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Autore: Miss Stryker    08/09/2014    2 recensioni
“La tua voce è bellissima” soffiò sulla sua bocca facendo danzare le parole “Il tuo corpo è perfetto” gli disse allacciandogli le mani al collo, dove i tendini erano tesi come bianche colonne di marmo, incastrando i fianchi nei suoi, trovandolo duro in mezzo alle cosce “Si donerà a te e sarà lieto di farlo, perchè sei la sua esatta metà. Non avere paura.”
Pairing assurdi randomici (e temporanei, per furtuna) all'interno, anche se quelli permanenti sono sin troppo chiari.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Axel, Naminè, Riku, Roxas, Sora
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Nessun gioco
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Note 1/2
Il fandom di KH finalmente!
Non sto qui a parlarvi di tutte le vicissitudini a cui sono andata incontro prima di sbarcare qui, perchè sono una stramaledetta cifra, e io odio parlare di roba random.
Tutto quello che dovete sapere per ora è che questa è una storia a capitoli già conclusa (anche se in teoria è una oneshot) e no, non è che non la posto intera perchè sono malvagia, bensì perchè prima di fare il check in completo di una storia sprecandoci sangue e sudore vorrei sapere qualche opinione varia in merito ad essa.
Il titolo della storia e anche del capitolo sono in finlandese, e vogliono dire rispettivamente 'Navigatore' e 'Dispersi'.
Ah dopo aver letto vi prego di leggere anche le note a fine capitolo (grassetto, corsivo e sottolineato, meglio di così non so come convincervi XD) perchè a prima vista ci sono circa un centinaio di cose che teoricamente andrebbero contro il regolamento, mentre in realtà non è così! E anche perchè sto cercando disperatamente una storia che non riesco a trovare in mezzo a queste migliaia contenute nella sezione, e indire una caccia al tesoro dove non sto da sola e sconsolata a cercare mi pare una cosa carina.
Here we are! Dopo tutto ciò vi lascio alla storia, ci vediamo giù






 

Dacchè ricordasse, Axel, non aveva mai messo piede fuori dalle Destiny Islands, non aveva mai ubbidito alle regole impostegli ne aveva mai trovato qualcuno con il suo stesso colore di capelli. Non aveva mai incontrato nessuno che gli sapesse dire di no, non aveva mai conosciuto sua madre – dopo anni di ricerche l'unica cosa che aveva scoperto lo lasciava basito - e non aveva mai visto nessuno con i capelli biondi. E soprattutto, non aveva mai fatto caso a niente di tutto ciò.

“Probabilmente se fosse atterrato un ufo avrebbe fatto meno scalpore” si ritrovò a pensare osservando i quattro ragazzi appena arrivati ballare davanti al loro falò, con lo stesso sguardo spiritato di un uomo alla soglia di una rivelazione mistica.

Un paio di occhi assurdamente indefinibili totalizzarono la sua attenzione in meno tempo di quanto gli piacque ammettere.

 

/

 

Se avesse dovuto descrivere le Destiny Islands con una parola, quella probabilmente sarebbe stata 'inconcludenti'. La natura, che solitamente non ama elargire doni senza riprenderseli, era stata magnifica con il suo arcipelago, donandogli sottile sabbia chiara e acque trasparenti, ma con una tavolozza di colori che andava dal turchese delle rive al blu cobalto del mare profondo, dove a volte imperversava la bufera. Le piante erano rigogliose e si estendevano sotto i suoi occhi, alte e grondanti di frutta esotica, che più di una volta lo aveva nutrito nelle sere d'estate. Avrebbe potuto stendere un braccio davanti a se e contare sulle sue dita le volte che le aveva viste magre, senza nulla da regalare.

Ma ormai conosceva ogni singolo anfratto di quel pugno di isole, ogni persona, ogni negozio, tutte le case, e se fosse arrivato li per la prima volta quel giorno e qualcuno gli avesse detto che quel posto era la meta finale di tutti gli anziani prima di morire avrebbe di certo creduto sulla parola a quella persona, e sarebbe andato a cercare al più presto un'agenzia viaggi che lo riportasse da qualsiasi posto venisse.

Avere vent'anni ed essere confinati per non si sa ancora bene quanto tempo in una sorta di ospizio allargato, per quanto gradevole alla vista, non era proprio nei suoi piani, pensò trascinandosi dietro a Demyx che cercava di cavalcare un'onda più alta delle altre e finiva ribaltato.

