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Autore: Petuniabianca    10/09/2014    0 recensioni
Ecco la storia di una ragazzina che ha imparato a vivere da sola, non ha bisogno dell'aiuto di nessuno, almeno è quello di cui è convinta...
Tratto dalla storia:
la mia mente è sempre stato un uragano di emozioni, pensieri e ricordi, non sono mai stata capace di fermarmi un istante per fare mente locale, ho sempre colto ogni singolo “pezzo” che mi trovavo davanti e a posto di cercare di unirlo agli altri per formare quel grande puzzle che poi sarebbe la mia vita ho preferito buttarlo a caso in quella grande scatola chiamata mente e lasciarlo lì.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Ok, sappiate che non ho nessuna intenzione di rompervi le scatole ne tanto meno di coinvolgervi nella mia via o suscitare pena facendo la vittima, questo per me è solo un modo per sfogarmi, per far chiarezza nella mia mente, riordinare le idee. Sono sempre stata una ragazza molto confusa, la mia mente è sempre stato un uragano di emozioni, pensieri e ricordi, non sono mai stata capace di fermarmi un istante per fare mente locale, ho sempre colto ogni singolo “pezzo” che mi trovavo davanti e a posto di cercare di unirlo agli altri per formare quel grande puzzle che poi sarebbe la mia vita ho preferito buttarlo a caso in quella grande scatola chiamata mente e lasciarlo lì. Non so se mi capite. Ho sempre preso atto di tutto, sono una persona che realizza e lascia alle spalle molto facilmente le cose che mi accadono, non sono fatta per scervellarmi ore e ore, rovinandomi l’esistenza per scelte che hanno fatto gli alti, non ho mai dato troppa attenzione alle vicende che accadevano intorno a me, neanche se ero io la protagonista. Il problema è che facendo così, me ne rendo conto solo ora, rischio di collassare; i ricordi, le discussioni, le situazioni, tutto si mischia nella mia testa formando il famoso uragano di cui ho parlato poco fa, e se continuo a ignorarlo e a ficcarci dentro altri “pezzi di puzzle” questo rischia di esplodere spargendo “pezzi di puzzle” ovunque e io non voglio risultare da quelli che mi stanno accanto, ne una pazza sclerotica ne tanto meno una depressa che è rimasta ferita dai suoi stessi “pezzi di puzzle”. Quindi dopo aver delirato per un po’ sono arrivata ad una conclusione: oggi, in questa giornata estiva che sta per finire, finalmente mi deciderò di calmare l’uragano che c’è in me e di riordinare ogni singolo “pezzo di puzzle”, e mi servirò di voi per riuscire nel mio intento. Innanzitutto mi presento: mi chiamo Asia, ho quindici anni e abito in una cittadella non troppo piccola ma neanche troppo grande sperduta da qualche parte nella Pianura Padana, precisamente abito nel quartiere “agiato” della città, in una villetta di tre piani con un giardino enorme con tanto di piscina ma non iniziate a invidiarmi perché vi garantisco che non si sta poi così bene in una casa così grande soprattutto se si abita in pochi e se fino a poco tempo fa si era abituati ad abitare con una persona in più. Ma immagino che non abbiate compreso quest’ultima affermazione quindi mi spiegherò meglio. Io attualmente abito con mio padre, Vittorio, un vecchio scorbutico che ha capito che voleva formare una famiglia troppo tardi e con mio fratello, Emanuele, un ragazzino di due anni in meno di me alquanto viziato e prepotente. Prima con noi viveva anche l’unica persona che è sempre riuscita a capirmi: mi madre. Lei si chiamava Stefania, aveva 15 anni in meno di mio padre ed era una donna fantastica. Ora voi mi chiederete: come mai adoravi così tanto tua madre? In effetti avete ragione, è strano che un’adolescente si trovi così d’accordo con la propria madre, ma che vi posso dire, sono stata fortunata! Mentre con uno dei due genitori non mi è andata affatto bene, con l’altra sì, uno su due insomma, dai mi poteva andare peggio! Peccato che questa persona, la mia mamma, quella donna tanto fantastica di cui vi ho parlato, adesso mi abbia abbandonato. È morta qualche mese fa per colpa di un deficiente ubriaco che andava troppo veloce nelle vicinanze di una scuola superiore. Lei stava andando a prendere a scuola, l’unica volta da quando sono alle superiori (di solito prendo l’autobus) la sua figlia prediletta il giorno del suo compleanno. Io ero davanti al cancello e l’aspettavo, lei doveva solo attraversare quelle fottute strisce, ma a quanto pare a preferito fare di meglio, a preferito abbandonarmi qui, ormai