will not break
the way you did, you fell so hard
I've learned the hard way
To never let it get that far

 

Voi avreste potuto essere più forti. Avreste dovuto affrontare il mio potere per quello che era, invece di cercare di soffocarlo nel mio stesso corpo." Elsa rise, una risata bassa e spezzata, e si sfilò un guanto, levando la mano all'altezza del viso. "Celarlo, domarlo, non mostrarlo... belle parole, che però non sono servite a niente. Tutto quello che volevo celare è venuto fuori comunque. Adesso ho imparato. Ho dovuto credere di aver visto mia sorella morire, per farlo, ma è servito. Non andrò in pezzi come avete fatto voi, non fuggirò da ciò che non posso controllare. Devo provarci, adesso lo so."

Elsa fissò le tombe che la sovrastavano, cercando in esse un segno che i suoi genitori potessero avere udito le sue parole. Non trovò nulla. Come sempre, era sola, sola con il suo dolore.

 

Because of you
I never stray too far

from the sidewalk

 

E lo sarebbe sempre stata. Perché non avrebbe mai trovato il coraggio di affrontare l'ignoto, di abbandonare la strada già tracciata che costituiva il suo percorso di vita, di seguire una via che non fosse già stata decisa per lei. Perché questo avrebbe voluto dire abbandonare tutto ciò che conosceva, abbandonarsi completamente all'amore di un'altra persona, aprire dentrò di sé un universo di cui nemmeno era certa di possedere la chiave. Avrebbe sempre camminato sulla sicurezza di una strada già decisa, lasciando che il mondo sfilasse indifferente accanto a lei.

 

Because of you
I learned to play

on the safe side
so I don't get hurt

 

Era un gioco in cui ormai era diventata brava. Nascondere tutto ciò che provava, seppellirlo sotto una barriera di ghiaccio perché nulla potesse ferirla. Si sarebbe sempre tenuta nell'ombra di una porta chiusa, esattamente come aveva fatto per tutta la vita, perché questo le avevano insegnato. In fondo, suo padre aveva cercato di proteggerla: oltre la porta chiusa della sua stanza nessuno avrebbe potuto chiamarla mostro, nessuno avrebbe potuto ferirla con il suo disprezzo. Oltre la porta, il mondo era ostile e pericoloso, e lei ne sarebbe stata protetta.

Ma oltre la porta c'era anche tutto ciò che lei non aveva mai sperimentato. Oltre quella porta c'era l'amore, c'era l'avventura, c'era l'ignoto, c'era la vita. Ma Elsa era diventata troppo fragile per affrontarla.

 

 

Because of you
I find it hard to trust not only me

but everyone around me

 

Elsa sospirò e si passò una mano sul volto, gli occhi chiusi per trattenere le lacrime.

“Non lasciarli entrare, era questo quel che mi avete insegnato” sussurrò “ e così facendo mi avete trasmesso l'idea che tutti quelli che avrei incontrato non mi avrebbero compreso, perché non ne erano in grado. Persino Anna doveva essere tenuta lontana da me, perché non avrebbe capito. E così sono cresciuta con la consapevolezza di non potermi fidare di nessuno, perché nessuno avrebbe capito. Ancora oggi, non riesco a fidarmi. Nemmeno di Anna. Nemmeno di me stessa. Perché io sono un mostro, sono sbagliata, e il mio potere è qualcosa che persino io non capisco. E ogni volta che osservo il mio volto allo specchio mi detesto, detesto la persona che sono, perché non riesco a lasciar entrare nessuno, perché nessuno capirebbe, perché nessuno potrebbe amarla. Perché non si ama nemmeno lei.”

 

Because of you
I am afraid

 

La paura sarebbe stata il suo peggior nemico, questo avevano detto ai suoi genitori. Ma la paura non l'aveva mai abbandonata. Era la sua compagna di vita, l'unica costante della sua incerta esistenza: paura del suo potere, paura di non poterlo controllare, paura di non essere all'altezza delle aspettative, paura di essere additata come un mostro, paura di rischiare, paura di vivere, paura di tutto.

