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Autore: EmmaStarr    06/09/2014    12 recensioni
[AU!Hunger Games | Kidd/Law | Angst, Sentimentale]
* * *
– Ehi, Trafalgar. – fece Kidd, fissandolo dritto negli occhi. – Non farti strane idee. La prossima volta che ci vedremo ti ucciderò.
Law non si scompose, e ghignò: – Staremo a vedere.

* * *
Due ragazzi, due Tributi, due nemici in lotta per lo stesso obiettivo: la sopravvivenza. Chi riuscirà a superare le prove dell'Arena? Chi morirà nel tentativo?
* * *
Law frugò nei suoi occhi alla ricerca della minima traccia di debolezza o di incertezza, ma non ne trovò. Sorrise. – Si dà il caso che sia anche il mio obiettivo. Far fuori i Favoriti, intendo. [...] Date le circostanze, che ne diresti di formare un'alleanza?
* * *
Loro sono diversi dagli altri, sono forti. Hanno qualche possibilità di farcela. Ma l'ombra di un passato troppo recente incombe su uno di loro, rischiando di distruggere ogni cosa.
* * *
– Non mi hai mai battuto, Law! Non sei mai stato capace di sfiorarmi nemmeno con un dito!
* * *
Ma tra i due le cose non fanno che evolversi, e ben presto, nascerà qualcos'altro.
* * *
– Baciami.
* * *
Ventiquattro concorrenti. Un solo vincitore.
* * *
– Non ho paura.
* * *
–Romantico.

* * *
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Kidd and Law's Hunger Games
~
«Indimenticabile»

 



I due ragazzi camminavano lentamente, acquattati nel buio come degli animali feroci.

– Sei sicuro che sia meglio farlo adesso, Law? – domandò una voce sommessa dal tono cospiratorio.

– Il fuoco si è spento adesso, Penguin. – ribatté il suo interlocutore, l'accento palesemente seccato nonostante il tono quasi impercettibile. – Questo significa che il nostro avversario si è addormentato adesso. E indovina quando lo uccideremo?

Penguin abbassò lo sguardo, contrito. – Adesso?

– Esatto. – rispose Law, abbozzando un sorriso compiaciuto. – Potrebbe trattarsi di un Favorito che doveva fare la guardia, lo sai che sono sempre troppo sicuri di sé nei primi giorni. Mi passi il coltello?

Penguin estrasse l'arma dallo zaino con estrema circospezione, come se potesse esplodere da un momento all'altro. – E se sono armati e ci stanno aspettando? Se fosse una trappola? Forse è meglio che venga anch'io e...

Law afferrò il coltello e fece scivolare la fredda lama sulle dita. Sospirò piano, l'ombra di un sorriso sul volto: quel ragazzino non stava mai zitto, però. – Se fosse una trappola... avranno pane per i loro denti, non ti preoccupare.

Penguin annuì, rassicurato -dopotutto non è che ci tenesse, a partecipare ad un'azione del genere- e continuò a balzellargli dietro.

Improvvisamente, Law si acquattò a terra. – È qui. Fino a cinque minuti fa qui c'era un fuoco. Tu stai fermo e lascia fare a me.

– Ma... – cercò di protestare Penguin con scarsa convinzione.

– Niente ma. – lo rimproverò subito Law, sollevando lo sguardo verso di lui. – Se si trattasse dei Favoriti tu non avresti nessuna possibilità: sai che tipi sono Doflamingo e la sua banda. Lascia fare a me. – ripeté scandendo bene le parole, e nei suoi occhi Penguin riuscì a notare un sottile velo di preoccupazione. Trafalgar Law si stava preoccupando per lui.

– Non capisco perché ti dai tanta pena per me... – sbuffò, distogliendo lo sguardo. Le alleanze erano la cosa più fragile del mondo, nell'Arena, ed entrambi lo sapevano molto bene.

– Siamo alleati, Penguin. – tagliò corto Law. – Decido io per cosa darmi pena. Ora fa' silenzio, che c'è ancora la vaga possibilità che i nostri Favoriti siano effettivamente addormentati.

L'altro annuì con molta enfasi, e rimase acquattato nei cespugli mentre Law si allontanava con circospezione. – Ci vorrà poco. – assicurò, lanciandogli un'ultima occhiata che lo intimava implicitamente a restare fermo lì, poi scomparve nel buio dell'accampamento silenzioso.

Penguin ritenne più saggio obbedire, anche perché non era esattamente portato per il combattimento. Effettivamente ancora si chiedeva cos'avesse portato quello spietato Tributo assetato di sangue ed evidentemente portato per l'assassinio ad allearsi con lui, semplice ragazzino del Distretto 9 senza doti particolari.

D'accordo, se si voleva parlare di Distretti, il suo alleato proveniva addirittura dal 12. Però non era mai vissuto nella miseria, questo Penguin lo sapeva per certo: la famiglia di Trafalgar Law era anzi la più ricca del Distretto, addirittura più benestante di quella del sindaco. E questo perché tutti, ma Law in particolare, erano dei medici tanto bravi che le loro cure venivano richieste persino a Capitol City. Penguin sapeva che i Favoriti avevano chiesto a Law di entrare nel loro gruppo, ma quello aveva risposto sventolandogli sotto il naso un irriverente dito medio. “Ho già un alleato”, aveva risposto. Penguin non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per quella volta.

– Falso allarme.

Penguin per poco non si prese un infarto quando Law gli apparve davanti al naso. – Cosa intendi dire? Non c'erano? Erano troppi? Erano...– chiese, il tono di voce palesemente troppo acuto.

– Zitto! – lo fulminò Law, tappandogli la bocca con un gesto secco e trascinandolo via. – Non una parola. Non farti sentire, intesi?