Sospirò, e continuando a remare con le braccia sulla sua tavola da surf raggiunse il suo migliore amico, ancora disperso sotto l'acqua cristallina. Nuotava pigramente, non sollevando quasi nessuna increspatura nelle acque lisce, azzurre di un azzurro accecante ma profonde dopo pochi metri. Non aveva mai capito perchè il mare fosse blu, se quando stringeva nei pugni acqua e sabbia non vedeva altro che il color oro dei minuscoli frammenti di sassi e il liquido trasparente del mare.

Il “Credo sia morto” di Zexion lo riscosse dai suoi pensieri, notando che effettivamente Demyx ancora non si vedeva e sospirando di nuovo “Vado a controllare” disse, scendendo dalla tavola e attaccandola al gommone con cui era arrivato il suo compagno di appartamento, per poi immergersi di botto.

Se il contatto dell'acqua salata con gli occhi non lo fece bestemmiare come Xigbar al suono della sveglia alle 6 del mattino – e Axel lo sapeva bene come bestemmiava Xigbar, seguito solitamente da Saix e dal resto della manica di squilibrati a tempo perso dei suoi coinquilini – doveva solo ringraziare i 2/4 della sua vita passati a mollo e Demyx che non perdeva occasione per tuffarsi a mare e fare macelli, come del resto faceva anche il quel preciso momento, essendo completamente scomparso nel nulla nel giro di pochi secondi.

Guardandosi attorno sott'acqua mentre contemporaneamente cercava di dosare l'ossigeno nei polmoni, notò un movimento con la coda dell'occhio, più lontano di quanto si aspettasse fosse finito quell'idiota che si trascinava appresso da anni, e istintivamente lo seguì.

Si accorse che non era Demyx relativamente presto, in seguito a uno scintillio sospetto di ciò che aveva davanti e che sfrecciava veloce come un pesce, ma ciò che vide lo convinse a risalire a prendere ossigeno. Forse doveva dare retta ad Aqua e comprarsi quel paio di occhiali, si disse.

“Zexion!” urlò, notando di essersi allontanato parecchio dall'altro ragazzo “E' possibile che io abbia appena visto una foca oppure ho esagerato con l'erba?”

Zexion sollevò un sopracciglio – si, Axel lo vide sin da li – e “Cazzo Axel, ci sono sempre stati gli avvistamenti di foche in estate qui, trova Demyx che se muore stiamo nella merda con l'affitto” e tornò a leggere sul gommone.

Stava per ribattere ma lo scintillio di prima brillò sotto l'acqua e lui si immerse istantaneamente cercando di seguirlo. Aveva a circa 10 metri una foca bianchissima e snella, il sole che filtrava tra le onde rifletteva il suo manto rendendolo lucido e - Axel immaginò - liscissimo, mentre con una mano cercava di sporgersi a toccarlo. La foca, che si era fermata a fissarlo con i suoi occhi incredibilmente grandi, a quel movimento scattò più veloce di prima, scomparendo ai suoi occhi che si guardarono velocemente intorno prima di risalire in superficie sconcertato.

Era finito alla spiaggia dei bambini – Sora e Wakka in lontananza stavano strillando contro Kairi sdraiata sulla riva a prendere il sole, la pelle chiara resa lucida dalla crema solare, incurante di essere probabilmente nel bel mezzo di una partita di quel diamine di gioco impronunciabile – e Demyx era in equilibrio precario su uno scoglio, la sua tavola celeste che sbatteva ritmicamente per la marea, intento a fissare un punto preciso tra le onde. Si issò sullo scoglio guardando nello stesso punto del ragazzo, e per poco sputò il cuore dalla sorpresa. Una grande foca argentata fissava placidamente la spiaggia, seguita da due più piccole color sabbia che si spruzzavano l'acqua addosso con la coda facendo un verso che non stava ne in cielo ne in terra. Forse Axel aveva davvero sgarrato con l'erba, o forse il sole gli aveva definitivamente dato alla testa, come gli augurava Vexen da anni, ma se non avesse avuto quelle foche davanti avrebbe detto che quelle erano risate di bambini in tutto e per tutto, giocandosi quell'ultimo neurone che non era a farsi i trip o a ballare nudo la macarena.

