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Autore: MV_Raven    15/09/2014    1 recensioni
Questa, più che una fan fiction, è una raccolta di piccole One shot che hanno tutte un tema comune: la mente di Vegeta. Sarà un viaggio introspettivo nella sua testa, in cui mi diletterò a dar "voce" ai pensieri del taciturno Principe dei Saiyan. Perché a volte un'espressione vale più di mille parole ed io ho solo cercato di interpretarle.
«Tornando al motivo del mio soggiorno terrestre, la cosa che mi trattiene qui è una sola… beh… forse sono due ma la seconda la lascio perdere per restare fedele ai miei principi e, soprattutto, sano di mente.» (Elucubrazioni Notturne)
«Ma chi poteva saperlo, allora che il mio tempo da mercenario stava per esaurirsi? Chi avrebbe mai solo pensato che, di lì a poco, la mia vita sarebbe cambiata radicalmente, che mi sarei stabilito per più di qualche mese su un pianeta e che avrei persino accettato di combattere al fianco di un’inetta terza classe? Ovviamente dopo i cyborg distruggerò anche lui, ma non mi ero mai schierato in vita mia dalla parte di qualcuno.» (Cicatrice)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Nelle menti di Bulma e Vegeta'
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Eccomi con una nuova one-shot ambientata dopo la prima storia di In Bulma's Mind (La prima volta), che ho deciso di racchiudere in una Serie. La scelta è stata duplice sia per chi, per l'appunto, narra le vicende, sia perché non mi andava di alzare il reating di questa raccolta a rosso. Lasciando quindi a Bulma la parte "erotica", genere che ammetto adoro particolarmente scrivere, lascio a Vegeta la parte più casta della situazione restando quindi col "bollino" giallo, nella speranza che queste mie piccole one shot vi possano piacere. Alla prossima dunque, buona lettura!


