Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: BlackSpyra    08/09/2014    6 recensioni
Sapeva quello che veniva mormorato tra le mura ogni qual volta combinava un guaio, o metteva involontariamente in mostra tutta la sua incapacità nell'essere una principessa aggraziata e posata.
O quando camminava al fianco di sua sorella, così immensa e regale da assomigliare più a una dea, che a una regina.
Chi non l'avrebbe potuta considerare un rimpiazzo?
[La storia partecipa al contest ''Can you paint with all the colours of the wind?'' indetto da visbs88 sul forum di Efp]
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                 THE SPARE

 

 

"She's the scholar, athlete, poet. 
I'm the screw up, don't I know it? 
But then, who could even compare?
Of course they're gonna think I'm just the spare."

-Anna-

 

 

 

Elsa si era sempre considerata una persona moderata.
A dire la verità, non era sicura che questo derivasse completamente da una semplice caratteristica della sua personalità.
Forse la causa era il tipo di educazione ricevuta, molto più ligia rispetto a quella di Anna.  O forse si trattava del peso di un regno da governare, che necessitava di una mano tanto ferma e severa, quanto generosa e tollerante.
Magari era per il semplice fatto di essere rimasta chiusa in una stanza fredda e isolata, per tredici lunghi anni, a ripetere notte e giorno un mantra pressante, in modo da contenere tutte le emozioni che sentiva esplodere dentro di sé.
Ma qualunque fosse l'origine di tale dote, poco importava: Elsa l'avrebbe presto depennata dalla lista dei suoi pregi. 
Certo, i suoi poteri ora non rappresentavano più un problema materiale, e questo aveva inizialmente prodotto nella Regina di Arendelle un effetto quasi miracoloso sui suoi nervi, costantemente sull'orlo di una crisi.
Almeno per le prime settimane.

Poi le cose erano cambiate, ed erano diventate molto peggio.
Non era stato il mostruoso carico di lavoro -a cui si era immediatamente sottoposta per la ricostruzione di Arendelle- a renderla quasi più stressata di prima.  
In fondo era stata preparata tutta la vita a ciò che avrebbe comportato divenire regina: giornate infinite, poco sonno, incontri con generali, consiglieri, messaggeri, scartoffie, centinaia di firme a settimana; e poi trattati commerciali, rinnovi di alleanze, visite di cortesia.
Per non parlare dei convenevoli, le feste, i balli, gli eventi da organizzare e presiedere. 

Ma alla pomposità di certi individui…a quella non sarebbe mai stata abbastanza preparata.
Individui come il Duca di Weselton. Che ad un anno di distanza dal Grande Disgelo, e in occasione dei festeggiamenti per l'anniversario dell'incoronazione della regina, non aveva mancato di mandare nuovamente un messo, per richiedere la riapertura delle relazioni commerciali tra i due regni.Seduta ormai da più di un'ora a capo del lungo tavolo del Consiglio, convocato nel bel mezzo delle preparazioni frenetiche per il Festival, Elsa sentiva tutta la sua moderazione venire meno di minuto in minuto.
Avrebbe voluto ridurre tutti ad un ammasso di ghiaccioli.

"Questo è uno scandalo! È un offesa alla corona di Arendelle e alla nostra regina!"
"Smettetela di abbaiare, consigliere! Nessuno di noi è sordo, almeno per il momento!"
"Per il momento è l'espressione giusta, razza di barbagianni!"
"Ma come osate?!"

