Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Ricorda la storia  |      
Autore: Larryx    08/09/2014    4 recensioni
“Nessuno se n'era ancora accorto, la regina era troppo gentile per provare sentimenti tanto ostili, nessuno avrebbe mai pensato che ella potesse celare una tale bestia dentro il suo cuore.
Anna, però, stava iniziando ad avere qualche sospetto: la sorella aveva iniziato a portare i guanti, come faceva quando era obbligata a soffocare i suoi poteri, gli stessi guanti che lei, poi, le aveva sfilato, causando l'ibernamento dell'estate.
Quei guanti non erano di certo un buon presagio.”
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La vita ad Arindelle scorreva felice, o almeno tutti pensavano così.

Con il passare del tempo Anna e Kristoff avevano costruito una relazione basata sulla reciproca fiducia ed avevano finito per sposarsi.

Ah, quella fu una delle cerimonie più belle ed armoniose che il regno avesse mai visto. Canti, balli, banchetti, allegria sconfinata, Olaf che giocherellava con i bambini, sembrava di essere in una favola.

Con il passare del tempo i loro sentimenti andavano ingigantendosi, ma non solo i loro, anche quelli di Elsa.

La regina, dopo aver vissuto nella pace più assoluta per qualche anno, aveva iniziato a provare una strana invidia nei confronti della sorella, di Kristoff, di quello che essi provavano. Un'invidia che ben presto finì per trasformarsi in odio.

Odio nero come le piume di un corvo, nero come la pece.

Odio per l'amore, odio per l'affetto, odio per quel sentimento grandioso che lei non era ancora riuscita ad assaporare al meglio; il vero amore, probabilmente, era dietro la porta, ma lei non era ancora riuscita a scovarlo.

La sua stanza la diceva lunga sui suoi sentimenti.

Le pareti erano ormai coperte dal ghiaccio, stalattiti pendevano dal soffitto, stalagmiti erano sparse sul pavimento, la finestra era stata completamente coperta dal ghiaccio e una bufera di neve imperversava all'interno delle mura.

Nessuno se n'era ancora accorto, la regina era troppo gentile per provare sentimenti tanto ostili, nessuno avrebbe mai pensato ch'ella potesse celare una tale bestia dentro il suo cuore, nessuno avrebbe mai pensato che il ghiaccio avesse preso possesso persino della sua anima.

Anna, però, stava iniziando ad avere qualche sospetto: la sorella aveva iniziato a portare i guanti, come faceva quando era obbligata a soffocare i suoi poteri, gli stessi guanti che lei, poi, le aveva sfilato, causando l'ibernamento dell'estate.

Quei guanti non erano di certo un buon presagio.

Un giorno, senza farsi scoprire, si avvicinò alla porta della sorella, bussò con cautela e, dopo essersi accertata che la camera fosse chiusa, entrò, richiudendosi la porta alle spalle. Un brivido freddo le percorse la schiena all'istante, quando si girò si trovò davanti a uno di quelli spettacoli che farebbero gelare il sangue di colui o colei che lo sta osservando. Ghiaccio. Ghiaccio ovunque.

Spaventata da quella vista, Anna tornò sui suoi passi, uscì dalla camera della sorella e corse via. Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa.

Non sapeva ancora cosa.

 

Elsa, in quel periodo, aveva preso l'abitudine di ritirarsi nel giardino che si trovava subito alle spalle del palazzo. Quel grande prato le aveva sempre suscitato gioia e allegria, quando era piccola amava stendersi sull'erba e osservare il cielo, soprattutto di notte, quando le stelle si affacciano timidamente sulla terra e le rivolgono il loro cordiale saluto.

L'odio che cresceva dentro di lei, però, era troppo forte e oscuro per essere stroncato da un prato, troppo malvagio per essere addolcito dall'odore dei fiori, troppo soffocante per lasciare spazio alla brezza fresca che scuoteva le cime degli alberi.

Iniziò a camminare avanti e indietro, passo dopo passo, cercando di distogliere la sua mente da quel sentimento, ma ogni tentativo fu vano.

