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Autore: ThorinOakenshield    03/09/2014    5 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La battaglia

La festa era cessata di colpo. La fiamma delle torce appese alle pareti era tremolata, la sala era sobbalzata e un mormorio di terrore era nato tra i nani.
"Ci sono gli orchi qua fuori!" gridò Thorin con la spada sguainata, correndo tra la sua gente. "Uomini! Seguitemi! Insegniamo loro a non squarciare più la quiete di Erebor."
Fili, Kili, Balin, Dwalin, Bifur, Bofur, Bombur, Dori, Nori, Ori, Oin e Gloin, insieme ad altri nani guerrieri, alzarono in aria le loro armi e gridarono in segno di assenso.
"Le donne e i bambini sono pregati di recarsi ai piani superiori e di non muoversi da lì per nessun motivo al mondo. Agli orchi ci pensiamo noi."
"Avete sentito il vostro re? Su, avanti... all'attacco!" li incitò Gandalf.
Altre grida di assenso, poi i nani corsero verso la Porta principale.
"No Bilbo. Tu no." Il Re sotto la Montagna fermò lo hobbit con un gentile gesto della mano.
Il signor Baggins lo guardò stupito. I suoi occhi si posarono sul braccio che lo bloccava e sugli occhi di Thorin, rispettivamente. "Co... come io no?" balbettò.
Il re gli sorrise. "Ci hai già serviti abbastanza durante il viaggio. Il tuo l'hai fatto, non voglio che rischi più la vita. Ho già perso mio padre e mio nonno, non voglio perdere anche un amico." Le ultime parole le aveva pronunciate con tristezza e il sorriso era improvvisamente scomparso dalle sue labbra. Non parlava di Thrain e di Thror da quando erano morti, era troppo doloroso per lui. La loro assenza era un dolore che lo accompagnava ogni giorno e che non lo avrebbe mai abbandonato.
Bilbo capì come si stesse sentendo, così mise la sua docile manina sul braccio forte e muscoloso di Scudodiquercia. "Non ti preoccupare: sarò prudente. Non mi perderai e per me è un onore aiutarvi."
Thorin corrugò la fronte, levò la mano dello hobbit dal suo braccio e gli strinse il polso. Fu a un soffio dal suo viso. "Tu adesso andrai al piano di sopra dalle donne e dai bambini e non ti muoverai da lì, se no non saranno gli orchi a spezzarti le gambe, ma lo farò io personalmente." Detto questo si voltò e corse fuori dalla Montagna.
Bilbo rimase a guardare nella sua direzione. Sospirò. Ah, Thorin... testardo come sempre! corrugò la fronte. Ma io, se voglio, posso esserlo ancora di più.