Penguin aveva imparato a non fare domande, con Law, quindi si limitò a correre via con lui e a tenere la bocca chiusa.

– Non erano i Favoriti. – comunicò alla fine Law, quando ritenne di trovarsi ad una distanza sufficientemente sicura.

– Ma... ma c'era qualcuno? – chiese Penguin, confuso.

–Erano in due. Dormivano.– fu la lapidaria risposta.

No, Penguin si doveva essere perso qualche passaggio. – E li hai lasciati stare? Così? – Conosceva Law abbastanza per sapere che non era un tipo misericordioso. Sapeva uccidere, e lo faceva senza remore né esitazioni. Anzi, sembrava quasi provare piacere. Ma allora, perché...?

– Non era il momento. Quel tipo... Voglio affrontarlo faccia a faccia. – rispose Law. La luna illuminava il suo volto, e davvero, il suo ghigno era qualcosa di spaventoso. Penguin però non urlò, non sobbalzò nemmeno. Trafalgar Law poteva avere molti difetti (era sadico, spaventoso, pericoloso, un assassino), ma non era un traditore: non gli avrebbe fatto del male.

Penguin sapeva che probabilmente quella notte avrebbe avuto gli incubi, come sempre da quando era nell'Arena. Ma sapeva anche che, quando avrebbe aperto gli occhi, avrebbe visto Law fare la guardia su di lui e in qualche modo si sarebbe sentito al sicuro.

 

* * *

 

Due occhi. Quelli erano due occhi, Kidd ne era certo.

Scattò seduto, muovendo freneticamente la testa a destra e sinistra. Il fuoco era spento. – Cazzo. – mormorò, alzandosi in piedi. Si era addormentato, maledizione. Da quando avevano incontrato i Favoriti e Killer era rimasto ferito, gli aveva vietato di fare i turni di guardia. L'ovvia conseguenza era che non aveva retto e si era addormentato, lasciando che il fuoco si spegnesse.

Falso allarme. – sentì sussurrare. Si irrigidì. C'era qualcuno? E loro erano indifesi! Fece per alzarsi, ma le voci continuarono.

Cosa intendi dire? Non c'erano? Erano troppi? Erano...– Ottimo, ringhiò Kidd nella mente. Uno codardo e l'altro idiota. Poteva batterli, poteva batterli tutti e due.

Zitto! – gli intimò allora l'altro. – Non una parola. Non farti sentire, intesi? – e prima che Kidd potesse anche solo alzarsi, le due figure erano già sparite.

Espirò bruscamente, lasciandosi cadere a terra. Non riusciva a sentirsi dispiaciuto per quella fuga: era troppo stanco per un combattimento.

Poco lontano da sé udì Killer mugolare nel sonno, e si sentì prendere da un moto di rabbia. Killer era il suo alleato, e gli era piaciuto fin da subito. Distretto 5, energia. Gli andava a genio, considerato che Kidd invece apparteneva al Distretto 3, dove si produceva tutto ciò che aveva a che fare con le tecnologie di ogni sorta.

Kidd non era un debole, e su questo non ci pioveva. Neanche Killer lo era, e quando si erano incrociati subito dopo il bagno di sangue alla Cornucopia avevano deciso immediatamente di stringere un'alleanza. Per un po' era andato tutto bene: escludendo il bagno di sangue, in cui avevano entrambi fatto fuori un bel po' di gente, avevano ammazzato già tre Tributi. Uno di loro era un Favorito, ma quella vittoria gli era costata cara: Killer era rimasto ferito alla gamba, ed ora si muovevano troppo lentamente.

Per la ventesima volta solo quel giorno, Kidd si chiese perché stesse portando avanti un'alleanza così dannosa per lui. Era chiaro che, se non arrivava un dono dagli sponsor, Killer non ce l'avrebbe fatta, eppure... Eppure proprio non sapeva come abbandonarlo. Non dopo che Killer l'aveva salvato da quell'ibrido, e dopo che Kidd stesso l'aveva tirato fuori da quel pantano infernale. Semplicemente sarebbe rimasto lì e avrebbe aspettato l'evolversi della situazione, sperando che nel frattempo nessun altro pazzo sarebbe venuto nel mezzo della notte per poi scappare in maniera oscura.

Sbuffando, si alzò e riaccese il fuoco. Eppure continuava a vedere nella mente quegli occhi che lo fissavano... Qualcuno gli si era avvicinato a tal punto? E la domanda che sorgeva spontanea era... perché non era stato ucciso?

Un debole. Si disse. Era un debole che non ha avuto il fegato di provare a farmi secco.

Ma una vocina nella sua testa diceva che una persona con quello sguardo non era affatto debole. Quegli occhi lo fissavano... come se fosse qualcosa da mangiare.

 

* * *

 

Law correva, senza badare a dove stava andando.

Piacere, io mi chiamo Penguin, e vengo dal Distretto 9! Tu?

Non poteva crederci. Non poteva essere. Non era semplicemente giusto, maledizione! Com'era potuto succedere? Se solo fosse stato più attento, più prudente...

Wow! Law, giusto? Sei stato fantastico con quel coltello! Non... non è che ti andrebbe di insegnarmi?

All'inizio quel ragazzino dall'aria ingenua e petulante lo aveva solo disgustato. Ma poco a poco aveva imparato ad apprezzarlo, a capirlo: perché Penguin non era come gli altri, Penguin non lo avrebbe giudicato, mai. Era un amico, per quanto assurdo potesse sembrare in quel momento.

Ehi, Penguin.

Sì?

Quando saremo nell'Arena... hai già un alleato?

