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Autore: Levy94    19/09/2014    2 recensioni
Nithael è un angelo. Era un angelo.
Un unico errore l'ha reso un Caduto.
Ora vive sulla Terra, tra umani e demoni, senza potersi nemmeno considerare degno di vivere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Pov Gadriel

 

Il mattino, come sempre, arriva troppo in fretta. Cosa darei per poter poltrire a letto ancora qualche ora!

Invece mi conviene alzarmi e sparire. Sarebbe preferibile farlo in silenzio, non vorrei dover spiegare al tipo accanto a me come siamo arrivati a dividerci il letto. Magari se lo ricorderà da solo, se la sbronza di ieri sera non era così pesante come penso.

Mi alzo con calma e attenzione e, quando riesco a districarmi dalla presa del ragazzo, mi lascio andare a un sospiro.

Recupero i vestiti sparsi per tutta la stanza e mi rivesto in fretta. In pochi minuti prendo la porta ed esco. Come quasi ogni domenica mattina me ne torno a casa a piedi da chissà dove.

Devo togliermi questo brutto vizio.

 

 

 

Pov Nithael

 

La saletta di attesa è sempre vuota al mattino. È un posto non troppo grande né troppo elegante, ma comunque curato. In questa parte della giornata è silenziosa. Forse l'unico momento in cui si riesce ad apprezzarla senza avere qualche mano altrui addosso.

È una stanza con parecchie poltrone bianche, tavolini di cristallo e una libreria rigorosamente bianca.

C'è persino un pianoforte, ma l'unica persona che sapeva suonarlo era Lyra.

E ieri è stata l'ultima volta.

Se n'è andata, è libera. Ha estinto il suo debito e ha ricominciato a vivere.

Prima di andarsene mi ha suonato una delle sue canzoni e ha detto che sarebbe andato tutto bene anche senza di lei.

Mi avvicino all tastiera e premo i tasti. Non ne so molto di pianoforti né di musica in generale, ma Lyra mi ha insegnato alcuni accordi. Le note sono acute e dolci, sembrano quasi i lamenti dello strumento che ha capito di essere stato abbandonato.

Chiudo la tastiera.

Penso che questi ottantotto tasti non li toccherà più nessuno.

 

L'aria di dicembre è freddissima, specialmente al mattino. Qualche giorno fa sono riuscito a procurarmi un vecchio cappotto. Non è il massimo, soprattutto con tutti i buchi che si ritrova, ma è comunque meglio di nulla.

La domenica, per una buona parte degli umani, è considerata il giorno del Signore. Sono alcuni giorni che Lecktis è via e mi ritrovo senza nemmeno un centesimo. Penso che per oggi dovrò affidarmi alla presunta bontà della gente durante questo giorno.

Raramente in questi ultimi anni mi sono ritrovato a chiedere la carità dei passanti, ma quando non hai altra scelta ci si accontenta di tutto.

 

Il campanile della chiesa suona il mezzogiorno.

Le persone dell'ultima messa del mattino sfilano davanti a me per tornarsene a casa.

Me ne resto seduto nel mio angolo, la mano tesa in avanti e lo sguardo basso. Qualcuno si fermerà?

Uomini e donne passano imperterriti, i bambini si rincorrono pericolosamente vicino alla strada facendo allarmare i genitori. Sorrido alla loro spensieratezza. Piccoli e ingenui che vedono solo la parte buona del mondo. Li invidio.

Un paio di passetti delicati si fermano accanto a me. Alzo gli occhi. Una bambina mi squadra incuriosita, piega il capo sulla sinistra e mi studia con lo sguardo. Pochi secondi, poi corre verso la madre, le strattona la gonna per attirare la sua attenzione. La piccola mi indica e parla col genitore. La donna sorride e passa qualcosa alla bambina.

Quando la piccola ritorna, lascia cadere sul mio palmo aperto alcune monetine. Sono piccole e di poco valore, non basteranno per un pasto, ma ne sono comunque felice.

«Grazie...» riesco solo a dirle mentre lei mi sorride e torna di corsa dalla madre.

Mentre si allontanano ricordo le parole di una piccola benedizione. Non so quanto valore possa avere da parte di un Caduto, ma comunque recito la formula e la indirizzo alla bambina.

Se gli altri angeli mi hanno sentito, spero facciano il resto del lavoro.

 

 

Pov Gadriel

 

Conosco la città come le mie tasche, quindi non ho mai trovato il motivo per guardarmi attorno come un turista. Né ho mai cercato con lo sguardo qualcuno che conosco. Di solito sono gli altri a notare me, non il contrario.

Mi è bastato voltare lo sguardo per un secondo per accorgermene. È raro sentire una presenza angelica, anzi, più che raro. Mio padre una volta me l'ha descritta come una sensazione di calore e benessere, pace.

Per un solo secondo l'ho sentita. Era a malapena tiepida e quasi sofferente, debole, ma so che era angelica.

Quando ho visto da dove proveniva, ho ricordato. “Nithael”, la parola che mi ronzava in testa da mesi, e un paio di occhi di un azzurro così innaturale ora hanno nuovamente un volto.

Come ho fatto a dimenticarlo?

Attraverso di corsa la strada e arrivo accanto al ragazzo vestito con quelli che in molti considererebbero già stracci, un cappotto rattoppato in mille punti e le mani di una sfumatura blu per il freddo.

Mi abbasso per poterlo guardare negli occhi e, sì, è davvero lui.

Sorrido. «Ciao» lo saluto.

Il ragazzo non risponde, sembra troppo sorpreso.

«Ti ricordi di me?» chiedo.

Nithael annuisce e accenna un sorriso.

Mi rialzo e allungo una mano. «Direi che è troppo freddo per fare due chiacchere all'aperto. Ti va se andiamo al coperto?»

Il ragazzo resta fermo per un momento, alternando lo sguardo tra me e la mano tesa.

Alla fine la afferra.

 

 

 

 

 

Ehm...

Ecco...

 

Sono imperdonabile.

Merito il vostro disprezzo u.u

 

Mi dispiace essere ricomparsa dopo così tanto tempo e con un capitolo alquanto corto, ma al momento sono riuscita a combinare solo questo.

 

Alcune avvertenze.

Sto pian piano riprendendo in mano la scrittura. Dopo così tanto blocco, penso che si noteranno alcuni cambiamenti nello stile e nella narrazione. Non sono cambiamenti voluti, ma inconsci.

Negli ultimi tempi la mia mente ha avuto molto su cui riflettere e molto a cui pensare. Alla fine alcuni miei modi di pensare sono cambiati e, quindi, penso che abbiano “infettato” il mio modo di scrivere.

Spero comunque che i testi restino scorrevoli e chiari nelle loro sfumature.

 

Il capitolo, come sempre, non è betato e stavolta l'ho scritto in una mattinata.

 

Alla prossima.

  
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