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Autore: TaliaAckerman    05/09/2014    3 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Theor. Devo tornare da Theor.
Fu quello il suo primo pensiero. Doveva tornare al Nord e riferire quanto accaduto, e in più aveva bisogno di una spiegazione a ciò che le era capitato; né Theor né nessun altro le aveva mai parlato dell'esistenza di un incantesimo che permettesse di scomparire. Esisteva l'incanto cangiante, questo lo sapeva, ma svanire del tutto...
Già una volta le era capitato di ritrovarsi in piena balia della Magia e del suo sconfinato potere, ma allora era solo una bambina. Le fiamme che avevano ustionato Rhaenno erano solo una scintilla in confronto al potere che aveva sviluppato nell'ultimo decennio. Dopo tanto tempo, il pensiero della strega ritornava a quell'episodio di tanti anni prima, il fatidico pomeriggio in cui la sua vita era cambiata. Ricordava ancora alla perfezione la macabra scena di lei che, priva di controllo, si scagliava sul fratello di Willas tempestandolo di colpi infuocati, così come la figura di Minarie riversa al suolo e gli occhi stralunati dei suoi amici, occhi che mai avrebbe dimenticato. Successivamente a quell'aggressione, Sephirt non aveva quasi più avuto contatti con nessuno di loro. Sapeva solo che in realtà Mina non era affatto morta, e non aveva neanche riportato danni gravi, e che alcuni ragazzini avevano raccontato quanto visto ai genitori. Inizialmente nessuno aveva creduto loro, ma poi la vista di Rhaenno, che sconvolto e dolorante tornava al villaggio sostenuto da Bag e Yeron, era stata una prova sufficiente.
Allareth era un villaggio troppo piccolo e fuori dal mondo perché vi fossero sufficienti persone a conoscenza della Magia per scagionare la piccola Sephirt, e pertanto lei era stata costretta all'esilio, etichettata come creatura demoniaca dai più. Qualcuno aveva addirittura proposto di ucciderla subito, ma fortunatamente sua madre – che, seppur disgustata da quanto sua figlia aveva fatto, aveva pianto come una fontana nel vederla andare via – si era fatta garante per lei e aveva assicurato che una volta allontanatasi, Sephirt non avrebbe più causato problemi a nessuno.
Per la bambina era stato tutto molto doloroso, troppo; per quattro anni, quattro lunghissimi anni, aveva vissuto senza una casa. Aveva vagato per i territori nei pressi di Allareth, poi per i boschi, rischiando molteplici volte la propria incolumità e la propria vita. Aveva avuto il permesso dai suoi genitori di portarsi dietro un fagottino in cui aveva infilato a forza qualche provvista e una copertina di lana. Di nascosto, suo padre le aveva consegnato anche un piccolo coltello. Per proteggerti, aveva mormorato, anche se nei suoi occhi non si era scorta ombra di dolcezza. Anche se a quanto pare non hai bisogno di una lama per essere letale.
Quello era stato in assoluto il periodo più buio dell'esistenza di Sephirt, e le ci erano voluti anni prima che crescesse diventando finalmente matura e consapevole. Aveva percorso praticamente mezza Fheriea a piedi, con l'unico scopo di allontanarsi il più possibile dal suo villaggio natale e da tutte le persone che l'avevano rifiutata, scoprendo la sua diversità e la sua indole pericolosa. Solo quando, a quattordici anni compiuti, era giunta nella bianca desolazione delle Terre del Nord, aveva deciso di fermarsi. Ed era stato ad Amaria che aveva incontrato Mal e scoperto i più grandi segreti della Magia.
Eppure, il dolore provato allora non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che bruciava impietoso in lei ora. Mal Ennon era stato per lei molto più di una famiglia: era stato il suo mentore, il suo protettore, l'unico suo vero amico. L'uomo che aveva imparato ad amare.
Spesso gli uomini capiscono quanto sia importante una cosa solo quando stanno per perderla, le aveva spiegato una volta il mago, quando ancora lei era una sua allieva. Solo ora Sephirt capiva quanto avesse avuto ragione.
