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Autore: AsfodeloSpirito17662    02/09/2014    6 recensioni
Merlin lo aveva aspettato. Giorni, anni, secoli, completamente da solo. Aveva visto morire tutti coloro a cui aveva voluto bene e non aveva potuto fare niente per evitarlo.
Era rimasto completamente alla mercé di se stesso. Unico custode del suo segreto, unico custode della propria identità, della propria unicità.
Merlin lo aveva aspettato ed alla fine, dopo più di mille anni - Cristo, mille anni! - era impazzito. Aveva dato di matto.
Iniziò a buttarsi quasi consapevolmente, contro i tronchi degli alberi.
Il dolore era giusto. Doveva essere punito. Aveva bisogno, del dolore.
Merlin si era perso, stava radendo al suolo Albion, aveva ucciso delle persone.
Ed era tutta colpa sua.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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PRIMO CAPITOLO

1. Il fuoco che purifica




Londra, Gunnersbury, 17 luglio 2020

Notte


Charles aprì gli occhi all'improvviso, nello stesso modo dal quale ci si risveglia da un brutto sogno, da una caduta vertiginosa. Quando focalizzò il soffitto bianco sopra di lui, si rese conto che non era stato un brutto sogno ad averlo svegliato, ma le mani nervose di Hester che l'avevano scosso con violenza e che ancora continuavano a toccarlo.

"Si alzi, Charles!" gli ordinò la donna, non appena vide i suoi occhi azzurri aperti sul mondo.

Ciò che indusse il ragazzo a fare quello che gli era stato appena detto, fu l'evidente nota di urgenza che aveva fatto vibrare la voce profonda e roca della sua governante. Lei l'aveva lasciato andare ed aveva raccolto qualcosa da terra: una coperta marrone, di quelle che era solita tirare fuori soltanto durante le giornate più fredde; gli sembrava quasi di sentirne la consistenza ruvida e fastidiosa sulla pelle solo a guardarla.

Passando una mano sulla faccia Charles cercò di capire cosa diavolo stesse succedendo, ma non appena si alzò in piedi una fortissima esplosione fece tremare il pavimento della sua stanza, mandando in frantumi i vetri della finestra vicina. Entrambi persero l'equilibrio e caddero a terra: Charles si coprì istintivamente la testa con le braccia, mentre una pioggia di brillante cristallo gli cadeva addosso, sui vestiti e tra i capelli.

Si sentì decisamente più sveglio.

L'istinto di sopravvivenza gli suggerì di non alzarsi immediatamente e solo quando il tremore del pavimento fu passato, si azzardò a sbirciare la sua stanza oltre la fessura delle braccia: Hester era poco lontana da lui e già si stava rialzando in piedi, senza perdere tempo.

"Sta bene? Charles?" lo chiamò, avvicinandosi a lui con evidente apprensione. "Charles!"

"Sto bene, sto bene!" la rassicurò, provando la sconvolgente sensazione di star vivendo dentro una sorta di videogioco.

Quando guardò la sua governante, notò dei strani riflessi rossastri sui suoi capelli biondi, già striati da molte ciocche grigie. Si girò verso la finestra, perché la fonte di quella luminescenza non poteva provenire che da lì: attraverso le ante senza vetri, poté godere della vista di un enorme e furioso incendio, vivo ed ardente, ad un paio di isolati di distanza. Sgranò gli occhi e fu lì lì per dire qualcosa, ma Hester lo afferrò per un polso, trascinandoselo dietro con una certa prepotenza. Incespicò nei suoi stessi piedi, prima di opporre resistenza.

"Hester, aspetta, che stai facendo?" sbottò, senza capire le ragioni del suo comportamento. "Dove pensi di andare? È pericoloso uscire lì fuori, dobbiamo chiamare i vigili del fuoco!"

La donna scosse impetuosamente la testa, stringendo la coperta marrone sotto il gomito. Ricominciò a tirarlo verso le scale, quando quello che sembrò essere il ruggito di qualcosa di infernale fece sobbalzare entrambi sul posto. Il ragazzo svincolò dalla sua presa e si avvicinò di nuovo ad una finestra, nello stesso istante in cui un'ombra dalle dimensioni bibliche gettò il vicinato in un'oscurità più profonda della notte. Udì Hester inspirare bruscamente alle sue spalle.

"La prego, mi ascolti" tornò a parlare la donna, che sembrava avere fretta di andarsene. "Non siamo al sicuro qui, dobbiamo uscire!”

"Si può sapere di cosa parli?"

Si girò verso di lei e la guardò come se all'improvviso fosse diventata completamente pazza. "Esigo una spiegazione! Cosa succede?!"

