Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Revan    13/09/2014    4 recensioni
"Altre gabbie, più grandi, più dorate, avvolte attorno alla scatola che era la sua cameretta di bambina terrorizzata, si stagliano da sempre attorno a Elsa, inimmaginabili."
L'immaginazione sfonderà tutte le gabbie, strapperà l'involucro sottile della pelle e le poserà un paio d'ali sulle spalle. E' ora di partire.
Genere: Malinconico, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Hans
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Grazie grazie e ancora grazie a chi recensisce e a chi legge! *^*

Note, link e robaccia varia in fondo, le cose veramente importanti qui di seguito:

1. Come ormai siamo abituati, c'è musica (una vecchia conoscenza, tra l'altro): https://www.youtube.com/watch?v=kbQyXXOOz-c&list=LLeqWheOMsl0MklkF9hKgq4A&index=1

2. Importante! Nel capitolo vi sono cenni espliciti a pensieri di morte. Siete avvisati.

3. Sono presenti svariati riferimenti al racconto di Andersen “La Regina delle Nevi”, al quale è ispirato Frozen. Non è assolutamente necessario avere letto il racconto per capire la fiction (per quello ci pensano le note a piè pagina * risata nervosa * )






04. La Regina delle Nevi 
[età adulta]





Cadono gli anni friabili come foglie.
Elsa non si trova molto cambiata dal ballo di alcuni anni fa, e al contempo si sente stanca, tanto più stanca: a volte pensa che il tempo l'abbia limata da dentro.
Sta tornando l'inverno; il giorno punteggia notti che si allungano come sogni.
Posso fare qualcosa per dissipare il velo di malinconia di vostra Maestà?”
Hans l'ha raggiunta alla finestra canticchiando un motivetto; la prende per i fianchi.
Elsa lo lascia fare mentre poggia con la schiena contro il suo petto caldo.
Sono amanti da... non ricorda nemmeno da quanto tempo.
Erano passati mesi, prima che lui si accorgesse degli sguardi lunghi che Elsa gli lasciava scivolare sulle spalle. Una sera d'autunno, mentre giocavano a whist sulla terrazza, l'aveva sfiorata da sotto il tavolino, davanti alle gentildonne e agli uomini che ridevano e fumavano sigari.
Non si erano nemmeno guardati; lui continuava a canzonare un vecchio maresciallo che perdeva da tutta la serata, mentre con le dita le carezzava l'interno molle del ginocchio.
Doveva essere avvampata, perché la moglie del maresciallo aveva chiesto, accorata: State bene, Altezza? Come siete rossa! Volete che si chiami un dottore? Non avrete la febbre?
Aveva balbettato qualcosa ma Hans l'aveva interrotta: “Signora, non dite sciocchezze: in virtù delle sue... peculiari qualità, sappiamo bene che sua Altezza non può ammalarsi. Non è vero?”
L'aveva guardata sorridendo mentre le stringeva l'interno della coscia.
Ha lo stesso sorriso sornione, quando Elsa si volta nell'abbraccio.
Sei quasi più triste del solito, mia cara.”
La contempla scostandole una ciocca dagli occhi liquidi, che ultimamente sembrano sempre supplicarlo in silenzio.
Non che non ti doni, la tristezza”, le mormora contro le labbra.
Elsa si lascia baciare in quella maniera un po' languida, come fa sempre lui.
Quando Hans traccia il profilo del suo collo con la bocca, apre gli occhi: il soffitto dei suoi appartamenti è rischiarato dal camino che brucia dirimpetto al letto.
Tutti gli oggetti sono dove li ripone o dove vengono sistemati dai domestici, gli abiti nello spogliatoio, le collane nel portagioie, i guanti nei cassetti, ed Elsa sa che tutte queste cose non hanno alcun valore per lei. Sono sue, eppure in tanto tempo non si è depositato nulla di lei in quel castello: se dovesse sparire domani, nulla racconterebbe la sua presenza.
Non lascio già più impronte, pensa.
Sente Hans, col respiro un po' pesante sul suo collo, premersi contro di lei, toccarla da sotto la gonna -si è arricciata attorno ai suoi avambracci, stringere quella pelle alla quale Elsa da qualche tempo si trova a pensare come a un involucro sottile da cui sgusciare piano in una sola notte.
Un dolore come una nausea le sale dal cuore.
Hans...”
Credendolo un incoraggiamento, lui se la spinge ancora più contro il petto. Torna a baciarla con foga, le dita corrono ai nastri del suo corsetto.
Hans... Hans!”
Hans la guarda un po' sorpreso divincolarsi nel suo abbraccio come un animale braccato; allenta la presa fino a tenerla delicatamente per la vita.
Ancora quegli occhi supplicanti su di lui.
Devo avere frainteso”, sussurra contro il palmo della sua mano, prima di baciarlo piano.
