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Autore: Tinkerbell92    19/09/2014    2 recensioni
Il mio racconto narrerà le vicende di Annie e Darcy Storm, due sorelle nate nella fazione degli Eruditi.
La Cerimonia della Scelta non è che il primo passo verso i più grandi cambiamenti della loro vita.
L'Iniziazione non servirà soltanto a confermare l'appartenenza delle due alla fazione prescelta, ma anche a farle crescere, maturare, forse anche a prepararsi ai terribili eventi che colpiranno la città a distanza di poco tempo.
La guerra metterà a rischio ogni cosa e le ragazze dovranno lottare e stringere i denti il più possibile per non venir spazzate via insieme a ciò che più amano.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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IL CARRO

Scelta      
 Capacità di guida
Consapevolezza di poter decidere del proprio destino



La camicia azzurra infilata dentro ai jeans mi fa sembrare una perfetta idiota.
Il tentativo di mia madre di pettinare i miei capelli scuri in un ordinato chignon è miseramente fallito.
Ho tentato di spiegarle che il mio personalissimo taglio asimmetrico – che mi è costato due settimane di punizione- non è adatto a certe acconciature, ma lei non ha voluto sentire ragioni.
Probabilmente mi prenderò parole per essermi truccata un po’ troppo pesantemente, ma mi rallegra il pensiero che, di qui a poco, non dovrò più preoccuparmi di ramanzine e scenate inutili.
Rifletto per alcuni secondi davanti allo specchio, poi tiro fuori dai pantaloni i lembi della camicia e mi dirigo in salotto, al piano di sotto.
Mia sorella Elsa, seduta su una delle poltrone di velluto celeste, alza lo sguardo dal libro che sta leggendo e mi lancia un’occhiata scettica. La luce solare che filtra attraverso i vetri fa assumere una curiosa sfumatura biancastra ai suoi capelli biondo platino.
- Hai messo anche oggi l’ombretto nero- osserva con voce calma e monotona, sfilandosi gli occhiali da vista.
- E’ forse un problema?- sogghigno, conoscendo già benissimo la risposta – Molti dicono che mette in risalto l’azzurro dei miei occhi- aggiungo, fingendomi vezzosa.
Elsa dà un’alzata di spalle, volgendo di nuovo lo sguardo al suo libro: - Se lo dici tu.
Apro la bocca per risponderle, quando dei passi sulle scale mi costringono a voltarmi.
- Sei pronta? – sorride Annie, poggiando a terra le famose ballerine blu col tacco che indossò nostra madre il giorno del suo Test Attitudinale.
- Sono pronta da quasi sedici anni- rispondo con fare tronfio – Tu come ti senti?
Annie abbassa la testa, arrossendo leggermente: - In questo momento mi sento una bambola…
Non posso darle torto: i suoi capelli biondo rame sono ancora più boccolosi del solito, alcune ciocche sono legate dietro la nuca con un nastrino color cobalto; il delicato make up dai toni rosati le mette in risalto i lineamenti morbidi, facendola sembrare più giovane di qualche anno. Ma la cosa che la rende più simile ad una bambolina è l’abito blu: maniche a palloncino, gonna a balze e corsetto dalla scollatura casta - che, in teoria, dovrebbe servire a nascondere un po’ il seno generoso della mia sorella adottiva.  
- Mi sento un po’ in colpa – ammetto con un sorriso – Forse, se fossi un po’ più femminile, mamma non dedicherebbe tante attenzioni solo a te.
- Sinceramente ti preferisco così - ammette Annie, indossando le ballerine – Giusto, El?
Nostra sorella abbozza una risatina, osservandomi attentamente: - In effetti, una Darcy femminile sarebbe più inquietante di quella originale…
- O una Darcy che si comporta da Erudita – irrompe mamma, raggiungendoci – Fatevi un po’ vedere, voi due.
Annie fa un giro su sé stessa, lasciandosi ammirare dallo sguardo estasiato di nostra madre, che si trasforma subito in uno sguardo esasperato non appena viene il mio turno di essere squadrata.
