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Autore: passiflora    12/09/2014    3 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.

Chi custodisce segreti simili, intimamente sa di compiere un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio; un atto che riesce a farli sentire potenti, quasi che il loro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare ciò che sanno. Questi individui si sentono parte di una oscura élite, selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso, ma fatale fardello. Custodire un segreto simile è un atto capace di far sentire un uomo vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodergli l’anima fino a condurlo alla rovina.

 

Thyme doveva essere stata una di quelle persone; doveva essere stata in possesso di uno di quei grandi segreti perché era l’unica ragione che avrebbe potuto indurre qualcuno a ridurla in quel modo. Questo era quello che pensava Sage, fissando il corpo dell'amica graziosamente adagiato all’interno della bara.

Qualcuno, dopo l’autopsia, si era preso il compito di ricomporre il cadavere di Thyme e lo aveva truccato e vestito con abiti adatti ad una scolaretta dodicenne. "Se solo lei lo avesse saputo si sarebbe arrabbiata moltissimo" pensò Sage fissando il giovane corpo morto circondato da fiori freschi. "Thyme si sarebbe certamente fatta seppellire con addosso un tailleur nero attillato, tacchi a spillo e occhiali da sole. Non con maglioncino verde e gonna a scacchi".

Il viso di Thyme, coperto da un’importante strato di cerone per nascondere la sfumatura bluastra assunta dalla pelle, si era gonfiato, come anche le mani dalle quali erano state estirpate le unghie finte che lei amava; il corpo sembrava essersi sciolto dall'interno, così che il liquidi ristagnavano verso il fondo e conferivano all’intero corpo un aspetto molle. Il collo era solcato dalla ferita che l'aveva uccisa che sebbene fosse stata ripulita e ricucita per sembrare meno profonda rimaneva comunque lì, visibile e intollerabile agli occhi dei disperati presenti. Però, anche in quelle condizioni, Thyme rimaneva bellissima, sfolgorante, esattamente com’era stata da viva. Sembrava addirittura che tutto il velluto viola del rivestimento interno della bara non facesse che far risaltare i suoi ricci dorati.

Accanto a Sage, Tea singhiozzava sommessamente. Vicino a lei Fred, Varga e Pool rimanevano in silenzio, gli occhi fissi nel vuoto, ognuno assorto nei propri pensieri. Pool, che frequentava abitualmente la chiesa, sembrava essere quello meno a disagio. I gemelli, invece, si tenevano ben lontani da qualunque celebrazione religiosa e avevano fatto uno strappo alla propria personale regola per essere lì, avvolti dentro i loro migliori cappotti neri, che conferivano loro un’aria stranamente lugubre.

“Che pensino ad altro" si disse Sage. " Sempre meglio che guardare quell'orrore”.

 

La funzione ebbe inizio pochi attimi dopo e per tutta la sua durata fu un susseguirsi di parole inutili, sbagliate e fuori luogo. Era evidente come né il sacerdote, né i genitori di Thyme, che avevano fornito indicazioni sulla loro figlia in modo che l'omelia sembrasse cucita su misura, e neppure i parenti presenti, conoscessero minimamente la loro giovane e compianta defunta. Thyme non era la buona e brava ragazza che tutti sembravano credere, né era l’angelo educato e sensibile che era stato descritto dal prete.

“Forse lo vogliono credere” pensò Fred, la cui attenzione era stata catalizzata dal pianto disperato di una prozia, seduta alle sue spalle. “Forse viene più facile piangere la morte di una buona e brava ragazza. Se così non fosse non potrebbero commuoversi con altrettanto trasporto.”

« Oh, povera bambina » singhiozzava la prozia, la voce impastata rotta dal pianto. « Così giovane... la scuola... gli amici... la chiesa... Oh, signore, signore... »

Le labbra di Fred guizzarono in un sorriso. La chiesa, sì. Thyme, con tutto quello che nascondeva, frequentava la parrocchia come se nulla fosse; in quanto alla scuola, la vecchia prozia doveva essere poco informata e forse il suo ultimo incontro con Thyme era avvenuto diversi anni prima, perché la ragazza aveva a malapena finito il liceo e, mentre i suoi amici avevano proseguito con l’università, lei aveva provveduto a trovarsi un lavoro part-time, il primo di una lunga serie.

 

La funzione terminò e i presenti scivolarono fuori dalla chiesa per raccogliersi nel piazzale antistante prima di seguire la bara fino al cimitero.

I ragazzi uscirono per ultimi, fermamente decisi ad evitare gli sguardi languidi dei presenti, così lucidi di lacrime e avidi di compassione. Insieme, compatti, si ritirarono in un angolo del porticato.

« Thyme gli avrebbe riso in faccia » commentò Pool ammirando lo spettacolo dei parenti e dei falsi amici che singhiozzavano disperati. « A tutti quanti. In particolare ai suoi genitori. »

« Oppure avrebbe continuato la recita. Sarebbe stato da lei. Recitare, piangere più forte di tutti gli altri » commentò Fred, il cui soprannome, parecchio tempo prima, era stato Parsley.

« Ma per farlo bisogna supporre che i presenti siano abbastanza svegli da capire il sarcasmo, e non penso sia questo il caso » le rispose Varga, suo fratello.

« Un angelo biondo » intervenne Sage, facendo il verso al tono salmodiante e patetico del sacerdote. « Una brava bambina, una brava lavoratrice, casta, pura, gentile e premurosa. »

Gli amici abbassarono la testa e scoppiarono in una silenziosa risata.

Non era il caso di farsi vedere intenti a ridere sguaiatamente davanti a tutti quegli addolorati parenti, ma bisognava riconoscerlo: quella descrizione di Thyme era così lontana dalla realtà da cadere nel grottesco.

   
 
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