La donna riuscì a malapena a raggiungere il villaggio più vicino, barcollante e con la testa squarciata da potenti fitte di dolore. Qui sostò per una sola notte in una squallida locanda, dando fondo agli ultimi york che si era portata dietro da Amaria.
Quella notte dormì poco e decisamente male, e tutte le ore che trascorse distesa su quel materasso mangiucchiato dalle pulci furono funestate dall'angoscia che la morte di Mal le aveva procurato, e poi da incubi conturbanti. In sogno rivedeva di continuo la giovane cacciatrice haryarita che pugnalava Mal alle spalle, immagini che poi sbiadivano e si confondevano con i ricordi più oscuri della sua infanzia, la folla inferocita che la accusava, il sangue di Rhaenno sulle sue mani, lei che vagava sola fra gli alberi nella notte...
Vendicami, la voce di Mal era più chiara che mai nelle sue orecchie. Vendicami, Sephirt, uccidili tutti...
O forse era reale? Mal era davvero lì, accanto a lei?
No, non era possibile; lui era morto, quella dannata cacciatrice l'aveva ucciso e abbandonato il suo corpo fra le colline...
... Sephirt...
«NO!» la strega si tirò di scatto su a sedere.
«Mal?» chiamò poi speranzosa, guardandosi intorno nell'oscurità. Generò una piccola fiamma con una mano e accese la candela mezza consumata che giaceva sul comodino di legno. La sollevò e scrutò l'interno della piccola stanza fiocamente illuminata.
«Mal...?» ripeté, e questa volta la sua voce suonò più come una sorta di pigolio incerto.
Qui non c'è nessuno.
Sephirt scese dal letto e appoggiò i piedi scalzi sulle scricchiolanti assi di legno che componevano il pavimento, per poi avviarsi alla finestra. Spalancò le ante di legno e lasciò che la brezza notturna le scompigliasse i capelli, inspirandola a pieni polmoni.
Idiota, si disse. Ora ti fai venire anche le allucinazioni?
No. La verità era che il suo bisogno di sapere che Mal potesse essere ancora vivo era così disperato da spingerla ad aggrapparsi a qualunque cosa, persino ad un sogno. La donna del Nord rimase per alcuni minuti a fissare le stradine deserte del piccolo villaggio, chiedendosi come fosse possibile che tutti, in quella misera cittadina, ignorassero lei e il suo dolore.
Vendicami...
Oh, sì. Su quello non c'erano dubbi: una volta che avesse raggiunto Theor e si fosse rimessa in forze, non avrebbe esitato a riprendere la caccia. Avrebbe convinto Theor a lasciarla andare una seconda volta per portare a termine il lavoro iniziato con Mal. E quella volta, né quella cacciatrice, né quei due insulsi Consiglieri, Jel e Gala, sarebbero potuti scampare alla morte. Non le importava come, sapeva solo che li avrebbe annientati.


Una volta rimediato un cavallo di medie dimensioni – che le era costato gli ultimi quattro hire che possedeva – Sephirt fu in grado di ripartire verso Amaria e le Terre del Nord. Si era anche infilata in una delle tasche del mantello tutto il cibo che a colazione era riuscita ad avvolgere nel proprio fazzoletto di stoffa. Più si allontanava dal villaggio, più l'aria si faceva fresca e lei avvertiva la sua patria più vicina. Impiegò l'intera giornata (fatta eccezione per una breve pausa, dove controvoglia consumò un leggero pasto a base di pane e formaggio) e parte della notte, ma alla fine riuscì a raggiungere la capitale nordica senza aver sprecato troppo tempo.
Il ricordo dell'ultima volta che era stata lì con Mal le si affacciò indesiderato alla mente e alla donna salirono le lacrime agli occhi, cosa che la irritò ancora di più.
Maledizione... ringhiò mentalmente rivolta a se stessa e, una volta legato il cavallo ad una staccionata, ripartì a piedi alla volta del palazzo reale.