- La camicia fuori dai pantaloni, Darcy?- sospira, passandosi una mano tra i capelli biondo cenere – Ah, figlia mia, mi consolo sapendo che oggi la mia teoria sarà confermata…
- E quale sarebbe la tua teoria?- domando, tirando fuori la lingua e mettendo in mostra il piercing che mi sono fatta da sola a quattordici anni – grazie al quale ho scontato un mese intero di punizione.
Mamma scuote la testa e mi dà un buffetto sul mento: - Che sei l’Erudita meno Erudita che conosca. Su, filate via, ora, o farete tardi. In caso beccaste quel vagabondo di vostro padre, a scuola, ditegli che avrò bisogno di una mano in Biblioteca, oggi pomeriggio.
- D’accordo, Mà – sorride Annie, lasciandosi baciare sulla guancia prima di uscire.
Ci dirigiamo a passi rapidi verso la fermata dell’autobus, la voglia di sfidare mia sorella ad una gara di corsa è veramente forte, ma nella nostra Fazione, quella degli Eruditi, una cosa del genere non è permessa e finirei solo per cacciarmi nei guai con le autorità per l’ennesima volta.
Qui la gente ha un solo chiodo fisso: il Sapere in tutte le sue forme possibili.
Ogni membro della nostra fazione aspira alla Conoscenza e le nostre regole volgono soprattutto a favorire in ogni modo possibile la stimolazione della mente: ne è esempio lampante la regola che ci impone di indossare sempre capi d’abbigliamento azzurri o blu, colore che, a quanto pare, aiuta la mente a mantenersi calma e lucida – non che con me abbia mai funzionato.
Tutto ciò che non ha a che fare con le attività intellettuali è considerato superfluo, e viene respinta quasi con ribrezzo ogni singola forma di distrazione. E’ proprio a causa della condanna alle distrazioni che Mamma procura sempre ad Annie degli abiti che “nascondano” un po’ il suo corpo.
A differenza di tutti i membri della mia famiglia – pallidi, magri e spigolosi - Annie ha delle forme morbide e piacevoli, le curve accentuate ed una bella carnagione rosata. E’ di media altezza e leggermente rotondina, il che rende ancora più evidenti il seno abbondante ed il sedere pronunciato.
Un fisico come il suo, insomma, può risultare un’abominevole forma di distrazione per i maschietti in piena tempesta ormonale che infestano le Aule Studio, quindi è molto meglio per lei celarlo il più possibile.
- Hai già qualche preferenza sulle Fazioni? – le domando, salendo con un balzo sulla Navetta Scolastica – Insomma, speri che al Test ti esca qualche risultato in particolare o no?
- In realtà non ne ho idea – risponde mia sorella, alzando le spalle – Davvero.
- Già, immagino – borbotto, osservando il severo paesaggio che sfreccia oltre i vetri del finestrino.
Un gigantesco cartellone con il volto austero di Jeanine Matthews, la leader della nostra Fazione, spicca in mezzo a due altissimi palazzoni grigi. L’orripilante sensazione che i suoi freddi occhi serpentini siano fissi su di me mi accompagna per un bel pezzo di strada, fino a quando il cartellone non sparisce completamente dalla mia vista.

Il mio stomaco comincia a gorgogliare dopo alcuni minuti di attesa.
Non sono nervosa, ma non ho mangiato quasi nulla a pranzo per paura di sentirmi male durante il test, com’è accaduto a qualche Iniziato degli anni precedenti.
Neanche quest’anno gli esaminatori si sono salvati dagli scherzetti di uno stomaco ribelle: una ragazza del secondo gruppo ha vomitato poco prima di finire la simulazione.
Annie è piuttosto pallida e continua ad aprire e chiudere i pugni appoggiati al tavolo grigio. Né io né lei abbiamo idea di cosa ci aspetti: Elsa ha affrontato il Test cinque anni fa, ma non ci ha mai potuto spiegare bene in cosa consista.
Il chiacchiericcio insistente che riempie la mensa cessa subito non appena il volontario Abnegante, quello incaricato di chiamare i gruppi, ricompare con un foglio in mano.
