Gli ultimi segni dell'inverno
tardavano ad andar via. Il mantello, da solo, era ancora troppo leggero se
indossato nel tardo pomeriggio.
Il parco di Hogwarts si presentava desolato e silenzioso.
Quello che fino a qualche ora fa
era uno stadio stracolmo, pieno di tifo esultante, ora appariva come un cimitero.
Nessuna delle centinaia di persone che si accalcavano sugli spalti si era
trattenuta. Il paesaggio appariva lugubre e malinconico.
L'unico rumore percettibile era il muoversi delle fronde degli alberi
circostanti che faceva apparire ancora più tetro quel tramonto.
L'aria cominciava a rinfrescarsi, il cielo ad imbrunire.
Di quella vergognosa partita non rimaneva che un risultato inciso a caratteri
cubitali sul cartellone: Serpeverde 180 - Grifondoro 20.
Hermione era impalata a fissare quei numeri, non un solo movimento, solo i
cespugliosi capelli scossi dal vento.
Con lo sguardò poi passò in rassegna del campo.
Una scopa spezzata in tre
parti era abbandonata in un angolo.
Pezzi di cartelloni ricoprivano la zona
appena sotto la tribuna, come fossero neve.
Non capiva a pieno l'indignazione e lo sconforto per aver perso quella partita.
Certo, la mortificazione di esser battuti da quegli imbecilli dei Serpeverde
bruciava, ma la cosa finiva lì.
Invece molti dei suoi compagni ne avevano fatto una tragedia e, addirittura,
buona parte non era scesa per la cena, tanto era sconvolta.
Erano circa due anni che i Grifondoro non ricevevano sconfitte sul campo da
gioco. Due anni di gloria e sicurezze.
Quella partita aveva segnato la fine di un periodo brillante, pieno di
soddisfazione e forse, più che per i punti, tutti erano depressi per
l'invincibilità violata.
Certo nessuno osava dare la colpa ai giocatori. Harry era stato a dir poco
fantastico, aveva tenuto testa a Malfoy come non mai, quel giorno.
Ron poi. Dopo qualche piccolo imbarazzo ne aveva parate di tutti i tipi. No,
assolutamente, la colpa non era stata loro.
Forse, in parte, il gioco di squadra era stato compomesso quando una delle
battitrici doratoscarlatta era stata messa k.o. da un'azione poco corretta degli
avversari. O forse la stanchezza di quasi sette anni di scuola cominciava a
gravare sulle spalle di parte di loro.
In tutti i casi per Hermione erano stati tutti fantastici e non aveva nulla da
rimpiangere.
C'era solo un motivo che l'aveva convinta ad incespicarsi in giro per il parco a
quell'ora di sera: Ron non si era fatto vedere a cena.
Nè tantomeno in Sala Comune.
Diciamo che sapeva per certo che Ron, dopo quella maledetta partita, non aveva
per nulla varcato la soglia del castello.
Girovagò ancora per qualche minuto nei pressi del campo, poi decise di uscire.
La sua attenzione fu richiamata da un'ambigua figura nelle vicinanze degli
spogliatoi.
Per un attimo fu tentata di fare retromarche, ma decise
comunque di proseguire. E in effetti fu una scelta fortunata.
Accovacciato su di una roccia, con le ginocchia al petto e il viso affondato
nella veste c'era Ron.
La sua scopa era stata gettata a qualche metro di distanza, più vicino
all'entrata degli spogliatoi.
I capelli rossi scendevano sulle maniche scarlatte della divisa
confondendosi con quel colore, e il suo respiro pesante era perfettamente
udibile.
"Ron...?" mormorò Hermione, scuotendolo leggermente.
Era profondamente dispiaciuta dalla vista di uno dei suoi migliori amici in
quelle condizioni "...non farmi preoccupare...alzati..."
La mano col quale lo stava toccando fu scacciata in malo modo dal ragazzo, che
alzò la testa e la osservò furente.
"Vattene..." disse secco "...lasciami solo"
Hermione sentì il fortissimo impulso di correre via ma le gambe presero a
tremarle e sapeva perfettamente che se avesse avanzato anche solo mezzo passo,
sarebbe cascata col muso per terra.
"Io...volevo solo sapere come stai...ma vedo che te la cavi benissimo da
solo..." disse acida guardando altrove.
Ron continuava a guardarla rosso in viso dalla
collera, percepiva il suo sguardo.
Insomma, era così giusto prendersela con lei? No. Non lo era per niente.
Girò i tacchi ben decisa ad allontanarsi il più possibile da quello stupido
quando la voce di lui la fece sobbalzare.
"Aspetta..."
Il tono aveva qualcosa che non andava. Più che una parola sembrava un
singhiozzo. Un suono triste e tremante che lasciava immaginare la lotta interna
che stava affrontando il suo subconscio.
Hermione era ancora alquanto indispettita dal trattamento ricevuto ma proprio
non riuscì ad ignorare quella richiesta d'aiuto.
