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Autore: Marlene Ludovikovna    09/09/2014    3 recensioni
È il 1936 quando il giornalista inglese Thomas Bartley, durante un viaggio in Marocco, s'infatua della giovane Kitty Pfenning, una sognante ragazza austriaca sempre immersa nelle sue letture, in viaggio con i genitori.
Quando Kitty deve ripartire per l'Austria i due iniziano a scriversi condividendo tutto e continuando le loro vite. Thomas diventa un giornalista piuttosto acclamato mentre nel frattempo Kitty cresce e, con l'avvento del nazismo, è sempre più decisa a scappare per l'Inghilterra e a raggiungere Thomas.
Un legame intenso, insofferente, sincero e un po' egoistico unisce Kitty e Thomas, decisi a ritrovarsi e ad amarsi senza ritegno.
- La vide e si sentì pieno d'una gioia stridente; essa nacque spontanea dentro di lui, nel momento in cui potè risentire il corpo Kitty tra le sue braccia: ora poteva davvero sentire che era vera. Poteva toccarla, stringerla a sé e sentire il profumo dei suoi capelli.
Non erano più a Tangeri, erano a Londra. Il profumo speziato era sostituito da quello umido della stazione. Tantissimi avvenimenti si erano successi per arrivare alla loro unione e ora erano lì ed erano insieme.
“Chi tu non abbandoni, né tempesta né pioggia lo faranno tremare...” Sussurrò Kitty. -
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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PARTE PRIMA 


Capitolo settimo

 


Mancava una settimana al compleanno di Kitty, che cadeva il 14 di luglio.

Si era accorta che stava crescendo tre anni prima, quando aveva notato che il suo compleanno era imminente e che non gliene importanva assolutamente niente.

Il suo regalo era quello di partire per Marrakech con Thomas, Maxwell e Dorothy. I genitori l'avrebbero raggiunta dopo.

Era stato Richard ad insistere perché ciò avvenisse; Helene era preoccupata, a aveva da sempre una colpa da espiare con Richard, da quando era nata Kitty. Gli aveva fatto addirittura scegliere il nome per intero senza proferire parola:

Marie-Katharina Charlotte Antoinette Gisela.

La sua colpa però non si sarebbe mai espiata abbastanza e diventava un po' meno consistente con il passare del tempo, milligrammo per milligrammo, ma restava comunque pesante come una montagna.

Quella felicità che Helene non poteva avere, Richard desiderava l'avesse Kitty e lei non vedeva l'ora di passare così tanto tempo con quell'uomo di cui si era innamorata senza nemmeno accorgersene: l'aveva saputo Thomas, prima di lei.

Questo sentimento, che temeva a rivelarsi, la inibiva terribilmente! Avrebbe voluto parlarci tutto il tempo, ma temeva di risultare assillante.

Thomas avrebbe voluto stare sempre con Kitty, ma temeva di affrettare troppo le cose.

Quel pomerggio Kitty lo incrociò mentre si avvicinava alla riva, dopo un lunghissimo bagno.

I capelli, lunghissimi, le si appiccicavano alla schiena facendola pentire di esserseli sciolti.

“Buon pomeriggio, Thomas!”

Kitty gli rivolse quel sorriso timido e allo stesso tempo entusiasta mentre metteva la mano tesa a ripararsi dal sole.

“Buon pomeriggio.”

Lui si destò; l'estasi era la prima, il contegno veniva dopo.

Indossava una camicia bianca in lino mezza aperta e dei pantaloni al ginocchio.

“Sto morendo di caldo” disse lui sorridendole.

“Se vuoi bagnarti ti posso portare all'ombrellone la camicia, così non devi fare avanti e indietro un sacco di volte, tanto stavo uscendo” gli propose lei in tutta spontaneità, con una scrollatina di spalle.

“Oh, no tranquilla. Vuoi fare una passeggiata con me?”

Kitty disse di sì. Ovvio che voleva!