Nella stanza che era stata la sua casa per quasi metà della sua vita, la paura aveva preso lentamente possesso di lei, aveva ricoperto le profondità del suo essere con una patina di brillanti ricami, simili a quelli che lei intrecciava sui vetri della finestra col ghiaccio. La morsa di gelo che le serrava lo stomaco era ormai così costante da essere diventata quasi un'abitudine, ma questo era impossibile, perché alla paura non ci si abitua mai. Ti accompagna per tutta la vita, e ogni giorno ha un volto nuovo.

Lei non era una persona forte. Non lo sarebbe mai stata. Troppo a lungo era stata tenuta ingabbiata nel timore della sua stessa persona. Non aveva mai davvero avuto davvero il coraggio di sfidare le convenzioni, di gettare la maschera e di apparire per quello che era, accettando tutti gli eventuali dolori che questo avrebbe potuto arrecarle. Persino la sua fuga sulla Montagna del Nord, il giorno dell'incoronazione non era stata altro che una gigantesca farsa. Cosa aveva fatto, in fondo, se non perdurare esattamente nell'atteggiamento a cui era costretta da tutta una vita? Credeva di essere diventata libera, di aver sconfitto la paura, ma tutto ciò che aveva fatto era stato semplicemente rinchiudersi dal resto del mondo, chiudere la porta al mondo per non lasciar entrare nessuno.

I suoi genitori le avevano voluto bene, Elsa ne era sicura. Ma,pur con tutto l'amore del mondo, erano stati loro a rinchiuderla in una rete di paura da cui adesso non era in più in grado di liberarsi.

 

I lose my way
And it's not too long

before you point it out

 

E adesso che cosa avrebbe dovuto fare? Elsa non lo sapeva, era tutto così confuso nella sua testa. Per tutta la vita era stata abituata ad appoggiarsi ad una figura di riferimento, cosicché qualcun'altro potesse prendere per lei le decisioni che lei aveva troppa paura per portare a termine.

Non era in grado di andare avanti da sola. Adesso se ne rendeva conto con chiarezza. Il suo bisogno di avere qualcuno a cui appoggiarsi era così forte da averla spinta a rifugiarsi tra le braccia di un traditore, dell'uomo che aveva tentato di uccidere lei e sua sorella; lo stesso uomo che l'aveva usata per poi gettarla via come una bambola rotta, come sicuramente Elsa avrebbe potuto prevedere, se non fosse stata così intenta a riempire di illusioni quel vuoto disperato che aveva nel petto.*

Gli angoli delle sue labbra si sollevarono in un sorriso beffardo, nel ripensare a quanto aveva amato Hans, a quanto avesse ancora bisogno di lui. Perfino adesso, dopo che lui l'aveva tradita.

Sei patetica. Così patetica che saresti disposta ad affidarti alle braccia di un traditore pur di poter ritrovare la strada che avevi smarrito.

Ma non c'era nessuno a guidarla. E, ora come sempre, la sua strada si perdeva nel buio e nella nebbia.

 

I cannot cry
Because I know that's

weakness in your eyes
I'm forced to fake
A smile, a laugh

everyday of my life

Non piangere, Elsa. Le brave regine non piangono.

Era questo che le diceva suo padre, ogni volta che le lacrime minacciavano di soffocarla, perché il suo potere era troppo grande, e lei non aveva idea di come affrontarlo. Le accarezzava il volto,accovacciato di fronte a lei, in modo che fossero alla stessa altezza,e le ripeteva quelle parole in tono dolce, ma fermo.

Non piangere, Elsa. Le brave regine non piangono.

No, le brave regine non piangono, lei lo sapeva.

Sorridi, Elsa.

E lei sorrideva. Ogni giorno, ogni ora, persino quando il ghiaccio le si arrampicava fino al cuore e minacciava di soffocarla, percorrendo il suo corpo in ondate di gelo per esplodere dalle sue mani in tutta la sua violenza. Sorrideva, sempre, perché era questo che ci si aspettava da lei, che fosse coraggiosa, che fosse forte, perché le brave regine non piangono. Ma lei non era ne' coraggiosa ne' forte, e il sorriso che portava inciso sul volto in ogni istante della sua vita non era altro che l'ennesima prigione da cui non c'era ritorno.