Percorse le vie buie di Amaria così in fretta da non accorgersi degli sguardi che i numerosi Ribelli presenti le rivolgevano; all'interno della cerchia dei fedelissimi di Theor, lei era una delle maggiormente conosciute.
Quando poi, ad un tratto, uno di loro la fermò posandole una mano sulla spalla, lei quasi sobbalzò.
«Mia signora... sei di ritorno, finalmente».
A quel punto, nonostante l'ora notturna, Sephirt lo riconobbe: era Breioh, un uomo sulla quarantina che in passato era stato un grande amico di Mal. Tuttavia, la strega non aveva alcuna voglia di rimanere lì a parlare.
«Ho bisogno di fare rapporto al nostro signore Theor al più presto. Non ho tempo per aggiornarti, Breioh» disse freddamente. Lui parve un poco indispettito.
«E Mal dov'è? Sephirt, che cosa è successo?»
Sephirt non si sarebbe mai più fatta vedere piangere da nessuno, ma quella volta ci andò molto vicino; bruscamente si liberò dalle stretta del Ribelle e continuò a camminare per la sua strada.
«Sephirt!»la chiamò ancora Breioh da dietro, sbalordito, ma lei non ci fece caso.
Stupido perditempo... pensò adirata. Vorrei tanto sapere cosa ci fanno lui e quegli altri in giro a quest'ora di notte. Non credo siano tutti qui a fare la ronda...
Finalmente, dopo quelle che le parvero ore, la donna arrivò in vista del palazzo della famiglia Vanyana, che ora era diventata pressoché la reggia di Theor.
A quel punto, la rabbia e il dolore non erano più le uniche sensazioni vive in lei: una volta scoperto che lei e Mal avevano fallito di nuovo nell'impresa, Sephirt non sapeva come avrebbe potuto reagire Theor. Forse, pensò con uno spiacevole brivido che sapeva tanto di terrore, il mago avrebbe incaricato qualcun altro di trovare i due giovani Consiglieri al posto suo. Qualcuno di più forte, di più capace, di migliore di lei. Ma chi era rimasto?
Con Mal morto, non erano più in molti i maghi al servizio della ribellione che si potessero definire potenti. Wesh era ormai troppo anziano per portare a termine una missione del genere, quindi la scelta si sarebbe ristretta ancora: come maghi, nel concilio di Theor rimanevano solo più Hareis e Astapor Raek, ma al momento quest'ultimo era lontano, a Città dei Re come infiltrato nel Gran Consiglio. Da parte sua, Sephirt aveva sempre detestato abbastanza Raek, con i suoi modi melliflui e cerimoniosi, mentre con Hareis era sempre andata d'accordo. Forse perché il temperamento impulsivo e audace del giovane uomo le aveva sempre ricordato il proprio.
Al momento, però, tutto quello non aveva alcuna importanza: non le importava degli altri Ribelli, per quanto in gamba fossero. Ad uccidere Jel e Gala sarebbe stata lei, fosse anche stata l'ultima cosa che avesse fatto.
Una volta giunta davanti al portone principale, le due guardie le si pararono davanti.
«Fatemi entrare» protestò Sephirt all'istante, dimentica dei soliti procedimenti di sicurezza stabiliti da Theor. «Sono io, Sephirt, non vedete? Ho bisogno di parlare con Theor adesso.»
«Lord Theor è impegnato, in questo momento» replicò con calma una delle guardie. «Intanto dovrà attendere che lord Wesh sia disponibile per la perquisizione».
«Io sono un membro del concilio ristretto!» esclamò la donna con evidente fastidio. «Dovete farmi entrare adesso!»
«Gli ordini sono ordini» nessuno dei due aveva intenzione di demordere. «Mia signora, è piena notte, vi consiglio di tornare domani».
«Forse non avete capito» ringhiò Sephirt, la cui collera era ormai pronta ad esplodere. «È una cosa importante. Devo parlare subito con Theor. Ne va del futuro del nostro popolo».
