Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: MV_Raven    31/08/2014    2 recensioni
Breve one-shot dedicata a Rei, narrata dai pensieri di Mamiya dopo la sua morte.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mamiya, Rei
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Libertà


Donna o guerriera?
Questo è stato per anni il mio dilemma. Il cruccio con cui mi addormentavo la sera, in quella landa di deserto dove, anni e anni prima, vi era una bellissima città, ricca e rigogliosa.
Con l’avvento della nuova guerra mondiale, che colpì il mondo intero, il clima naturale della Terra era stato danneggiato in maniera insanabile. I popoli che sopravvissero alla catastrofe, vivevano nelle rovine rimaste delle grandi città di un tempo, conducendo una vita difficile e povera.
In un’epoca dove l’acqua, il bene più prezioso per ogni essere vivente, scarseggiava, non era facile vivere o, meglio, sopravvivere. I piccoli gruppi di superstiti si erano raggruppati qua e là, sparsi in un vasto deserto senza vita, senza natura, per cercare di darsi vicendevolmente una mano.
Eppure, nonostante molti avevano cercato la via della solidarietà, il male albergava sempre nell’animo umano, laddove uomini forti e potenti, si erano accaparrati quanto più potere possibile appropriandosi delle esigue fonti di acqua presenti e costringendo tutta la povera gente a pagare questo bene a caro prezzo, con i sudati frutti del lavoro della terra.
Il mio compito è sempre stato quello di proteggere il mio villaggio da queste bande che, impervie, scorrazzavano per il deserto alla ricerca di popoli deboli come il mio, da derubare o, nel peggiore dei casi, da sottomettere al volere del loro capo-farabutto di turno.
Sin da quando i miei genitori sono morti, la mia decisione è sempre rimasta la stessa: combattere.
Nonostante io sia una ragazza, ho sempre indossato abiti maschili, nascondendo le forme gentili del mio corpo, imparando l’arte del combattimento con gli yo-yo speciali, dotati di lame affilate. Essere stata presa dal folle e narcisista Juda, mi aveva segnata nel profondo, facendomi quasi provare vergogna solo per il fatto di essere nata donna. Sentirsi un oggetto, un mero giocattolo atto a saziare le voglie più disgustose di un uomo, mi avevano fatto provare rabbia. Io non volevo essere debole. Io volevo combattere come un uomo, senza differenze.
Ho sempre difeso con onore la mia gente e il mio adorato fratello, che purtroppo ho perduto comunque ed ero fermamente convinta che la mia vita sarebbe sempre stata la stessa.
Non credevo più nella giustizia, nella pace, nella gioia e nella felicità, fino a quando non incontrai loro: Ken Shiro e Rei di Nanto.
Ken Shiro, il nome del nostro salvatore, il nome di colui che, come un Dio, ci avrebbe liberati da quell’oppressione, regalandoci di nuovo la pace e l’amore, l’uomo di cui mi innamorai. Ken ha fatto molto, per tutti, sporcandosi le mani di sangue al posto nostro e per questo noi dobbiamo tutto alla sua grande forza.
Non fui mai contraccambiata, perché egli, nel cuore, aveva la sua amata Juria. E mentre perdevo il mio tempo in quell’amore non corrisposto, non diedi mai peso all’amore sincero e devoto che Rei provava per me.
Ricordo ancora come se fosse oggi, il momento in cui lui mi disse che ero una donna e che non avrei mai dovuto nasconderlo, né sporcarmi le mani per una battaglia futile. Avrei dovuto vivere con un uomo che mi amava accanto, cercando di essere felice con quello che avevo, magari diventando madre… ma al tempo, quelle mi sembravano solo sciocchezze.
La rabbia che albergava in me era ancora troppo possente, per accantonarla come nulla fosse…
Mi aveva rudemente strappato, con la sua affinata tecnica della scuola di Nanto, i vestiti, mettendo a nudo il mio seno. Mettendo a nudo la mia femminilità.
Mi scosse tutto quello.
E mi ritrovai a pensare sulle mie scelte, su quel cruccio che ogni notte non mi faceva chiudere occhio.
Al buon Rei devo anche la libertà, perché nonostante fosse ferito mortalmente da Raoh, decise di combattere contro Juda, per ridarmi l’onore perduto e per punirlo per ciò che mi aveva fatto. Perché… perché Rei mi amava, con tutto il suo cuore. Una devozione naturale, come la Stella che lo guidava.
Perché non ho mai contraccambiato prima il tuo amore?
Perché ho dannato la mia esistenza, senza sentire ragioni, né sentimenti?
L’ho visto in fin di vita, ridotto ormai solo allo spettro del grande guerriero che era stato e solo in quel momento capii che lo amavo.
Compresi che lui era l’uomo della mia vita. Quello che, nonostante tutto, mi aveva regalato la pace.
Non potrò mai ricambiarlo.
Non potrò mai donargli un figlio.
Non portò mai anche solo ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me.
L’unica cosa che posso fare per lui è quello di deporre le armi. Smettere di combattere e vivere come una donna, prendendomi cura della sua adorata sorella.
E questo è ciò che ho fatto, riponendo le mie armi sulla sua tomba, promettendogli che mai più le avrei toccate.
Ora, a distanza di anni, il mio amore per Rei di Nanto non è mai cambiato.
Come un tacito matrimonio, mi ero legata al suo spirito, non desiderando altri all’infuori del suo ricordo. L’unico modo che avessi avuto, e che ho tutt’oggi, per dimostrargli che il suo amore è, e sarà, per sempre ricambiato e che, dopotutto quello che ha fatto per me, io gli devo molto, in primis, la libertà…

Fine.


Questa piccola storia è dedicata al mio migliore amico, al mio compagno di vita, al padre di mio figlio.

   
 
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