Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Sokew86    04/09/2014    5 recensioni
Dodici fratelli, dodici persone che possono aver compiuto degli sbagli e far perdere la strada al fratello minore, il tredicesimo principe delle isole del Sud, Hans. Questa è la storia di Peter, il fratello maggiore di Hans e il re delle isole, che deve decidere la punizione del fratello con gli altri membri della famiglia affrontando segreti,intrighi e fantasmi, troppo reali per appartenere al passato.
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fratelli di Hans, Hans, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beware the Southern Isles'
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capitolo 2

 Capitolo VI
Lo scorpione, il leone e l’ossidiana(1)

 
Erano passati altri venti giorni e altre venti notti ma per il principe Hans nulla era cambiato, continuava ad allenarsi, a provocare per sfida le guardie e a tramare la fuga perfetta: il fallimento questa volta non era contemplato. Quella mattina però si sentiva particolarmente nervoso, aveva dormito male e aveva avuto un incubo angoscioso, cosa che gli era capitata più di una volta nella vita e non poteva fare a meno di provarne ansia, anche se non sapeva bene il perché. Come un leone in gabbia, iniziò a camminare inquieto avanti e indietro per la cella. Non ricordava i dettagli dell’incubo ma sapeva che non portava nulla di buono, era sempre stato così. Stanco di quell’agitazione si accasciò sulla brandina e tentò di respirare piano per calmarsi, non era da lui quell’agitazione ma non tentò di soffocarla, probabilmente la guardia che lo teneva sott’occhio avrebbe riportato l’episodio al re, che magari si sarebbe sentito in colpa e Hans avrebbe potuto usare la situazione a suo vantaggio. A Questo cercava di pensare Hans ma in realtà l’agitazione era talmente forte, che non riusciva a essere razionale, però il principe odiava non avere controllo di sé e per cui preferì continuarsi a mentire.
    Quando però il suo secondino aprì la cella, con l’altra guardia, e lo invitò a seguirlo, la sensazione di pericolo irruppe nel suo cuore, forte e incontrastabile.
-Controllati Hans-, si auto comandò accettando di essere ammanettato e bendato –Non fare pazzie- si ripeté. Le guardie non furono gentili, con degli improperi e dei gesti seccati lo spinsero verso l’ignoto e la cosa buffa era che era la prima volta che quei due gli rivolgevano la parola. Gli ordini del re dovevano essere cambiati, Peter doveva aver deciso il destino del principe. Quella consapevolezza aumentò l'agitazione di Hans, che concentrò comunque le sue energie per cercare di capire dove le due guardie lo stessero portando, ascoltando oltre i loro pesanti passi e i duri improperi. Stavano uscendo dalle segrete? Probabile, stavano salendo delle scale ma percorso l’ultimo scalino, le guardie gli ordinarono di star fermo e uno di loro iniziò a trafficare con qualcosa. Sembrava che stesse colpendo un muro, erano dei rumori sordi ad arrivare alle orecchie del principe e poi sentì lo stridio irritante di un meccanismo meccanico e il trascinare di una porta.
-Muovetevi, Principe- una delle guardie ordinò duramente e a Hans venne da ridere, tempo fa quella guardia non avrebbe avuto quel tono con lui. Iniziò a contare i passi che percorrevano e calcolò che avevano appena fatto una ventina di metri, prima di sentirsi dire: - State attento ai gradini- da una voce differente da quella sentita prima, quell’altra guardia. Un’altra scala, che forse saliva, e dove diamine portava? Altre segrete? Hans era sorpreso, conosceva bene il castello, i due anni d’isolamento e la noia l’avevano spinto ad avventurarsi nei suoi luoghi più segreti, eppure ebbe l’impressione di non avere nessuna idea di dove lo stessero portando e non gli piacque.