Osservava i suoi piedi alternarsi in un continuo movimento e cercava di pensare ad altro.

Iniziò con il pensare ai suoi genitori.

Aveva sempre pensato che Anna fosse stata la loro preferita, ma avevano amato anche lei, ne era sicura. Forse erano tutte stupide supposizioni costruite da una bambina impaurita.

Amore.

Scosse la testa e cercò di cambiare argomento.

Pensò ad Hans, colui che finse di amare sua sorella e che avrebbe voluto usurparle il trono.

Ancora amore, seppur falso.

Pensò a quando la sorella, per amor suo, s'interpose fra lei e la lama affilata di una spada.

Sempre amore.

L'amore era sempre lì, era presente ovunque si girasse, il cielo sembrava esserne intriso.

Si accasciò a terra, chiuse gli occhi e si passò le mani tra i capelli.

Doveva assolutamente fare qualcosa.

Non sapeva ancora cosa.

 

Passò del tempo. L'odio continuava a corrodere Elsa dall'interno e la preoccupazione di Anna divenne una costante giornaliera.

 

Era una fresca mattinata di primavera e la corte era in festa: la principessa attendeva un bambino.

Una volta appresa la dolce novella, Elsa si rintanò in camera.

Era spaventata. Aveva paura di quel sentimento che le stava crescendo dentro. Anna si rese conto della fuga della sorella e si decise che quello sarebbe stato il momento più adatto per parlarle.

Si alzò lentamente, salutò tutti coloro che le erano attorno e andò in cerca della sorella.

Bussò alla porta.

« Elsa? Puoi lasciarmi entrare? »
Nell'udire quella voce, Elsa spalancò gli occhi e si guardò attorno. Non avrebbe mai potuto far entrare la sorella con la stanza in quelle condizioni. Senza rispondere, si alzò dal letto, si avvicinò alla porta, l'aprì ed uscì, per poi richiudersi la porta alle spalle. Sorrise alla sorella.

« Qualcosa non va, Anna? »

Anna la guardò negli occhi.

« Facciamo due passi? »
Elsa era confusa, ma accettò l'invito. Assieme alla sorella, si diresse verso il prato che tanto amava e, una volta arrivate lì, si sedettero sull'erba fresca, una difronte all'altra.

Anna le prese le mani.

« Sai che escludermi di nuovo dalla tua vita non porterà a nulla di buono... - le sfilò il guanto e le carezzò la mano – Se qualcosa non va, puoi dirmelo. »
Elsa si sentì messa a nudo e ritirò subito la mano, per poi stringersela al petto.

Guardò la sorella negli occhi e abbozzò un sorriso.

« Prenditi cura del tuo bambino. »
Si alzò e tornò a rinchiudersi in camera, lasciando la sorella senza risposte.

Anna aveva fallito nel suo intento.

 

I mesi passarono e la gravidanza avanzava sempre più.

Anna era ormai al nono mese, mancava poco alla nascita, Elsa non si faceva più vedere, se non nelle occasioni in cui la presenza della regina fosse strettamente necessaria.

L'odio stava prendendo il sopravvento. La rabbia cresceva costante dentro di lei.

Anna decise di provare nuovamente a parlare con la sorella.

Raggiunse Elsa nel giardino, ne richiamò l'attenzione e iniziò a parlarle.

Era affaticata, aveva fatto molte scale e le caviglie le facevano male.

« Elsa, fidati di me, io posso aiutarti! »
« No! Non puoi! » Elsa si sentiva scoppiare, la testa le faceva male, il cuore avrebbe voluto scoppiare da un momento all'altro.

« Elsa, io... »
« Tu sai perfettamente cos'è l'amore, ormai. Hai sempre saputo più cose su quest'argomento di quanto io potessi mai sognare! »
La voce iniziava ad incrinarsi nel tentativo di risultare accusatoria.