In Vegeta’s Mind
Dolce Tentazione

La carne è debole.
Strana, sacrosanta verità.
Nemmeno il mio orgoglio può opporsi così tanto a questa voglia malsana di un corpo femminile addosso per sfogare certi bisogni viscerali.
E io ci ho provato!
Cazzo, se ci ho provato!
Ho resistito per quanti… tre, quattro anni senza fare sesso?! Di cui due a stretto contatto con quel concentrato di ormoni azzurri che mi ha ospitato qui sulla Terra. Dovrei essere fiero del mio controllo, del mio orgoglio, perché resistere alle forme invitanti di quella donna è una cosa pressoché impossibile, ma io ci sono riuscito per mesi e mesi a tenere a bada la voglia di saltarle addosso… O almeno avrei potuto esserlo, fiero della mia resistenza, fino a ieri sera… [***vedi FF In Bulma’s Mind]
Resisti per anni e poi… out! Fuori controllo. Partito. Inarrestabile. Incontenibile. E dannatamente voglioso di averla tutta per me per una sola notte.
Mi è bastato soltanto sentire nell’aria il suo profumo e il mio organismo è completamente andato in tilt! Diciamocela tutta però: era da un po’ di mesi -precisamente da quando il mollusco non girava più per casa, per grazia divina- che la Donna mi girava sempre intorno tutta truccata, profumata e vestita con degli abitini che definire “corti” è un eufemismo! Quindi, dopo tutto, non è colpa mia se ho ceduto alla terrestre. Se lei non ci avesse messo del suo, probabilmente io sarei ancora nella mia fottuta astinenza.
E qui mi chiedo, da solo, come un’ebete: «E te ne vanteresti pure?!».
Ebbene si.
Tutta colpa del mio guarda spalle, Nappa.
È stato lui che mi ha cresciuto e mi è sempre stato accanto da quando avevo cinque anni, e posso dire con tutta onestà che non è stato prettamente un buon esempio di vita. Perché?
Il concetto è molto facile e può essere riassunto in due parole: maniaco sessuale.
Un perverso, fottuto maiale, ecco che cos’era quel colosso! Non che nella cultura della mia razza non fosse concesso farsi una sana scopata violenta… che ci volete fare, i saiyan sono guerrieri abituati al dolore e al sangue e, per un certo verso, questo diviene molto eccitante in certi casi: un amplesso saiyan può comunemente essere definito una vera e propria lotta fra il maschio e la femmina, fatto di morsi, graffi, schiaffi… insomma, tutto era concesso nella mia cultura.
Era anche vero che i saiyan si erano -quasi- estinti, per questo Nappa aveva dovuto adattarsi e, con la vita da mercenari spaziali che facevamo, per ogni pianeta cercava sempre qualcuna -o qualcosa…- che assomigliasse anche solo vagamente ad una femmina saiyan o, quantomeno,  ad una femmina scopabile. E così Nappa, nei momenti di relax post-conquista, laddove solo pochi erano i superstiti del pianeta di turno raso quasi completamente al suolo, si andava sempre a cercare questa “compagnia”, lasciandomi solo o con Radish.
Questo succedeva fino a quando ebbi compiuto il mio sedicesimo anno di età: solo allora ero diventato abbastanza grande per andare con lui e per imparare il “mestiere”, purtroppo…
Diciamoci la verità, io sono un Principe! Mai e poi mai avrei mescolato il mio essere con qualcosa di inferiore, e a dirla tutta mi faceva persino senso vedere quelle cose, anzi no! Mi faceva proprio schifo la sola idea di copulare con qualcuna che non fosse una saiyan.
Quella volta Nappa stava cozzando con un essere verdognolo, pieno di aculei, mentre io non mi chiesi nemmeno dove lo stesse “infilando” prima di vomitare direttamente tutto il contenuto del mio stomaco.
Schifato, ecco quello che ero… ma con il passare del tempo mi convinsi ad accettare una sola condizione: umanoidi.
Purtroppo il mio corpo che cresceva, aveva certi bisogni e alcune necessità che erano difficili da tenere a bada perché quella voglia faceva quasi male. O forse, più semplicemente, non ero ancora preparato ad affrontare quel tipo di problema; fatto sta che decisi che mi sarei “fatto” solamente femmine dalle fattezze simili e tipicamente “umane”… e l’azzurra di umano ha ogni cosa tranne la coda.
Comunque sia, riuscii ad adattarmi lo stesso in passato: per chi ha girato in lungo e in largo lo spazio, non era difficile seguire questo piccolo compromesso riguardo le Umanoidi e fu così che, tre o forse quattro anni dopo che Nappa aveva deciso di istruirmi, feci del sesso.
Quando persi la mia verginità, mentre finalmente cedetti a quei bassi istinti del cavolo, pensai che non era quello che mi ero da sempre aspettato: insomma, niente di trascendentale per intenderci.
Non che non mi sia piaciuto, ma mi aspettavo forse di più o forse qualcosa di diverso. Era piacevole ed appagava il corpo, ma i sensi restavano sempre all’erta e non mi permettevano mai di distrarmi da ciò che mi circondava.
Ed eccomi là, in giro per lo spazio a conquistare pianeti per una lucertola albina, a scoparmi di tanto in tanto qualche povera malcapitata che, una volta terminato il suo compito, finiva sempre polverizzata. Mai nessuna era rimasta in vita: non avrei mai permesso che il mio onore si macchiasse ancor di più, perché si, non ero molto entusiasta di quello che facevo, ma nemmeno potevo vivere senza o sarei impazzito.

E adesso?
Adesso arriva quella terrestre che non posso uccidere, quella stessa che mi ha ospitato a casa sua, con la sua famiglia di svitati ed i suoi amici odiosi, curandomi quando ero ferito, dandomi cibo e vestiti puliti ogni giorno e costruendomi persino aggeggi per il mio allenamento, in cambio solo del mio disprezzo e del mio disgusto, fatto di risposte cattive e minacce alla sua persona, anche se sapevo bene che lei era “intoccabile”, essendo amica di Kakaroth.
Poi però era stata lei ad avvicinarsi a me, tutt’altro che spaventata dalle mie minacce di morte, dai miei scatti violenti, dalla mia lingua tagliente… lei si era fatta notare, piano piano, giorno dopo giorno, dal mio cervello che faceva di tutto per tenerla fuori dal corso dei miei pensieri. Ed il problema era –ed è- che lei, al mio cervello, piace e non poco: è caparbia, testarda, intelligente -anche se spacca le palle all’ennesima potenza- e, cosa più importante e strana al tempo stesso, io piaccio a lei.
Lo so, lo sento, lo vedo…