    Hans udì una chiave essere infilata nella tappa di una porta, sentì che fu girata cinque volte, che razza di serratura era? Un’altra esortazione a camminare e Hans sentì una gradevole sensazione di frescura, doveva essere in un corridoio segreto del castello, che non conosceva … molto male. Hans si morse le labbra per non ridacchiare nervoso, detestava non sapere cosa accadesse attorno a lui e odiava sentirsi vulnerabile, il nervosismo aumentò vorticosamente: quella situazione gli ricordava di quando era stato fatto prigioniero nella sua stessa nave dopo i fatti di Arendelle, in cui, sconfitto, le uniche cose che aveva saputo fare erano state quelle di sedersi sul pavimento e appoggiare la schiena contro il muro come un essere debole e vulnerabile (2). Debole e vulnerabile erano gli aggettivi che odiava di più al mondo, soprattutto associati a se stesso. Se avesse avuto le mani libere, le avrebbe serrate in pugno per reprimere la paura (3).
    Un’altra decina di passi e le due guardie lo spinsero verso qualcosa. Hans capì di essere stato fatto accomodare su qualcosa di duro, probabilmente fatto di legno. Una guardia lo tenne stretto mentre l’altro gli bloccava i piedi, Hans sentì il cuore salirgli in gola … essere così fisicamente bloccato gli faceva perdere il sangue freddo. Aveva la gola secca, non riuscì a parlare ed era unica arma che gli era rimasta, una goccia di sudore scese lungo la schiena.
-Mi stanno già torturando- pensò Hans, era una tecnica di tortura psicologica … lo stavano avvelenando con il pensiero di sentirsi debole e impotente. Tentò di dominare la sua paura, ma tremava di più di quella volta in cui aveva fatto visita a Elsa, la regina dei ghiacci, prigioniera nella cella del suo stesso castello. La guardia, che lo teneva stretto, gli slegò i polsi ma, prima che il principe potesse reagire, l'altra guardia li afferrò uno a uno e furono bloccati da qualcos'altro. Probabilmente le sue braccia erano state fissate ai braccioli di una sedia o qualcosa del genere, per questo si trovava in una posizione scomoda. Si sentì catturato e ringhiò tutta la rabbia e la paura che provava.
-Che cosa sta succedendo? Esigo saperlo- domandò senza ottenere risposta, udì i rumori delle guardie che si allontanavano, ma non prima d’avergli strappato dagli occhi la benda senza premura.
    Hans rimase il silenzio, sentiva solo il cuore battere troppo veloce, decise di fare il punto della soluzione. Per prima cosa si esaminò, era intrappolato in una sedia di legno dall’aspetto compatto, in cui quattro bracciali di ferro bloccavano gli arti. Hans cercò di strattonarli, ma non ottenne nulla se non dolore. Respirò profondamente, imponendosi la fredda disciplina militare imparata negli anni e tornò a studiare la sedia che era finemente intarsiata. Poi notò che il pavimento era nero, lucido e lo rifletteva, doveva essere in vetro d’ossidiana. Gli occhi del principe si spostarono sui muri spogli della sala di una pietra d’origine vulcanica. Vide la luce solare nascosta da una grande bandiera delle Isole del Sud, rossa con un’effige di color nero in cui una Globicephala incoronata con una corona di erica faceva mostra di sé. La bandiera poteva essere riavvolta, Hans intravide il meccanismo, se qualcuno avesse utilizzato il principe, ormai disabituato alla luce, sarebbe rimasto accecato. Davanti alla bandiera si ergeva un trono rialzato con delle scale, finemente intarsiato in legno nero e imbottito di stoffa rossa e nera, la bellezza dell’oggetto lo faceva sembrare il trono di Zeus, il padre degli Dei.
    Hans rimase rapito dalla bellezza del trono, finché una figura perfettamente mimetizzata non si mosse. Il principe tirò spaventato la testa all'indietro, era convinto di essere solo e quando la figura si alzò, riconobbe suo fratello Peter. Hans non seppe se essere contento o spaventato: suo fratello non era il tipo da fare quelle entrate d’effetto e lo studiò. Il re era vestito completamente di nero. L'abito faceva risaltare ancora di più i suoi capelli ingrigiti e gli unici accenni di colore erano gli intricati dettagli rossi sul petto e sui risvolti delle maniche della giacca. Ma non fu quello a spaventare Hans. Peter aveva le mani fasciate da dei fini e lucidi guanti neri, erano il simbolo di un lutto nella famiglia reale. Hans, già innervosito da tutta quella situazione stressante a cui era stato sottoposto, abbandonò il sangue freddo lasciandolo ad altri impavidi, e inveì contro il fratello.
