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Autore: Chara    30/08/2014    13 recensioni
Una manciata di momenti che vedono protagonista la famiglia McKagan, con figlie, cani e imprevisti a cura dell'unico e insostituibile uomo di casa.
#1 — La foglia di fico
#2 — Il pannolino assassino
#3 — Il gran premio del tosaerba
#4 — La maglietta del delitto
#5 — Il giorno più importante
#6 — L'ardua scelta
#7 — Il servizio fotografico
#8 — L'amanuense
#9 — La storia della buonanotte (parte 1)
#10 — La storia della buonanotte (parte 2)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duff McKagan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer

La meravigliosa famiglia McKagan non mi appartiene; con questa raccolta di idiozie non intendo offendere o dare rappresentazione veritiera del carattere della mia famiglia preferita. Vorrei solo guardarli in ogni momento di ansia, ma probabilmente non mi sarà mai possibile.

 

 

 

 

 

Happily Ever After - Seattle Edition.jpg

 

 

 

La foglia di fico

 

 

 

Le sopracciglia di Susan Holmes McKagan erano un tutt’uno con l’attaccatura dei capelli, e di certo non si poteva dire che non avesse la fronte alta. Il motivo di tale perplessità era l’uomo che aveva accettato di sposare, probabilmente in preda ai fumi di qualche potentissima droga dispersa nell’etere. Dopotutto, lo stesso Duff si era sposato una volta senza praticamente ricordarselo, quindi non sarebbe stata una novità così eclatante.

Suo marito indossava una fascia per capelli – la sua, per la precisione, quella rosa con i pois neri – per tenere lontane le ciocche bionde dagli occhi e, con espressione profondamente corrucciata, cercava di far saltare le omelette in padella, mandando schizzi di uova per tutto il piano di cottura. Era così concentrato da mantenere in tensione anche lei, estranea spettatrice di quel tormento.

Considerando poi che ciò che Duff stava cercando di fare andava cotto da un lato solo, stava decisamente sbagliando tattica.

L’occhio le cadde sul grembiule a scacchi che indossava: era quello che usava Grace quando voleva aiutarla a impastare qualche torta, e a lui stava decisamente piccolo; i lacci erano annodati nei passanti della cintura e, se fosse stato verde anziché rosa, sarebbe potuto tranquillamente passare per la foglia di fico di Adamo nell’Eden.

Improvvisamente un rivoletto di fumo grigiastro si alzò dalla pentola, condito con qualche colorita imprecazione del musicista, che estrasse un cucchiaio di legno dal taschino del grembiule – fortunatamente, pensò Susan, perché si trovava davvero in una posizione spiacevole – e cercò di rivoltare la sua opera senza agire come un consumato chef.

Tuttavia, un inquietante odore di bruciato si diffuse per la cucina e Susan decise che era giunto il momento di intervenire. Le dispiacque non essere corsa a prendere la videocamera per filmare il marito, ma quello scempio doveva finire prima che desse fuoco a tutta Seattle.

«Duff!» lo richiamò all’ordine, facendolo sobbalzare per lo spavento. Incredibilmente, il risultato fu il giusto movimento di polso che portò l’omelette a ribaltarsi su se stessa, avviando l’irreversibile cammino che l’avrebbe presto portata a essere una frittata.

«Dio, Sue, mi hai fatto prendere un colpo» si lagnò il biondo, puntandole contro il mestolo con fare di sdegno. Lo ripose poi immediatamente nella taschina, incassando il capo nelle spalle in seguito all’occhiata di fuoco di sua moglie, che proprio non aveva gradito che avesse macchiato di uova anche il pavimento.

Susan non rispose, limitandosi a squadrarlo con espressione torva per qualche minuto: la fascetta rosa lanciava all’indietro i capelli umidi di Duff, e uno dei pois neri era stranamente – ma non inspiegabilmente – divenuto giallo; il mestolo non era affatto stato infilato nel taschino, ma sotto, tra il grembiule e la cintura, con il risultato di impiastrare anche i pantaloni.

Ci fu una sola cosa da fare, dopo quel disastro: scoppiare a ridere.

«Che hai da sghignazzare?» le chiese mettendo il broncio, mostrando la guancia su cui spiccava un elegante baffo color tuorlo. «Non sono mica una donna io.»

«Nulla, guardavo il tuo mestolo sotto la foglia di fico.»

 

 

 

*

 

 

 

Salve. Torno nel mio amato fandom nonostante avessi più o meno dichiarato che non l’avrei fatto, ma da un po’ ho iniziato a scrivere e, siccome ieri era l’anniversario di Duff e Susan, ho pensato che fosse il momento giusto anche per pubblicare.

Questa cosa è una raccolta di flashfic sulla famiglia più bella del mondo: i McKagan, appunto. Conterà nove momenti, di cui uno (l’ultimo) diviso in due, e ha come obiettivo quello di strappare un sorriso e un po’ di tenerezza. Quindi niente angst a palate come faccio di solito.

Ringrazio infinitamente GioTanner per il banner che vedete lassù. Cliccando su di esso, vi si aprirà la sua pagina Facebook, a cui vi invito a mettere mi piace perché se lo merita davvero.

Quindi… niente, spero di avere ancora qualche seguace da queste parti, anche se giungo un po’ in punta di piedi perché sono diventata timida in quella che una volta era la mia casa.

A presto!

 

 

 

   
 
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