Law non aveva fratelli più piccoli, anzi, i bambini li aveva sempre odiati. Eppure provava nei suoi confronti qualcosa di molto simile all'istinto protettivo di un fratello maggiore: perché non era possibile che non sapesse nemmeno impugnare una mazza ferrata, andiamo! Ma cos'aveva fatto per tutta la vita?

L-Law...

Stai bene?

Io sto bene, tu, piuttosto! Ti sei preso quella ferita per coprirmi!

Ah, quella? Ma figurati, dammi ago e filo che me l'aggiusto subito. Sono nello zaino.

N-non dovevi farlo. Non sarei mai sopravvissuto al bagno di sangue, mentre tu potevi prendere qualcosa di più utile per te, e-

Smettila di lamentarti e passami quell'ago, muoviti!

O-ok. Law...

Che vuoi?

Grazie.

Nella sua mente offuscata apparve un volto, un volto strafottente e irriverente. Non voleva vederlo, non voleva ricordare. Oh, la colpa era sua, tutta sua! Donquijote Doflamingo. Distretto 1. Favorito. Gli aveva anche proposto di entrare nella sua cerchia di prescelti, prima dell'Arena, ma lui non ci teneva, grazie tante.

Sarebbe bastato evitarli per i primi giorni, poi il suo piano era quello di coglierli di sorpresa in seguito. Non aveva calcolato questo. Non poteva immaginare che che Doflamingo li avrebbe trovati così presto, o che l'avrebbe fatto proprio mentre Law era a prendere l'acqua, o che avrebbe aspettato esattamente quel momento per colpire. E Penguin, lui...

Penguin! Che è successo, ho sentito il cannone e-

Oh, ma dai, era questo il tuo alleato?

– …

Che fai, adesso non mi parli? È inutile. Sei un buon dottore, ma neanche tu puoi resuscitare un morto. L'hai sentito, il cannone.

Io ti ammazzo.

Oh oh, non lo metto in dubbio, Law. Ma vedi, prima dovresti prendermi. E scusa, ma oggi non ho più voglia di far fuori le persone. Uno è abbastanza.

Ed era semplicemente sparito, e Law era corso al suo inseguimento salvo poi fare dietrofront per dare un ultimo saluto al corpo senza vita di Penguin che veniva trascinato su dall'Hovercraft. Poi aveva recuperato le sue cose e si era messo a correre, correre, perché se si fosse fermato sarebbe crollato.

Quasi non se ne accorse, quando si ritrovò in quel punto.

Realizzò dove si trovava solo quando ormai c'era in mezzo, ed era troppo tardi.

– Cazzo.

 

* * *

 

Kidd correva, senza badare a dove stava andando.

Killer aveva preso a delirare, e proprio non ce la faceva a stargli vicino in quel momento. Non era roba per lui, quella, grazie tante. In fondo, cosa poteva farci? Mica era un dottore!

– Un dottore! Cazzo! – gridò, battendo un pugno su un albero. In realtà sarebbe bastata una fottutissima medicina, possibile che non avessero un singolo sponsor disposto ad aiutarli?

– Se ti serve un dottore... – rispose immediatamente una voce dietro di lui.

Kidd si voltò di scatto. Alle sue spalle, immerso fino alla vita in quelle che erano evidentemente delle sabbie mobili, stava quel ragazzo. Trafalgar, o qualcosa di simile. Era inquietante perché, nonostante venisse dal Distretto 12, si atteggiava come un Favorito. Kidd non capiva mai a cosa stesse pensando, e questo lo infastidiva; inoltre aveva sempre addosso un ghigno strafottente che lui personalmente detestava, punto.

– Oh, ti trovo bene. – commentò, sarcastico. – Cos'è, ti stai facendo un bagno?

Sfortunatamente, – replicò Law, senza cancellare quel maledettissimo ghigno dalla faccia, – non mi trovo in questa situazione di mia spontanea volontà. Perciò ti propongo un accordo.

Kidd sollevò un sopracciglio, scettico. – E che razza di accordo potresti propormi, tu? Non mi sembri esattamente nelle condizioni di dettare ordini.

– Oh, ma non ti sto certo dando ordini, Eustass-ya. – commentò quello, inarcando leggermente le sopracciglia. – Te l'ho già detto, il mio è un accordo. Tu non lo sai, io sono un dottore.

Nel momento in cui lo disse, Kidd ricordò che era la verità. L'aveva sentito dire dai Favoriti, ad un certo punto: quel Trafalgar era ricco perché proveniva da una famiglia di dottori.

– Certo, quindi io ti tiro fuori e tu in cambio mi aiuti con il mio amico malato? Ma che, mi hai preso per uno scemo? Tu appena sei fuori mi uccidi! – lo aggredì Kidd, sbraitando.

– Un amico malato. Che cosa triste. – Law sospirò, l'ombra di un qualcosa che Kidd non riuscì bene a definire a deformargli il volto. Ma quell'espressione cedette ben presto il passo al solito sorrisetto supponente. – Ma vedi, caro Eustass-ya, se avessi voluto ucciderti l'avrei fatto quella notte. Quella volta che ti eri addormentato durante il tuo turno di guardia, ricordi?

Kidd deglutì. Ma allora... effettivamente, ricordava alla perfezione quello sguardo così inquietante nel mezzo della notte. Se si era trattato davvero di Law, cosa alquanto probabile, oltretutto... avrebbe davvero potuto ucciderlo. E non l'aveva fatto.

– Stai dicendo una cazzata dietro l'altra. Non esiste che io ti salvi il culo adesso, potresti uccidermi domani. – decise dopo un attimo di esitazione, scuotendo la testa.

