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Autore: leila91    06/09/2014    12 recensioni
Con questa piccola fanfiction, volevo provare a raccontare la mia versione della storia d'amore tra Faramir Tuc e Cioccadoro Gamgee.
Ho sempre amato questa idea di Tolkien di unire le famiglie di Sam e Pipino, ed ecco cos'è saltato fuori :)
Enjoy!
[Eventi Post LOTR | New Generation Hobbit | Old!Faramir | Old!Eowyn]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cioccadoro Gamgee, Eowyn, Faramir, Faramir Tuc, Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shire Folk'
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IL MIO POSTO Ѐ CON TE
 
Mio caro amico,
mi auguro che il tuo viaggio di ritorno sia stato rapido e privo di intralci, e che ti sia ricongiunto felicemente alla tua famiglia.
Sono sicura che devono aver sentito molto la tua mancanza, proprio come noi, nei giorni appena successivi la tua partenza.
Finduilas non parlava d’altro ed è ansiosa di ricevere tue notizie…
Ho promesso di portargliene io di persona.
Ebbene sì, caro Faramir: ti scrivo questa lettera non lontana dalla Contea.
Mi trovo nell’Eriador infatti, più precisamente negli Emyn Beraid, quelli che la tua gente chiama Colli Torrioni.
 
Ti avevamo salutato da appena un giorno quando sire Aragorn convocò d’urgenza mio marito ed alcuni comandanti.
Erano giunte voci in Città. Voci di avvistamenti di navi pirata, recanti il vessillo di Umbar, e dirette verso le coste del Mithlond.
Non tutti i popoli sono amici di Gondor, Faramir.
Predoni, banditi, pirati… le loro incursioni e la rovina che portano seco non si sono arrestate con la caduta di Sauron.
Nonostante i suoi doveri in Città, Faramir ha chiesto e ottenuto, dopo accese discussioni, di poter essere posto a capo delle divisioni inviate dal Re per contrastare questa minaccia.
Non ha voluto essere separato dai suoi uomini, né io da lui.
Per questo sono qui, a poche leghe dalla tua terra, e mentre guardo il mare, piena di domande, attendo l’esito di questa battaglia. Attendo il ritorno di mio marito, attendo che un nuovo giorno mi porti notizie… pazientemente attendo.
Ho imparato a farlo, nel corso degli anni.
So di non avere alcun diritto di farti questa richiesta, e che probabilmente molti altri compiti e preoccupazioni occupano già la tua mente e le tue giornate; ma se vorrai fare visita a una vecchia amica, questa mia attesa non sarà forse più così grave…
 
Con tutto il mio affetto,
tua
Eowyn
 
 
 
“Ci andrai non è vero?”
 
Faramir stringeva tra le mani la breve lettera arrivata quella stessa mattina, in maniera quasi convulsa, ossessiva si sarebbe detto.
Il Sovrintendente e sua moglie erano così vicini, ad appena un paio d’ore di cavalcata!
La notizia gli aveva procurato un piccolo shock.
Dopo il suo incontro con Goldilocks, e la discussione che ne era seguita, era tornato a casa alquanto abbattuto, rifiutandosi di parlare dell’accaduto.
I suoi genitori avevano intuito subito a cosa fosse dovuto il suo stato d’animo, e si erano mostrati davvero comprensivi. Non lo avevano forzato a rivelare alcunché, rispettando il suo silenzio.
“Quando vorrà parlarne verrà lui da noi”, aveva sentenziato una sera Diamante, ad un non del tutto convinto Pipino, inconsapevole che Faramir li stesse ascoltando da dietro una porta.
Il giovane era grato ai suoi per tutta questa discrezione, lo era davvero, ma dopo una settimana la situazione stava diventando insostenibile per tutti e tre.
Ed ecco giungere all’improvviso una lettera di dama Eowyn!
Tutto ciò non poteva essere dovuto al caso.
Eowyn! Cara, carissima amica!
Era come se, per tutto quel tempo, avesse continuamente vegliato su di lui. E ora, nonostante fosse lei a domandargli un favore, sembrava quasi che gli stesse offrendo quell’aiuto che tanto desiderava, senza sapere però come chiederlo.
Poterla vedere, parlarle, sfogarsi con lei… era esattamente ciò di cui sentiva più bisogno al momento. Tutto diveniva più semplice, più chiaro, quando era con Eowyn.
No, non si trattava di un caso. Quella lettera era un dono inatteso.
 