Tom aveva la camicia aperta; Kitty esplorò con lo sguardo la sua pelle nuda pur non volendolo fare, pur arrossendo, pur sperando che lui non l'avrebbe notato.

“Posso chiedertelo io un favore?” chiese Kitty, scostandosi i fastidiosi capelli, che continuavano ad appicicarsi alla schiena.

“Certo” rispose.

“Potresti legarmi i capelli, per favore? Mi danno un sacco fastidio.”

“Va bene, girati, hai un elastico?”

Kitty si girò e gli porse l'elastico che aveva al polso.

Tom squadrò un secondo i capelli di Kitty, scuriti e resi lucidi dall'acqua.

“Come te li devo legare?”

Che bella voce aveva, pensò Kitty. L'avrebbe ascoltata all'infinito.

“As you like it, and as you can” rise lei aggiungendo: “Hai mai legato i capelli ad una ragazza?”

“So che ti può sembrare strano, ma a volte ho fatto la treccia a Dorothy quando era bambina.”

Ecco come si diceva! Pensò Kitty che gliel'avrebbe voluto domandare.

Lui iniziò a intrecciarle le ciocche di capelli provando a non farle troppo male.

Kitty fu scossa da un piacevole brivido; le piaceva un sacco la sensazione di quando qualcuno le pettinava i capelli o glieli legava. Questa volta il brivido non era generato solamente da questo. Erano i polpastrelli di Thomas che accidentalmente le accarezzavano la schiena.

Lei sospirò.

Poi dopo qualche altro intreccio lui le chiese l'elastico e lo porse prontamente.

Tom fece poi un'espressione divertita, distanziandosi come per ammirare il suo operato.

“Ammetto che non sia il massimo, appena torni da tua mamma fattela rifare perché ho paura di aver fatto una cosa orribile. Oh, si, cielo!, è tremenda!”

Kitty prese i capelli tra le mani.

Si unì a lui nella risata.

“Non fa così schifo.”

Va bene, era un po' aggrovigliata, ma Tom era un editore, non un parrucchiere.

Tom sorrise.

Avrebbe voluto baciarle la guancia; sì, l'avrebbe presa e avvicinata a lei e le avrebbe baciato la guancia e poi la bocca.

Trovava particolarmente affascinante il modo in cui Kitty era sincera senza essere sgarbata, la sua spontaneità, che non avrebbe dovuto rendere conto a nessuna etichetta perché era una spontaneità garbata e amorevole.

Ma... Che male c'era nel darle un bacio? Che male ci sarebbe stato?

“Lo sai che sei proprio un tesoro di ragazzina?” Le disse.

Kitty sorrise, in un modo ironicamente infantile e rispose: “Ho quasi diciassette anni e non sono una ragazzina.”

Facevano parte della sua particolare maturità quell'ironia e la consapevolezza dell'essere giovane.

“Sei un tesoro di ragazza, allora, Kitty.”

Ridevano e continuavano a camminare, beati. A lei piaceva come Tom pronunciava il suo nome. La t sembrava quasi una sola.

Lui la cinse con il braccio.

Oh, Dio! Pensò lei. E come si sentiva stupida, ora che provava tutto quello di cui parlavano quelle sciocche delle sue compagne di scuola.

“Se ti do un bacio ti scandalizzi?” rise lui.

“No.”

Lei si stringeva a lui tra un risolino e l'altro; era tipico delle ragazze della sua generazione e di quell'età avere una piena fiducia negli uomini.

Sentiva la stoffa bagnata della camicia contro la sua pelle – non era stata una grande idea bagnarsi con la camicia.

“Oh, benissimo, allora.”

Il contatto delle labbra sulla sua guancia bagnata fu come un qualsiasi altro bacio di cortesia.

Ma il suo braccio le cingeva la vita! La vita stretta nel costume a pois, mentre aveva praticamente tutte le gambe nude!

Rise.

Avrebbe voluto essere baciata sempre, da Thomas.