-Hai deciso di uccidermi? Congratulazioni! Che scelta saggia per un re e poco misericordiosa per un fratello- il suo tono di voce era così avvelenato dalla paura che Hans non lo riconobbe. L’istinto di sopravvivenza gli suggeriva di scappare, lì era in pericolo. Peter non si mosse dalla sua posizione, inarcò un sopracciglio assumendo un’espressione sarcastica.
-No, Hans-, la voce del re echeggiò in quella stanza, fredda, autoritaria.
-Non ti ucciderò, perché conoscendoti, potresti convincere San Pietro che tu sia un santo, una povera vittima della circostanza … -, il re fissò con uno sguardo gelido il principe Hans dall’alto verso il basso.
- Ma non questo Pietro, sappiamo entrambi che meriti di essere punito-. Hans deglutì nervosamente, suo fratello non aveva mai usato quel tono con lui, non aveva mai avuto quello sguardo come se lo considerasse un sassolino sulla sua strada, da Peter non si era mai sentito trattato come un rifiuto.
-Sai dove siamo, Hans?- domandò Peter, senza addolcire neanche per un attimo il tono, Hans osservò nuovamente quel posto mai visto, che forse aveva sentito parlare come una leggenda o come un incubo.
-La Sala d’ossidiana- la sua risposta echeggiò e il re annuì affermativo, non un sorriso o un’esitazione comparve sul suo volto.
-Dovresti sentirti onorato Hans. Solo i primi cinque principi ereditari hanno il diritto d’accedere a questa sala-. Hans non rispose a quella provocazione, non si sentiva onorato ed era sicuro che suo fratello non fosse mai stato in quella sala intrappolato come lui. Gettò un’occhiata preoccupata ai polsi bloccati, a che cosa serviva quel posto? Intuendo la muta domanda del fratello, Peter rispose con un tono quasi affabile- Hans, questa è la sala per marchiare i traditori delle Isole- quelle parole colpirono il principe come uno schiaffo, se avesse potuto, avrebbe coperto il viso con le nude mani. In un attimo paura e terrore passarono nei suoi occhi e poi tornò alla sua espressione preferita, fredda diffidenza.
    Peter scese lentamente dalle scale aiutandosi con una strana mazza, senza diminuire minimamente l’aria di potenza e autorità che aveva, Hans si trovò a pensare che fosse quella l’aura che doveva emanare un re. Quando fu abbastanza vicino, Hans vide che non era una mazza quello che aveva il fratello ma il ferro della marchiatura e riconobbe il simbolo: un pentagono, diviso da una sola linea frammentata. Hans guardò l’oggetto e poi il fratello, che lo fissò impassibile rendendo impossibile per il principe decifrarlo. Una volta vicino, Peter afferrò il viso di Hans con una mano e con l’altra, in cui teneva ancora la mazza, disegnò un immaginario marchio sul lato sinistro del viso del fratello. Offuscato dalla paura, sentendo il freddo di quell’oggetto, il tredicesimo principe non ebbe difficoltà a immaginare il dolore di essere sfregiato né a tutte le orribili conseguenze.
-Allora è così che tenti di aiutarmi? Trasformandomi in un individuo senza diritti, senza possibilità?-. La brutale pena di morte tramite l’annegamento divenne più invitante per Hans, avere il marchio avrebbe bruciato le sue possibilità, non solo nelle isole e colonie, in cui sarebbe stato trattato come la feccia della società, ma anche fuori. Chi avrebbe dato una possibilità a un essere disonorato, con la faccia marchiata come un animale? Se avesse previsto che gli sarebbe toccata quella brutale punizione, avrebbe preferito morire ad Arendelle.
-Adesso vuoi il mio aiuto, aiuto per cosa?- domandò Peter velenoso e con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere- Per essere un uomo decente? Non questa vergogna?-. Hans rimpianse d’aver detto quelle parole e alzò il viso, sdegnato, aveva parlato troppo ma fu tentato di rispondere che lui non ci teneva per nulla a essere un uomo decente, quella parola aveva assunto negli anni un significato completamente negativo.
    Inaspettatamente Peter gli bloccò il viso, come uno scorpione che agguantava la preda con la sua chela, e lo fissò autorevole negli occhi, sorrideva appena e con accondiscendenza.