Cercò la foca che aveva seguito prima tra le onde e – rischiando per la seconda volta di cascare dallo scoglio sfracellandosi la testa e far avverare un'altra delle premonizioni di Vexen – la trovò vicino alla tavola di Demyx, tutta presa a fissare l'oggetto con attenzione. Stava per avvicinarsi, quando dei rumori particolarmente forti attirarono l'attenzione di entrambi i ragazzi sullo scoglio – Wakka aveva tirato una pallonata a Kairi e cercando di sfuggire alla furia di quella ragazzina in bikini si era buttato a mare, tra le risate sguaiate di Sora – e le foche si girarono spaventate prima di sparire tra i flutti.

“Axeeeeeeeel pietà!” urlò Wakka aggrappandosi al loro scoglio con l'aria di un condannato a morte

“Contieniti amico” rise Demyx afferrando la sua tavola e dando un'occhiata eloquente al ragazzo vicino a lui. Axel lo guardò strano ma ridendo a sua volta gli resse il gioco “Che c'è Wakka, Kairi vuole spalmarti di crema solare a morte?” e battè il cinque con Demyx che ululava dalle risate.

“Voi non capite, quella mi ammazza!”

“Credo sia più occupata ad abbassarsi davanti a Sora a raccogliere l'asciugamano” sghignazzò Axel indicando la scena con un lungo dito bianco che poi fissò accigliato. Vent'anni di sole e spiaggia e col cazzo che si abbronzava.

Effettivamente Kairi era piegata quasi a novanta gradi perfetti davanti al ragazzo castano, che era chiaramente combattuto tra lo scappare via urlando con tanto di strilli disperati e il guardare attentamente ciò che la ragazza mostrava.

“Cosa?! Quel maledet-” urlò Wakka nuotando velocemente verso la spiaggia dimenticandosi istantaneamente di loro e riempiendoli di schizzi.

Osservarono per qualche secondo la scena di Wakka che provava a strangolare un Sora ormai disperato e prossimo al backup dati per le troppe cose accadute insieme e Kairi che tornava tranquillamente a prendere il sole sul bagnasciuga usando la loro palla come cuscino per poi rituffarsi in acqua e tornare da Zexion prima che li desse per dispersi e soprattutto, che mettesse in vendita la loro roba e in affitto le loro stanze, quando la voce di Sora che li chiamava strillando da lontano li fece voltare nuovamente.

“Demyx! La suoni ancora la chitarra?”

“Sora, è un Sitar cazzo, sono due anni che te lo ripeto!” urlò di rimando il ragazzo

“Si, ma la suoni?” continuò a chiedere cocciutamente il castano

“Si, Sora, si”

“Stasera si farà il falò di inizio estate, ci serve qualcuno che suoni! Portati la chitarra e venite! Arriveranno anche i ragazzi da fuori!”

Per una ragione che Axel non si spiegava – una a caso, tra il dubbio amletico di truccarsi o meno per andare a fare surf o lo sdegno di fronte alla chiusura feriale del Burger King – era che in quegli atolli dimenticati da dio nessun turista arrivava mai, in nessuna stagione, per nessun motivo. Fatta eccezione per quel paio di ragazzi e ragazze, diversi ogni anno, che arrivavano nel periodo estivo e all'inizio di settembre scomparivano nel nulla, trascinandosi dietro qualche abitante dell'isola. Nessuno degli abitanti riusciva a venire a capo di come, o da dove arrivassero gli stranieri – nessuna barca era attraccata al molo, nessun aereo o elicottero o, che cazzo ne sapeva, deltaplano, aveva sorvolato l'isola – ma se provava a chiedere a qualcuno veniva scacciato malamente. Axel non li biasimava, li tutti erano convinti che gli stranieri portassero guai, ma restare chiuso tra quelle quattro spiagge, per quanto fosse limpido il mare e bianca la sabbia, era una delle otto cose alle quali si era ripromesso di non sottostare.

Per cui quando sentì Demyx dare l'assenso da parte di entrambi decise immediatamente di scoprire la sua personale via di fuga dalle Destiny Islands. Mentre si tuffavano per andarsene gli sembrò per un'istante di vedere un ragazzo con i capelli chiarissimi – alla luce color oro del tramonto in fiamme sembravano arancioni, lunghi come quelli di una ragazza - immergersi tra le onde, ma dopo un giramento di testa capì di esserselo solo immaginato.

Nella sua isola nessuno aveva i capelli chiari del resto.

 

 

Il ragazzo con i capelli del colore della luna osservò i tre ragazzi sul bagnasciuga che si apprestavano ad andarsene in silenzio, nascosto dalla rassicurante forma massiccia dello scoglio, prima di alzarsi e di raggiungere la cascata naturale della spiaggia, dove si sciacquò la pelle bianca dal sale del mare, che aveva preso a tirare appena si era asciugata.