Faramir si voltò verso suo padre, che lo fissava in attesa di una risposta: “Partirò oggi stesso” affermò.
Pipinò sospirò, rassegnato: “Molto bene. A patto di tornare il prima possibile però. Credo che tu sia stato via già a sufficienza”.
Faramir annuì: “Lo so, io…”
Si bloccò, incerto su come continuare.
 “Grazie”, concluse infine semplicemente, prima di correre a sellare Forhain.
 
 
 
                                                           *******
Elostirion era la più imponente fra le tre Bianche Torri, edificate nei tempi antichi sui Colli Torrioni.
Gil-Galad in persona aveva ordinato la sua costruzione, in onore di Elendil l’Alto. Si diceva che un tempo vi fosse addirittura conservato uno dei Palantiri di Arnor, le perdute pietre veggenti.
Un oggetto tanto potente quanto pericoloso, Eowyn lo sapeva bene, ma in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa affinchè il portentoso monile si trovasse ancora lì, e non in Aman, oltre il mare.
Forse, utilizzandolo, sarebbe finalmente riuscita a scorgere suo marito.
Il panorama dalla sommità della torre toglieva il respiro: la maestosa catena delle Montagne Azzurre abbracciava lo svettante pinnacolo su entrambi i suoi lati. Ad ovest invece, la vista si estendeva fino al mare, e anche oltre.
Ma gli occhi mortali non possiedono lo stesso acume di quelli degli Elfi, e tutto ciò che la donna riusciva a distinguere erano solo macchie confuse in lontananza, e bagliori di fiamme.
I rumori della battaglia giungevano attutiti alle sue orecchie, nonostante la considerevole distanza, segno che lo scontro doveva essere alquanto cruento: le grida, il clangore delle spade, l’odore pungente del fuoco e il sapore amaro del sangue… Tutte cose che Eowyn sognava ingenuamente di non dover più rivedere, né sentire o provare, per il resto dei suoi giorni.
E pensare che un tempo era arrivata vicino al bearsene, al desiderarle con tutta sé stessa… compiangendo le altre donne capaci solo di lamentarsi, mentre attendevano inermi e rassegnate il ritorno dei loro uomini.
Il solo pensiero la riempiva di vergogna ancora oggi.
Eppure, allo stesso tempo, faticava a biasimarsi del tutto: qualunque alternativa al momento sembrava preferibile a quell’attesa snervante che-
 