Gli tornò vicino piazzando le mani sui fianchi.
Lui tornò in posizione fetale "E' stata colpa mia..." biascicò con
voce bassa e rauca. Hermione scosse la testa e gli si sedette accanto.
Forse, per una volta, gli avrebbe permesso di fare il burbero. Insomma era lì
per consolarlo non per incrementare la lista dei suoi guai.
"Non è stata colpa tua...e poi non è una tragedia Ron..." disse
semplicemente.
Lui rimase
in silenzio. La ragazza credette che quella pausa fosse segno di
accondiscendenza.
"...è una partita, no? Una stupida partita..." continuò con tono
sempre più calmo ed amichevole, la luce mancava sempre di più. Ron continuava
a tacere. "Domani te ne sarai già dimenticato...".
Il ragazzo prese fiato. "Basta."
"Cos...?"
Ron rialzò la testa "Chi credi di essere? Quella partita ha segnato la mia
sconfitta! La mia vergogna! E tu dici che era una stupida partita?"
Hermione aprì e chiuse la bocca senza riuscire ad emettere alcun suono.
"Tanto che cazzo te ne frega a te? Mica sei tu quella a cui tutti daranno
la colpa dell'accaduto? Tu domani sarai a trastullarti con qualche buon voto
fresco fresco, mentre io, e dico io, dovrò nascondermi dalla vergogna!"
ringhiò indicandosi col dito.
Passarono alcuni lunghissimi secondi di silenzio. Neanche il vento sembrava
volerlo spezzare, per un pò nessun rumore fu percettibile.
Hermione si sentì indignata per quella lavata di capo ma, come prima, il suo
corpo non reagiva ai comandi. Sentì le gambe e le braccia pesanti come travi di
legno e la gola talmente seccata da non riuscire a replicare.
Quando meno se l'aspettasse Ron la tirò a lui con forza bruta. In meno di un
attimo si trovò schiacciata contro la stoffa ruvida della divisa da gioco e le
labbra del ragazzo violentemente premute contro le sue.
La presa le faceva dolere il braccio e la foga di quel bacio le toglieva il
respiro.
Emise un mugolio di dolore e cercò di divincolarsi, ma le maniere di Ron
mutarono visibilmente.
La sua stretta si allentò e le sue dita salirono fino alla nuca sfiorandole
leggermente i lembi di pelle nuda. Le sue labbra si dischiusero e accarezzarono
delicatamente quelle di lei.
Hermione ebbe un visibile brivido. L'aria fino a poco prima gelida, cominciava a
riscaldarsi.
La mente le si svuotò e si ritrovò a ricambiare il bacio senza nemmeno
pensarci, automaticamente.
Le dita di Ron si avventurarono tra le ciocche ricciute dei suoi capelli.
Stava
appunto pensando a quanto preferisse questo atteggiamento gentile che la sua
coscienza prese ad urlare.
Stai baciando il tuo migliore amico!
La ragazza spalancò gli occhi di botto e si allontanò repentinamente. Ron
rimase immobile ancora qualche secondo a fissarla, come per ricordare se stesso cosa aveva appena fatto.
"Io...devo andare..." sussurrò lei sconvolta. Il ragazzo la guardò
ancora incapace di replicare alcunchè.
Hermione si sistemò alla benemeglio il mantello e corse via, in direzione del
giardino erbologico.
La sua mente cominciò a riempirsi. Il volto di Ron così vicino a lei stampato in
un immagine nitida. La sensazione di calore della sua bocca ancora vivo.
Accellerò l'andatura, quando sentì qualcuno correrle dietro.
Non servì a nulla cercare di seminarlo perchè dopo un pò sentì una mano
afferrarle il braccio e si bloccò all'istante, più affannata che mai.
"Hermione...aspetta..." tentò Ron cercando di domare il
fiatone. Era imbarazzato almeno quanto lei.
"Non so che mi è preso...scusa...sei l'ultima persona con la quale vorrei
prendermela"
Hermione fu sul punto di scoppiare a piangere. Si guardò intorno cercando un
qualsiasi motivo per cambiare argomento, quando notò la serra di Erbologia
appena dietro di lei.
La porta era semichiusa e dall'interno proveniva un forte e gradevole odore di
Lavanda essiccata.
Ron stava tremando dal freddo e solo in quel momento Hermione si rese conto di
quanto fosse vestito leggero.
"Entriamo" disse asciutta, spalancando totalmente le porte. Lui la
seguì docile. Il broncio di quando si erano trovati ridipinto sul volto.
Lo hai baciato. Disse una vocina dentro di lei, maliziosa. Sei felice?
Lo hai baciato.
Era felice? Molto probabilmente, sì.
Aveva baciato Viktor qualche anno
prima, ma non era stato lo stesso. E poi quello che aveva dato a Viktor non
poteva neanche essere considerato un bacio, se paragonato a questo.
Quando Ron le si era avvicinato, anche se le intenzioni erano tutt'altro che
romantiche, il suo cuore era esploso tanta l'emozione.