sola in questo mondo di merda. È morta davanti a me. E io non ho potuto fare nulla per impedirlo. Ma come vi ho già accennato prima, io faccio davvero in fretta a smaltire i brutti colpi, quindi, mentre mio padre è dimagrito di 10 kili dall’accaduto e sembra ancora sconvolto e mio fratello continua ad andare costantemente dallo psicologo, io, la persona più legata a lei, ha superato tutto, almeno in apparenza, in brevissimo tempo. Non c’è tempo di star male, chi me lo fa fare di piangere ogni sera per una persona che dicono essere in un posto migliore? Perché dovrei pensare a lei in continuazione se lei non ci ha pensato due volte a farsi investire così, davanti a me? Perché dovrei sentirmi in colpa se è stata sua l’idea di venirmi a prendere a scuola solo perché compivo gli anni? Voglio dire, perché per una volta non poteva fare la persona normale che per il quindicesimo compleanno della propria figlia si limita a comprare una stupida torta? Perché lei doveva sempre fare di più, sempre dimostrarsi disponibile e attenta alle mia esigenze? Non poteva semplicemente comportarsi come si comportano tutti gli altri? E non voglio neanche pensare a quello che poteva aver organizzato per quella giornata, non lo saprò mai perché adesso lei non c’è più. No, io non posso permetter mettermi di star male, io devo essere superiore a tutto questo, io SONO superiore! Superiore alla sofferenza, all’ingiustizia e pure alla morte. Quindi adesso, da quando lei non c’è più, torno a casa tutti i giorni da scuola alle tredici e appena arrivata a casa faccio da mangiare per tre persone, apparecchio, sparecchio, faccio la lavatrice e pulisco la casa, per poi fare i compiti e studiare per il girono dopo la sera perché nel pomeriggio non ho tempo. E tutto questo lo faccio con il sorriso sulle labbra perché non posso permettermi di farmi vedere triste, non posso cedere, non posso farmi vedere debole o scansafatiche. L’Asia che tutti conosco non è debole, non piange, non si arrendere e non si fa prendere da sconforto e malinconia. Qui sono l’unica che ha avuto le palle di prendere in mano la situazione e farò vedere a tutti che mentre colui che dovrebbe essere responsabile e padrone della casa è troppo impegnato a commiserarsi io, sua figlia, colei che dovrebbe solo studiare e urlagli contro per cose futili come la discoteca e l’ultimo abito firmato prende in mano questa famiglia che senza di lei andrebbe a sfracello. Ok, ora sarò sembrata una pazza psicopatica che si sente il Dio sceso in terra, ma tranquilli, io non mi faccio problemi, pensatelo pure, tanto è quello che pensato tutti di me, compreso e soprattutto mio padre. Non ho molti amici e anzi di veri amici, quelli che ti difendono in ogni caso, che capiscono al volo se stai male e fanno di tutti per strapparti un sorriso, di quelli non ne ho neanche uno. Ho quegli amici che ogni tanto mi chiamano per uscire se non c’è nessuno di meglio, quelli che mi chiedono di fargli copiare la versione di latino che c’era di compito, quelli che colgono sempre l’occasione di sparlare di me quando non ci sono, sì di quegli amici ne ho a bizzeffe! Ma meglio così, l’Asia che tutti conoscono non ha bisogno di amici veri! Lei si tiene quelli falsi, esce con loro quando la casa e lo studio la lasciano respirare per un secondo e poi se ne va per dar loro la possibilità di sparlare di lei alla grande. Ok, è ora di cena, devo andare a preparare del cibo commestibile prima che quel moccioso di mio fratello inizi a lamentarsi, prima di farlo, però, ci tengo a ringraziarvi per la pazienza che avete avuto leggendo questo mio sfogo, spero di non essermi fatta odiare più del previsto, l’Asia che tutti conoscono, ora l’avete conosciuta anche voi, la vera Asia è, ovviamente, totalmente diversa ma questo è un altro discorso che non sono ancora pronta a far emergere dal mio uragano, quel “pezzo di puzzle” rimarrà sepolto nella scatola ancora per un po’. Addio a tutti. Asia. ANGOLO AUTORE: Salve a tutti volevo precisare che questa storia non è riferita a nessuna persona in particolare ma ho semplicemente colto piccoli tratti da diverse persone che mi circondano nella mia vita quotidiana, compresa me stessa e li ho uniti tutti formando questo personaggio. Spero vi piaccia! Recensite che qualsiasi parere sarà gradito, se questo personaggio piace farò altre storie di questo genere con lei come protagonista. Un bacione a tutti! Petunia.
   
 
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