“Mia signora!”
Eowyn si voltò di scatto, allontanandosi dalla finestra.
Sulla soglia della stanza, affiancato da una delle guardie, c’era Faramir Tuc.
 L’Hobbit s’inchinò con reverenza, come la prima volta che si erano conosciuti.
“Faramir, ti prego! Non c’è alcun bisogno di tutto questo”, lo rimbrottò lei, congedando poi con un cenno la guardia.
Il giovane si raddrizzò sorridendo: “Dimentico sempre che non gradite queste formalità”.
“Non da parte tua, amico mio”, rispose la donna abbracciandolo di slancio, “Grazie per essere venuto”.
“Non avrei potuto fare altrimenti”, mormorò il giovane, restituendo l’abbraccio.
Rimasero così per alcuni istanti, prima che Faramir sentisse qualcosa di umido e caldo bagnargli le guance.
“Eowyn! Mia signora, perché piangete?”
Eowyn, si sciolse dolcemente dalla sua stretta, asciugandosi gli occhi.
“Non è nulla Faramir, perdonami. Io…non so che cosa mi prenda, maledizione! Sono sempre stata forte, impassibile davanti alla paura e al dolore. Ora invece… Non sono più abituata a tutto questo! E non sapere nulla di mio marito, attendere sue notizie senza poter fare niente, mi sta letteralmente uccidendo!” Le parole le erano uscite di bocca come un fiume in piena: troppo a lungo aveva tenuto intrappolate dentro sé le sue emozioni, e ora non riusciva a fermarsi.
 “Vorrei tanto che almeno Elboron fosse qui, ma ha dovuto sostituire lui suo padre, nel ruolo di Sovrintendente.”
“Ti lascio immaginare quanto fosse entusiasta all’idea”, aggiunse con un ghigno, che il Mezzuomo non tardò a ricambiare, “Lui ,che non chiedeva di meglio che poter affiancare i suoi compagni in una battaglia…”
“Perlomeno potete essere certa che sia al sicuro”, le rispose dolcemente Faramir, “E quanto a vostro marito, ci vuole ben altro che una ciurma di pirati sbandati, per impedirgli di tornare da voi.
E ha l’appoggio dei soldati più valorosi che abbia mai conosciuto. Sono certo che ben presto qualche messaggero giungerà ad informarci che la battaglia è conclusa, e che quei codardi se la stanno filando con la coda tra le gambe!”
“Grazie Faramir” gli disse Eowyn sorridendo. “Non hai idea di quanto mi facciano bene le tue parole. Trovi sempre la cosa giusta da dire, amico mio”.
“Quanto vorrei che aveste ragione…” mormorò l’Hobbit, con un tono improvvisamente pieno di amarezza, ed un’ombra ad oscurargli il bel viso.
Eowyn notò immediatamente il fin troppo repentino cambiamento: “Faramir? Che ti succede? Perché dici così?”
Il giovane esitò prima di rispondere, poi prese un respiro profondo e disse: “Io…temo di aver combinato un bel guaio”.
E senza ulteriori indugi aprì alla donna il suo cuore.
 
                                                                *********
 
 
“Insomma, mi stai dicendo che sarebbe addirittura colpa mia?! Dopo il modo in cui si è comportato?!”
“Non ho detto questo tesoro. Semplicemente, ritengo che se tu lo avessi lasciato parlare-”
“Non osare metterti dalla sua parte!”
 
Goldilocks era sconvolta: finalmente si era decisa a raccontare tutto a sua madre, a liberarsi di quel pesante fardello… ed ecco che anche lei le voltava le spalle!
Rosie scosse la testa, cercando di mantenere la calma: “Adesso cominci a diventare ridicola. Io non sto dalla parte di nessuno, semplicemente voglio vederti felice. Voglio vedervi entrambi felici. E mi fate rabbia e tenerezza al tempo stesso: così innamorati… e tuttavia così imbranati e incapaci di venirvi incontro. Oh beata gioventù!”
“Innamorati? Faramir non è mai stato innamorato di me, questo è certo, e di sicuro dopo l’altro giorno non lo sarà mai”, ribattè aspramente sua figlia.
Pazienza, donatemi la pazienza!” pensò tra sé Rosie, prima di rispondere: “Perché non la smetti con tutte queste scene da melodramma, e non guardi i fatti per quello che sono? Faramir stava venendo da te. Da te lo capisci? Ha fatto la prima mossa, e quando mai è successa una cosa del genere da che lo conosci? Nemmeno una volta, te lo dico io. Sei sempre stata tu a cercarlo, e ti chiedo perdono per non avertelo mai impedito, per non averti mai fatto capire che stavi esagerando. D’accordo, l’hai trovato circondato da quelle..beh, quelle non troppo simpatiche fanciulle. E quindi? Conosci lui, da tutta la vita, e conosci Bell: a chi preferisci credere?”
“Lui mi ha ferita…ha sbagliato…” tentò ancora Goldilocks, ma stava perdendo la sua convinzione, e la voce si era affievolita.
“E chi di noi non sbaglia tesoro? Nessuno a questo mondo è perfetto. E se anche esistesse, una persona perfetta non riuscirebbe mai a donarti la gioia. Ma amare qualcuno per quello che è, coi suoi pregi e i suoi difetti… perdonarlo, scusarlo, aiutarlo a rialzarsi per continuare a camminare e crescere insieme… ecco, questo è ciò che può renderti davvero felice.”
 Fece  quella che ritenne una piccola pausa a effetto, poi proseguì.
“Penserai che sia facile, non è vero, per me, dirti queste cose? Eppure alla tua età non mi sentivo troppo diversa da te. Sai, anche tuo padre ed io siamo cresciuti insieme, proprio come voi due. Le nostre famiglie si conoscevano da sempre. E anche io, proprio come te, gli ho voluto bene fin da bambina”.
 