Quando si staccarono e si guardavano ricambiavano entrambi l'affetto l'uno dell'altro.

“Sai, Kitty, tu mi dai delle emozioni pittoriche.”

“Pittoriche?”

“Sì, se fossi bravo a dipingere ti dipingerei. Il tuo lato germanico sarà perfettamente in grado di sentirsi in linea con il Romanticismo – Kitty rise -, sai... Quelle cose sull'attrazione artistica delle muse. Goethe ha avuto sensazione pittorica e sensoriale nei confronti di Carlotta. E in quel senso, Kitty, sei Carlotta.”

Era il complimento più bello che le avessero mai fatto.

“Io?”

“Esattamente”.

D'altronde neanche Carlotta si rendeva conto del suo fantastico potere.

 

Passeggiarono lungo la spiaggia, nel frattempo erano già le sei e iniziava a farsi meno caldo. Il sole almeno non picchiava più.

Tom si chinava a schizzarsi un po' d'acqua addosso.

“Credo di non voler tornare più in Inghilterra” disse lui, con beatitudine.

Se solo avesse potuto toccarla il mondo sarebbe stato fantastico, ma provò ad accontentarsi delle fantasie.

Se la sposerai sarà tutta tua... Ma chi mi dice che non trovi un Kurt o un Fritz del cazzo e si dimentichi di tutto? Adesso è innamorata, lo so io meglio di lei, capisco quando una ragazza è innamorata, ma... Lo sarà ancora per molto? Che idiota, sono a sottovalutarla. È ovvio che se le piacessero i ragazzetti della sua età non mi guarderebbe in quel modo e poi... Poi dovrò trovarmi dei passatempi finché non tornerà... Potrei immaginare che sia lei, c'è Elsie che se cambiasse faccia potrebbe somigliarle e... Basta, diamine!

“Nemmeno io vorrei tornare in Austria” concordò Kitty guardando tutto ciò che era intorno a loro; che era la spiaggia, la città che s'intravedeva, con le sue casette bianche, il cielo terso. Per un momento s'incupì: in Austria le strade erano piene di volantini con scritto a caratteri germanici “Unitevi al Fuhrer”- ma anche no. Perché la democrazia fa così schifo a tutti? Perché l'Austria non è come l'Inghilterra?

Tom capì dal modo in cui aveva guardato in basso. Per un momento l'immagine dei suoi piedi nell'acqua, della sabbia, si era sovrapposta a quella di lei, in mocassini, mentre tornava da teatro e la strada era piena di volantini.

“Charlie Chaplin ha creato un partito?” chiedeva ridendo ad Hans.

“Chi è?”

Lui si fermava a guardare i volantini.

“Ah, pensa! Me lo diceva giusto ieri mio zio. Era il tizio che era con lui all'esame dell'Accademia delle Belle Arti qui a Vienna. Non è stato preso e si è dato alla politica.”

A Kitty era sembrato un po' un poveraccio, in quel momento. Quando aveva visitato i suoi parenti in Germania si era però quasi convinta e ora provava repulsione e scarso interesse.

Tom la guardava comprensivo. “Ti riferisci a...”

“Sì, davvero, non è tanto per le loro idee. In Germania non sembra stia facendo nemmeno niente di male, ma davvero, possono anche fare i pazzi tra di loro e non venire a disturbarci a teatro. Uno di loro era nella nostra compagnia e mi aveva fatto quasi odiare Goethe, poi mi sono davvero pentita per averlo solo pensato. So che sembrerò pazza, ma è stato il mio primo amore. Comunque questo tale aveva iniziato a rasarsi i capelli come se li fanno loro e quando abbiamo proposto Il mercante di Venezia lui ha detto 'Non ci penso neanche di prendere parte alle vostre tragediuccole da anglofili sporchi ebrei! Se aveste un minimo di rispetto scegliereste un poeta di lingua tedesca...” e poi ha continuato su questo filo.”

Thomas l'ascoltava con le sopracciglia aggrottate.