– Oh, beh, ti capisco. – Law alzò le spalle, noncurante. – In fondo è logico, nemmeno mi conosci... Mi spiace per il tuo amico. Starà delirando, immagino. Scommetto che ha la febbre. Dev'essere stato ferito, e senza le adeguate cure il taglio ha fatto infezione. Esistono delle piante che potrebbero curarlo, e io so come richiudere la ferita, questa è ordinaria amministrazione per un medico come me, ma... pazienza. No, sul serio, ti capisco. Anch'io farei lo stesso. Lasciami qui, così sia io che il tuo alleato moriremo. Due avversari in meno, no? Poi sarai completamente solo contro altri nove Tributi, tra cui Doflamingo e i suoi, ma seriamente, cosa importa? Addio! E buona fortuna, mi raccomando.

Kidd si voltò piano, odiandosi per quello che stava per dire. – Tu... sai come curarlo?

D'accordo, era una follia, ma quel tipo aveva ragione, cazzo! Da solo contro tutti i Favoriti? Sarebbe stato un pazzo. Aveva bisogno di Killer.

– Ovviamente, te l'ho già detto. Ma ora che ci penso è meglio se mi lasci morire qui, sarà molto più comodo per tutti...

Kidd gli si avvicinò e incrociò le breccia, serissimo. – Ora lanciami lo zaino. – ordinò. – E tutte le armi che hai.

Dovette schivare all'ultimo secondo un coltello che gli sfiorò i capelli.

– Oh, lanciare nel senso di passarteli? Scusa, avevo capito male. – commentò angelicamente Law dopo avergli dato tutto.

Kidd ringhiò. – Non montarti la testa, è che non mi piace avere debiti con qualcuno. Per... l'altra sera. E soprattutto mi servi per Killer, quindi muovi il culo e sali. – gli tese una mano, che l'altro afferrò con forza, issandosi su.

Quella mano era dannatamente fredda, constatò Kidd con leggerissima inquietudine.

Trafalgar Law si scrollò di dosso il fango, osservando con curiosità la fossa di sabbie mobili che aveva davanti. – Buffo, non me n'ero mica accorto. Che dici, lo fanno apposta perché tu non lo veda finché non ci sei dentro?

Kidd si limitò a spingerlo in avanti, ringhiando. – Adesso tocca a te. Rispetta la tua parte del piano.

Improvvisamente realizzò la precarietà del suo piano. E se quello non fosse stato l'unico coltello in possesso di Law? E se si fosse messo in testa di attaccarlo? Già si dava dello stupido per averlo tirato fuori da quel pantano.

E invece il ragazzo si limitò ad alzare le spalle. – Da che parte?

 

* * *

 

Per dirla in parole povere, fu un gioco da ragazzi.

Sì, quel Killer era effettivamente in pericolo di vita, ma non era niente che Law non potesse curare. Kidd aveva acconsentito a restituirgli lo zaino, dopo ore di estenuanti discussioni e centinaia di giuramenti in cui Law aveva affermato fino allo sfinimento che no, non aveva nessuna intenzione di pungolarlo a morte con un ago; no, non lo stava mettendo sul fuoco per ucciderlo provocandogli dannosissime ustioni; no, quelle erbe non erano velenose; sì, quella benda serviva proprio.

Avevano spostato Killer vicino al fiume -seriamente, il loro accampamento era proprio lì e non sapevano del fiume? Erano fuori di testa, altroché!-, e si era dato da fare per pulire quella ferita. Con tutto il pus che aveva estratto, era un miracolo che Killer fosse ancora vivo. Poi aveva richiuso la ferita con ago e filo ed ora si stava apprestando a raccogliere le erbe necessarie.

– Non ti allontanare troppo. – grugnì Kidd, spuntandogli alle spalle.

– Se vuoi essere tu a cercare queste piante fai pure, Eustass-ya. – ribatté Law senza alzare lo sguardo, continuando ad osservare con curiosità un cespuglio davanti a lui. Ne strappò due foglie, le annusò con attenzione e poi le buttò a terra. – È quest'altra. – decise, cogliendo un ramoscello di foglie esattamente identiche a quelle di prima.

– Lo fai apposta per sfottermi. Sono le stesse. – borbottò Kidd, incrociando le braccia.

Law inarcò un sopracciglio. – Ma che dici? La prima è velenosa, no? Devi guardare le striature. Se vanno in su, allora è buona. Altrimenti...

– Non me ne importa niente, Trafalgar! Muoviti e basta, intesi? Non abbiamo tutto il giorno. – gli gridò addosso Kidd, spintonandolo indietro.

– Ok, ok. – ribatté Law, annoiato. Quante storie, rifletté. Non è che stesse dando fastidio a nessuno.

– Cambiale ogni giorno. – raccomandò Law dopo aver concluso di bendare Killer. – Ti ho lasciato delle foglie di scorta, in ogni caso ti ricordi del cespuglio, vero?

Kidd grugnì un assenso, e Law si alzò pulendosi le mani sui pantaloni. – Bene, la mia parte l'ho fatta. Ora siamo pari. Mi ridai lo zaino?

Kidd lo squadrò come se fosse pazzo.

– E il coltello?

– È già tanto se non ti ammazzo qui ed ora, chiaro? – sbraitò, facendo un passo furibondo nella sua direzione.

Law sollevò le mani, sempre sorridendo. – Va bene, va bene. Non c'è bisogno di scaldarsi tanto.

– Ehi, Trafalgar. – fece Kidd, fissandolo dritto negli occhi. – Non farti strane idee. La prossima volta che ci vedremo, ti ucciderò.

Law non si scompose, e ghignò: – Staremo a vedere.

Si allontanò, ma non troppo, all'interno foresta, giocherellando con uno dei due coltelli che ancora nascondeva addosso.