Non appena il condottiero degli orchi vide Thorin e i suoi uscire dalla Montagna Solitaria, fece cenno al suo compagno di smetterla di lanciare pietre con la catapulta. Questo obbedì.
I nani e gli orchi rimasero fermi a guardarsi con astio, venti metri che li separavano, la nebbia che li avvolgeva e il vento che sussurrava minaccioso. Sembrava il canto di un fantasma.
Bolg gridò feroce, rivolto al Re dei Nani: "Tu hai ucciso mio padre!"
"E tuo padre ha ucciso mio nonno e condotto alla follia mio padre!" gli urlò di rimando il nano.
L'orco esplose in una sonora e agghiacciante risata. "Se lo meritavano. Entrambi erano una nullità, non valevano neanche un misero ninnolo del loro sporco tesoro. Proprio come te!"
Thorin sentì il sangue montargli alla testa, ma stranamente si trattenne: sapeva che era controproducente perdere le staffe prima della battaglia. Così inghiottì tutti gli insulti che conosceva e respirò a fondo, nel disperato tentativo di calmarsi.
"Vuoi chiacchierare o combattere?!"
"Avanti! All'attacco!" Lo stregone scosse in alto il suo bastone, i dodici nani si misero in posa da combattimento, pronti a scagliarsi contro quelle creature disgustose.
"Fermi!" ordinò Thorin. "Lo dico io quand'è il momento di attaccare..." Momento di pausa. "ATTACCATE!"
Ci fu il massacro.
Gli orchi si gettarono sui nani e i nani si gettarono sugli orchi.
Thorin Scudodiquercia si stava guardando intorno ostinatamente: voleva avere la soddisfazione di uccidere Bolg. Lui aveva insultato la sua famiglia, ora non l'avrebbe passata liscia. Si sarebbe assicurato che avesse avuto una morte lenta e dolorosa, però doveva essere per mano sua.
Il problema è che, in mezzo a quelle furie scatenate, non lo trovava. Spesso degli orchi si abbatterono su di lui, ma Thorin li fece fuori senza problemi, senza neanche pensare all'attacco da sferrare: lui e la tecnica erano in due pianeti diversi. Da quando era bambino lo avevano sempre annoiato le tecniche di combattimento. Lui lottava seguendo il suo istinto, sul campo di battaglia sembrava una bestia indomita che tentava di liberarsi dalla sua gabbia.
Eccolo! Era lì! Al di fuori di quel trambusto. Lo stava guardando e sembrava che, con lo sguardo, gli stesse dicendo: Su, avanti, vieni a prendermi: sono qui. Ti sfido.
Il re ricambiò lo sguardo truce. Aveva accettato la sfida.
Si avvicinò furioso a Bolg, facendosi strada a colpi di spada.
Gandalf, con un incantesimo, fece fuori sei orchi che lo stavano circondando. Poi si voltò ansimando verso Thorin. "Thorin! I tuoi uomini sono in difficoltà!"
Non lo stava neanche ascoltando.
"Thorin!" lo chiamò ancora lo stregone grigio, disperato.
Ma l'orgoglioso condottiero sembrava non udirlo. Per lui, in quel momento, il resto non esisteva. C'erano soltanto lui e la sua spada, Orcrist, davanti a quel dannato bastardo.
Bolg era il doppio di lui e lo stava guardando dall'alto al basso, con superbia. Scudodiquercia sostenne il suo sguardo, senza dare segni di inferiorità.
"Dai. Fallo. Puniscimi per aver insultato i tuoi cari e per averti fatto piangere come un bambino offeso" lo canzonò l'orco con un sorriso beffardo stampato sulla sua putrida faccia.
Thorin aggrottò ancora di più la fronte e strinse forte Orcrist. "Non aspetto altro."
Il loro duello ebbe inizio.
Nessuno dei due aveva una tecnica impeccabile, contavano entrambi sulla loro forza. Duellarono per un bel po' di tempo, ma alla fine solo uno riuscì ad avere la meglio: il nano buttò a terra l'orco dandogli un calcio in pancia. Alzò in alto la spada, pronto ad infilzarlo. Assaporò la sua paura e gli sembrò di sentire già l'odore del sangue.
"THORIIIIIN!" strillò per l'ennesima volta Gandalf il Grigio, con tutto il fiato che aveva in gola. "Bilbo è ferito!"
Finalmente il re parve udirlo. La fronte si rilassò, la spada gli cadde dalle mani e si voltò verso lo stregone. "Bilbo?" Non gli aveva forse detto di restare al piano di sopra? Che diamine ci faceva là? E cosa intendeva dire con ferito?
Bolg approfittò della distrazione di Thorin per dargli un forte pugno in pancia. Egli si accasciò dolorante.
L'orco si alzò e notò che i suoi compagni erano stati decimati. I nani avevano vinto. Grugnì rabbioso, poi sbraitò: "Ritiriamoci! Ma torneremo, sappiate che non è finita qui."
E, così com'erano venuti, se ne andarono.

Non appena Thorin Scudodiquercia si riprese dal pugno, corse verso i suoi amici, che erano tutti in cerchio intorno al corpo inerme di Bilbo. Li spinse, poi si gettò sul corpo dello hobbit. "Bilbo!," gridò, "perché non sei rimasto alla Montagna? Che diamine ti avevo detto?! Sciocco di uno scassinatore che non sei altro!"
Bilbo aveva gli occhi chiusi, tuttavia respirava ancora, ma molto debolmente. Era pallido come un cencio.
"Che... che... che cosa gli è successo?" chiese Ori con un filo di voce.
Gandalf si avvicinò allo hobbit e gli esaminò la violacea ferita che aveva sul ginocchio. Ritrasse lo sguardo, allibito, sperando di trovarsi in un incubo.
I nani lo circondarono. "Che cos'ha? Allora?" lo assillarono, agitati.
Lo stregone, prima di rispondere, guardò il suolo e fece un respiro profondo. Doveva finire così? Dopodiché si voltò verso i suoi amici e rispose tutto d'un fiato: "La freccia che l'ha colpito... era avvelenata."
Silenzio. I nani si scambiarono un'occhiata disperata.
Thorin guardò Gandalf, senza levare la mano dalla ferita di Bilbo.
No. No. No!

   
 
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