-No, Hans. Non è così che voglio aiutarti-. Hans si permise di guardarlo sospettoso, non riusciva a capire il gioco del fratello, lo confondeva e si sentì mancare il respiro, quando il fratello sistemò quell’oggetto di tortura sulla sua sedia.
-Ti voglio dare una possibilità per redimerti e diventare una persona migliore-.
-Non considero le mie azioni sbagliate-, ringhiò con qualche difficoltà Hans, perché la mano del fratello gli serrava il viso-Sono stato impaziente e incosciente, questo è il mio unico disappunto-. La stretta di Peter divenne più forte e Hans chiuse istintivamente gli occhi.
-Lo so bene che ti senti un dio per quello che hai fatto- Peter gli gettò un’occhiata sarcastica e precisò- O meglio, quello che hai tentato di fare-. Hans non reagì alla provocazione, ma le parole del fratello ferirono il suo orgoglio.
-Sai quale tua azione mi ha più disgustato?- Peter lasciò il viso di Hans e indietreggiò di un paio di passi, nel suo sguardo si leggeva solo un irritante menefreghismo. Con lentezza infinita Peter si sfilò il guanto destro e lo tenne nell’altra mano, Hans a vedere quel gesto ebbe una terribile sensazione di déjà-vu e l’ansia gli attanagliò lo stomaco.
- Hai ingannato una fanciulla che avrebbe potuto essere mia figlia o tua nipote-, sibilò implacabile e con disprezzo Peter.
-Caterina non si farebbe mai ingannare dal primo venuto. La principessa Anna è solamente una ragazzina- ribatté sarcastico Hans ma non fu pronto per quello che arrivò, lo schiaffo fu talmente forte che gemette per il dolore e la sua testa girò su un lato, la rigirò e fissò stupito Peter. Lo schiaffo appena ricevuto non era per nulla simile a quello ricevuto quasi un anno prima, pieno di rabbia e delusione, era stato freddo, calcolato, spietato e senza nessuna remora e nonostante la forza Peter non gli aveva fatto perdere una sola goccia di sangue.
    Hans non vide negli occhi del fratello l’uomo diviso tra i doveri di un sovrano e quelli di un fratello: c’era solo il sovrano in quella stanza, quelli che tutti temevano a corte. Peter ghignò- Hans, nessuna donna, che non sia stata torturata con anni d’isolamento, si sarebbe fatta ingannare. Non sei stato bravo Hans, sei stato solo fortunato-. Si avvicinò a Hans, appoggiò la mano sinistra sul lato sinistro petto e disse- La solitudine può piegare la migliore delle persone-. Hans rimasse in silenzio.
-Partirai per delle missioni che ti affideranno i tuoi fratelli, sarai sotto il loro controllo-.
Hans fissò il fratello cercando di rimanere distaccato da quello che gli diceva, come se la faccenda non lo riguardasse per niente.
-Se ti comporterai bene e farai tutto quello che ti dicono, passerai alla missione successiva- quelle parole misero in agitazione il principe. Non gli piaceva l'idea di essere comandato a bacchetta, specialmente dai suoi fratelli.
-Se supererai tutte le missioni ti liberò, tornerai a possedere il tuo titolo e la tua ignobile vita. Ti darò la tua rendita di due anni e potrai lasciare le Isole-.
La proposta era così allettante che Hans sorrise involontariamente. Peter, con aria minacciosa, gli riafferrò velocemente il viso con la mano destra, tenendo fermo il mento con le dita.
    Il tocco della mano di Peter era caldo, Hans lo ricordava bene quando era un bambino ed era accarezzato raramente con fare paterno dal fratello, ma quando poi era cresciuto e Peter non aveva più manifestato l’affetto per lui in quel modo, non era appropriato per due uomini né per due principi. Invece, le mani di Hans erano sempre state fredde, per lui l’obbligo d’indossare i guanti era stato una benedizione: le amanti che aveva avuto, si erano spesso lamentate per il suo tocco freddo. Hans, per scongiurare la freddezza perpetua delle sue mani, aveva preso l’abitudine d’indossare i guanti anche nelle occasioni non richieste dall’etichetta. Se un anno prima la principessa Anna fosse stata al massimo delle sue forze e non fosse stata congelata, avrebbe avuto da lamentarsi della freddezza della sua mano quando le aveva sfiorato la pelle del viso. Nonostante il calore della pelle di Peter, il suo tocco era freddo e nel cuore del principe, per un attimo fugace, ci fu del dispiacere.