 

My heart can't possibly break
When it wasn't

even whole to start with

 

No, non c'era possibilità che il suo sorriso perfetto perdesse la sua integrità e che ciò che portava nel cuore potesse venire alla luce. Troppo a lungo era rimasta chiusa in se stessa. E ormai, il suo cuore era ghiaccio, un unico blocco immobile e vuoto che non avrebbe mai potuto battere per davvero, perché l'unica cosa a tenerlo insieme era la finzione.

 

I watched you die,
I heard you cry,

every night in your sleep

 

Non possiamo più andare avanti! Lo capisci, questo?”

Elsa si blocca, spaventata dall'aver udito la voce di suo padre innalzarsi oltre la porta di legno massiccio. Da che lei ricordi, non l'ha mai sentito urlare.

Non riesce più a controllarlo! Ogni giorno diventa più forte! E cosa pensi che succederà il giorno in cui non sarà più in grado di tenerlo a bada?”

Dietro la porta, Elsa si accascia a terra e piange. Piange come sente fare sua madre al di là della parete. Quelle lacrime sono un lento stillicidio, il simbolo di come quel suo potere maledetto li stia trascinando lentamente a fondo, tutti, uno dopo l'altro.

Così, Elsa ci prova. Si impegna fino allo spasimo per controllare il suo dono, ma non serve a niente. E lei non può fare nulla per fermare la lenta morte interiore dei genitori, per far cessare le lacrime che gli sente versare ogni notte.

 

I was so young
You should have known
better than to lean on me
You never thought of anyone else
You just saw your pain

 

Le brave regine non piangono. Ma Elsa stava piangendo, adesso, le lacrime scorrevano roventi sulle sue guance e le cadevano sul petto, andando ad impreziosire il corpetto dell'abito nero. Sentiva una morsa di insopprimibile dolore stringerle la gola, e d'un tratto fu come se le forze l'avessero abbandonata. Cadde in ginocchio, il corpo scosso da singhiozzi violenti, e la voce che nel freddo della sera si levava nell'aria in un lungo gemito di dolore.

Quando tutto era iniziato, lei era solo una bambina. Una bambina spaventata dal suo stesso potere, una bambina smarrita e confusa, una bambina preda di demoni troppo grandi per lei. I suoi genitori avevano fatto del loro meglio per lei, ma il loro meglio l'aveva solo trascinata più a fondo nel baratro della sua stessa dannazione. Ma lei, all'epoca non poteva saperlo. Era solo una bambina di sei anni, spaventata e indifesa. E adesso che poteva scorgere ciò che il loro operato aveva creato, era troppo tardi per rimediare.

Elsa appoggiò la fronte alla dura pietra della lapide e pianse tutte le lacrime che aveva soffocato in quegli anni, mentre dentro il suo cuore andava in pezzi con un terribile rumore di vetro infranto.

“Mamma, papà, vi voglio bene” sussurrò “e so che avete agito con le migliori intenzioni. Ma avevate torto. Avevate torto. Non era questo il modo.”

Si raddrizzò, le mani strette convulsamente in grembo.

“Ero solo una bambina” continuò “solo una bambina, e non potevo capire. Ma adesso capisco. E mi fa male, mi fa tanto male. Perché so che non c'è rimedio. Non sarò mai forte, non sarò mai davvero me stessa. Cosa faccio, adesso che sono sola, che non posso contare su nessuno, che il mio cuore si è definitivamente spezzato? Cosa faccio, adesso che celare, domare, non mostrare si è rivelato inutile? Me lo dici? Me lo dici, papà?

Le ultime parole le urlò con tutta la rabbia che portava celata nel cuore, e le parve che le corde vocali le si spezzassero. Lasciò cadere il viso sulle palme delle mani, altre lacrime che andavano a bagnare la sua pelle di ghiaccio.