Si allontana, lasciando Elsa guardarlo dirigersi con disinvoltura all'armadietto dei liquori.
Gli stivali, l'anta, i bicchieri, la bottiglia producono suoni secchi nel silenzio della stanza.
Allora, vediamo” , fa Hans, tornando verso Elsa, impalata dove l'aveva lasciata. Quando fa il gesto di offrirle il secondo bicchierino, lei si limita a continuare a guardarlo.
Senza esitazione Hans beve per entrambi.
Vediamo. Niente sesso, niente alcool... forse vi andrà di ballare, Altezza?”
Elsa capisce che è arrabbiato dal modo con cui l'afferra per un fianco e se l'attira vicino, nonostante le sue deboli proteste.
La trascina in una danza i cui unici accompagnamenti sono lo scricchiolio del parquet e il crepitio del fuoco.
Poi, inizia a canticchiare il motivo di prima; glielo sente vibrare in tutto il petto.
Belle nuit, o nuit d'amour, souiris a nous ivress”, lo sente cantare contro la sua tempia, ed è come se la melodia tirasse mille fili della memoria che si riannodano contemporaneamente.
Cosa?”
Hans continua a cantare e a sospingerla nel ballo.
E' la stessa di quello straniero di tanti anni fa, l'unico ballo mai ballato con suo padre.
Bella notte, o bella notte d'amore, sorridi alle nostre gioie, notte molto più dolce del giorno, o bella notte d'amore!
L'aveva cullata tanto dolcemente per la sala e lei aveva provato una gioia, una gioia talmente piena che aveva sospeso per un attimo ogni paura.
Hans...”
Lui sembra non sentirla.
Il tempo fugge, e porta via le nostre tenerezze per sempre! Il tempo vola lontano da questo luogo gioioso e non fa ritorno.
Per un solo istante, la felicità d'allora riverbera tutti i giorni che sono seguiti: le braccia di suo padre le sembrano così calde, ora, l'ultimo scudo contro il dolore che sarebbe venuto, come se avesse saputo, come se fosse già un addio.
Elsa stringe le spalle di Hans; lo chiama, ma lui non ha intenzione di ascoltarla. Alza la voce, canta sempre più forte.
Appoggia la testa alla sua spalla.
Se si potesse morire di nostalgia, come sarebbe dolce! dolce come lasciarsi andare in un gorgo quieto, inesorabile, sempre più giù.
Voglio andare via”, mormora.
Lo ripete ancora più piano, chiudendo gli occhi.
E' quando lui si è fermato e tutto attorno tace che lei si accorge di stare piangendo; trema forte contro il petto di Hans, come la bambina di allora piangeva nella camera che non ha mai abbandonato.
E dove vorresti andare?”
Hans la guarda freddamente; le braccia gli pendono lungo i fianchi, non la tocca più.
Vorresti tornare ad Arendelle? Da Anna? E poi? cosa farai?”
Io... non lo so... Voglio solo andare via, lontano-”
Dove, Elsa? Lontano dove?”
Il viso di Hans è contratto dalla rabbia; non sta urlando, ma Elsa si sente piccola piccola di fronte a quello sguardo.
Non importa... Non ce la faccio più... Io... Portami via, Hans.”
La sua voce si è ridotta a un piagnucolio contro la spalla di lui.
Ancora con questa storia.”
Hans la scosta. Il vuoto improvviso del suo corpo è riempito dal freddo.
La sua sagoma riempie il caminetto, gettando ombre lunghe nella stanza.
Non ci sarà mai un posto lontano abbastanza per te.”
Hans, ti prego-”
Non c'è nessun posto, Elsa”, urla Hans “abbastanza lontano! Non ci sarà mai un luogo al sicuro dalle tue paure! Guardati... guardati! Non c'entrano più nulla i tuoi poteri. Da quant'è che sono sotto controllo? Anni? Non puoi continuare a fuggi-”
Ti prego... Hans”, singhiozza Elsa. Gli ha quasi preso una mano, quando lui la ritrae violentemente.
Smettila di guardarmi così!”, grida Hans.
Si fissano; i bagliori del fuoco riempiono di ombre il viso di lui.
La sua voce suona ferita, improvvisamente bassa come un ringhio.
Con quegli occhi... Come se fosse colpa mia. Come se mi chiedessi di farlo ora.”
Elsa ascolta il proprio respiro farsi più calmo; il suo sguardo gli accarezza il volto, ancora una volta pieno di malinconia.
Perché non mi hai uccisa quel giorno?
Solo così sarebbe abbastanza lontano, eh Elsa? E' questo che intendi.”
Non si guardano più.
Sentirlo dire da lui è come trovare una parola che si ha sulla punta della lingua.
Elsa contempla l'idea in maniera straordinariamente serena, come se ci fosse sempre stata, ammantata da tortuosità di pensieri che altro non conducevano che lì.
Sì”
Si asciuga le guance.
Sarebbe stato sicuramente meglio che tu mi-”
Taci.”
Il silenzio ristagna tra loro a lungo, Hans seduto sul letto, la testa tra le mani, Elsa in piedi, appoggiata al camino.
La sua mente è ad anni luce da lì; non si accorge di essere rimasta sola nella stanza.