-Se invece fallirai una missione o cercherai d’ingannare la buona fede di uno dei nostri fratelli- Peter con la mano guantata strinse quella sinistra del giovane uomo, che poté percepire sia la sua mano sia il guanto abbandonato su essa. Hans si trattene dall’imprecare, quando Peter gli strinse la mano in una morsa dolorosa, non si era mai reso conto che fosse ancora così in forma e forte nonostante l’età, e si costrinse a guardarlo fiero e sfacciato negli occhi.
-Ti marchierò personalmente-.
    Hans si sentì gelare il sangue, la voce di Peter era così determinata da fargli venire i brividi: aveva sempre creduto che suo fratello non gli avrebbe mai fatto nulla di male ma il dolore che sentì, gli suggerì che forse la situazione era cambiata o che stesse cercando di fare il duro e decise di metterlo alla prova.
- Peter, mi fai male- Hans gemette, sentì la morsa dell’altro allentare e fu fiero di sé.
Peter rimasse in silenzio, il suo sguardo era rimasto duro e Hans riprese a parlare in tono abbattuto-Avevate promesso che mi avreste difeso sempre- il principe abbassò lo sguardo. Il pavimento in vetro d’ossidiana rifletteva il principe come un uomo dall’espressione triste, segnata dallo sconforto più profondo. Lo stesso sguardo con cui Hans aveva dichiarato ai sempliciotti di Arendelle che la principessa Anna era morta, con il quale nessuno aveva sospettato la verità. Il re non rispose, lasciò la presa dal viso di Hans e s’inginocchiò, come se avesse di fronte un bambino da consolare.
-Da che cosa Hans?- domandò con un tono così dolce che il giovane principe provò una fitta di sincera nostalgia, il senso di colpa per quello che stava facendo non deformò il suo riflesso nel nero pavimento.
-Da tutto, da tutti- iniziò afflitto guardando negli occhi il fratello e leggendo, finalmente, quella dolcezza che gli riservava quando era un bambino. Hans esultò interiormente, si sentiva potente, poteva manipolare Peter, il re delle Isole del Sud.
Sussurrò infine con un filo di voce- Da me-, Peter sospirò pesantemente e gli accarezzò la testa con la mano nuda. Sapeva che lo stava ingannando, ma non si sentiva in colpa. Quando avvertì quella carezza carica d'affetto del fratello maggiore sulla testa, per un attimo Hans desiderò solamente che tutto fosse vero, che la sua afflizione fosse reale.
-Ci ho provato Hans, ci ho provato- disse Peter con rimorso, Hans tremò, si sentì quasi colpevole e rimasse in silenzio, in quel momento in cui c’erano bugie e verità insieme ma che durò solo un attimo. Peter scattò in piedi e si lasciò andare a una risata così spontanea che Hans rimasse allibito, tanto da non accorgersi che il re era tornato a serrargli il viso tra la calda mano destra.
-Hans, con chi credi d’aver a che fare? Con i bonaccioni d’Arendelle?- Peter guardò Hans con aria di sufficienza e con un sorriso cinico sulla bocca, così simile alla sua.
    Il principe stordito non replicò, se la principessa Anna fosse stata in quella stanza, avrebbe esultato per la giustizia divina … Hans si sentiva confuso esattamente come lei, un anno prima.
-Non giocare con il fuoco, Hans. Potresti scottarti- disse sprezzante il re- Te lo rammendo ancora una volta, comportati bene e non cercare di ingannare i nostri fratelli, ti renderesti ridicolo: hanno avuto la tua stessa educazione e non credere di essere più furbo di loro, perché non lo sei- Peter riversò il suo disprezzo nell’ultima frase.
-Se fallisci, segnerò il tuo bel visino e sarai esiliato nella Colonia Sort sne, lì ti aspetterà una breve vita e una lunga morte in agonia- mentre parlava Peter, Hans sentì la rabbia montargli dentro per quell’incresciosa situazione e per essere stato ingannato dai suoi stessi trucchi.