Elsa si massaggiò le tempie, cercando di alleviare il fastidio provocato da tutto quel fracasso, senza ottenere risultati.
Ora capiva perchè suo padre era sempre di malumore, ogni qual volta usciva da una riunione del Consiglio.
Dei bambini sarebbero riusciti a condurre una discussione più matura e con toni sicuramente più consoni.
"Signori…contegno, vi prego…" la sua voce si perse in mezzo a quelle dei trenta uomini urlanti e impegnati ad accusarsi rispettivamente da un lato all'altro del tavolo.
Il messo, forse l'unico ad accorgersi dell'enorme disagio della sovrana, rimaneva in piedi con la testa abbassata, incerto se intervenire o meno. Elsa alzò leggermente la voce, in un ultimo tentativo di riportare la disciplina in sala con metodi appropriati.
"Signori…vi prego di…" 
"Siete un buffone, generale Fredrik!" 
"Proprio voi, parlate, ammiraglio? Sareste più consono a comandare dei giullari di corte, piuttosto che la flotta di Arendelle!"
Tempo perso.

"HO DETTO SILENZIO!"
La temperatura nella sala calò di colpo, e laddove Elsa aveva sbattuto il palmo aperto per enfatizzare il suo ordine, si erse un enorme punta di ghiaccio che attraversò l'intero tavolo, zittendo effettivamente tutti i presenti in sala.
Un anno fa non le sarebbe nemmeno passato per la testa di usare i suoi poteri per minacciare qualcuno; ma del resto, un anno fa non li avrebbe usati nemmeno per creare un cubetto di ghiaccio.
Quando l'intero Consiglio si ricompose, la giovane fece sparire la sua minacciosa creazione con uno schiocco di dita, per poi raddrizzarsi sul trono in tutta la sua regalità, assumendo un espressione autoritaria.
"Per l'ennesima volta, la mia risposta è no. Un anno fa era no, sei mesi fa era no, e anche oggi potete portare indietro la stessa risposta, ambasciatore: no."
Senza lasciare il tempo all'uomo di obiettare, Elsa continuò a parlare.
"No, non intendo negoziare con Weselton, né ora né mai. La mia è una decisione definitiva e non basterebbero i doni più preziosi al mondo per cambiarla in un responso positivo." si alzò, segno dell'imminente chiusura della riunione.
I presenti si affrettarono a scattare in piedi, ancora terrorizzati dall'esplosione di ira della sovrana.
"Signori…vi auguro una buona giornata." 
"Lunga vita alla Regina Elsa!" gridarono in coro, inchinandosi al suo passaggio. Una volta giunta davanti al messo, si rivolse alle guardie, ordinando che scortassero l'uomo all'uscita.
"Siete invitato a rimanere fino a che non sarete in grado di partire." ormai lontana dal caos primordiale della sala del Consiglio, la regina recuperò parte della sua calma e del suo contegno, sentendosi quasi in colpa per il poveretto, costretto non solo al ruolo ingrato di messaggero per Weselton, ma anche ad assistere ad un raro quanto necessario scatto di esasperazione.
"Vi ringrazio Maestà, ma ho l'ordine di ripartire immediatamente. La nave mi attende appena fuori dal porto." 
"In questo caso, vi auguro un buon viaggio. E vi pregherei di riferire ciò che sto per dirvi." 
Giunti al portone d'ingresso, la regina si fermò, senza perdere il suo tono di cortesia e la sua posa elegante, con le mani giunte davanti a sé e il mento leggermente alzato.
"Dite al Duca che se solo proverà ad affacciare il suo parrucchino sul territorio di Arendelle, sarà un vero piacere mostrargli la nostra ospitalità." 
Il messo, immobile tra le due guardie, corrugò la fronte in segno di confusione.

"Quella riservata ai traditori e agli assassini."

 

                                                                                                 ❄ ❄ ❄

 

 

Ne è valsa la pena.