*


Nevica leggero; stria di bianco la massa delle montagne, bagna come un pianto i tetti delle case addormentate.
Non è stato il tempo a limarla, pensa Elsa, seduta alla finestra.
Il paese giace sotto di lei.
E' stata la città, sì, la Città delle Stelle a mangiarla, a farla sempre più sottile. Troneggia nella sua mente vuota di tutto, altissima algida abbacinante.
Io l'ho costruita, io ho fatto la mia tomba giorno per giorno, io l'ho fatta a mia immagine.
La chiama da sempre con silenzi profondi come voragini e al contempo tanto familiari.
Il silenzio dentro l'androne di ghiaccio del suo castello, quel giorno, parlava lo stesso linguaggio.
Com'ero felice, e ripensa alla gioia di vederla brillare di ghiaccio, farsi cosa tra le cose a un suo solo gesto, lei, la città invisibile diventare visibile, come un miraggio.
Ero proprio felice. Se fossi rimasta, se fossi...
Il cielo si sarebbe arcuato sopra di lei, notte dopo notte, le stelle sfolgoranti come nei suoi sogni. Si sarebbe lasciata andare dolcemente, e il suo corpo si sarebbe fuso finalmente alle colonne, incastonato per sempre nella dimora della solitudine.
Se potessi...
Fuori, continua a nevicare.
*

E' notte fonda quando Hans sente la porta della sua camera aprirsi. Uno spiffero gelido entra fin sotto le coperte.
Elsa?”
E' buio, ma distingue una sagoma in piedi sull'ingrasso.
Cosa ci fai qui?”
Volevo scusarmi per questa sera.”
La voce di lei è debole, ma ferma.
Hans si tira su a sedere contro la spalliera, fa per cercare a tentoni la candela sul comodino.
Non l'accendere, per favore.”
Il letto cigola quando si siede sul bordo del letto.
Anche nell'oscurità, il bianco degli occhi di lei è visibile, appare e riappare sotto le palpebre.
Si guardano per un po'. Hans allunga una mano per stringere quella di Elsa. Al tatto, sente che indossa qualcosa simile a una pelliccia. Infine, le trova le mani ghiacciate.
Le bacia entrambe sulle nocche.
Elsa si china su di lui, posa il viso contro il suo collo, e Hans l'abbraccia, la stringe in silenzio. Rimangono immobili, sentendosi respirare piano.
Dopo un lungo tempo, Elsa gli bacia impercettibilmente il collo, poco più che un contatto delle labbra sulla sua pelle. Traccia il profilo degli zigomi, della mascella; si ferma contro il mento.
Hans la sente puntellarsi contro le sue spalle e guardarlo in viso. Gli posa un bacio sulle labbra.
Ed è in quel momento che una fitta, come una pugnalata, gli trapassa il cuore, lì dove Elsa ha poggiato la mano.
Urla, la spinge via perché è un dolore, un dolore un dolore un dolore come sentirsi spaccare il cuore-
Elsa è di nuovo su di lui, gli stringe la testa al petto carezzandogli i capelli; gli sussurra piano all'orecchio, e il freddo spegne in lunghi spasmi il dolore, come un assideramento.
Calmo. Non fa più male... Senti? Non fa più male. Non fa male.”
Continua a tenerlo tra le braccia anche quando tutto è finito. La guancia di Hans è gelida premuta sul suo seno.
Elsa lo scosta; Hans la guarda di rimando, freddo quando le accarezza le braccia -la pelliccia è scivolata a terra.
Lo bacia di nuovo sulle labbra.
Vestiti”, gli dice mentre si alza dal letto. “E' ora di andare.”
*
Non ci fu mai più una tempesta come quella notte.
Alla mattina, le strade parevano allagate: fu un bel daffare vangare tutta quella neve!
I candelotti alle grondaie gocciolarono per settimane, prima di sciogliersi.
La Strega delle nevi era scomparsa e non se ne seppe più nulla.