Avrebbe voluto aspettare ancora, magari per farsi conoscere e accettare nella vita dei locali, ma opporsi a un diretto superiore avrebbe portato solo danni, sia a se che ai suoi fratelli. Se non altro, almeno lui e uno dei suoi compagni avevano avuto il bonding. Per gli altri due di loro avrebbero dovuto attendere il lento procedere dell'estate, e se erano sfortunati, la prossima stagione.

Ma il ragazzo era paziente e, girandosi di nuovo verso lo scoglio, osservò suo fratello fermo nella contemplazione di due figure apparentemente in piedi nel mare in lontananza, nudo sotto gli ultimi raggi del tramonto. Il suo corpo, completamente bianco e bagnato, non mostrava tracce di freddo, nessuna increspatura nella pelle chiara come schiuma di mare.

“Quale, dei due?” gli chiese, e la sua voce risultò cavernosa persino alle sue stesse orecchie. Il fatto che non avesse parlato per un lasso di tempo incredibilmente lungo non era una giustificazione plausibile ad avere delle corde vocali spaventose. Forse dopo si sarebbe messo a cantare per esercitarle un minimo, pensò.

“Quello che mi ha seguito, con i capelli di sangue” rispose lentamente, quasi incredulo, gli occhi grandi ancorati alle onde

La voce, al contrario della sua, era graffiante e melodica, e avrebbe fatto sicuramente battere il cuore di un uomo come un tamburo se ascoltata anche per pochi secondi. Esattamente l'effetto che avrebbero dovuto fare al calare della luna sulla baia.

Suo fratello smise di guardare i flutti e con uno scatto dei fianchi si alzò correndo verso di lui, una risata sulle labbra rosse come coralli “La tua voce è bellissima” soffiò sulla sua bocca facendo danzare le parole “Il tuo corpo è perfetto” gli disse allacciandogli le mani al collo, dove i tendini erano tesi come bianche colonne di marmo, incastrando i fianchi nei suoi, trovandolo duro in mezzo alle cosce “Si donerà a te e sarà lieto di farlo, perchè sei la sua esatta metà. Non avere paura.” concluse avvicinandosi di nuovo alla sua bocca. Lui lo baciò con foga - i denti bianchissimi e affilati a mordere le labbra tumide facendole sanguinare, le bocche spalancate e le lingue intrecciate - tirandogli i corti capelli morbidi, che nemmeno l'acqua salata era riuscita a far diventare crespi, sollevandolo tra le braccia con facilità inumana ma stendendolo sulla sabbia delicatamente, come avrebbe fatto con una donna. Gli baciò le cosce chiare già umide dei suoi umori prima di arrivare al sesso eretto e perdere la ragione mentre lo mordeva e lo annusava come farebbe un'animale curioso prima di leccare una delle vene in rilievo sull'asta con la bocca aperta. Sentì il ragazzo ridere mentre gli tirava i capelli e si spingeva contro la sua bocca ansimando ad alta voce non appena la sua lingua toccava la punta bagnata del sesso e la succhiava con guance e labbra, due dita dell'altra mano incastrate dentro al solco tra le sue gambe che entravano e uscivano velocemente fino a trovare quel punto che sapeva gli avrebbe fatto vedere tutto bianco. Il ragazzo sotto di lui lo guardava con un desiderio inconfondibile negli occhi limpidi, la voce che tremava mentre la sua testa andava su e giù sulla sua erezione.

Sentì il proprio pene contrarsi in modo quasi doloroso e leccandolo un'ultima volta tra le gambe gli scivolò dentro, il calore bollente del suo corpo a stringerglisi attorno come un sudario mentre gli spalancava le gambe, costringendo il ragazzo sotto di lui a esporsi maggiormente ai suoi occhi avidi. La vista del suo sesso che si seppelliva dentro a quelle natiche bianche facendo urlare febbrilmente il proprietario che con una mano gli graffiava il petto e con l'altra si masturbava veloce lo spinse a farselo sedere sopra, e con le mani salde sui suoi fianchi lo sollevò ripetutamente contro la sua erezione facendocelo andare incontro fino in fondo, fino a sentire la sua voce ansimargli contro la conchiglia l'orecchio e infine gridando rauca insieme a lui, quando venne.