Era abbastanza certo che Kidd lo avesse visto.

 

* * *

 

Kidd detestava ammetterlo, ma Killer stava effettivamente già meglio.

Intanto aveva smesso di delirare, anzi, riusciva a tenere un discorso più che coerente con lui da più di due giorni. L'argomento principale erano i turni di guardia.

– Non puoi non dormire per tutta la durata dei giochi, Kidd. – tornò alla carica per l'ennesima volta Killer, pungolandosi sui gomiti.

– E tu non puoi essere già guarito dopo solo due giorni, sono stato chiaro? Rimettiti e poi ne riparliamo. – ribatté Kidd, ostinato.

Andava avanti così ogni sera da due giorni, e Kidd era al limite. Anche perché alla fine l'aveva sempre vinta lui, più per testardaggine che per altro.

Quando alla fine Killer cedette grugnendo un “mi accoltelleranno nel sonno perché starai dormendo” che gli fece venire un brivido su per la schiena pensando a quanto c'era andato vicino, Kidd si sistemò comodamente appoggiato ad un albero, a vegliare.

Inutile dire che la cosa si rivelò decisamente noiosa, tanto che alla fine si ritrovò a sonnecchiare.

– È così che facciamo la guardia, Eustass-ya?

Quella voce lo fece sobbalzare, svegliandolo del tutto. – Dove sei, bastardo? – ringhiò, pronto a saltargli addosso.

Law rise, da qualche parte nel buio. – Ehi, non sono qui per lottare. Vi guardavo, siete divertenti. Ah, e dovresti fargli fare la guardia, una volta o l'altra: rischi un collasso, sai? A non dormire troppo poi ci sia ammala.

– Medico del cazzo. – borbottò Kidd, facendo saettare lo sguardo a destra e a sinistra. Ma dov'era? Alla fine lo individuò arrampicato su un albero esattamente sopra di lui. – Vieni giù o ti spacco la faccia. – ringhiò.

Law ridacchiò. – Se venissi giù allora sì che mi toccherebbe lottare. – commentò con ovvietà. – Se vuoi la faccio io, la guardia. Tu dormi pure.

Kidd lo mandò allegramente a quel paese, voltandogli le spalle. – Vattene. – borbottò dopo qualche minuto, avvertendo la presenza nemica sopra di sé.

– E perché, si sta così bene quassù. – ribatté Law, stiracchiandosi. – Mai visto un ramo più comodo.

– Ma tu non ce l'hai, un alleato? Un povero idiota a cui rompere le palle invece che a me? Parlavi con qualcuno, quella notte! – scattò Kidd, voltandosi a fissarlo con odio.

Il volto di Law si contorse di dolore a quella domanda, e Kidd indietreggiò istintivamente, sconvolto da quella disperazione semplicemente troppo grande. Era davvero rimasta nascosta in quel ragazzo per tutto quel tempo?

Subito l'espressione di Law tornò quella di sempre, ma il suo sorriso sembrava molto più amaro, più spento, più malvagio. – È morto. – disse semplicemente, ponendo fine alla discussione.

– Gli muore l'alleato e viene a rompere i coglioni a me. – mugugnò allora Kidd, sedendosi di nuovo.

Una pigna lo colpì in testa. – Ma che fai, sei impazzito? – scattò, voltandosi verso di lui.

– Pensa che poteva essere un coltello. – gli suggerì quello dall'alto. Quella frase fu come una doccia gelata per Kidd: erano avversari. Si sarebbero dovuti uccidere, lui e quel medico del cazzo. L'accordo che avevano preso giorni prima, lui che lo salvava dalle sabbie mobili e Law che in cambio salvava Killer, beh, si era concluso. E allora, perché... cos'era quel senso di sbagliato che gli attanagliava lo stomaco?

Confuso, si voltò dall'altra parte per continuare a fare la guardia.

 

* * *

Non aveva retto un'ora, constatò Law con un sorrisetto osservando il panorama sottostante. Era interessante studiare quei due soggetti, Eustass Kidd in particolare. Gli aveva rubato lo zaino, è vero, ma ammazzando il Tributo dell'8 aveva recuperato una coperta, del cibo, una borraccia e poca altra roba. Gli mancavano i suoi arnesi, uccidere quel ragazzino senza potersi divertire un po' con il cadavere non era la stessa cosa.

Penguin gli mancava, gli mancava terribilmente. Kidd l'aveva tirato in ballo, facendo riaffiorare il dolore che Law aveva accuratamente chiuso in un cassetto. Avrebbe dovuto proteggerlo. Ma non ce l'avrebbe mai fatta, non se voleva vincere quei Giochi. Avrebbe potuto farlo vivere un po' di più. Se fosse stato più attento...

La colpa era di Doflamingo. Sua e del suo gruppo. Ma, giurò, li avrebbe fatti fuori tutti, dal primo all'ultimo. Dopodiché avrebbe ammazzato anche Kidd. Oh, sarebbe stato uno scontro epico, quello... Non vedeva l'ora di combattere contro di lui.

Improvvisamente, però, un rumore colse la sua attenzione. Possibile che fosse...? Saltò da un ramo all'altro fino ad arrivare abbastanza vicino al luogo da cui provenivano le voci e si sporse all'indietro, spiando dall'alto i nuovi arrivati.

– Allora, Miss Valentine, mi dici che vuoi?

Law si tirò indietro di scatto, il cuore che batteva all'impazzata. Quella voce! Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non saltare addosso all'assassino di Penguin. E con lui c'era Miss Valentine, la ragazza del Distretto 2.

– Mi è sembrato di vedere un fuoco. Che sia Law?