“Voi avete pensato solo al vostro dolore” mormorò tra le dita serrate “avete nascosto il mio potere perché non potesse turbarvi. Non serve a niente, solo adesso l'ho capito. Ma è troppo tardi. È troppo tardi.”

Sollevò il viso dalle palme delle mani, e si asciugò le lacrime, il respiro che lentamente si regolarizzava.

I suoi genitori avevano cercato di nascondere il suo potere nella speranza che questo potesse tenerlo lontano da lei e dagli altri. Avevano distolto lo sguardo, sperando in questo modo di farle credere che il problema potesse scomparire. Un trucco che con i bambini funziona. Ma i bambini crescono, i bambini imparano**. E ad un certo punto imparano a vedere, solo per rendersi conto che ormi è troppo tardi per rimediare.

 

And now I cry
in the middle of the night
For the same damn thing

 

Le brave regine non piangono, ma c'erano notti in cui Elsa si destava in lacrime senza sapere neppure lei perché piangesse: se per la paura, per la solitudine, per il desiderio di sentire le braccia di Hans attorno a lei. Piangeva fino a che le sembrava di non avere più lacrime, e allora, dal fondo oscuro del suo dolore, emergeva lentamente un pensiero, il pensiero in cui erano racchiuse tutte le origini del suo dolore.

Quella porta resterà per sempre chiusa.

 

Because of you
I don't know how

to let anyone else in
Because of you
I'm ashamed of my life
because it's empty

 

Era quella la ragione autentica del suo dolore, le parola che sigillavano definitivamente la sua condanna. La porta che rappresentava l'insormontabile barriera fra lei ed il mondo esterno non si sarebbe mai aperta per nessuno, perché nessuno sarebbe stato in grado di placare il terrore ancestrale che l' accompagnava fin dalla sua infanzia. Il suo mondo era un universo chiuso di cui sarebbe stato troppo pericoloso lasciare libero l'accesso, perché allora tutti avrebbero visto i demoni interiori che la tormentavano, demoni troppo grandi perché lei potesse condiverli con un altro essere umano. E allora meglio chiudere al mondo le porte della sua anima, e lasciare che la sua vita rimanesse per sempre niente di più che una mera finzione.

 

 

Because of you
I am afraid

 

Elsa si levò lentamente in piedi e rivolse un ultimo sguardo alla lapide dei genitori.

“Io vi voglio bene” ripeté “ma è anche colpa vostra, se sono quello che sono.”

Si voltò e si allontanò dalle tombe, il vento che le sollevava il mantello e le spalle curve. Avanzò senza voltarsi indietro, il viso distante ed impenetrabile che ormai indossava per scacciare la paura.

Avanzò senza voltarsi indietro, perché non sarebbe servita a nulla. Aveva detto ciò che doveva, ed ormai restava solo la speranza che, da qualche parte dentro di lei albergasse il coraggio di liberarsi dalla gabbia che per anni l'aveva tenuta imprigionata.

Quella porta resterà sempre chiusa.

Un'ultima lacrima solcò le guancia di Elsa, mentre si allontanava per svanire nella luce della luna.

Because of you
Because of you

Buon salve a tutti!
Come credo che si sia capito da questa one-shot io non amo particolarmente i genitori di Elsa: i troll avrebbero dovuto regalargli un libro di pedagogia. Secondo quale logica, se ti viene detto che la paura sarà la peggiore nemica di tua figlia, tu la rinchiudi in una stanza, condannandola a reprimersi, e senza nemmeno insegnarle a controllare il suo potere?
Comunque. Spero che la storia vi sia piaciuta. Se avete critiche, o altro, non esitate a comunicarlo, anche perché a me, personalmente, non piace.

* Riferimento alla one-shot di mia sorella "Beneath A Moonless Sky"
**Vi prego, ditemi che qualcuno ha riconosciuto il libro da cui proviene la frase.
Un bacio a tutti,
Saitou

 

 

  
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