Percepì la loro presenza ancor prima di vederla, basandosi solo dal rumore del lento incedere dei loro passi sulla sabbia, attutito appena dallo scrosciare delle onde. A volte si chiedeva come - e cosa - avrebbe fatto nella sua esistenza se lui e i suoi fratelli avrebbero intrapreso strade diverse, se il circolo delle loro mani unite si fosse spezzato come si spezzavano rami e coralli al loro passaggio, senza riuscire a darsi una risposta. Aprì gli occhi in tempo per vedere sua sorella in piedi davanti a lui, bagnata anch'ella dalla testa ai piedi, con il sole alle spalle che la incoronava come una regina mentre rideva alla scena che le si presentava davanti

“Se non ci sbrighiamo non arriveremo mai in tempo per il falò” disse quasi cantando, punzecchiandogli una gamba con le unghie lunghe e dandogli un bacio sulle labbra. La morbidezza burrosa del suo corpo, le curve soffici ma sode al contatto delle sue mani, erano una delle cose più belle che avesse visto e sentito nel lungo scorrere dei suoi giorni.

“Non è giusto. Perchè le vostre voci sono già così intonate? Io dico una parola e mi viene il mal di testa!” trillò il suo ultimo fratello che appena finito di bagnarsi dalla cascata

“Mmh” mugolò il ragazzo vicino a lui, raggomitolandosi contro il suo fianco “Tidus, abbassa la voce”

“Anche tu!” gorgheggiò additandolo per poi tapparsi la bocca con le mani terrorizzato dal suono appena uscito

“Parleremo durante la strada, ti riabituerai” promise la sorella alzandosi in piedi “Ora dobbiamo vestirci. Non è tanto normale stare nudi sulla riva, sapete?”

Riku non aveva idea di cosa fosse normale o anormale per gli abitanti di quell'isola, ma seguendo i suoi fratelli verso un'insenatura nascosta tra le rocce, pensò che quella sera sarebbe andato molto vicino a scoprirlo.

 

/

 

Axel era alla terza canna, alla seconda birra e al terzo rifiuto di imboscarsi in qualche posto da parte di alcuni avventori del loro falò e non si era mai annoiato tanto, eccetto forse quella volta in cui era rimasto senza chiavi ed aveva dovuto aspettare che Saix e Marluxia finissero di “parlare”, appollaiato sul pianerottolo come un gatto rosso arruffato. L'avevano piazzato al banco dell'alcool con Xion – unico posto ancora pulito in mezzo a quel lerciume dilagante – e dal basso della sua lucidità mentale doveva stare con tutti i nervi in allerta per non servire roba a Sora – 17 anni, iperattivo -, Kairi – 16 anni, primadonna -, Aqua e Terra – grandi abbastanza per bere, ma già ubriachi fino al midollo – e a Demyx – grande pure lui, ma sin troppo nocivo anche da lucido – ponderò mezzo collassato sul bancone.

Demyx stava suonando una serenata a Zexion, il quale gli aveva blandamente intimato di smetterla con quella lagna e che se proprio voleva suonargli qualcosa poteva darsi quella specie di chitarra in fronte, affermando che mai suono sarebbe stato più gradito alle sue orecchie, ma a quanto pare quello non demordeva. Se non fosse per l'erba che gli stava scopando il cervello in quel preciso istante facendogli vedere tutto luminoso, avrebbe dato una mano al suo amico, visto e considerato che se avesse continuato a suonare quella roba di merda Zexion lo avrebbe prima decapitato e poi avrebbe appeso la sua testa fuori casa loro, in monito ad altri coraggiosi pretendenti. Aqua e Terra ballavano ubriachi insieme a Yuna e Wakka ed ogni volta che Axel alzava lo sguardo avevano sempre meno vestiti addosso – se ne era accorto perchè gli erano inciampati contro qualcosa come una decina di volte, scatenando l'ilarità generale e Aqua gli aveva detto certe cose all'orecchio che lo avevano fatto inorridire, radicando in lui la convinzione di non poter mai più guardare la ragazza come prima – e sempre più alcool in circolo. Cominciava a non capirci più un cazzo e Xion continuava a dargli da bere, aumentando la sua confusione in maniera esponenziale mentre barcollava malamente verso Xigbar, alle prese con un barbecue improvvisato.