Doflamingo ridacchiò, quella sua risata così irritante e falsa. – No, lui non è così stupido da accendere un fuoco in questo posto, è troppo vicino al mio territorio. Conosco i miei polli... – Law l'avrebbe strangolato, in quell'esatto istante.

– Allora chi può essere, capo? – sghignazzò una ragazza del 4 che Law non conosceva.

– Un pesce piccolo. – sbuffò in risposta Doflamingo, annoiato. – Chi manca? Oltre a Law, intendo.

Fu Miss Valentine a rispondere. – Noi cinque, quel gigante rosso del 3 e il suo amico biondo del 5. Poi i due del 6, quelli magri come chiodi. Chi altri... bé, il maschio dell'11, Baggy o qualcosa del genere, ma anche lui è abbastanza furbo da non accendere un fuoco. E basta.

Doflamingo ridacchiò di nuovo. – Non può trattarsi di Law, e se non sbaglio prima di uccidere Bellamy il biondo del 5 è rimasto così ferito che se non è già morto ci manca poco. Non dev'essere niente di difficile, quindi... Vergo, te ne occupi tu? Io sono stanco! – si lamentò in direzione di un corpulento ragazzo proveniente dal Distretto 2.

L'interpellato alzò le spalle, annoiato. – Se proprio devo...

– Sì, devi. – fece sbrigativamente Doflamingo. – Ci vediamo al punto di ritrovo tra mezz'ora. E fa' in fretta, voglio sentire quel cannone sparare!

Vergo si scrocchiò le mani, e Law non perse tempo. Dopo meno di un minuto, si trovava già davanti all'accampamento di Kidd e Killer. Come era prevedibile, stavano dormendo entrambi, e il fuoco si era quasi spento.

Law gli tirò una pigna in testa.

– Ma che cazzo vuoi? – gridò subito Kidd, alzandosi in piedi di scatto.

– Ehi, calmati! – fece Law, corrucciando le sopracciglia. – Sei tu che stavi dormendo.

Kidd borbottò un paio di insulti abbastanza pesanti, prima di voltarsi dall'altra parte.

– Ma non ti devi preoccupare. – proseguì Law, fissando per aria. – Ci ho pensato io a fare la guardia. Te l'avevo promesso.

– Per quello che mi importa. – fece Kidd, digrignando i denti.

Law fu seriamente tentato di lasciarlo perdere e vedere come affrontava Vergo in quelle condizioni, ma accantonò velocemente l'idea. Aveva bisogno di lui, si ricordò. – Se non te ne frega niente di sapere che Vergo del Distretto 2 sarà qui a momenti e ha ricevuto da Doflamingo l'ordine di eliminarvi entro mezz'ora, non fa niente. – disse quindi con noncuranza, e ghignò nel vedere l'espressione sconvolta di Kidd.

– C-che stai dicendo?

– Quello che ho sentito facendo la guardia. – rispose lui, gli angoli delle labbra piegati in un sorriso quasi di scuse. – Perdonami, ma tu stavi dormendo...

Ma già Kidd non lo ascoltava più. – Cazzo! – gridò, per poi colpire Killer con un calcio. – Sveglia, dobbiamo andarcene!

– C-cosa... – mugugnò Killer, ma Kidd se l'era già issato in spalla.

– Da dove arriverà? – domandò velocemente, raggruppando le loro poche cose in uno zaino.

Law scese dall'albero con un salto e si portò al loro fianco. – Da laggiù, vedi? Credo che sarà qui a momenti, ha visto il fuoco.

Kidd imprecò, notando del movimento oltre i cespugli, poi si mise a correre nella direzione opposta a quella indicata da Law.

– Non basterà scappare. – lo avvisò Law, continuando a correre. – Gli Strateghi vorranno vedere il sangue.

– Credi che non lo sappia? – sbuffò Kidd, che arrancava sotto il peso dell'amico ferito.

– Kidd, devi lasciarmi qui. – continuava a dire Killer, ma l'altro non pareva averlo nemmeno sentito.

Law, che era qualche passo avanti rispetto agli altri, si fermò bruscamente. – Oh, perfetto. – sussurrò, deliziato. – Ma guarda che bell'animaletto. – Il tono con cui aveva detto quella frase costrinse Kidd a fare un passo indietro. Era fin troppo inquietante.

Finalmente Law si fece leggermente da parte, e Kidd poté vedere in tutta la sua maestosa grandezza l'essere che gli si stagliava davanti: l'animale era alto quanto due persone una sopra l'altra, ma più che preoccuparsi per la stazza il vero problema era trattenere i conati di vomito. Infatti l'animale non aveva nessun tipo di pelle: tutti gli organi interni, i muscoli, le vene e le ossa erano perfettamente visibili, e completamente mischiate.

– L'intestino è srotolato e avvolge tutta la parte superiore. Un bulbo oculare è sulla zampa destra, un altro sulla schiena e l'ultimo sotto la pancia. Lo stomaco è in cima alla testa, e quello è il fegato. – gli occhi di Law brillavano in maniera inquietante, mentre indicava le varie parti del corpo. – Qui me la cavo io, voi andate avanti.

– Non esiste, non... – cominciò Kidd, ma l'espressione risoluta di Law era davvero convincente. E poi, quell'affare gli faceva venir voglia di vomitare.

– Ti preoccupi per me? – chiese, provocatorio. Il “fanculo” sputato a mezza voce di Kidd fu abbastanza eloquente come risposta. Come sarebbe a dire ti preoccupi per me? Kidd non si preoccupava per nessuno, mai. Specialmente per un avversario. Specialmente per uno stronzo. – Te lo sto chiedendo per favore, Eustass-ya, andiamo. Ti sarò debitore. – sussurrò Law, ghignando.