« Avresti potuto dirmelo prima. » Anna sentì un forte dolore al livello della pancia. Stava succedendo qualcosa al suo bambino.
« Le cose non sarebbero cambiate, l'odio e l'invidia che crescono dentro di me non potranno essere fermate così, da un momento all'altro. »
« Ma... »
Tutto accadde in un istante. Anna smise di parlare e, lentamente, si accasciò al suolo, sfiorò l'erba e iniziò a respirare affannosamente.

Raccolse tutte le forze che aveva in corpo ed urlò il nome della sorella, la quale si girò di scatto e quasi impallidì alla vista della sorella accasciata sull'erba, dolorante.

In un attimo dimenticò il suo odio e si avvicinò ad Anna. Non avrebbe potuto portarla in casa, era troppo pesante.

Fece sdraiare la sorella sull'erba e si allontanò.

Doveva cercare aiuto.

Chiamò il dottore, cercò Kristoff. Non riusciva a trovare il ragazzo ed incaricò Olaf di andarlo a cercare, dopo di che tornò dalla sorella e s'inginocchio affianco a lei.

Il dottore stava esaminando la situazione. Le doglie, ormai, si presentavano ogni due minuti, mancava molto poco.

« Elsa.. » Fece Anna, tra un respiro e l'altro.

Elsa scostò i capelli della sorella dal suo viso sudato e le strinse la mano.

Il dottore iniziava a dare dei comandi ad Anna che, seppur dolorante, seguiva diligentemente, senza obbiezioni.

Le urla erano strazianti, il dolore di Anna sembrava essersi materializzato nel cuore di Elsa. Si sentiva inutile, non poteva fare niente.

Afferrò un panno e iniziò a tamponare la fronte della sorella.

« Spinga! Spinga! »
Anna seguì i comandi e iniziò a sforzarsi per dar vita alla sua creatura.

Il suo viso si contorceva in smorfie di dolore, la sua carnagione candida si era colorita di un rosso intenso.

Dopo non molto si sentì un pianto dolce, quasi celestiale.

« Congratulazioni! E' un maschietto! » Esclamò entusiasta il dottore.

Elsa, incredula di quel che stava vedendo, prese tra le braccia quel fagottino e iniziò a cullarlo. Il bambino si calmò all'istante e aprì leggermente gli occhi.

Kristoff in quel momento fece il suo ingresso, preoccupato, non si accorse di Elsa, ma si precipitò da Anna.

Iniziò ad accarezzarle il volto e a caricarla di domande.

« Come stai? Va tutto bene? Tranquilla, ci sono io qui! »
Anna iniziò a ridere e si rivolse verso Kristoff.

« Ehi, va tutto bene, è un maschietto! »
Anna indicò Elsa che si inginocchiò per permettere sia ad Anna che a Kristoff di vedere il frutto del loro amore.

Kristoff rimase incantato da quello che vedeva, era piacevolmente incantato da quel visino dolce e angelico, voleva vederlo crescere, voleva sentirsi chiamare papà. Carezzò il visino del suo bambino e sorrise.

Dopo di che il ragazzo prese tra le braccia la sua amata per portarla in camera sua, nel letto, per farla riposare un po', Elsa li seguì con il bambino tra le braccia. Non poteva smettere di guardarlo. Non riusciva a credere di aver odiato per così tanto tempo un sentimento che dà dei frutti tanto belli e casti. Era riuscita, finalmente, a ritrovare la pace, era riuscita e sconfiggere l'odio.

Tutto grazie all'amore, tutto grazie al vero amore.

Un bambino ti cambia la vita in meglio, in quel momento anche Elsa imparò questa lezione.

Un bambino era riuscito a purificarla, un bambino era riuscito a riportarle il sorriso, a portarle la pace.

Lei ora sapeva cosa avrebbe dovuto fare, lei ora sapeva che avrebbe dovuto lottare con tutte le sue forze per raggiungere anche lei, un giorno, l'amore, il vero amore.







Note: Una semplicissima fiction senza pretese che, personalmente, non mi soddisfa. Ma va bene lo stesso! ^^

Il titolo proviene dalla canzone "Se vuoi" tratta dalla colonna sonora del film Disney "Tarzan".
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Larryx