Affrettandosi per i corridoi del palazzo, Elsa non riusciva a fare a meno di sorridere.
Sapeva di non aver mantenuto una condotta tipicamente consona, e di aver  terrorizzato il messo del duca, ma il solo nome di Weselton le provocava un forte istinto di congelamento totale.
E non su se stessa.
Su una cosa i suoi consiglieri avevano ragione: l'uomo compensava la bassa statura con un ego smisurato. 
Ma come poteva chiedere con tanta nonchalance la riapertura di un qualsiasi rapporto con la nazione che aveva tentato di distruggere, insieme a…
Hans.
Una fitta al cuore le smorzò il fiato, e dovette rallentare il ritmo della camminata. 
Quando le terribili immagini di quel giorno iniziarono a fluirle nella mente, la regina si arrestò del tutto, ansimando lievemente.
"Vostra Maestà?"
La voce calda e profonda di Kai, uno dei servitori più fedeli e vicini alla famiglia reale, la riportò alla realtà immediatamente.
"Vi sentite bene?"
"Oh…Kai…sì, stavo solo…" si passò una mano sulla fronte, facendo tornare al loro posto alcuni ciuffi di capelli scappati dall'intricata acconciatura che le adornava il capo. "…Il Consiglio è durato più delle mie aspettative. Tra poche ore inizierà il Festival e c'è ancora così tanto da fare, io…"
Sospirò, guardando fuori dall'enorme finestra. Il regno in festa, enormi navi che entravano nel porto della città, il suo popolo già in strada, l'aria di euforia.
Tutto sembrava così spaventosamente simile a quel giorno. 
"Spero solo che tutto vada per il meglio." mormorò sommessamente. 
Kai rimase in silenzio, alle sue spalle, osservando preoccupato quelle esili spalle che reggevano un peso fin troppo grande, per una giovane di ventidue anni.
La sua scarsa loquacità doveva aver insospettito la sovrana, che si girò, sorridendo  lievemente.
"C'è forse qualcosa di cui mi devi parlare?"
"Ecco…a dire la verità…" vedendo l'uomo così a disagio, -scena alquanto strana, a dire il vero- decise di allentare la tensione di quella conversazione, sfoggiando un sorriso sincero e confidenziale.
"Non vorrai rimproverarmi per ciò che ho detto a quell'ambasciatore, vero?"
La preoccupazione si allontanò visibilmente sul volto di Kai, che rispose con un tono ugualmente scherzoso.
"Se permettete, Vostra Maestà, non mi divertivo tanto da quando dissi al duca che Arendelle non avrebbe più commerciato con 'Waferton' ".
La regina si portò la mano sulle labbra, come era solita fare per trattenersi dal ridere.
"Oddio, davvero l'hai…?"
"Sul mio onore." i due si guardarono per qualche secondo, poi esplosero in una fragorosa risata.
"Davvero Kai," commentò Elsa, ricomponendosi "non so che direbbe Anna nel vedermi così…" 
"Estroversa?"
"Avrei detto sfacciata." Il servitore non smise di ridere.
"L'etichetta reale è decisamente sopravvalutata in certi casi."
"Immagino che sia così." concluse la giovane, incrociando le braccia, e guardandosi attorno. "Ma se Anna sapesse che sua sorella sta iniziando a correre per i corridoi, e a terrorizzare i membri del Consiglio.."
"Sarebbe fiera di voi." 
"Credo mi ucciderebbe, invece. Dopo tutte le volte che l'ho ripresa per il suo comportamento!" 
Scosse la testa, ricordando tutte le bravate combinate da Anna nel corso degli anni: dai dolci rubati dalle cucine, alle armature degli antenati completamente rovesciate, fino alla decorazione di un grazioso mezzobusto greco su una delle torte, il giorno della sua incoronazione.
Oh Anna...Cosa farei senza di te? pensò sorridendo.
La principessa era stata ovviamente la più entusiasta al pensiero dei festeggiamenti per l'anniversario, ed Elsa aveva deciso di affidarle la gestione delle preparazioni interne al palazzo.
In fondo, per la felicità della sorella, avrebbe fatto di tutto; ed era stata più che contenta di aver ricevuto un concreto aiuto nell'organizzazione di un evento così impegnativo. 
Forse per questo Elsa non si era minimamente insospettita dell'assenza di Anna.
E probabilmente, rimanere chiusa prima nello studio, e in seguito nella Sala del Consiglio, aveva fatto sì che il pettegolezzo non raggiungesse le sue orecchie.
Kai ne fu certo quando la regina domandò:
"A proposito…Dov'è Anna?"
La faccia dell'uomo si rabbuiò nuovamente e in quel momento, Elsa capì che la tensione non aveva nulla a che fare con la preoccupazione del servitore.