"Attento!"


Hester corse verso di lui e se lo tirò addosso con forza: l'impeto fu talmente intenso che entrambi caddero a terra e per Charles fu inevitabile schiacciarla con il suo peso. Ritrovarsi distesi a terra fu però una fortuna, poiché l'enorme lingua di fuoco che irruppe dalla finestra spaccandone i vetri non poté così bruciarli, ma solo terrorizzarli a morte. Quando il getto diminuì di intensità, restando a lambire esclusivamente le tende e le intelaiature di legno, Charles rotolò da un lato e guardò con occhi vitrei il punto in cui si era trovato giusto qualche secondo prima. Con la mano afferrò la maglia bianca all'altezza del cuore che, furioso, batteva come avesse voluto uscirgli dal petto. Non riuscì a proferire nemmeno mezza parola. Se Hester non l'avesse afferrato bruscamente per buttare a terra entrambi, a quel punto sarebbe già morto carbonizzato.

O forse starei ancora soffrendo le pene dell'inferno nell'attesa di morire.


Tra i due doveva probabilmente essere Hester quella dal sangue freddo, poiché non aspettò che un secondo prima di rialzarsi in piedi, dando l'impressione di non essere rimasta poi molto traumatizzata dallo scampato incidente; approfittando del suo silenzio sconvolto, lo scrollò bruscamente e lo costrinse ad alzarsi in piedi.

La loro fuga da quella casa fu accompagnata da costanti gorgoglii e ruggiti bestiali: forse l'inferno aveva aperto le sue porte, vomitando diavoli e demoni sulla terra.


Charles non poté che confermare le sue paure, quando riuscirono a lasciarsi l'uscio dietro le spalle: non solo la sua casa, ma quelle dell'intero vicinato erano cadute sotto l'attacco di quelle fiamme misteriose, affamate ed implacabili; ne divoravano le fondamenta, tutto ciò che avevano contenuto e Dio solo sapeva se non anche gli occupanti. Avvertì le ginocchia diventare improvvisamente molli e l'odore di bruciato - le esalazioni, che come una cappa avevano abbracciato l'intero quartiere -, lo fecero tossire sin quasi a vomitare.

Hester aveva appoggiato la coperta sul naso e sulla bocca, ma il fumo le fece tuttavia lacrimare gli occhi verdi, contornati da alcune rughe; guardò il ragazzo con un velo d'apprensione, sovrastato da una sorta di determinazione che le accese lo sguardo. Tenendo ben salda la sua presa attorno al polso di Charles, con passo svelto - alla sua età mettersi a correre non le era davvero possibile -, lo costrinse a seguirla attraverso il vialetto carbonizzato.

Mentre Charles inghiottiva ciò che era stata la sua cena di nuovo giù per la gola, vide quello che restava dell'ulivo di sua madre, nell'angolo del giardino: i rami spogli e neri come l'inchiostro si innalzavano verso il cielo grigio e fumoso come in una muta richiesta di pietà. Sentì lo stomaco contrarsi ed una rabbia talmente intensa da accecargli la vista per qualche secondo: quella pianta era stata uno dei pochi ricordi che ancora aveva di lei ed ora era andata perduta per sempre.

La notte, resa luminosa e brillante dai numerosi incendi che avevano invaso il quartiere, sembrò per brevi secondi tornare alla sua oscurità più profonda ed originaria: una forte folata di vento scompigliò i suoi capelli biondi e quando alzò istintivamente gli occhi verso il cielo, non poté credere a ciò che vide.

Un drago dalle dimensioni di un immenso dirigibile volò sopra di lui, sputando fuori dalle fauci una fiammata talmente potente e calda che, nonostante si fosse abbattuta ad un paio di isolati di distanza, riuscì ad infastidirlo comunque a causa della sua elevata temperatura.

È ufficiale. Sto ancora sognando e questo è un videogioco.


Si girò verso Hester, che aveva allentato la presa sulla coperta: riuscì a vederle le labbra che tremavano. Nel giro di qualche secondo un altro drago solcò i cieli sopra le loro teste, diretto verso il centro di Londra. A quel punto, come risvegliatasi improvvisamente da una trance, Hester ricominciò a tirarlo come fosse stato un fantoccio privo di volontà e ad essere onesti, si sentiva proprio così.

Attorno lo scenario sarebbe potuto passare per un set post apocalittico: Charles guardò, come nei panni di uno spettatore, le macchine carbonizzate; si riempì le orecchie dei più disparati allarmi e delle grida della gente; respirò l'odore del fumo misto a quello della morte, delle vittime che erano già state colpite. Osservò una bambina che camminava in mezzo alla strada e che piangeva a pieni polmoni, invocando il nome della madre; il suo primo istinto fu quello di andare verso di lei, ma Hester lo trattenne con una forza inimmaginabile e scosse la testa più volte.