-Partirai oggi- ordinò il re, osservando il fratello con un sorriso beffardo ma Hans non lo vide finché un pensiero improvviso lo costrinse a guardare nella sua direzione.
-E Caterina?- quella frase, che non aveva bisogno di nessuna spiegazione per entrambi, rimase sospesa e il re con una porta socchiusa tra le mani, che solo in quel momento il principe notò, e lo stesso che sguardo arrogante che Hans aveva rivolto un anno prima a una principessa che stava morendo rispose: - Caterina, che cosa? In fin dei conti è solo una stupida ragazzina e deve essere difesa dai cattivi elementi- dichiarò Peter usando lo stesso tono sprezzate, che poco prima Hans aveva usato per descrivere la principessa Anna, e sbatté la porta dietro di sé. Hans fece in tempo solo per sussurrare-Cosa?-, pochi attimi dopo sentì dei passi e un colpo secco dietro al collo e per lui divenne tutto buio. Peter rimase in silenzio sul ciglio della porta ad ascoltare mentre Hans era portato via, si trovava nell’ennesimo corridoio nascosto del castello, e in silenzio ad attenderlo c’era l’ammiraglio Johannes che lo guardava un po’ scettico con le braccia incrociate.
-La principessa Caterina non si arrabbierà?- domandò ma il re negò con la testa- Sa, già tutto-. Johannes gli mise una mano sulla spalla e il re disse- Dobbiamo solo sperare che scelga l’amore-.
    Dall’episodio della Sala d’ossidiana passarono altri quindici giorni, Peter aveva già ricevuto una lettera da Andreas che confermava la presenza di Hans nel convento, nel frattempo da Arendelle era arrivata una lettera da parte della regina Elsa che accettava l’invito a visitare le Isole. Peter ne fu felice, perché finalmente avrebbe potuto parlare con la regina, che in fino a quel momento, aveva solo avuto contatti via lettera, ma era preoccupato per Hans, il suo pensiero andava verso di lui. Era una sera estiva tremendamente calda, aveva risposto, dopo molti tentativi di concentrarsi, alla lettera della giovane regina e Peter decise di andare a rilassarsi nelle sue stanze. Cercò di congedare Jakob, che quel giorno era particolarmente ansioso, diceva che c’era qualcosa di strano nell’aria, Peter dovette darsi da fare per rassicurarlo e finalmente poté andare nelle sue stanze da solo. Più camminava però verso le sue stanze e più Peter concordava con Jakob: c’era qualcosa di strano che nell’aria.
    Peter sentiva, portato dal vento, il profumo dei fiori di primavera e quella fragranza familiare gli rievocava dei ricordi molto dolorosi. Era troppa carica di nostalgia per non affliggere il suo cuore pensando alla sua Ada, alle sue che mani profumavano sempre in quel modo. Peter sospirò e si fermò lungo il corridoio, forse stava impazzendo ma quello che sentiva era effettivamente il profumo di Ada. Chiuse gli occhi e annusò quella scia e il suo cuore ebbe un sussulto, sembrava effettivamente il profumo di Ada ma non era possibile: era estate e i fiori di primavera avevano perso da tempo le loro fragranze. Scrollò la testa e si diede una regolata, forse la sua era solo stanchezza e forse era stata l’idea di incontrare la giovane regina di Arendelle a offuscare la sua razionalità: la regina Elsa aveva circa la stessa età di Ada quando lui aveva incontrato la prima volta alla festa della Luce, in un dicembre di molti anni fa. Nostalgia, vedovanza così giustificò l’ansia che gli attanagliava il petto e andò nelle sue stanze.
    Quando entrò, trovò le finestre della sua stanza da letto privata completamente aperte e questo particolare lo agitò particolarmente e finì anche per irritarlo. Peter sbuffò, se la sua agitazione era stata data inconsciamente da una semplice dimenticanza come quella … era un po’ ridicolo. Chiuse seccato la finestra principale, ma l’agitazione non se ne era andata quando si rese conto che le pareti della sua stanza erano impregnate della fragranza dei fiori di primavera, che tanto aveva amato. C’era qualcosa che non andava, tutto ciò era troppo strano e il suo corpo era ricettivo come se ci fosse un pericolo imminente. Udì, improvvisamente, una voce femminile, autoritaria e affilata venire da dietro di lui.
