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Autore: Tigre Rossa    19/09/2014    5 recensioni
' “Vai via, Leo, o farò del male anche a te. E non voglio. Non voglio farti del male. ”
“Non è vero, tu non sei un mostro. Tu non sarai mai un mostro. Non sei un mostro, Raffaello, e non mi farai mai del male. Io ti conosco e mi fido di te. So che non mi farai mai del male. Mai.”.'
' Stringo con forza il mio Sai, così vicino al collo di Leonardo, così incredibilmente vicino, e sento l’adrenalina e la felicità attraversarmi tutto il corpo in un brivido d’eccitazione.
Finalmente sono riuscito a sconfiggerlo, a dimostrargli che sono io il più forte, il migliore tra noi due, a fargli capire che non ho più bisogno di lui, non più.
C’è stupore nello suo sguardo, stupore e confusione, gli stessi di quando si è reso conto di chi fosse in realtà il Guardiano della Notte, gli stessi di quando gli ho urlato il mio dolore ed il mio disprezzo.
Improvvisamente, stringe gli occhi e mi guarda come se non mi riconoscesse più.
Mi guarda come se non riuscisse a riconoscere in colui che l’ha appena sconfitto suo fratello minore.
Mi guarda come se stesse guardando un mostro."
TMNT 2007
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leonardo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Mostro



 

 
“I feel it deep within, it's just beneath the skin
I must confess that I feel like a monster
I hate what I've become, the nightmare's just begun
I must confess that I feel like a monster!”
 
-Monster, Skillet
 
 
 
“Raffaello?”
 
Una manina color verde mela solleva la coperta rossa sotto alla quale mi sono nascosto.
 
Grandi occhi ramati incorniciati da una maschera azzurra mi osservano preoccupati.
 
Chiudo i miei, di occhi, e nascondo il volto tra le braccia incrociate.
 
“Va via, Leo.” sbotto.
 
Il mio fratellone resta in silenzio, ma si infila accanto a me sotto la mia tenda improvvisata.
 
 “No, non vado via.” ribatte, toccandomi il braccio dolcemente “Io non ti lascio da solo.”
 
“Ma io voglio stare solo!” alzo la testa e lo guardo dritto negli occhi. “Non lo capisci? Voglio stare da solo!”
 
Lui scuote la testa “Non è vero. Nessuno vuole stare da solo.”.
 
“Io si.” ribatto, cercando di sostenere il suo sguardo gentile “Vattene, Leo.”
 
“No.” è così tranquillo, come se non fosse mai successo niente.
 
“Leo, per favore!” Ecco, adesso sto urlando. “Devi andartene! Devi starmi lontano! Tutti voi dovete starmi lontani. Tutti! Perché . . . perché io sono un mostro. Si, un mostro! Un maledetto mostro che ha attaccato suo fratello!” mentre dico queste parole, le lacrime riprendono a pizzicarmi e il rimorso a bruciarmi l’anima.
 
Cerco disperatamente di impedire alle lacrime d’uscire, ed improvvisamente il volto di Leonardo scompare ed al suo posto appaiono quelle terribili immagini che non vogliono abbandonarmi.
 
 
Michelangelo che ride e mi prende in giro, tirandomi addosso degli insetti finti.
Io che mi arrabbio e mi lancio addosso a lui.
I pungi, i calci, i morsi, la collera.
Splinter che vede tutto da lontano e si avvicina di corsa, gridandomi di smetterla.
Leonardo che cerca disperatamente, chiamandomi per nome ed afferrandomi le braccia, di fermarmi.
Donatello che cerca di frapporsi tra me e Michelangelo.
Michelangelo che casca a terra.
Michelangelo che sbatte la testa.
Michelangelo che perde i sensi.
Michelangelo . . . Michelangelo che non . . . non si sveglia . . .
 
 
Le lacrime mi battono ed iniziano a scendermi sulle guance, simili a piccole perle di disperazione.
 
Me le asciugo con i pugni chiusi e fisso il volto un po’ stupito di mio fratello “Vai via, Leo” gli dico, con un lieve fremito nella voce “O farò del male anche a te. E non voglio. Non voglio farti del male. Non voglio . . .”.
 
Leonardo mi interrompe, facendo una cosa incredibile.
 
Mi abbraccia.
 
Trattengo il fiato, stupito ed incredulo.
Cosa . . .?
 
 “Non è vero, tu non sei un mostro. Tu non sarai mai un mostro.” mi sussurra dolcemente, con quella sua voce rassicurante “Non sei un mostro, Raffaello, e non mi farai mai del male. Io ti conosco e mi fido di te. So che non mi farai mai del male. Mai.”.
 
La gola mi si chiude ed io osservo il mio fratellone, un po’ commosso.
 
Dopo quello che ho fatto, lui non ha paura di me.
Dopo quello che ho fatto, lui ha ancora fiducia in me.
Dopo quello che ho fatto, lui mi vuole ancora bene.
 
Lentamente, un po’ timoroso, rispondo all’abbraccio e, avvolto dal calore rassicurante di mio fratello, piango tutte le mie lacrime.
 
Restiamo così a lungo, in silenzio, fino a quando non sussurro un tremulo “Grazie . .  .”
 
Leonardo mi guarda e sorride dolcemente come solo lui sa fare “Non dirlo neanche, Raph. Dopotutto, siamo fratelli, no?”
 
 
 
Ansimante, ma soddisfatto, osservo mio fratello steso a terra sotto di me, inerme, indifeso, sconfitto.
 
Si, sconfitto.
 
Sconfitto da me.
 
Stringo con forza il mio Sai, così vicino al collo di Leonardo, così incredibilmente vicino, e sento l’adrenalina e la felicità attraversarmi tutto il corpo in un brivido d’eccitazione.
 