Goldilocks l’ascoltava rapita: conosceva più storie di qualunque altro Hobbit della Contea, ma in tutti i suoi anni mai una volta si era preoccupata di scoprire qualcosa sulla vicenda probabilmente più importante di tutte, quella che stava alla base della sua stessa esistenza: la storia d’amore tra i suoi genitori.
 
“Quando è partito con il signor Frodo, non sapevo se l’avrei rivisto mai più. Mi sono sentita tradita e messa da parte, anche se di promesse non ce n’erano mai state. Quando è tornato e ha chiesto la mia mano, credevo che sarei morta dalla felicità. Eppure, nonostante il matrimonio, nonostante i suoi voti, tuo padre era un uomo diviso: lo avvertivo, benché lui facesse del suo meglio per nasconderlo. Diviso tra me e il suo padrone. Non sono mai stata sicura di lui al cento per cento fino a quando il signor Frodo non è partito su quelle navi grigie. E il mio Sam non è andato con lui, ma ha scelto di restare. È tornato da me. Proprio come Faramir è tornato da te”.
 
Gold si rese conto di avere il viso rigato di lacrime solo quando Rosie gliene asciugò amorevolmente qualcuna.
“Che cosa devo fare?” chiese con un filo di voce.
“Metti da parte il tuo orgoglio bimba mia. E lascia parlare il tuo cuore.”
 
                                                   **********          
 
“Di cosa hai paura esattamente Faramir?”
L’Hobbit guardò Eowyn con aria perplessa: paura? Cosa le faceva pensare che lui avesse paura?
La donna si fermò poco più avanti, raccolse un fiore e se lo sistemò tra i capelli.
 
Proprio come Gold quel giorno…
 
Passeggiavano per il giardino circostante la torre da ormai quasi mezzora. Poco più indietro alcuni soldati facevano loro da scorta con discrezione, e rimanendo a debita distanza.
 
“Hai capito bene”, Eowyn tornò a incalzarlo, “Non ho mai dubitato del tuo cuore: sono sicura che tu sia sincero riguardo ai sentimenti che provi per quella ragazza. La ami, e l’ho capito dalla prima volta che me ne hai parlato. Ma c’è qualcosa che ti frena, ti spaventa. Un suo rifiuto magari?”
 
“In realtà… credo l’esatto opposto”, rispose il giovane, “Forse… forse il motivo per cui non le ho detto ciò che provavo, e non l’ho presa tra le braccia impedendole di andarsene, è che una parte di me ancora non si sentiva pronta. Vedi, è da tutta la vita che desidero una grande avventura”
Era così assorto che non si accorse di aver dimenticato il solito ‘voi’ con cui le si rivolgeva, ma Eowyn non si preoccupò di correggerlo.
“Per questo sono venuto a Minas Tirith, perché volevo di più, molto di più di ciò che la Contea aveva da offrirmi. Di ciò che mio padre aveva da offrirmi. Lui mi diceva che avevo dei doveri, delle persone di cui prendermi cura… ah dannazione lo so, non sono bravo a spiegarmi, vi sto solo confondendo le idee”, proruppe poi con stizza, strappando distrattamente qualche filo d’erba.
 
La risposta di Eowyn lo lasciò basito.
“Sai, conoscevo una fanciulla una volta, e tu in certi momenti me la ricordi molto.”
 “Vorresti ascoltare la sua storia?”gli chiese, sedendosi all’ombra di giovane tiglio.
 