Axel non aveva molto da dire su di lui, se non che la prima volta che si era fatto una doccia all'appartamento che condividevano tutti insieme appassionatamente Xigbar lo aveva scambiato per una donna, per poi infilargli una mano sotto l'asciugamano e urlare al contatto con quello che ci trovò. Axel successivamente diede fuoco a un paio di sue riviste porno e il disagio tra i due finì, tranne per le poche volte in cui a lui non andava di acconciarsi i capelli e li lasciava sciolti sulle spalle, sembrando effettivamente una donna visto da dietro.

“Ma quando arrivano questi ragazzini?” piagnucolò mettendosi due wurstel fumanti nel piatto

“L'anno scorso erano venuti appena iniziato il falò” disse Xigbar “Non ho mai visto una donna più bella in vita mia” continuò girando il pane dalla griglia

“Si? Com'era?”

Quello rise sguaiatamente, la benda sull'occhio che si sollevava con gli zigomi ad ogni sussulto della gola “Come cazzo vuoi che era, perfetta come tutti i fottuti stranieri che arrivano qua. Bionda, occhi verdi e due tette così”

“Carina. In mezzo a tutto questo c'era anche un nome magari?” rise Axel divertito per la prima volta dall'inizio della serata

“Credo Laruqualcosa, ma non ci scommetterei le palle. Ho passato più tempo a fissarle le tette che a sentirla parlare, cosa che voi gente con l'orecchino non fate, non so se mi spiego. Perchè ti interessa?”

Axel aveva passato tutto il suo ultimo anno di vita a cercar di fare capire a quel cieco mancato che no, non portava l'orecchino perchè era gay – era solo bisessuale! - ma bensì per un motivo di stile. “Vuoi mettere quanto sembro un pirata con l'orecchino di piume” si sgolava a ripetere, ma Xigbar no, e dagli a dire che era frocio.

“Così. Voglio rimorchiarmi uno straniero e vedere se sono biondi anche li sotto”

“Beh, era strana” continuò “Come gli altri che erano con lei. Tutti i maledetti stranieri che approdano qui si portano sempre via qualcuno, e finchè una strafica tettona non porterà via me continuerò a diffidare di loro e a non dargli confidenza”

“Hai una laurea negli stranieri?” Axel aveva scoperto più cose su di loro in 5 minuti a parlare con Xigbar che in 3 anni di ricerche

“Me ne ha parlato Xaldin”

“Xaldin ha una laurea negli stranieri?”

“E' diventato piuttosto sensibile alla situazione da quando Lexaeus se n'è andato con loro. Erano qualcosa tipo amici” disse prima di tornare alla cottura delle sue salsicce.

Axel stava per ficcare la testa sotto la sabbia a mo di struzzo per la disperazione quando sentì nuovamente la voce di Xig parlargli dritto dentro l'orecchio in un sussurro eccitato “Fatti bello Ax” e tutto il chiacchericcio delle persone intorno a lui cessò, o quasi.

Prima che potesse chiedere qualsiasi tipo di delucidazione li vide.

Ora, Axel poteva dire di aver visto cose meravigliose nella sua vita, uomini e donne capaci di mandargli il pisello in tiro per ore dopo una serata, il tramonto della sua isola, rosso quasi quanto i suoi capelli, se stesso, ma quello che si parò di fronte ai suoi occhi in quel momento fu capace di fargli scendere sia la sbornia che la fattanza.

Sembrava una di quelle scene da film dove un secondo prima erano tutti li a cazzeggiare, e l'attimo dopo arrivava la figa della situazione e tutti si bloccano all'improvviso, sputtanando qualsiasi stronzata stessero facendo.

Erano quattro, tre maschi e una femmina, di un'età che non seppe quantificare con esattezza, vestiti completamente di nero e con la pelle bianchissima, visibile nonostante il buio e l'arancio delle fiamme, che camminavano verso il falò ridendo tra di loro e punzecchiando la ragazza, che dal canto suo sembrava totalmente estranea alle prese in giro, intenta a fissare le persone vicino al falò una a una. Quando Axel intercettò il suo sguardo riuscì a vedere i suoi occhi, chiari nonostante il buio, e la perfetta simmetria del suo viso. Lei rise dando di gomito al ragazzo al suo fianco, il quale si era avvicinato per sentire cosa stava dicendo, abbassandosi per consentire alla ragazza di parlare al suo orecchio.

Prima che realizzasse il tutto Sora scattò in piedi, seguito a ruota da Kairi, Yuna e Wakka, e andò incontro ai quattro ragazzi ridendo sguaiatamente

“Benvenuti alle Destiny Island! Voi siete i ragazzi che vengono da fuori?” Yuna quasi tubò di fronte ai nuovi arrivati e sebbene fosse sin troppo brilla per essere una compagnia piacevole si trattenne abbastanza almeno per dar tempo a quegli illustri sconosciuti di rispondere, prima di portarli a ballare davanti al falò.