Sephirt era sicura che in quel momento, vista la propria furia, le sarebbe bastato agitare una mano per scaraventare entrambe le guardie giù per la scalinata, ma rimase lucida quel tanto che le bastò per controllarsi un poco; così si limitò a scansarli bruscamente con la Magia e afferrare il mazzo di chiavi assicurato alla cintura di uno dei due uomini.
«Mia signora!» fece questo ad alta voce, scandalizzato, ma lei non se ne curò. Spalancò le porte ed entrò di getto nel palazzo. Doveva raggiungere la sala delle riunioni prima che i due tentassero ancora di ostacolarla.
Ma, stranamente, Theor non era nella stanza delle riunioni.
«Che ci fai qui, Sephirt?» nella voce del maestro di Amaria e supremo lord delle Terre del Nord traspariva non poca sorpresa. Theor era lì, in piedi, e fissava lei e le due guardie con un sopracciglio alzato.
Accanto a lui c'era Astapor Raek. Il Consigliere pareva estremamente in affanno, il che era piuttosto strano per un uomo come lui. Evidentemente in quei giorni le cose andavano male per tutti.
«Questi due» e la strega scoccò un'occhiata infuocata agli uomini dietro di lei. «Non volevano lasciarmi entrare. Ho bisogno di parlarti».
«Ci è stato ordinato di non lasciar entrare nessuno senza la perquisizione» ribatté uno dei due irritato. «Neppure coloro che conosciamo, Sepirth».
Astapor Raek ridacchiò nervosamente, ma l'espressione di Theor non cambiò di una virgola.
«Amion, Doxel, lasciateci» disse seccamente, e le due guardie si affrettarono a chinare il capo ed obbedire.
Quando Theor tornò a guardare Sephirt, i suoi occhi erano così seri che la donna fu indotta ad abbassare i propri.
«Cos'e successo, Sephirt? Dov'è Mal Ennon?»
Lei deglutì e sperò che il suo gesto non suonasse troppo simile a un singulto.
«Noi abbiamo trovato i due Consiglieri, mio signore. Li avevamo in pugno, stavamo per...»
«Sephirt» Theor la interruppe con voce ferma. «Vieni al dunque».
La strega fece di tutto per impedire ai propri occhi di riempirsi di lacrime.
«Mal è stato ucciso, Theo... mio signore» annunciò. «Una donna è venuta in soccorso dei due Consiglieri e lo ha... - deglutì di nuovo nel pronunciare quelle parole - ... pugnalato alle spalle».
L'espressione dei due uomini dinnanzi a lei parve vacillare, poi Theor disse in tono duro:«Seguimi, subito» poi guardò l'infiltrato e aggiunse:«Raek, puoi andare nelle tue stanze e attendi. Parleremo domani mattina».
«Ma certo...» Astapor lanciò un fugace sguardo a Sephirt, poi chinò il capo e si voltò, dirigendosi a grandi passi verso la scalinata.
A testa bassa, la donna seguì il mago verso la sala delle riunioni e pregò perché Theor non decidesse di punirla troppo severamente per il fallimento riportato. Nel palazzo regnava il silenzio. Il piccolo sovrano Robyn doveva essere nelle sue stanze a riposare, sorvegliato dalla sua scorta.
Alla fine, dopo essersi accomodato su una delle sedie che contornavano il tavoloe averla invitata a fare lo stesso, Theor parlò. La guardò con occhi stranamente stanchi e domandò:«Dici sul serio, Sephirt?»
Lei annuì, e non riuscì più a trattenersi: una lacrima, una piccola lacrima solitaria le scese indesiderata lungo la guancia destra.
«È stato un... un terribile imprevisto...» la giovane non riusciva più a formulare frasi contenute. «Mi dispiace, Theor, mi dispiace. Non ce lo saremmo mai aspettato...»
Gli occhi ambrati del mago non tradivano alcuna emozione. Eppure, Sephirt era sicura che persino lui non sarebbe rimasto indifferente all'uccisione di uno dei suoi servi più fedeli.
«E immagino che i due ragazzi siano fuggiti, nevvero?»
Sephirt si sentì gelare, ma sostenne lo sguardo dell'uomo ostentando fermezza.