"Ecco Maestà…veramente…" incapace di mentirle, Kai sperò solo che i nervi della regina fossero pronti a un colpo simile. "…è proprio di questo che dovrei parlarle."

 

                                                                                                  ❄ ❄ ❄

 

Era stato un semplice incidente, dettato da nient altro che buone intenzioni.
Ma a pensarci bene, ogni qual volta che Anna aveva combinato un disastro, lo aveva fatto con l'intenzione di fare qualcosa di buono.
Semplicemente stavolta non c'era alcun modo di ripararvi. 
Letteralmente.
L'intero gruppo di servitori, sarte, cuoche e paggi, che un secondo prima si stavano muovendo frenetici lungo tutta la Sala del Trono, ora la fissavano con occhi sgranati.
Il globo crucigero era rotolato indietro, fino ai suoi piedi -come a ricordare all'intero pubblico chi l'avesse fatto cadere-, ora ridotto a una semplice sfera dorata ammaccata. La sottile croce adornata dal fiore di Arendelle, che una volta svettava fieramente al di sopra del sacro oggetto, ora assomigliava a una pianticella appassita, piegata da un lato a causa del violento impatto con il muro.
E Anna era rimasta nella stessa posizione da quando era inciampata in quel maledetto tappeto: le braccia protese in avanti, il cuscino di velluto viola, con al di sopra lo scettro ancora pericolosamente in bilico, e un espressione indecifrabile, tra la sorpresa, l'imbarazzo, e il panico che sentiva subentrare ad ogni ticchettio dell'enorme orologio a pendolo in cima alle scale.
Era inciampata in un tappeto. Era inciampata in un tappeto mentre portava i sacri simboli verso il trono. Dove Elsa li avrebbe dovuti sollevare quella sera stessa, davanti a centinaia di persone.
Cosa diavolo avrebbe retto ora, nella mano sinistra?!
E prima che potesse aprire bocca, qualcuno lo stava già facendo al posto suo.
Un brusio di fondo si levò lentamente, mentre parte della servitù si chinava a sussurrare al vicino qualcosa. Probabilmente si trattava per la maggioranza di battute, perchè ben presto iniziarono a udirsi risatine di scherno e commenti che avrebbe preferito non sentire mai di persona.
Perchè Anna sapeva.
Sapeva quello che veniva mormorato tra le mura ogni qual volta combinava un guaio, o metteva involontariamente in mostra tutta la sua incapacità nell'essere una principessa aggraziata e posata.
O quando camminava al fianco di sua sorella, così immensa e regale da assomigliare più a una dea, che a una regina.

Chi non l'avrebbe potuta considerare un rimpiazzo?

Qualcuno le sfilò il cuscino dalle mani, scuotendole una spalla con dolcezza. 
Probabilmente Gerda.
"Principessa Anna…" il tono dolce e rassicurante della balia non ebbe l'effetto sperato.
La ragazza abbassò la testa, e non avendo il coraggio di guardare in faccia nemmeno la sua nutrice, si gettò in una corsa a perdifiato verso l'uscita, sentendo le lacrime sgorgare senza ritegno.
Capì cosa aveva provato Elsa, i cui poteri erano stati messi a nudo davanti ad occhi altrettanti accusatori; e la sua fuga non le sembrò mai tanto giustificata quanto in quel momento.
Poi si ricordò che anche in quell'occasione tutto era successo per causa sua.
E corse ancora più forte, uscendo dalle soffocanti mura del castello.

