Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Sasita    14/09/2014    0 recensioni
Sapresti dire che consistenza ha il sole? O dire che odore ha il suono di una corda di chitarra? Dare un nome alle nuvole bagnate del primo inverno della tua vita? Io sì.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 
Sapresti dire che consistenza ha il sole? O dire che odore ha il suono di una corda di chitarra? Dare un nome alle nuvole bagnate del primo inverno della tua vita? Io sì. So che la consistenza del sole è quella della pelle appena scaldata in un pomeriggio estivo, che l’odore del suono di una corda appena pizzicata è quello di legno trattato e bagnoschiuma, e il nome di quelle nuvole è lo stesso che mi balena nella mente quando mi sveglio al mattino.
Quel primo inverno ero ignara che la parte mancante di me avesse già completato il suo primo giro intorno alla sua vita; il primo di tanti prima che potessi incrociare la mia traiettoria con la sua. Eppure c’era qualcosa sotto quelle ultime piogge che precedevano il primo sole primaverile e i primi fiori, che richiamava la mia attenzione di neonata. Forse una stella, o una forza trascinante, o forse era solo il desiderio di scoprire cosa c’era oltre: oltre il lettino, oltre la camera, oltre il corridoio, oltre quella alta finestra a cui sono arrivata solo tanti anni dopo… oltre quell’orizzonte sfumato e indefinito dove credevo nascesse il cielo. Ma il cielo non nasce e non muore. Esiste e basta. E lui esisteva come esiste il cielo o esistono le stelle o quel sole, la cui consistenza è la stessa della sua pelle appena abbronzata.
Sapresti dare un numero ai fili d’erba su questo pianeta? Sapresti pesare tutto il grano che è stato macinato dalla notte dei tempi? O definire quanto amore è stato dato dalle madri ai propri figli, da quando l’uomo vaga per queste terre ormai anziane? Se è vero che amo, allora il mio amore è altrettanto impossibile da calcolare. E su queste terre anziane anche io ho vagato, viaggiando. Ho scoperto che il cielo non nasce nell’orizzonte lontano, e che oltre quei colli e quei monti ci sono volti e sorrisi, lacrime e mani di colori diversi, lontani miglia e ore da quel piccolo rifugio di casa mia. E mentre vagavo, mano nella mano con il vento, sentivo che l’altra mano mi tirava e mi faceva voltare: nessuno la teneva eppure sentivo che qualcuno avrebbe dovuto farlo. Qualcuno che non avevo ancora conosciuto, qualcuno non lontano quanto quelle anime oltreoceano, ma comunque troppo per poter tenere quella mia piccola mano ogni giorno.
Sentivo il profumo del mare che mi accarezzava le guance paffute: la salsedine mi riempiva la pelle di piccoli granuli biancastri, che riflettevano sotto la luce di un nuovo sole, sulla mia pelle scura. Sentivo il solletico di foglie grandi come tetti, in una foresta dove l’unico suono era quello del battito delle ali di qualche farfalla coloratissima. E in quelle ali desideravo vedere un viso. A volte compariva, con grandi occhi verdi e luccicanti, e un sorriso largo. La voglia di vivere che sprizzava dalle sue ciglia si poteva respirare.
Sapresti dire che sapore ha una stella cadente? Io l’ho scoperto che ero ormai una ragazza. In spalla uno zaino carico di tristi sorrisi e caldi ricordi, di pagine ingiallite dal tempo, di sogni chiusi da una zip troppo difettosa. Sulle labbra il sogno di cambiare il mondo, negli occhi il desiderio di vedere cosa c’è dopo, troppo poco saggia per pensare a oggi, ormai troppo matura per ripensare a ieri. E ho scoperto che le stelle cadenti hanno il sapore di labbra mordicchiate, nel bel mezzo di una campagna toscana. Hanno il sapore che si sente quando due bocche si incrociano la prima volta, una barba leggera ti pizzica il viso, e non sai se tenere gli occhi aperti o chiusi; perché nei film chiudono sempre gli occhi gli attori, ma che occasione perdi se non guardi bene quello che succede mentre scambi il tuo primo bacio?
Adesso il tempo è passato. Nel mio zaino sulle spalle tengo la consistenza del sole, l’odore del suono di una corda di chitarra, il nome di quelle nuvole nel primo inverno della mia vita, il numero di quei fili d’ebra, il peso del grano macinato, l’amore di tutte quelle madri, e il sapore delle stelle cadenti. Sono ancora troppo poco saggia per pensare a oggi, e sempre troppo matura per tornare sempre indietro. Ma adesso quella mano che cercava la sua metà non è più in cerca, e il profumo del mare non tocca più solo la mia pelle. Adesso la mia vita ha un nome. Adesso so cosa c’è oltre l’orizzonte, dietro quella finestra che era troppo alta un tempo. Adesso ho solcato queste terre anziane e ho raggiunto quello che cercavo. Sapresti dirmi quale è colore dell’universo? L’universo ha il colore di verdi occhi vivaci, e le stelle sono quelle pagliuzze dorate che sguazzano nel mare di un’anima che era sempre stata accanto alla mia.

 





Dice l'autrice:
Salve a tutti. Spero che la mia piccola storiellina vi sia piaciuta. Forse è un po' strana... non lo nego. Però vi consiglio di leggerla ascoltando solo piano radio, la radio online che vi ho messo nel collegamento del titolo. E' ciò che ascoltavo mentre la scrivevo. Se vi piace, lasciate un commento: farete una giovincella felice. 
Grazie in anticipo,

Sasy

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Sasita