«È così: sono riusciti a scappare. Di nuovo » pronunciò quelle ultime parole con rabbia.
Theor rimase a studiarla ancora per qualche istante, poi – e questa volta l'ira era palpabile nella sua voce – domandò:«E tu hai lasciato che lo facessero? Avevi bisogno di qualcuno che ti ricordasse quale fosse la tua missione, Sephirt?»
«Era proprio di questo che volevo parlare...» aveva assouto bisogno di sapere cosa le fosse successo. E quale persona avrebbe potuto illuminarla meglio di Theor?
«Allora?»
«Dopo la sua morte, ecco... è successo qualcosa» Theor si fece attento. «Io non ho potuto inseguire i Consiglieri perché... perché ad un tratto non sono più stata lì».
L'uomo aggrottò le sopracciglia.
«Come sarebbe a dire, non sei più stata lì?»
«Non mi era mai successa una cosa simile...» commentò Sephirt, più rivolta a se stessa che a lui. Alzò gli occhi. «Per un attimo è stato come se non esistessi più».
All'inizio la strega si era aspettata di vedere il maestro del Nord scoppiare a ridere, o decretare che ciò non era possibile, che probabilmente era ancora troppo sconvolta per ragionare... Invece, lui si limitò a fissarla, come assorto.
«E poi cos'è accaduto?» la incalzò ad andare avanti poco dopo. Sephirt sospirò. «Poi... beh, non lo so con esattezza. Ho cominciato a riprendere coscienza di me stessa, a poco a poco. Quando sono tornata in me ero in un posto completamente diverso».
Desiderava terribilmente che Theor dicesse qualcosa a questo punto, qualsiasi cosa. Non le importava, aveva bisogno di trovare una spiegazione, qualcosa che la distogliesse almeno momentaneamente dal dolore...
«Di cosa credi che si tratti?»
Lo sguardo che l'uomo le rivolse a quel punto fu a dir poco enigmatico; le sue iridi chiare rimasero fissate in quelle rossastre della strega, e per pochi secondi Theor non parlò. Poi, a bassa voce, scandì:«Non ne sono sicuro...»
«Di che cosa? Diamine, Theor, dimmi qualcosa!»
Era da molti anni che non le capitava di sentirsi così fragile e bisognosa di aiuto.
Ma Theor si rialzò, e senza più guardarla decretò:«Non credo sia nulla di particolarmente speciale. Probabilmente hai solo reagito d'istinto, manifestando un potere che non credevi di avere. Ti era già capitato, una volta, se ben ricordo».
Nella sua voce trapelò però qualcosa di strano: una sorta di incertezza, che di rado il mago aveva mostrato. Che stesse mentendo era chiaro.
«Sì, ma...» rispose Sephirt, tra il confuso e l'indispettito. «L'incantesimo dell'Evocazione è qualcosa di conosciuto, mentre scomparire... Non sapevo che fosse possibile...»
L'Evocazione.
Fu allora che Theor parve rendersi conto di una cosa.
A sorpresa, le si avvicinò e le afferrò il mento con due dita, costringendola a fissarlo negli occhi.
«E tu ti sei mai chiesta come mai la tua prima magia sia stata proprio un'Evocazione?»
Sbalordita, lei scosse piano la testa.
«No, è come immaginavo...» a Sephirt parve quasi di scorgere un barlume di vittoria nello sguardo del capo dei Ribelli, ma in quel momento non capì a cosa fosse legato. Theor la lasciò andare e si voltò, concludendo:«Sei più imprevedibile di quanto pensassi. Forse, alla fine, Mal aveva ragione... Ma per intanto, tu rimani qui. Ad Amaria».
«E per quanto riguarda i due Consiglieri?» esclamò da dietro la strega. «Chi si occuperà di loro?»
Fermandosi, Theor rispose:«Rifletterò se mandare Hareis a terminare il lavoro. Ma adesso vieni via, Sephirt. Per ora non posso dirti altro».