- Prossimo gruppo! – chiama, scandendo bene le parole – Per gli Intrepidi: Jakob Joseph Wright e Stella Mason; per gli Eruditi: Annie Storm e Darcy Storm; per i Pacifici: Marcus Lyme e Jenna Hossian; per i Candidi: Chen Yang Wong e Tanya Harabo; per gli Abneganti: Lucy Evans e Lee Tiphon.
Rivolgo un sorriso incoraggiante a mia sorella, alla quale in risposta esce una smorfia sofferente, e ci facciamo scortare dal tizio Abnegante fino alle dieci salette allestite apposta per i test.
Guardo Annie entrare un po’ titubante nella stanza numero Quattro, poi drizzo le spalle ed entro a testa alta nella numero Tre, dove un tipo sulla quarantina vestito di grigio si volta sorridendo.
Come l’uomo che fa l’appello in mensa - e la maggior parte degli esaminatori - è un Abnegante, o meglio, un Rigido: ha un volto gentile e piuttosto attraente, i capelli castani e gli occhi di un bell’azzurro acceso.
- Ciao – saluta con fare allegro – Io sono Jonathan e mi occuperò della tua simulazione. Puoi accomodarti su quella poltroncina, intanto.
Il modo in cui mi fissa – tipico degli Abneganti - come se mi stesse facendo una radiografia, mi mette un po’ a disagio, così, mentre mi avvio verso la poltroncina che ha indicato, mi guardo un po’ attorno: la stanza è vivacemente illuminata e le pareti sono composte interamente da specchi.
Jonathan comincia ad trafficare con un macchinario di tecnologia piuttosto avanzata, voltandosi ogni tanto verso di me e sorridendo.
- Chiedi pure se hai bisogno di qualcosa – si raccomanda con tono amichevole – Sono a tua disposizione.
- Grazie, al momento sono a posto- rispondo distrattamente, riflettendomi negli specchi con un mezzo sorriso. Sto seriamente pensando di farmi un tatuaggio: dopo il taglio asimmetrico e il piercing alla lingua non può certo mancare!
- Okay, direi che possiamo cominciare – sentenzia infine Jonathan, attaccando degli elettrodi alla propria fronte e poi alla mia – Non temere, è assolutamente indolore. Quando la simulazione sarà avviata, comportati normalmente, senza preoccuparti del risultato. Ora bevi questa – aggiunge, mettendomi in mano una fiala colma di liquido trasparente.
Osservo il fluido per qualche secondo, poi obbedisco. Inizialmente non sento nulla, anche se mi viene spontaneo chiudere gli occhi per un istante.
Non appena dischiudo le palpebre, mi ritrovo in piedi in mezzo ai lunghi tavoli della mensa. Su uno di essi è stato posto un cesto che contiene un pezzo di formaggio ed un lungo coltello affilato.
Li osservo stranita, sfiorata per un attimo dall’idea che la simulazione richieda di tagliare il formaggio in tanti piccoli cubetti regolari, e quasi sobbalzo quando una voce femminile – una voce che conosco piuttosto bene – mi ordina con fermezza: - Scegli.
Mi guardo attorno stupita, aspettando di trovarmi la mia capofazione alle spalle: - Signorina Matthews?
La mensa attorno a me è deserta. Sto pensando seriamente di mettermi a controllare sotto i tavoli, quando Jeanine mi ordina una seconda volta: - Scegli.
- Uffa, quanto sei petulante! – borbotto, abbassando gli occhi sul cesto – E va bene, vediamo un po’ che succede.
Afferro il manico del coltello con un sospiro e sollevo la lama davanti al viso, specchiandomi. Il cesto ed il formaggio spariscono come per magia e, un istante dopo, la porta alle mie spalle si apre con un cigolio sinistro degno di un film horror.
Mi volto bruscamente, ritrovandomi a pochi metri da un dobermann dall’aria feroce che striscia ringhiando verso di me.
Il mio  cervello ci mette un attimo a realizzare la situazione.
- Eh, no, cazzo! – protesto, indietreggiando di qualche passo – Non voglio uccidere un cane! Non potevate mandarmi contro la prof di Matematica?
L’animale digrigna i denti, facendo un balzo verso di me.