*
*
*




Uno scoppiettio allegro risale il promontorio; il sidecar caracolla un po' ondeggiante fino alla spiaggia di Nordkinn.
A un centinaio di metri dal mare, il guidatore scende; si libera del casco e degli occhiali, che getta nel posto del passeggero. Sotto, un secondo paio di tondi occhiali neri sfolgorano nella luce grigia. Inspira a pieni polmoni mentre si incammina verso la città di ghiaccio, arroccata lungo la scogliera.
Ah! Proprio un gran bel lavoro, signorina, devo ammetterlo: un gran bel lavoro!”, grida per sovrastare lo sciabordio dell'acqua, in direzione della donna che gli si sta facendo incontro.
Vedo che hai seguito il mio consiglio!”
Lo Straniero si ferma accanto ad Elsa, abbracciando con lo sguardo le torri a picco sul mare. Nulla in lui è cambiato da tanti anni fa: ha lo stesso completo nero di allora.
Orizzonte d'acciaio. Le si addice.”
Elsa non sembra particolarmente sorpresa di vederlo.
L'hai migliorata, dalla prima volta: adesso è una vera città, non un semplice castello.”
E' soddisfatto?”
Devo proprio dire di sì, mia cara signorina. Pardon, signora. Vedo che è in compagnia”, si corregge vedendo Hans seduto sulle rocce della spiaggia.
Lo Straniero ammira per lungo tempo la Città. Il mare si infrange in riflussi lenti.
Permetti se...?”, le fa, accennando alla borsa che tiene in mano.
Senza aspettare una risposta, estrae un treppiedi sul quale poggia una macchina che pare una fisarmonica.
Sparisce svelto con la testa dietro la tendina nera che pende dalla macchina; lo scoppio come di un piccolo petardo, e un cartoncino scivola fuori da una fessura a lato della scatola.
Lo Straniero sventola il foglietto per poi guardarlo compiaciuto.
Immaginazione allo stato solido. Il dritto del rovescio di un sogno. Straordinario...”, dice come a sé stesso. Prosegue, alzando la voce: “Pare che la mia ricerca sia conclusa. Questa diventerà la regina della mia collezione.”
Dalla borsa compare un libro; Elsa gli vede riporre il cartoncino accanto ad altri. Lui richiude il libro di scatto, facendolo sparire nuovamente nella borsa.
Entrambi tornano a guardare la Città.
Non mi chiedi chi sono?”
Le lenti dello Straniero non hanno più riflessi mentre la fissano. Il vento si sta alzando.
No. Non mi interessa più”, risponde Elsa, e fissa Hans lanciare ciottoli nelle onde della battigia.
Lo straniero si schiarisce la gola e comincia a recitare, con un tono declamatorio: “Così Ella siede assisa sul suo trono di ghiaccio, perfetta immagine del dolore nella dimora della solitudine! Hanno scritto storie su di te, lo sapevi?”
Elsa non lo guarda più.
Ma non sei curiosa nemmeno un po'? Gli altri erano molto interessati a sapere chi io fissi.”
Lei non risponde una parola.
Beh, fa niente.”
Lo Straniero raccoglie tutte le sue cose; si è messo la borsa sotto il braccio.
Ti dispiace se faccio un giro dentro?”
Elsa si volta a guardarlo; il vento le sferza i capelli sul viso.
Dammi la macchina della musica; e il disco. Poi potrai visitarla quanto ti pare.”
Mi sembra giusto”, dice, per nulla sorpreso della richiesta.
La troverai là dentro.”
La lascia incamminandosi verso la Città.
Nel posto del passeggere Elsa trova il grammofono e la fodera del disco; ritorna verso la spiaggia.
Siede accanto ad Hans, poggiando l'apparecchio sui ciottoli affianco a sé.
L'orizzonte è davvero d'acciaio: lontano, una sottile linea scura incerniera il cielo e il mare del medesimo colore.
Elsa poggia adagio la testa sulla spalla di Hans.
Il sole calerà su di loro.