Sconcertata e delusa, mentre la rabbia tornava a farsi strada in lei, la donna rifletté sulle parole del maestro. Se doveva essere sincera, no, non si era mai chiesta perché la sua prima esternazione dei propri poteri fosse stata proprio un'Evocazione. Un'Evocazione, che fra gli incantesimi della Magia Antica era fra i più potenti e difficili da padroneggiare.
Ma in quel momento, la cosa non le pareva il problema più grave: Theor aveva deciso di scegliere Hareis come nuovo sicario, non lei. Ciò voleva dire che la caccia, la sua caccia, sarebbe stata affidata a qualcun altro. Secondo Theor, non sarebbe stata lei a vendicare Mal Ennon.
No, pensò Sephirt stringendo i pugni. Quel compito spettava a lei; avrebbe trovato quei due miserabili Consiglieri e la loro nuova alleata e li avrebbe uccisi, facendo in modo che la morte di Mal non fosse stata vana. Non le importava di ciò che Theor avrebbe detto sul suo conto. Con o senza il suo permesso, lei sarebbe ripartita per chiudere una volta per tutte quella storia, che a quel punto si era protratta fin troppo.
La strega abbandonò il suo posto sulla sedia e si diresse verso l'uscita del palazzo, scura in volto; solo nel raggiungere l'ingresso si ricordò dell'inaspettata presenza di Astapor Raek ad Amaria. Che cosa ci faceva lui lì?
L'ultima volta che l'aveva incontrato era di ritorno dalle Terre del Nord, con il compito di restare nello Stato dei Re attendendo nuovi ordini da parte di Theor. Che fosse successo qualcosa?
A metà strada fra la scalinata e lo spazioso cortile esterno che dava sulla reggia nordica, Sephirt fu tentata di tornare indietro per approfondire l'argomento. Dopotutto, sapeva dove si trovavano le stanze di Raek, e l'infiltrato si era sempre mostrato molto disponibile verso di lei.
Meglio di no, si disse poi. Se Theor avesse ritenuto opportuno parlarmene lo avrebbe già fatto.
Eppure, il fatto che avesse preferito Hareis rispetto a lei non stava a significare nulla di buono; la fiducia di Theor verso di lei doveva aver vacillato pericolosamente quella notte.
Ancora più corrucciata di quanto non fosse in precedenza, la donna si diresse a grandi passi i direzione della sua abitazione, che distava circa dieci minuti di cammino dal palazzo di Amaria. Stringendosi nel proprio mantello, maledisse mentalmente il giorno in cui Theor aveva deciso di mandare lei e Mal alla ricerca di Jel e Gala: se fin da allora il loro signore avesse scelto Hareis o qualcun altro al posto loro, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto e Mal sarebbe stato ancora vivo.
Una volta giunta a casa, Sephirt si buttò sul letto senza neanche sfilarsi gli stivali. Con una mano strinse una porzione di lenzuola spiegazzate: dall'ultima volta in cui vi aveva dormito non aveva più sistemato le coperte. Si era trattato della sera prima della loro partenza verso sud, e la strega ricordava ancora di aver riposato malamente quella notte; dopo una riunione serale indetta da Theor, aveva consultato ancora per ore un vecchio libro che ora giaceva abbandonato sulla scrivania della stanza.
Era a casa. Dopo tanti mesi, era a casa.
Ma la condizione in cui vi era tornata non era neanche lontanamente simile a quella che lei aveva immaginato.








Note: ed ecco il diciannovesimo capitolo ^^
Come avete potuto vedere, è interamente dedicato al Pov di Sephirt (sissignori, il secondo di fila!) ma tranquilli, Jel, Gala e Ftia torneranno tutti nel prossimo aggiornamento, che spero arriverà a più presto. Nel frattempo ditemi cosa ne pensate, mi sono data un paio di riletture e mi pare che tutto fili liscio, ma potrebbe essermi sfuggito qualcosa! Grazie in anticipo per chi si fermerà a recensire.
Un bacio, TaliaFederer (dei, quanto amo il mio nuovo avatar?) xD
  
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