Entrarono in silenzio nell'aula che, come prevedibile, era vuota. Il buio aveva
quasi completamente avvolto il cielo e la temperatura cominciava a scendere
precipitosamente.
Hermione agguantò qualche telo dalla dispensa e lo gettò sulle spalle di Ron,
nel tentativo di riscaldarlo.
"Bene, ora sopravviverai fino al castello, possiamo andare..."
Ma la voce di lui le arrivò nuovamente alle orecchie, sussurrevole e triste.
"Non torno..."
Lei si voltò e notò che l'amico si era poggiato contro il lungo tavolo in legno,
lo sguardo perso nel vuoto. Una fastidiosa stretta le torse lo stomaco.
"Non voglio vedere nessuno..." continuò "...rimango qui. Puoi dire che non mi
hai visto, domani mi farò vivo..."
Hermione lo osservò impietosita. Il ricordo del bacio la fece avvampare, si
guardò intorno constatando che i presupposti per cascare nuovamente in errore
c'erano tutti, ma che non poteva di certo abbandonare il ragazzo in quelle
condizioni.
Fece qualcosa che, sicuramente, non fu dettato dalla ragione.
Gli si avvicinò e circondò il suo collo con le braccia.
"Resto con te..." sussurrò appena. Ron spalancò gli occhi sorpreso e rimase
immobile.
L'aria si raggelò ulteriormente.
Hermione sentì la mano di Ron accarezzarle la schiena e tutto cominciò a
sembrarle talmente logico e naturale che prese ad ignorare i sensi di colpa e si
abbandonò all'abbraccio senza remore. Le sue dita delicate salirono fino ai
capelli. Premettero leggermente sulla testa.
Le sembrò altrettanto normale alzare il capo e baciarlo di nuovo.
Le gambe cominciavano a cederle. Inclinò la testa da un lato e ringraziò
mentalmente il fatto che Ron la sorreggesse, perchè altrimenti sarebbe
sicuramente stramazzata al suolo.
Avvertì un vago sapore di arancio e la lingua di lui accarezzarle gentilmente le
labbra. Il tempo parve fermarsi e la mente liberarsi da qualsiasi pensiero che
non fosse Ron.
Le sue mani grandi e forti la stringevano come per paura che scivolasse via. La
sua pelle stranamente liscia e calda, strusciava contro la sua guancia.
Non le importava di tornare tardi al castello, non le importava neppure delle
spiegazioni che avrebbe dovuto dare ai compagni.
Si staccarono delicatamente l'uno dall'altra e si guardarono a lungo.
"Era tanto che volevo farlo..." bisbigliò Ron tornando a baciarla. Le guance le
scottavano per l'emozione ed era sicura di percepire il battito del suo cuore,
sotto quella pesante e sgualcita divisa.
Quando si staccarono nuovamente avevano entrambi le labbra lucide e gonfie e le
gote colorite più del normale.
Lui aprì la bocca come per dire qualcosa, ma Hermione lo bloccò.
"Torniamo" disse sorridendo appena, senza riuscire a guardarlo.
Ron le afferrò la mano e ricambiò il sorriso. "Grazie..." mormorò seguendola.
Hermione lo guidò fuori dalla serra. La serata era fresca e cristallina. Le
stelle agglomerate in piccoli gruppi, rilucevano sopra le loro teste.
Velocemente. Tutto era successo così velocemente che aveva l'impressione di aver
trattenuto il respiro e di aver ripreso ad inalare aria solo in quel momento.
Sorrise ed alzò lo sguardo in direzione della volta celeste.
"Non tutte le delusioni vengono per nuocere" disse stranamente seria.
Lui la guardò con un'espressione talmente seria che scoppiarono a ridere
entrambi. I rumori cristallini delle loro risate spezzarono ogni filo di
tensione circostante.
"Non tutte le delusioni vengono per nuocere!" ripetè Ron attirandola a sè.
Hermione chiuse gli occhi. Pensò che in fondo quella partita non era stata così
tragica come aveva pensato.
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FINE
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I Pg della saga non sono miei,
ma appartengono a JK Rowling!
Mi dispiace annunciare che anche per me è arrivato il meraviglioso e tanto
atteso "blocco" ((vedo già persone esultare ;_;)). Questa non so da dove sia
uscita, nè tantomeno so come sia uscita. Infatti mi sembra abbastanza bruttina
ma mi sa che per riprendermi dovrò sfornare qualcosa di semplce e breve per
superare il periodaccio. Evito di elencare i motivi di suddetto malumore e vado
avanti.
Ho un piccolo annuncetto da fare *u.u*. Come dicevo a _Miwako_ avevo intenzione di cominciare una Round Robin Ron/Herm, ma prima di farlo
vorrei sapere se c'è qualcuno disposto a partecipare *_*. Magari possiamo
accordarci via msn o via email, almeno sul genere, secondo me ne verrebbe
fuori qualcosa di carino! Fatemi sapere *_*