Kidd non aveva molte opzioni. O correva via il più veloce possibile, e con Killer sulle spalle sarebbe stato già complicato, o si fermava e si faceva raggiungere da quel Vergo, per trovarsi a dover affrontare lui e la bestia contemporaneamente, e difendere Killer se ci riusciva. Strinse i denti e si pronunciò. – E va bene, stronzo. Ma guai a te se era una trappola e ti sei messo d'accordo con quei tipi laggiù, perché ti ammazzo. – ringhiò, facendo per andarsene.

– Sta' tranquillo. – ribatté Law, lo sguardo fisso sulla preda. – Mi basterà trovare il centro vitale. Pare che sia lassù, vedi? Vicino al... oh, questa è bella. Caga dal cervello. Non è affascinante?

– L'hanno inventato per ucciderci, non stare lì a chiederti come fa a cagare! – esplose Kidd. – Addio!

E si allontanò nella foresta, con Killer in spalla.

 

* * *

 

Law aprì piano gli occhi, sbadigliando. Era troppo tempo che dormiva su un albero, non ne poteva più. Quando stava con Penguin si davano il cambio, e poteva dormire a terra... che scocciatura essere da soli.

Stiracchiandosi, si chiese come se la fossero cavata Kidd e Killer: si erano separati la sera precedente, quando lui si era fermato per occuparsi della bestia. Dopo averla fatta fuori l'aveva esaminata a dovere, ed era tanto concentrato -si trattava di un'occasione più unica che rara, la sua sete di conoscenza l'aveva portato a sventrarla completamente per studiarla a fondo- che si era perso l'Inno con le relative uccisioni.

Eppure, un cannone gli pareva di averlo sentito... Ma non ne era poi così sicuro. Chi era morto? Vergo? Kidd? Killer? Nessuno di loro? Tutti e tre? Ovviamente avrebbe potuto scoprirlo in un attimo, non era quello il problema. Law aveva un metodo più che sicuro per stabilire chi era morto quel giorno. Semplicemente, non ne aveva voglia. Non ancora. Non voleva controllare e scoprire che era morto... insomma, preferì aspettare.

Si guardò intorno per assicurarsi di non avere avversari intorno, poi si issò lo zaino in spalla e scese con eleganza dal ramo in cui si era nascosto. Aveva urgente bisogno d'acqua, e possibilmente di un bagno.

Sì, non mangiava da due giorni, ma la cosa più importante al momento era lavarsi. L'igiene prima di tutto. Era rischioso andare fin laggiù, Law lo sapeva, ma in fondo poteva stare relativamente tranquillo: Baggy era ancora vivo, e finché il suo cuore continuava a battere avventurarsi fino al lago non era un problema. Certo che potevano metterne uno anche lì, nella sua zona...

Percorse in fretta i metri che lo separavano dal lago e stava per immergersi, quando un rumore sospetto lo costrinse a rivestirsi in tutta fretta e arrampicarsi sul primo albero. Ma insomma! Nell'Arena non erano poi tanti, e di certo i Favoriti non si allontanavano dal loro territorio. Possibile che fosse... Eh no, quelle erano due persone che lottavano. E se una delle due era Baggy, Law si trovava in guai grossi.

Si avvicinò al luogo da cui il rumore proveniva, e quello che più temeva gli si parò davanti: c'era una lotta in corso, e Baggy non se la stava cavando molto bene. Imprecando, Law allungò il collo per riconoscere l'avversario, e il suo cuore perse un battito.

Eustass Kidd era ancora vivo.

Non capiva perché, ma si sentiva pervaso da un tale senso di sollievo che non riusciva quasi a respirare. Sembrava quasi che che... Poi però tornò bruscamente alla realtà. Baggy stava per morire, e questo non doveva succedere. Sapeva che Kidd non si sarebbe fermato al solo sentire la sua voce, e stava cercando una strategia migliore quando lo sguardo gli cadde su un ramoscello dal quale pendevano due grosse pigne. Sogghignando, prese la mira.

 

* * *

 

Era stato orribile.

Kidd non aveva mai sperato -mai, nemmeno per un momento- di avere una vita normale, sicura. Gli piaceva il sangue, l'azione, l'adrenalina che scorreva nelle vene facendolo impazzire. Adorava vedere gli altri soffrire, ma questo non l'aveva e non l'avrebbe mai preparato alla perdita di Killer.

Era successo poco istanti dopo aver lasciato indietro Trafalgar ad occuparsi della cosa. Vergo li aveva raggiunti sogghignando, e... A Kidd non piaceva ricordare quello che era successo dopo, ecco.

Non era tanto debole da non poterlo battere, che fosse ben chiaro: ma era notte, era stanco, e c'era Killer. Kidd non era riuscito a... e comunque, Vergo voleva... D'altra parte, era stato Killer a gettarsi... E se Kidd voleva vincere, Killer sarebbe dovuto in ogni caso...

Oh, basta. Kidd stava male. Si sentiva in colpa perché Killer era morto, il suo unico alleato non c'era più. Avrebbe potuto fare di più, continuava a ripetersi. Avrebbe dovuto. Era così pieno di furia e di voglia di ammazzare, che quando si vide davanti quell'inutile insetto dell'undici non ebbe bisogno di pensarci nemmeno per un istante: sfoderò la spada ed iniziò a lottare.

Non era niente di che, sapeva di poterlo battere senza nessun problema. Stava già pregustando l'odore del sangue e lo sparo del cannone, quando sentì qualcosa colpirlo alla testa: possibile che...

– Trafalgar. – sussurrò a denti stretti, quasi fosse un'imprecazione.

– Qual buon vento, Eustass-ya! – sorrise quello, uscendo allo scoperto.