Faramir annuì, prendendo posto lì accanto. Non riusciva a capire dove Eowyn volesse andare a parare, ma si fidava di lei.
La donna cominciò a narrare, con la sua voce calda e melodiosa.
“Molto bene. Questa fanciulla era orfana e viveva con lo zio, il fratello di sua madre. Ella lo amava teneramente, più di chiunque altro al mondo. La sua casa era splendida e il suo futuro radioso, perché suo zio era Re. Ma il suo regno non le bastava. Il suo splendido aspetto non le bastava. Sognava la fama, azioni gloriose in battaglia, ma ciò non le sarebbe mai stato permesso, a causa della sua natura di donna. E quando il Re si ammalò, avvelenato dalle parole di un uomo malvagio, lei dovette accudirlo, e lo vide sprofondare in un lento e inesorabile rimbambimento, senza poter fare nulla. Il suo ruolo le sembrava più ignobile di quello del bastone su cui il Re si poggiava. Cominciò ad odiare la sua stessa casa, che ormai le appariva una gabbia. Voleva fuggire, ed essere innalzata sopra le cose meschine che strisciano sulla terra, per non soffrire più. E così s’invaghì di un sogno, di un illusione, credendo che lui potesse darle ciò che più ardentemente bramava: la libertà. Ma quando si rese conto che non sarebbe mai stata ricambiata, preferì cercare la morte in battaglia, piuttosto che riprendere il suo posto alla guida del suo popolo, che aveva bisogno di lei.”
 
“Poi che è successo?”, domandò Faramir, sebbene ormai avesse capito chi fosse la misteriosa fanciulla, e conoscesse già in parte la risposta.
 
Eowyn sorrise, lo sguardo perso lontano, in un altro tempo: “Le fu concesso di continuare a vivere. A vivere davvero. Mentre era affidata alle cure dei guaritori, conobbe colui che cambiò la sua vita per sempre. Quell’uomo scacciò le tenebre dal suo cuore, offrendole il dono più prezioso che si possa ricevere: l’amore sincero e disinteressato. Amore che lei ricambiò con tutto il suo cuore. Assieme a lui la fanciulla scoprì che il segreto della felicità è essere sé stessi e basta. Fare quello che si è chiamati ad essere. E capì che è questo a renderci liberi. Abbandonò tutte le vecchie chimere e divenne una guaritrice”
 
“Un’eccezionale guaritrice. Grazie a lei uno sciocco ed immaturo Hobbit della Contea trovò il coraggio che non sapeva di avere, e dopo tanto cercare, comprese finalmente quale fosse il suo posto nel mondo”, concluse Faramir, cogliendola di sorpresa.
 
“Allora cosa ci fai ancora qui?”, ridacchiò Eowyn, “Corri da lei, no?”
Il Mezzuomo la fissò, leggermente incerto: ma… non era stata forse lei a chiedergli di raggiungerla? A pregarlo di starle affianco in quel difficile momento di attesa? Perché ora gli diceva di andarsene?
Ancora una volta, Eowyn sembrò leggergli nei pensieri. Infatti, prima che lui riuscisse anche solo ad aprir bocca disse: “Io starò bene mastro Hobbit, adesso è Goldilocks ad avere bisogno di te. E tu di lei”.
 
“Grazie Faramir”, aggiunse poi dolcemente.
“Grazie?” Faramir non credeva alle proprie orecchie: “Per cosa? Non ho fatto assolutamente nulla, anzi, sono io a dover ringraziare voi!”
E lo pensava davvero! Quale motivo poteva avere Eowyn, per essere grata a lui?!
Eowyn  scosse amorevolmente il capo: “Ti sbagli giovane Hobbit, hai fatto ben più di quanto tu possa immaginare. E non solo ora, confortandomi in un momento difficile, ma durante tutto l’anno passato. Mi hai donato la tua amicizia e la tua fiducia, in maniera incondizionata e totale. Hai condiviso con me le tue gioie, le tue paure, i tuoi sogni… e ne sono profondamente onorata. Ma ancor più di questo, ti sono grata per avermi dato l’occasione di rimettermi in discussione”.
“Non capisco, cosa volete dire?”domandò il giovane.
“Voglio dire che raccontare la mia storia è stato utile a me, tanto quanto lo è stato per te. Mi ha resa ancora più certa, se capisci che intendo, della scelta che ho fatto. Di quale sia il mio posto”
‘E mi ha impedito di compiere una qualche pazzia, come fuggire da qui, per andare a combattere con mio marito’ concluse tra sé.
Faramir chinò lievemente il capo, rasserenato da quelle parole.
“Beh, in questo caso… prego?” provò scherzare, con un mezzo sorriso.
Eowyn rise, gettando la testa all’indietro: “Che i Valar benedicano il tuo cammino amico mio. Al nostro prossimo incontro!”
 