Istintivamente mi verrebbe da alzare il braccio e colpirlo con il pugnale, ma, all’ultimo secondo, riesco a trattenermi e mi scanso. Le unghie del dobermann mi sfiorano la guancia.
Potrei provare a perdere un po’ di tempo, la simulazione dovrà finire prima o poi: non voglio ucciderlo, mi piacciono gli animali. Forse avrei dovuto prendere il formaggio e distrarlo con quello…
Il cane riparte all’attacco, ma questa volta sono pronta. Scavalco con un balzo uno dei tavoli della mensa, lo rovescio a terra a mo di barricata, poi, quando il dobermann cerca di nuovo di saltarmi addosso, tiro un calcio alla base del mio “scudo”, facendolo scivolare in avanti.
L’animale non se l’aspetta e, infatti, va a sbatterci contro, restando intontito.
Stringendo la mano attorno al manico del pugnale, mi avvicino cautamente, sperando di non dover ricorrere alle maniere forti un’altra volta.
Improvvisamente, sulla soglia della porta ancora aperta compare una bambina dai capelli neri, abbigliata con un semplice vestitino bianco. Entra in mensa trotterellando e ridendo, sembra che stia venendo verso di me.
No, la cosa non mi va, i bambini non mi piacciono. Non li odio, ma il mio istinto materno è pari a quello di un ferro da stiro.
I miei occhi si posano istintivamente sul pugnale e, per un folle istante, mi domando se la simulazione non chieda di ucciderla.
“Impossibile” penso con un brivido “Non credo che il Test Attitudinale serva a capire se siamo o meno dei potenziali Serial Killer. Spero però di non doverle cambiare il pannolino…”
La bambina si avvicina sempre di più, le guance accese dal tipico rossore infantile.
Ma che cavolo vuole da me?
- Ehm, senti- le dico un po’ impacciata – Non sono la persona più adatta a… ehi, ma che stai facendo?
Le parole mi muoiono in gola non appena realizzo che la piccola non si sta dirigendo verso di me, ma verso il dobermann stordito a terra. Che sembra si stia riprendendo…
- Io non lo farei se fossi in te – la avverto, senza mollare la presa sul coltello – Sul serio, allontanati da lì, quello non è un giocattolo!
- Cucciolo!- esclama lei in tutta risposta, inginocchiandosi accanto al cane e allungando la mano per toccarlo.
- Mocciosa, vattene! – esclamo correndo verso di lei. Un ringhio minaccioso mi fa balzare il cuore in gola.
Riesco ad afferrarla in tempo per il vestitino e spingerla via, poi un paio di zampe forti mi piombano sulle spalle da dietro, gettandomi a terra.
E’ questione di un istante.
Rotolo sul fianco destro e, senza pensarci, infilo la lama del coltello all’interno delle fauci che si dischiudono a pochi centimetri dal mio viso. Un ululato tremendo mi perfora i timpani, mentre il sangue del cane mi schizza sugli occhi. E’ caldo e denso, quasi ustionante.
Grido così forte che le corde vocali cominciano a bruciare e, con mano tremante, cerco di pulirmi un po’ le palpebre, fino a quando non riesco ad aprire gli occhi di nuovo.
Un forte fascio di luce mi abbaglia.

***
Angolo dell’Autrice: Eccomi all’opera con la mia prima storia su Divergent!
Premetto che gli aggiornamenti non saranno molto veloci perché dovrò prima dedicarmi ad alcune long che ho lasciato in sospeso, ma comunque cercherò di non far passare una vita.
Questa storia sarà divisa in tre parti, ed il titolo di ogni “parte” è ispirato ad un simbolo delle carte dei Tarocchi.
Per la prima, ossia questa, abbiamo Il Carro e, naturalmente, verrà narrata l’Iniziazione di Darcy ed Annie.
Sì, la loro sorella maggiore è ispirata ad Elsa di Frozen, sarà banale ma in qualche modo volevo fare un piccolo tributo ad un personaggio che amo tanto.  
La storia, come si scoprirà più avanti, parte esattamente un anno prima dell’Iniziazione di Tris, ossia del primo libro.
Bene, spero di non aver annoiato o disgustato nessuno, grazie per aver letto.
Tinkerbell92.
  
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