-Questo liquore è veleno- a sentire quella voce a Peter gelò il sangue, si voltò lentamente e scorse una figura femminile di spalle, aveva dei bellissimi e lunghi capelli biondi che le arrivavano fino alla vita. Quando la figura si voltò, il re si sentì cedere le ginocchia. La figura femminile era una donna quarantenne di rara bellezza, vestita con raffinato abito stile impero, aveva degli occhi maliziosi verdi che lo fissavano sprezzante, la sua bocca rossa era umida di liquore e piegata in un sorriso arrogante. La donna teneva in mano il bicchiere di liquore e lo guardava seduta su un maestoso trono di ghiaccio su cui nascevano bellissimi fiori colorati violando le regole della Natura. Il profumo dei fiori veniva da lei, lo stesso che aveva avuto la sua amata Ada per i suoi poteri. Peter conosceva fin troppo quella donna dall'aspetto autorevole e dal sorriso arrogante per sapere che quel profumo non le apparteneva, ma se ne fosse appropriata con la forza. Rimase a fissarla per un attimo, incapace di credere a quello che vedeva, ma riuscì a trovare il coraggio dentro di sé e a domandare, in un tono misto tra la paura e la sorpresa.
-... Madre, siete viva?-.

 

NOTE DEL TESTO

(1)Ho associato questi due animali in base agli ipotetici segni zodiacali dei personaggi (un trucco per ricordare il periodo in cui sono nati): Hans (Leone) Peter (Scorpione). L’ossidiana invece è una pietra con una fortissima simbologia “È una pietra che sta in relazione con la purificazione dell'ego, bruciandolo e lasciandolo in un mucchietto di ceneri ed è legata al subconscio

(2)Questa scena è presa dal film, non si nota subito perché, quando finisce con il secchio in testo, l’inquadratura cambia ed è fatta vedere il resto della nave quindi la scena si nota solo se ponete attenzione ancora su di lui.

(3)Hans tende a stringere le mani quando s’innervosisce, riguardate la scena quando parla con Anna della sua famiglia: stringe convulsamente la ringhiera del balcone. Oppure quando Elsa non gli concede il permesso di parlare al ballo, dopo la dichiarazione del fidanzamento, stinge la mano a pugno.

 
NOTA DELL’AUTRICE
Non avete idea di quanto ho penato per lo scontro tra Peter e Hans, inizialmente doveva essere molto più violento, addirittura Peter avrebbe dovuto lanciare la corona ai piedi di Hans, bel vero? Ma non funzionava, poi ho cercato di farlo più dolce quasi una supplica di Peter. Alla fine che è uscita una gara di trollaggine, in cui se Anna fosse stata presente, avrebbe gettato del riso come se fosse al matrimonio di Elsa. Per quelli che odiano Hans, credo d’averlo mazzolato abbastanza, per quelli che lo amano … ho mostrato il suo lato manipolatore, il suo orgoglio ed ecc., anche se preferisco vederne più le emozioni come la paura (e aveva tutte le ragioni per esserlo, vedere suo fratello vestito come un boia, con la sua solita cicatrice da mafioso e pronto a marchiarti come un animale, pensando di essere Corvo Attano di Dishonored).
    Ho in mente di continuare questa storia, cioè fare una long-fiction che rappresenti la mia idea di come potrebbe essere Frozen 2 e riprenderebbe appunto da Elsa che arriva nelle Isole, quindi non ho intenzione di mollarla così ma ci vorrà del tempo perché sono indietro con delle f.f. del fandom di Hetalia ( qui c’è il mio account condiviso con un altro bravissimo autore se vi interessa le storie di questo manga) e con i miei racconti originali, per cui non ho idea di quando inizierò effettivamente a scrivere, ma tornerò(Risata diabolica)
Sokew86

P.S: Quale il vostro fratello preferito in questa disastrata famiglia?Fatemelo sapere nelle recensioni (esonerate chi me l’ha già detto!)
P.P.S: Per avere aggiornamenti sul continuo di questa storia che il titolo sarà Frozen, Il limite del perdono, vi consiglio la mia pagina Facebook!

 

   
 
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