"Non c'è tempo, non c'è tempo!" esclamò, persistendo a camminare velocemente.

"Ma non possiamo lasciarla lì!" ribatté Charles, atterrito dal disinteresse della sua governante.

Il problema fu risolto da un uomo che, correndo fuori dall'interno di una casa, issò la ragazzina su una spalla e la caricò nella propria macchina. Ma nel momento in cui accese il motore, una bolla di fiamme e fumo abbracciò l'automobile nella sua interezza, carbonizzandola nel giro di pochi attimi. La fuga era stata stroncata dalla creatura alata.

Charles avvertì di nuovo l'intenso bisogno di vomitare, paralizzato dall'orrore.

Hester, al contrario, sembrava esattamente cosa fare e come muoversi: aveva evitato la vicinanza delle macchine come la peste, cercava riparo sotto gli alberi e sotto le tettoie e sfruttava le zone d'ombra più cupe. Quelli ed altri imbrogli, pur di celarsi all'acuta vista della mefistofelica creatura. Charles non parlava e non impediva più alla donna di trascinarlo Dio solo sapeva dove. Camminarono a lungo, facendo slalom tra i più disparati scenari di devastazione ed entrambi poterono così appurare come la furia di quelle mistiche creature si fosse abbattuta su tutta la città di Londra, senza lasciarne intatto un solo angolo. Quando raggiunsero miracolosamente indenni il parco di Richmond e furono al riparo dentro una delle grotte, Charles crollò sulle ginocchia, lo sguardo atterrito e rivolto verso i rivoli di fumo che si alzavano ancora dalle zone residenziali.

Hester soppesò pensierosamente se fosse il caso di lasciarlo lì da solo, poi sparì nelle profondità scure della caverna. Il ragazzo nemmeno se ne accorse.

Quando tornò indietro, lo trovò ancora immobile nella stessa posizione; poggiò a terra ciò che aveva recuperato dal fondo della grotta e si avvicinò, toccando con gentilezza la sua spalla.

"Suo padre non è in città" commentò lentamente, gli occhi pieni del bagliore delle fiamme lontane; "Non si preoccupi, Charles".

Ma Charles non stava pensando a suo padre: pensava all'ulivo morto nel giardino, quello che sua madre aveva accudito con tanta cura. Intimamente gli era sempre piaciuto pensare che la sua anima si fosse insidiata all'interno del tronco e nelle foglie, dopo la sua morte. Era come averla persa una seconda volta.

Hester gli poggiò la coperta sulle spalle e restò in silenzio: il vibrante ruggito dei draghi, che sembrava provenire direttamente dalle viscere della terra, riempì di echi oscuri tutta la caverna, minacciando i loro cuori.

È un sogno, pensò distrattamente Charles, stringendosi addosso la coperta, e voglio svegliarmi adesso.








NOTE DELL'AUTORE: Eccoci qui con il primo capitolo di questa nuova storicciuola. Sudata, anelata, rincorsa e bestemmiata per parecchi mesi, finalmente giunge su questi schermi. Ma io ve l'avevo promesso e lo sapete che le mie promesse vengono sempre mantenute. La storia si compone di 20 capitoli compreso l'epilogo, è già terminata ed aspetta solo di essere pubblicata. Avrete un nuovo capitolo ogni lunedì, a meno che cause di forze maggiori non mi impediscano di aggiornare (ma sono sempre stata estremamente puntuale con le pubblicazioni, quando ho avuto sul pc storie già concluse). Dedico questo primo capitolo a tutti i fan di Merlin ed a quelli che, nonostante dopo tutto questo tempo, ancora ci credono. Grazie di cuore a Mimiwitch che s'è presa la bella rogna di betare questa storia: sei un elemento davvero indispensabile e sei stata preziosa fonte di consigli quando le crisi mistiche minacciavano il mio estro di fanwriter. Grazie davvero.

Ultimo ma non meno importante: popolo fangirliano di Feis buk: IO. TI. ADORO.

Senza i vostri scleri le mie giornate sarebbe estremamente buie, grigie e tempestose.


P.S. Purtroppo per voi questa storia non avrà nulla di comico.

P.P.S. Però una risatina ogni tanto può darsi che riusciate a farla.

P.P.P.S. Un parere fa sempre piacere, purché sia spontaneo e non elemosinato.


Con tanto love,

Asfo

   
 
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