La gente che si ammassava di fronte a quei poveri malcapitati cresceva in maniera esponenziale di secondo in secondo, così come crescevano le ordinazioni di cibo e alcool, costringendo Axel e Xigbar a tornare dietro ai banchi per asservire al proprio compito di barman/chef molto improvvisati per la serata.

 

 

Naminè non aveva mai pensato alla sua esistenza in termini particolarmente complicati, ne era particolarmente ansiosa di farlo. Se qualcuno le avesse chiesto quale fosse la cosa che preferiva al mondo avrebbe risposto “I miei fratelli” e con una facilità disarmante avrebbe poi riso cristallina – attenta a non mostrare troppo i denti o le gengive o qualsiasi cosa pensava potesse rompere l'idillio-, osservando il suo interlocutore attraverso i suoi occhi trasparenti come l'acqua, tradendosi appena con lo sguardo di chi è bello e consapevole di esserlo.

Se avesse dovuto rammaricarsi di qualcosa, pensò pettinandosi i capelli biondi con le dita e osservando Riku che riprendeva Tidus intento a sgranchire le corde vocali in quello che sembrava un esercizio canoro, sarebbe stata proprio l'escursione che avrebbero fatto da li a poco alla baia, durante il falò di inizio estate.

Non biasimava Xemnas per averli mandati li - lo sapeva sin da quando aveva memoria, lo sapevano tutti – ma il pensiero di sapere che sarebbe accaduto non lo rendeva meno doloroso, ne smorzava il senso di vuoto dilagante che aveva provato mentre due dei suoi fratelli avevano trovato il loro bonding quel pomeriggio. Era qualcosa di abbastanza controverso. I fili che li univano, stretti da nodi inscioglibili e ricettivi come organi collegati al cuore, avevano preso a tirare come serpenti impazziti, trasportando in tutti e quattro la sensazione della caccia e della completezza. Naminè non riusciva a capacitarsi del perchè si sentisse triste, ma guardando i suoi tre fratelli nel buio della grotta nascosta capì che era perchè quelle sensazioni le avevano sempre provate insieme contemporaneamente, mentre adesso il velo dell'eccitazione permeava solo in Riku e Roxas, e quella languore affamato ma incredibilmente felice nei loro occhi le era più chiaro di quanto desiderasse.

Si alzò in piedi ed andò a prendere i suoi vestiti scuri dalla roccia, che avevano lavato e disteso la notte prima, quando sentì la presenza discreta ma comunque rumorosa di Tidus nella sua testa, e se non lo avesse conosciuto bene quanto si conoscesse lei stessa avrebbe persino pensato che fosse leggermente titubante. Estraneò Riku e Roxas dal suo spazio mentale e 'Che succede?' pensò all'indirizzo di Tidus, mentre si infilava la gonna sulle cosce magre, senza la biancheria che non erano riusciti a trovare. A volte pensava di odiare il languore che la perseguitava umido e caldo in mezzo a quelle gambe ogni qualvolta fosse vicina a loro, ma osservando le risposte dei corpi dei suoi fratelli in reazione al suo non poteva che scartare l'ipotesi di quel presunto odio come sbagliata a prescindere. Erano tutti uniti, in tutti i sensi. Le dispiaceva solo che le cose non potessero restare così in eterno, ma che fossero destinate a cambiare di li a breve.

'Naminè' le fece piacere sentire di nuovo il suono completo e allenato della voce di Tidus, almeno nel suo spazio mentale. Una voce che ti carezzava morbida, con quella particolare asprezza nelle vocali che la scuoteva nell'intimo. Esattamente l'effetto che avrebbero dovuto fare, pensò usando le parole utilizzate da suo fratello poco prima.

'E se non ci riuscissimo? Dovrebbe essere un qualcosa di istantaneo, ma io non sento niente. A parte voi che vi allontanate. E non saprei descriverlo, fa male e bene'

'Ci riusciremo. Abbiamo visto solo una parte degli abitanti, per questo è fondamentale essere perfetti per stasera. Loro saranno sicuramente li.'

Tidus smise di risponderle anche se la sua espressione le straziava ogni singola parte del corpo e lei riaccettò i suoi due fratelli nella mente, che si erano precedentemente accorti dello scambio di pensieri tra i due e ora si avvicinavano incuriositi.