Il mio essere suscita in lei ciò che poche volte ho visto in una femmina, poiché solitamente leggevo solo terrore e paura sui loro volti, non attrazione. Eppure l’azzurra terrestre mostra una luce nei suoi occhi blu che non avevo mai visto e so per certo di piacerle: proprio per questo motivo ieri mi sono deciso ad agire, in preda alla voglia di sesso che combatto da anni e lei era perfetta per soddisfare questi miei bisogni fisici e mentali.
Umanoide e senza imperfezioni, se non l’assenza della coda e –inoltre- è davvero un bell’esemplare di Donna lo ammetto; formosa al punto giusto, ma senza essere troppo magra e scarna.
Al ché mi sono detto, vedendola fuori sul balcone, con solo la camicia da notte addosso, che non sarei riuscito a chiudere occhio quella notte, finché non mi sarei svuotato dall’astinenza: e lì presi la mia silenziosa decisione.
Non avevo intenzione di chiederle nulla, tantomeno di violentarla -evitando così di far arrabbiare la terza classe e gli altri terrestri-. Se lo voleva davvero, così come i miei sensi avevano captato, sarebbe stata lei stessa a concedersi a me, lasciandomi il libero arbitrio sul suo corpo.
Così è stato, sorprendendomi persino della sua disponibilità e della sua audacia, lasciandosi toccare dalle mie mani in ogni modo possibile…

Dio se solo sapesse la verità su di me.
Se solo sapesse che grosso errore aveva fatto, facendosi notare da me.
Se solo si rendesse conto che era finita in pasto al lupo e dello sbaglio che ha fatto ieri sera!
Perché? Perché ha dovuto essere così disponibile, così… così dolce e sensuale con me.
Perché non mi ha respinto?!
Sarebbe stato tutto più semplice.
Più facile.
Non l’avrei toccata se mi avesse negato il suo corpo.
Non avrei mai scatenato l’ira di Kakaroth per un futile motivo come la violenza sessuale…
Ma lei, Bulma, si è lasciata andare a me, alla mia voglia trattenuta solo dalla premura che riservavo per lei in quanto amica di colui che qui chiamano Son Goku, unica e sola a cui avevo serbato questo trattamento di favore.
Lei non era stata violata da me.
Lei non era stata uccisa dalle mie mani, dopo che l’avevano esplorata ovunque, appagandosi di essa.
Lei era diversa.
Lei è diversa.
E questo mi spaventa.

Mi rimetto in piedi, dopo essere caduto a terra per l’ennesima volta, abbattuto dai miei stessi attacchi. Sono stanco, sfinito e pure affamato. Tuttavia l’idea di rientrare in casa mi blocca.
Ho paura di vederla perché potrei ricadere nella tentazione.
Ma devo mangiare.
Devo affrontare il problema.
Devo fare fronte alla terrestre.
Solo questo devo fare e, con tutta la buona volontà del mondo, mi riassetto e vado a farmi una doccia rigenerante prima di scendere in cucina, laddove la stramba madre di lei è già ai fornelli pronta a servirmi.
Faccio per sedermi al solito posto, pronto a gustarmi un lauto pasto deciso ad ignorarla, ma basta uno scambio di sguardi con colei che sta seduta a quel tavolo, per mandarmi in tilt.
Un solo contatto con quegli occhi blu come il mare… e io vengo di nuovo imprigionato.
Perché deve farmi questo effetto?
Mi siedo di fronte a lei, che mi sorride dolcemente senza farsi notare dai genitori e io già so che fra qualche ora sarò di nuovo da lei, perché è una tentazione a cui non posso più resistere. Un richiamo naturale e forte, che se non avessi colmato sarebbe sfociato in masochismo.
Quindi… perché no?
E chi pensa questo è il mio orgoglio…
Mi ha dato tutto quello che mi serve per vivere bene -e anche di più-, contando la gravity room e l’attrezzatura, se lei mi offriva anche il suo corpo, il caldo piacere di un atto fisico che va consumato in silenzio e con foga, che male c’è nell’approfittarsene?!
Rispondo al sorriso di lei con un ghigno sghembo, una mezza via fra furbizia e cattiveria tenendo gli occhi fissi su di lei, come se la stessi mangiando.
Lei ha capito e sorride guardando di lato, probabilmente pregustandosi ciò che sarebbe accaduto qualche ora più tardi…
E per ora, va bene così.

Fine.

 
   
 
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