Baggy approfittò della sua distrazione per fuggire, e quando Kidd se ne accorse era già troppo tardi. Imprecando, lanciò la spada verso la boscaglia, sapendo già che non lo avrebbe mai colpito. – Sei contento, adesso? – sbraitò, rivolgendo la sua rabbia nei confronti di Law. – Me l'hai fatto scappare!

Il ragazzo sorrise, avvicinandosi a lui. – Devo dedurre che non hai ancora capito un bel niente. Comprensibile. Potremmo spostarci un po', prima di parlarne? Qui non è sicuro. – propose Law, andando a raccogliere la spada di Kidd. Questo si portò subito in vantaggio e si chinò a prenderla prima che la toccasse Law. – Cos'ha questo posto che non va? – chiese a muso duro. – E perché dovrei parlare con te?

L'altro sospirò, appoggiandosi al tronco di un albero. – Come vuoi, finché Baggy sopravvive questo posto è sicuro, in fondo. Possibile che tu non l'abbia ancora capito? Secondo te perché i Favoriti si sono rintanati nella foresta e non sono alla Cornucopia?

Kidd grugnì, infastidito. – E io che ne so di quello che pensano quegli stronzi? – borbottò.

– E perché alcune parti dell'Arena sono misteriosamente sprofondate? – chiese di nuovo Law, sempre con quel suo tono strafottente.

Questo, Kidd ammise a se stesso con un vago disappunto, se l'era chiesto anche lui. Era capitato poche volte, ma era successo, e Kidd non aveva capito se c'era un senso o se accadeva per caso: all'improvviso interi settori dell'Arena sprofondavano nel suolo, riducendosi in meno di un minuto ad un semplice ammasso di macerie e detriti. Aveva visto la ragazzina del Sette finire in quel modo, coinvolta nel crollo, e non ci teneva a sperimentarlo sulla sua pelle. – Succede a caso. – disse, distogliendo lo sguardo. – È per il divertimento degli Strateghi.

Law rise. – Certo, è comprensibile che una testa vuota come la tua non ci sia arrivata... Non succede a caso. Non ci sarebbe divertimento. – Il divertimento era tutto, per Capitol City. Anche Kidd lo sapeva. – C'è una logica, dietro. È... sì: è come un fiore.

L'espressione di Kidd era a metà tra il furioso e il confuso. – Un... fiore? Mi stai prendendo per il culo?

– Questo starà a te deciderlo, Eustass-ya. – ghignò Law. Poi, incurante dell'occhiataccia di Kidd, riprese a parlare. – È un fiore, e noi siamo i petali. La Cornucopia invece è il pistillo. Quest'anno l'Arena è divisa in dodici settori, l'hai notato?

– Uno per ogni Distretto. – indovinò Kidd.

Law annuì. – La Cornucopia indica il settore relativo al Distretto 1, poi si procede in senso orario. Ognuno ha il proprio settore, ed è il posto più sicuro di tutti in cui stare. Hai capito perché? – Gli bastò un'occhiata all'espressione stralunata di Kidd per scuotere la testa e proseguire. – Quando un petalo muore, si stacca dal pistillo e cade giù. Quando entrambi i Tributi di un Distretto muoiono...

– Il settore crolla. – concluse Kidd, sussurrando. Non ci poteva credere. Eppure, in qualche modo, quella nuova rivelazione gli dava un senso di sollievo: l'Arena assumeva una sfumatura più reale, meno pericolosa, ora che la sua aura di mistero era svanita. Kidd si sentiva più forte.

– Te l'ho detto, è come un fiore. – concluse Law, serafico.

– Romantico. – commentò Kidd, ghignando.

Law sbuffò, nascondendo un sorriso. – Puoi vederla anche in questo modo, sì. – concesse.

Kidd corrugò la fronte. – Ma allora, questo settore...

– Esatto, siamo nella zona 11. Se ti avessi permesso di uccidere Baggy, diciamo che sarebbe stato fastidioso. Anche se non irrisolvibile. Ci vuole almeno un minuto prima che il settore crolli totalmente, me la sarei comunque cavata. – Ed eccolo di nuovo, quell'impossibile ghigno strafottente che Kidd tanto detestava.

Law si stiracchiò, staccandosi dall'albero e prendendo a camminare. – Il mio settore è qua dietro. Su, vieni.

E Kidd, da perfetto idiota, lo seguì.

 


























Angolo autrice:
E... ce l'ho fatta. Signore e signori, ecco a voi la mia ultima fatica: un'abnorme long incentrata sui nostri stronzi preferiti, Kidd e Law! L'idea ce l'ho in testa dal lontano Novembre 2013, quando ho iniziato questo capitolo. Siccome sono immensamente prolissa, la storia è stata terminata quest'estate, e ora mi appresto a pubblicarla sapendo di avere tutti i capitoli già pronti.
Che ve ne è parso? Intanto, perdonatemi per le premature morti di Penguin e Killer. Era necessario, capite? Prima che mi ci affezionassi troppo. Doflamingo sembrerebbe il solito bastardo senza cuore (ammetto che addirittura per me è abbastanza difficile non vederla così), ma abbiate fede: con l'avanzare della storia il suo ruolo verrà ampiamente approfondito, è un personaggio troppo interessante e dalle mille sfaccettature per limitarlo ad essere il cattivo della situazione, no?
Ah, quando Law dice a Kidd "Tu non lo sai, io sono un dottore!" è un chiaro riferimento alla sua apparizione a Marineford nell'anime (non ho resistito).
Che altro? Grazie a tutti quelli che recensiranno, preferiranno e seguiranno questa mia idea, spero di sentirvi presto!
Un abbraccio, vostra
Emma ^^
  
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