“Tu che hai fatto? Insomma, come gli avete risposto? L'avrete denunciato immagino, per questo comprotamento sovversivo, vero?”
Kitty sorrise.

“Veramente gli ho riso in faccia.”

Tom sorrise e poi si rasserì.

“Kitty, tesoro, io penso però che non dovreste limitarvi a ridere, insomma, capisco che siano dei buffoni, ma comunque si prendono gioco delle istituzioni e ciò non andrebbe assolutamente permesso.”

Fu la prima volta che Kitty discordò da Tom.

Se io vivessi in Germania l'istituzione sarebbe quella. Cosa dovrei fare? Un'istituzione si è presa gioco dell'istituzione precedente, sì. Ma poi lo è diventata lei stessa. La Germania d'altronde non è mai stata la Repubblica di Weimar. È stata il Secondo Reich, ed era logica successione che ci fosse un Terzo, solo che questa volta il potere non è dettato dal ramo nobiliare ma dal carisma, dal potere sulla popolazione. Se un'istituzione è folle, e lo sono le leggi – ed esse sono effettivamente moralmente sbagliate -, bisogna comunque rispettarla in quanto tale?

La sua mente ragionava velocemente aveva messo insieme quella sentenza in due secondi, ma era rimasta in silenzio; una piccola ruga accanto al sopracciglio destro segnava il suo stato pensoso.

Tom la guardò sogghignando.

“Lo so che vuoi dire qualcosa. Dillo, non sei costretta a condividere qualsiasi cosa pensano gli adulti. Tanto più puoi non avere filtri con me o con Dorothy, puoi dirci qualsiasi cosa. Davvero, potresti essere marxista e ti vorremmo bene lo stesso.”

Kitty sorrise.

Gli disse quello che aveva appena pensato.

Tom si fermò.

“Tu non hai davvero sedici anni.”

Lei sorrise; glielo dicevano spesso.

“Infatti ne ho quasi diciassette” scherzò.

Thomas le disse quanto il suo pensiero fosse accurato e ben espresso, le raccomandò di leggere diversi teorici di idee diverse, una volta arrivata in Austria, e di fargli sapere cosa ne pensava tramite lettera. Le avrebbe stilato una lista in albergo.

Kitty aveva asserito contenta. Il suo volto era terso dall'acqua salina; aveva quella purezza, quella freschezza che dava solo il contatto con l'acqua. Il naso era un po' arrossato dal sole, gli occhi schiariti dal continuo contatto con la luce, le labbra perfettamente rosa. Sulla pelle del suo corpo giacevano leggiadre goccioline d'acqua salata. 
 


 

angolo autrice

 


Ebbene eccomi qui con un grande ritardo ad aggiornare! 
Premetto che questo ritardo non è dato da pigrizia o altro - infatti ho già pronti su carta i capitoli fino al nove -, ma dal fatto che la tecnologia mi odia e il computer non ne vuole sapere di funzionare.
Un'altra cosa che devo dire è che questo capitolo in teoria aveva un'altra parte, ma dato che se no veniva veramente troppo lungo ho dovuto dividerlo.
Scusatemi immensamente per il ritardo, ma non ho potuto fare molto!
Se Dio vuole riuscirò ad aggiornare il prossimo martedì - inizia la scuola aiuto!. 
Un'altra cosa che volevo assolutamente comunicare è questa: se voi avete altre storie di questo genere - romantico/storico/age gap (storie d'amore con differenza d'età) o comunque storie che vi sono piaciute - da consigliarmi - anche vostre! - ve ne sarei molto grata e sarei contenta anche di passare a darvi un parere :)
Capsico cosa voglia dire essere un emergente qui su Efp e credo che il passaparola sia molto importante per far conoscere storie diverse dalle solite famose.
E nisba, ho finito con i miei sproloqui. :')
Spero il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire la storia. <3
Un bacio e alla prossima, 

Marlene Ludovikovna


 

 
   
 
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