 
                                                                    ************
Va bene, probabilmente l’orario di cena non era il momento più consono per una visita, e papà si sarebbe certamente arrabbiato; ma perlomeno, conoscendo l’appetito di Faramir, sarebbe stata sicura di trovarlo in casa.
Come non detto borbottò tra sé Goldilocks, mentre faceva dietrofront verso Hobbiville, cercando di reprimere le ondate di delusione, che continuavano a investirla.
 
Era stata Diamante ad aprirle la porta:
“Goldilocks! Ma che piacere vederti, mia cara!”
“Buonasera Diamante. Perdonami, immagino starete sicuramente mangiando, ma ho davvero bisogno di parlare con Faramir…”
Il sorriso gioviale di Diamante era vacillato appena: “Mi dispiace tesoro, mio figlio non è in casa al momento. Ѐ partito stamane per i Colli Torrioni, e non tornerà prima di un paio di giorni…”
“Oh, capisco…Beh, io… scusa il disturbo!”, aveva mormorato in risposta lei.
“Gold, aspetta! Perché non ti fermi a cena da noi? Ci farebbe davvero piacere!” aveva tentato Diamante, ma Gold si era sentita già abbastanza umiliata, e non voleva la pietà di nessuno.
 
L’aria fresca della sera fece rabbrividire la giovane, che si pentì di non aver preso con sé una scialle prima di uscire di casa: l’autunno era ufficialmente arrivato!
Gold rallentò il passo, fino a fermarsi del tutto: l’inconfondibile profilo della Vecchia Quercia si stagliava a pochi metri di distanza.
Oh, beh! Tardi per tardi…
Gold si avviò verso la vecchia amica, il suo rifugio sicuro. Si distese sull’erba, gli occhi rivolti al cielo.
 
Cinque minuti, solo cinque minuti, poi torno a casa caro papà, lo prometto…
 
“Sapevo che ti avrei trovata qui”
Goldilocks si voltò di scatto al suono di quella voce familiare.
Faramir era lì, in piedi dietro di lei. Poco distante Forhain brucava allegramente nel prato.
La ragazza non credeva ai suoi occhi.
“Credevo fossi ai Colli Torrioni!” proruppe con un gridolino.
“Sono tornato poco fa. Ti ho cercata a casa ma mi hanno detto che eri uscita, e tuo padre ne ha approfittato per mandarmi a cercarti. Cosa che avevo già intenzione di fare, beninteso, perché- ehi un momento! Come facevi a sapere dove fossi andato?!” chiese di rimando Faramir.
“Beh… puoi darsi che anch’io fossi uscita a cercarti…” mormorò Gold, abbassando lo sguardo.
Ci fu un momento di imbarazzante silenzio.
“Devo dirti una cosa!” , esclamarono poi, perfettamente all’unisono.
“Prima tu…” balbettò Gold.
“No no, prima tu!” replicò Faramir.
“E va bene. Ecco… volevo dirti che mi dispiace per come ho reagito l’altro giorno. Avrei dovuto avere più fiducia in te, e ascoltare quello che avevi da dire. Sono pronta a farlo ora, però”, aggiunse con un sorriso d’incoraggiamento.
 
Oh vi prego, vi prego, fate che la mamma per questa volta almeno, abbia ragione!
 
“E io ti chiedo scusa. Per molte cose, ma prima di tutto per non essermi opposto con più insistenza a quelle sciocche, ed essere corso immediatamente da te. E per non averti preso tra le mie braccia, quando mi hai ridato la spilla, dicendoti, che anche se all’inizio non me ne rendevo conto, ha sempre significato tutto per me.”
 
