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Autore: Vale11    15/09/2014    5 recensioni
Una chiazza di blu scuro su una panchina, un cappello calato sulla testa, capelli più lunghi che mai che ormai hanno passato le spalle. Non vede le gambe, ma immagina siano rannicchiate contro il petto per ripararsi dal freddo. Gli da le spalle. Steve vede che ha addosso la solita felpa blu, i soliti jeans e Dio, si congela e quell'uomo non ha nemmeno una giacca addosso.
p.s. anche Steve Rogers è uno dei personaggi principali, ma il mio computer ha deciso che non sono degna di selezionare due voci nemmeno con il ctrl. E sia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La prima volta che lo rivede, Bucky è sul tetto di fronte alla sua finestra, jeans e felpa blu e un cappello calato sugli occhi. Quando si affaccia al davanzale per raggiungerlo, è già sparito.




La prima volta che riesce a parlargli è anche la prima volta che riesce a invitarlo ad entrare. Bucky entra, si guarda intorno e se ne sta fermo in mezzo alla stanza come se aspettasse un ordine da parte di qualcuno. Steve si rende conto che forse aspetta davvero un ordine da parte di qualcuno. Una direttiva. Un'indicazione. Ha vissuto come un'arma per decenni, fra una capatina al frigorifero e l'altra, e ora non sa più come muoversi autonomamente. Il solo pensiero fa venire voglia a Steve di cercare uno per uno tutti gli agenti sovietici prima, e dell'Hydra poi che hanno messo le mani addosso al suo migliore amico e chiudere loro le dita intorno al collo. Poterli guardare negli occhi finchè la vita non se ne va via con l'ultimo rantolo di una gola chiusa. Ma non lo fa, perchè Steve è buono e i buoni non fanno queste cose. 

Bucky reagisce come un gatto selvatico ad ogni rumore, ad ogni parola, ad ogni tentativo di avvicinamento, tanto che Steve inizia a chiedersi per quale motivo abbia deciso di accettare il suo invito.  Il Soldato d'inverno lo fissa da sotto il cappello, che Steve inizia a pensare gli si sia incollato in testa, apre bocca per dire qualcosa, la chiude, scuote la testa e fa per andarsene. Quando Steve gli prende il polso per fermarlo lo sguardo che riceve è così carico di paura e violenza che lo lascia andare.




Bucky torna. Dopo mesi, ma torna. 




Steve l'ha cercato in lungo e in largo, ma se c'è una cosa che Bucky sa fare, evidentemente, è sparire. E' inverno quando lo rivede, gli alberi sono spogli da un pezzo e fa un freddo cane.  I viali del parco non hanno più nemmeno una foglia secca a decorarli, tanto è stato il vento gelido degli ultimi giorni, ed è a correre con Sam quando se ne accorge. Una chiazza di blu scuro su una panchina, un cappello calato sulla testa, capelli più lunghi che mai che ormai hanno passato le spalle. Non vede le gambe, ma immagina siano rannicchiate contro il petto per ripararsi dal freddo. Gli da le spalle. Ha addosso la solita felpa blu, i soliti jeans e Dio, si congela e quell'uomo non ha nemmeno una giacca addosso. Steve dice a Sam che si ferma qui, che per oggi ha finito. Si salutano, e aspetta che si sia allontanato prima di correre verso la panchina dove quella macchia blu somiglia così tanto a Bucky. 




Quando lo raggiunge non sa se toccarlo o meno. Il viso è nascosto fra le braccia, ma è Bucky. Deve essere Bucky. Se è qualche senzatetto potrà indirizzarlo verso il riparo più vicino, da bravo posterboy americano, se è Bucky probabilmente si ritroverà con un occhio nero. Non si sveglia una macchina assassina senza aspettarsi niente. 




Ha ragione.




Appena gli appoggia una mano sulla spalla, Bucky scatta in avanti, il braccio metallico proteso verso lo sterno del suo obiettivo, il destro tenuto incollato protettivamente sull'addome. Ma non lo colpisce, non ci arriva. Perde lo slancio e cade sul viottolo che Steve ha usato per arrivare alla panchina, sfinito, mezzo congelato e, se sa ancora prendere le misure giuste, Steve valuta sia anche mezzo morto di fame. Chissà se gli davano da mangiare o se lo mandavano avanti a flebo, in quel posto dove gli hanno piazzato un braccio meccanico stellato al posto del suo vero arto. Chissà se si ricorda ancora che deve mangiare, chissà se si ricorda ancora come si mangia. Steve immagina di si, se è ancora vivo dopo tutto questo tempo. Poi si rende conto che Bucky non si è più mosso dal vialetto che sembra aver eletto come nuovo domicilio e si china verso di lui.




E' andato. Svenuto. Con cerchi neri sotto gli occhi che farebbero invidia a quelli che gli aveva visto dipinti in faccia quando aveva sparato a Fury e un respiro rantolante che gli esce dai polmoni come se avesse inghiottito ghiaia e si divertisse a farla rotolare dentro e fuori dalla trachea. Se il suo aspetto lo preoccupa, è quel rumore a spaventarlo a morte. 




Considerando quante azioni avventate ha già compiuto, Steve lo raccoglie da terra come fosse fatto di vetro e si avvia verso casa, stringendosi addosso quello che pare restare di un mondo che è finito settant'anni prima, e che è grato di riavere. Lo ripara dal vento col suo corpo, in un modo che gli viene talmente naturale da terrorizzarlo. Un'azione fuori di testa in più non dovrebbe cambiare niente.




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eeeee uno. parlo di sovietici oltre che di Hydra, perchè mi riferisco ai fumetti più che al film. però se avessi tolto del tutto l'hydra dall'equazione non sarebbe più tornato un accidente col film. ergo, ok. 




a breve il prossimo pezzo! 

  
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