 

                                                                                                  ❄ ❄ ❄

 

Quando Elsa trovò finalmente la sorella, dopo un'estenuante ricerca per l'intero perimetro del palazzo, ogni pensiero di rimproverarla svanì completamente dalla sua mente.
In tutta la sua vita, aveva visto ben poche volte un'espressione così triste e malinconica su quel viso perennemente sorridente e lentigginoso.
Nel momento in cui la ragazza si girò a guardarla, allarmata dal rumore di passi sull'erba fresca e di un verde intenso, Elsa rivide la stessa Anna di cinque anni che l'aveva fissata sbalordita, quando si era chiusa dietro la porta di una stanza dalla quale non sarebbe più uscita.
Rivide la stessa Anna che all'incoronazione si era illusa di poter parlare con sua sorella come una volta. 
La stessa Anna che la implorava di aprire la porta, perchè il dolore era diventato troppo grande da sopportare, ora che erano rimaste sole.

"Anna…"
Come se lo sguardo di Elsa fosse diventato un sole accecante, Anna tornò a stringersi le braccia, quasi conficcandosi le unghie nella carne.
Non riuscì comunque a trattenere i singhiozzi.
"Volevo solo essere d'aiuto." sussurrò facendosi sempre più piccola, seduta sulle rive di quel laghetto, che era stato il suo miglior compagno durante le solitarie giornate dell'infanzia.
Elsa era confusa. Stressata. Stanca.
Ma stare vicino a sua sorella veniva prima di qualunque altra cosa al mondo.
Perciò senza ulteriori indugi, si inginocchiò lentamente sul prato rigoglioso, alle spalle di Anna, e abbracciò completamente il corpo tremante della ragazza.
Che immediatamente si placò.

Era una posizione speciale per le due, che spesso e volentieri veniva usata da Anna per aiutare la regina a rilassarsi o a lasciar andare tutti i pensieri negativi a fine giornata.
Senza mai lasciare la presa, Elsa si sedette completamente sull'erba, e iniziò ad accarezzare i capelli della sorella, sperando in un ulteriore effetto calmante.
Nel giro di pochi minuti, i singhiozzi si erano visibilmente ridotti.

"Ricordi,Anna?" iniziò la sovrana, con una voce serena e quasi scherzosa. "Ci eravamo nascoste proprio dietro quell'albero, quando avevamo strappato per sbaglio il mantello di nostra madre."
Attese qualche istante, poi vide con sollievo la testa rossiccia sollevarsi, per guardare il grosso tronco di un larice poco distante.
"L'avevamo strappato cercando di verificarne le doti di tappeto volante." 
Sorrise al ricordo, e udì un piccolo suono provenire da Anna.
Una risata.

"Io l'avevo strappato. E tu come sempre hai cercato di difendermi, addossandoti parte della colpa." Nonostante la voce chiaramente più tranquilla, l'evidente senso di pentimento non accennava ad andarsene.
"Ti sbagli."
"No. È così." 
"Anna…" la ragazza si divincolò dall'abbraccio, ma solo per un istante, necessario a farle cambiare posizione. Poteva finalmente vedere gli occhi azzurri e limpidi della principessa, rossi e gonfi per il pianto.
Elsa era stanca di una vista così angosciante. Non aveva attraversato l'inferno di tredici anni di isolamento, per vedere sua sorella ridotta in quello stato.
E tutto per una dannata palla di metallo?!
Viveva per Anna, per il suo sorriso e la sua spensieratezza; e come quello stesso giorno aveva dichiarato, davanti all'intero Consiglio di Arendelle, non sarebbe bastato l'oro di tutto il mondo a perdonare chi aveva tentato di portarle via ciò che più amava.
Le sollevò il viso, guardandola con la stessa espressione di un giudice che  pronuncia una sentenza inappellabile.

"Che valore pensi che abbiano per me due pezzi d'oro, in confronto alla felicità di mia sorella?"