“Pensavo dovessi allenare la voce, non parlare con Naminè mentalmente” lo rimbeccò Riku ferito, mentre Roxas gli scioglieva i nodi che il sale gli aveva creato tra i capelli

“Escludendoci per di più” continuò Roxas scoccando a sua sorella lo stesso sguardo

Lei se ne accorse e gli sorrise voltando appena la testa, da dietro la curva nuda della sua schiena, mentre si abbassava per indossare le scarpe

'Non capite' pensò Tidus mentre si avvicinava alla sua schiena, facendo scorrere un dito lungo il serpente della sua spina dorsale prima di arrivare alla morbida rotondità delle natiche coperte a malapena dalla gonna sottile, che mentre si abbassava si era sollevata lasciandola nuda, e infine più in basso, trovandola bagnata e calda tra le gambe

'Mi sento come se mi strappassero la pelle e me la ricucissero nello stesso momento. Sento che vi allontanate e fa male, ma percepisco la vostra felicità come se fosse la mia, e fa bene'

Le mise due dita dentro, mentre lei sussultava e girandosi si aggrappava ai corti capelli biondi, poco più scuri dei suoi respirando velocemente, spingendosi contro il sesso che sentiva duro contro la linea piatta del suo ventre e che la eccitava ulteriormente

“Voi non potete capire adesso, ma Naminè si” disse smettendo di usare il pensiero e parlando finalmente con la sua voce, togliendole le dita da dentro e facendola lentamente sedere sulla sua erezione, i denti affilati di lei a mordergli una spalla mentre cercava freneticamente di muoversi contro il ritmo lento che lui le imponeva

Roxas aveva smesso di pettinare i capelli di Riku, ora lisci come quando era sott'acqua, e ora li fissava perplesso “Perchè non possiamo capire?”

Tidus rise, strinse i fianchi di Naminè e la fece sbattere forte contro il suo sesso facendola gemere contro la sua bocca, una mano chiusa a coppa contro un suo seno bianco, lasciando intravedere solo il rosa pallido di un capezzolo duro come un acino d'uva, torcendolo pigramente con le stesse dita che prima erano dentro di lei

“Perchè voi avete già trovato il vostro compatibile. Io e Naminè vi seguiamo come la corrente, ma non abbiamo ancora provato lo stesso maremoto di cose che ha travolto voi” si spiegò spingendosi per l'ultima volta dentro di lei, crollando contro il muro di schiena e tirandole pigramente una ciocca di capelli.

Naminè respirava ancora velocemente, ma guardando lo spicchio di cielo blu scuro che si intravedeva dalla grotta si alzò, facendo sgusciare il sesso di Tidus fuori dal suo corpo per andare a mettere la sua canotta leggera, ignorando il principio di risposta di Roxas, che ora li guardava colpevole, allo stesso modo in cui una volta regalandole una conchiglia l'aveva fatta ferire lungo il filo sottile di una delle sue estremità.

Armato di buone intenzioni, ma colpevole del suo dolore allo stesso modo.



Note 2/2

Very well, finalmente posso parlare liberamente senza paura di eventuali spoiler. Che gioia.
NESSUNO E' UN VAMPIRO IN QUESTA STORIA. Ci tenevo a sottolinearlo.
La "natura" di determinati individui sopracitati si capirà sin dal prossimo capitolo, quel che posso dirvi (a voi e al regolamento.......) è che Riku Roxas Tidus e Naminè non sono esattamente fratelli, anche se si chiamano in questo modo.
Il bonding è una sorta di colpo di fulmine/imprinting, per trovare un termine simile sono arrivata a consultare l'archivio delle Winx. Cristo santo.
POI! Come avevo anticipato su (vedi: Note 1/2) cercavo questa storia a pairing AkuRoku/RokuNami dove Axel era uno chef, Roxas una sorta di riccone e Naminè una principessina viziata. Mi piaceva troppo e vorrei rileggerla! Quindi se qualcuno/a conosce l'autore/trice me lo linki, perchè era una del pugno di storie scritte veramente bene che abbia mai letto nella mia nefanda carriera di lettrice di ff XD Io ci spero
Per qualsiasi altro dubbio (e dato che faccio cagare con le spiegazioni sono sicura ne avrete) lasciatemi un commento blablabla recensite blablabla evviva il porno. Olè
Alla prossima, cya

   
 
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