Gold poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata, come se volesse uscirle dal petto: oh, com’è possibile che lui non lo senta?
E le guance? Dovevano di certo aver preso fuoco, ormai!
Se questo è un sogno non voglio svegliarmi, che nessuno osi provare a svegliarmi!
 
“Quello che volevo dirti quel giorno, e di cui sono ancora più certo quest’oggi è che… Ho finalmente trovato il mio posto. Ed è con te, Goldilocks. Ovunque tu sia, ovunque tu scelga da andare, quello è il posto per me. Ti chiedo scusa per averci messo tanto a capirlo, per il male che ti ho fatto, per non averti trattata come avrei dovuto… Ma se tu mi vorrai, intendo passare il resto della vita a cercare di farmi perdonare…”
“Goldilocks Gamgee: Vorresti farmi l’onore di diventare mia moglie?” concluse, inginocchiandosi e prendendole la mano.
 
Goldilocks nascose il viso tra le mani, e cominciò a sussultare, come se fosse scossa dai singhiozzi.
Faramir si alzò di scatto e le si avvicinò preoccupato: “Gold! Piccola, che succede? Per favore, dimmi qualcosa!”
“Oh Faramir, mi…mi dispiace! Io…non posso!” gemette la giovane, senza scoprirsi il volto.
Dire che Faramir rimase di stucco è un leggero eufemismo.
 “Che… che significa, non puoi?!”, esclamò afferrandola per le spalle, “Io credevo che anche tu…”.
Fu allora che si rese conto di una cosa. Goldilocks non stava piangendo: rideva! Rideva di gusto!
“Scusa non ho resistito! E in ogni caso te lo meritavi…” ,esclamò lei tra le risa, “Idiota di un Tuc! Certo che voglio diventare tua moglie”.
E quando, sorridendo sollevato, le prese il viso tra le mani, Faramir pensò che non esistesse al mondo espressione più bella.
E per la prima volta in vita sua si sentì finalmente completo.
 
 
 
 
 
Note:


Questo capitolo era già pronto lunedì, lo giuro sul mio cane (ma Benni, tu non hai un can- sta zitta!!).
Ok giuro sul mio gatto Caronte che era già pronto lunedì (e comunque ho dei testimoni tsk,tsk) ma giustamente mia sorella è partita portandosi via il pc, e l’ho riavuto solo oggi. La prima cosa che ho fatto è stata correre qui da voi <3.
Finalmente i nostri imbranathobbit (nuovo termine da me coniato ^^) ce l’hanno fatta =), siiiiii. Vi è piaciuta la scena? E che ne pensate del capitolo, in generale? Mi raccomando fatemi sapere =).
Non ricordo se mi sia o meno presa qualche piccola libertà, ad ogni modo chiedo scusa. Del tipo i corsari di Umbar non sono sicura che esistano ancora, ma dopotutto la Terra di Mezzo non è il Paradiso e qualche predone immagino sia sempre in giro ^^.
Per quanto riguarda la storia di Rosie e Sam mi sono rifatta al libro invece che al film. Tolkien lascia intendere che ci fosse già semi-qualcosa tra i due prima della Guerra, ma che Sam “non si fosse mai pronunciato”.
Spero che il parallelismo tra Eowyn e Faramir non risulti troppo forzato, i due hanno storie completamente diverse, ma ho voluto trovare anche un punto d’incontro..
Credo di avervi detto tutto, se avete dubbi sono qui.
Grazie mille a tutti i lettori, alle mie splendide recensiste (un grazie particolare a Garim per avermi lasciato la sua primissima recensione <3) e a chi mi segue/preferisce/ricorda. Ragazzi mi avete fatto sforare le 1000 visite, vi amo tutti!!! Grazie poi a Marta, come sempre
Ora scappo che vado a prendere appuntamento per un tatuaggio ^^!
Ah il prossimo chapt dovrebbe essere l’ultimo, a meno che la mia mente non partorisca un epilogo ma non credo..
Baciiiii
 
Benni
 
 
 
 
   
 
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