Anna non rispose, ma la guardò intensamente, colpita da parole che Elsa non riusciva mai a pronunciare con facilità.
Abbracciate una vicina all'altra, su quella distesa soffice e così calda, con il sole che illuminava il vestito scintillante di Elsa, si sentirono nuovamente bambine.
In un prato lontano da tutto e da tutti, che sembrava diventare un mondo completamente parallelo, al quale nessun altro aveva accesso.
"Gli ori come lo scettro, il globo e le medaglie, il mantello, e perfino la corona… Sono solo simboli, Anna. Non sono quelli a fare di me, o chiunque altro li possegga, una regina." 
Appoggiò il palmo della mano sulla guancia arrossata e sorrise.

"Ciò che mi ha reso quella che sono, sorella mia, sei tu."

Senza farsi coinvolgere dalle emozioni che le stavano attanagliando il cuore, Elsa continuò. "Hai salvato Arendelle, hai scalato la montagna del Nord per cercare di riportarmi indietro, e anche quando tutto sembrava perduto, non hai mai smesso di credere in me. Nemmeno per un istante. Nemmeno quando con queste mie stesse mani ti ho congelato il cuore."  

Una leggera brezza arrivò dal mare, e dopo aver accarezzato gli stendardi alle porte del castello, le tende nelle case della popolazione di Arendelle e le foglie al di sopra delle loro teste; innalzò il mantello di Elsa, facendolo prima vibrare come l'ala di un'aquila in volo, per poi lasciarlo ad accasciarsi dolcemente sui loro volti, come una cupola protettiva e inviolabile.
E Anna lasciò andare un lungo sospiro, nel quale aveva trattenuto tutta l'angoscia provata in quelle ultime ore. Ora tutto stava svanendo, e il dolore lasciava lentamente posto a un senso di pace e serenità, simile a quello di una bambina nel ventre materno.
"Non posso entrare nelle menti di ogni cittadino del regno e cambiare il loro modo di pensare. Non posso curarmi dei pettegolezzi di corte, e sinceramente, nemmeno tu dovresti farlo. Ciò che importa è che tu sappia che le persone che contano, i veri amici, e chi ti ama, ti apprezzano per quella che sei."
La mano della regina scese a stuzzicarle una delle trecce.
"Non vogliamo 'Anna l'aggraziata', o 'Anna la perfetta principessa. Vogliamo solo Anna."
Con uno leggero movimento della mano, avvicinò la testa della sorella e le baciò la fronte.

"Non permettere mai a nessuno di insinuarti il dubbio di essere solo un rimpiazzo. Compresa te stessa."

Anna lasciò che l'abbraccio della sorella la cullasse a lungo, e finalmente sentì il sorriso tornarle sulle labbra.

Elsa aveva ragione. Come sempre, del resto.
E si chiese perchè avesse perso di vista ciò che veramente contava, per una semplice caduta.
In fondo, non era stata la prima, né sarebbe stata l'ultima.

Solo Anna.

"Allora, che ne dici di usare un mezzobusto greco al posto del globo? Con la torta della tua incoronazione aveva funzionato." propose scherzando.
"Quale torta?"

Appunto.

 

❄ Fine ❄

                                                                                                    


Note dell'autrice:
La storia partecipa allo splendido concorso "Can you paint with all the colors of the wind?" di visbs88, sul forum di efp. È stata un'ottima occasione per tornare dopo tanto tempo a scrivere qualcosa (oltretutto, su una delle mie grandi passioni, Frozen), e nonostante sia insoddisfatta per molti aspetti, mi è risultato divertente e piacevole tornare in carreggiata ^_^ Del resto questo è l'importante, no? ;) 
Come potrete notar dal piccoolo pezzo di testo a inizio fanfiction, mi sono ispirata a uno degli Outtakes (cioè, le canzoni eliminate) del film: More than Just a Spare, dove viene analizzato il senso di inferiorità di Anna nei confronti di Elsa.
Le critiche costruttive o semplici commenti/apprezzamenti sono graditissimi!
Grazie per aver letto! :) 

  
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