Le pareti del castello erano formate dalla neve che cadeva, le finestre e le porte dai venti che soffiavano; c'erano più di cento saloni, secondo la forma che prendeva la neve caduta; il più grande si allungava per molte miglia, tutti erano illuminati dall'aurora boreale ed erano grandi, vuoti, gelati, luminosi. L'allegria non arrivava mai […], tutto era vuoto, enorme e gelato nelle sale della Regina delle Nevi.
Il piccolo Kay era viola per il freddo, anzi quasi nero, ma non se ne accorgeva, perché lei con un bacio gli aveva tolto il brivido del freddo, e il suo cuore era come un grumo di ghiaccio.”

[La Regina delle Nevi, Andersen, 1844]




***





Come sempre, mi scuso se la trama risulta molto oscura. Scrivo qui alcune note che possano aiutare, per chi è interessato, a fare un po' di luce (ormai richiede più note questa fiction di un'edizione scolastica della Divina Commedia, :'] ). Si tratta comunque unicamente di indicazioni: se avete interpretato in maniera diversa i fatti, molto meglio!

Come ho scritto nell'intestazione, sono presenti riferimenti al racconto originale di Andersen. Alla fine della fiera sono risultati molti di più e molto più importanti di quel che avessi inizialmente pensato.
La Regina di Andersen è una misteriosa dama\strega delle nevi, che rapisce bambini per condurli nel suo immenso palazzo. Io ho voluto raccontare come Elsa avrebbe potuto diventare quella Regina.
Lo Straniero misterioso può ricordare il Demone dello specchio descritto all'inizio del racconto di Andersen: ha a che fare in un qualche modo con i poteri di Elsa, ma non sono sicura se glieli abbia effettivamente conferiti. In ogni caso ha voluto sfruttare le paure e le abilità di Elsa per dare vita all'immagine tangibile di una fantasia.
La Città delle Stelle (come pure il castello di ghiaccio visto nel film, che ne è una miniatura) è l'allegoria di tutta una persona; la città è Elsa e viceversa, e assieme condividono gli attributi della solitudine e del dolore. Non è presente nel racconto originale di Andersen.

Se c'è qualcos'altro a cui siete interessati (o volete insultare l'Autrice per la sua mancanza di chiarezza), sono a disposizione. Se le domande fossero interessanti, potrei rispondere con uno spin off; non è una minaccia né una promessa né pubblicità occulta a lasciare recensioni, semplicemente ho notato che qualcuno ha fatto domande e mi sembra un modo carino per rispondere.

E ora, le dolenti note dell'autrice, totalmente a random:
1. Non mi convince per nulla. Lo stile ficcyna è riemerso a tradimento come una bolla, maledetto! Direi che tra l'ermetismo del contenuto e la sciatteria dello stile mi sono data la famigerata zappa sul piede, lol. Ahimè, si fa quel che si può.
2. Non volevo rendere Hans così “innamorato”: inizialmente lo volevo solo il bastardo che è nel film, unicamente interessato a Elsa come amante. Poi... non so, sarà che il tono della storia è virato tanto sul tragico, ma non ho potuto rispettare le intenzioni iniziali. Ammetto che mi sarebbe piaciuto vederli felici, ma... c'est la vie!
3. Se guardo retrospettivamente le frasi e i pensieri di Elsa nei precedenti capitoli, quasi tutti celano forti pulsioni di morte (paroloni piovono dal cielo come polpette). Il disagio di trovarsi nel qui e ora e il desiderio di un altrove lontano, la stessa scelta di Hans come amante (colui che l'ha quasi uccisa), tutto gira attorno al desiderio di morire. L'intero dialogo con Hans può essere tradotto come una richiesta di ucciderla. Per chi se lo chiedesse: NON mi identifico in Elsa, come i tragediografi non si identificavano con i loro personaggi. Giusto per non vedermi venire a prendere con la camicia di forza :')
4. Capo Nordkinn esiste davvero, ed è davvero la punta nord d'Europa.
5. Ho scritto le ultime due scene ascoltando il Preludio di Tristano e Isotta di Wagner. Non aggiunge né toglie nulla, ma la musica è molto bella, nel caso interessasse: https://www.youtube.com/watch?v=J-qoaioG2UA
6. Lascio qui il link di una traduzione della “Regina delle Nevi” di Andersen: http://www.andersenstories.com/it/andersen_fiabe/la_regina_della_neve



Ringrazio chi è giunto fino alla fine! Un saluto, 

Revan
  
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