Finalmente sono riuscito a sconfiggerlo, a dimostrargli che sono io il più forte, il migliore tra noi due, a fargli capire che non ho più bisogno di lui, non più.
 
Lui continua a guadarmi negli occhi, quasi confuso dall’esito del nostro scontro, come se non riuscisse a credere che io sia stato capace di sconfiggere il grande leader, il saggio capo, il temerario Leo.
 
C’è stupore nello suo sguardo, stupore e confusione, gli stessi di quando si è reso conto di chi fosse in realtà il Guardiano della Notte, gli stessi di quando gli ho urlato il mio dolore ed il mio disprezzo.
 
Improvvisamente, stringe gli occhi e mi guarda come se non mi riconoscesse più.
 
Si, mi guarda come se non riuscisse a riconoscere in colui che l’ha appena sconfitto così clamorosamente suo fratello minore.
 
Mi guarda come se stesse guardando un mostro.
 
Quando me ne rendo conto, stringo a mia volta gli occhi per la rabbia, ma poi, improvvisamente, una terribile consapevolezza mi attraversa la mente, entrando violentemente nel mio cuore come una pugnalata.
 
Ho attaccato mio fratello.
 
Ho attaccato Leonardo, mio fratello maggiore.
 
L’ho attaccato con il desiderio di fargli male, di ferirlo, di farlo soffrire, di . . . di . . .
 
Sconvolto, scioccato, realizzo quello che ho fatto.
 
Finalmente mi rendo conte del mio tremendo errore.
 
Ho attaccato mio fratello, lo stesso fratello che ho atteso per mesi e mesi con il cuore in gola, lo stesso fratello con il quale ho condiviso ogni cosa per tutta la durata della mai vita, lo stesso fratello che mi ha protetto, mettendo a rischio la sua vita, ogni qualvolta ero in difficoltà, lo stesso fratello che, dopo che avevo quasi ucciso Michelangelo, mi ha confortato ed ha creduto in me quando nessun altro l’avrebbe fatto.
 
Indietreggio, spaventato da questa improvvisa e crudele consapevolezza, allontanandomi da Leonardo, che si mette a sedere, guardigno, senza staccarmi gli occhi di dosso.
 
Quegli occhi, quei caldi, rassicuranti occhi ramati, nei quali avevo tante volte trovato rifugio e conforto, adesso mi guardano spaventati e preoccupati, insicuri di chi, o meglio, cosa, hanno davanti.
 
Continuo ad indietreggiare e, incapace di sopportare oltre la vista di quel mio fratello che ho tradito in modo così crudele e malvagio, mi volto e fuggo, si, fuggo come un vigliacco.
 
Corro, singhiozzando e permettendo alle mie lacrime di mischiarsi alla pioggia, mentre nella mia mente rimbombano parole di un tempo passato, parole che mi fanno male quasi come il mio gesto.
 
Non sei un mostro, Raffaello, e non mi farai mai del male. So che non mi farai mai del male. Mai.”
 
Come ho potuto fare una cosa del genere?
Come, dannazione?
Come?!
 
Ho attaccato mio fratello maggiore.
 
Ho attaccato la persona a cui tengo di più al mondo e che ha sempre, incondizionatamente, creduto in me.
 
Ho attaccato l’unica persona che non mi riteneva un mostro.
 
Ho attaccato Leo con l’intento di fargli più male possibile.
 
Ho attaccato Leonardo con il desiderio di fargliela pagare, e, se ci riuscivo, di . . . di ucciderlo!
 
 
Sento il mio cuore, sotto il peso di questa consapevolezza, spezzarsi in mille pezzi.
 
Beh, questo ha senso.
 
Dopotutto, un mostro non ha cuore.
 
E, per quanto in questi anni abbai cercato di convincermi del contrario, io sono un mostro.
 
Si, un mostro.
 
Un mostro che, questa volta, nemmeno Leonardo riuscirà a perdonare.
 
 
 
 

 
 
La tana dell’autrice
 
Yo! Sono venuta per torturarvi!
(Raph: E che è questa, una citazione mal riuscita di Bleach? Certo che sei proprio stu. .. ouk! Io: Senti, coso, non iniziare già a rompere, eh?)
 
E si, la vostra Tigre Rossa è tornata! Vi sono mancata? Daaai, dite di si!
 
Si, sono scomparsa per un po’ di tempo e non ho nemmeno risposto alle vecchie recensioni, ma prometto che d’ora in poi mi farò perdonare (Raph: E come farai, sparirai dalla circolazione? Ahia!!! Io: Non hai capito quello che ti ho detto, prima?!)
Alloooora, questa era una fic depositata nel mio computer da un po’ e che oggi ho finalmente completato . . . è collegata al film del 2007, come avete potuto leggere, ed è incentrata principalmente sulle emozioni di Raph (Raph: Ma che ho fatto di male per finire a lavorare con questa disgra. . . AHI! Io: Ti vuoi stare zitto un po’?).
Come vedete, la seconda parte è ambientata subito dopo la lotta tra Leo e Raph, ma presto – insomma, presto, appena riuscirò a completarla diciamo- pubblicherò un’altra fic su quella mitica lotta, con tutti i pensieri di Raph, da quando Leo lo ferma sul tetto fino a quando se lo portano via! Eh eh, ci sto lavorando già da un po’, perché ci tengo proprio a fare un lavoro dignitoso su quella magnifica scena!
Ok, finiamola con l’auto-pubblicità.
 
Cercherò di farmi viva presto, anche se sarà difficile tra kung fu, scuola, uscite con le amiche (Raph: Quali amiche? Tu non hai . . . aspetta, ritiro tutto, ritiro tutto!!! io: Bravo bambino!)
Beh, cowabunga allora!
 
T.r.
  
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