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Autore: Matih Bobek    21/09/2014    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Così, alla fine, traumatizzato come un gatto in autostrada, decidi di uscire, farti una passeggiata, rannicchiarti in un angolo buio della camera e ripeterti che non è successo niente e, magari, ipotizziamo, ti metti a cercare nel cassetto la felpa blu, quella vecchia, calda che tu ami tanto. Manco a dirlo, non la trovi, il che può volere dire una sola cosa: l’alieno ha messo piede nel tuo territorio. “Dov’è, dov’è, dov’è finita? Dove l’ha messa? Niente… niente… non c’è”. 
”Cosa cerchi?” eccola, eccola che si avvicina. Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto.
 “Il maglione blu. Il mio vecchio maglione Blu. Dove sta?”
 “Blu. Panni colorati. 15esima lavatrice delle 22:30. Stesi alle 5 del mattino. Piegati alle 8″ poi dicono che sei matto… 
”Quindi dove sta?” Arriviamo al sodo perlomeno, già mi costi un patrimonio di psicanalisi.
 “Sta qui, nel terzo cassetto, ce l’ho messo io.” eh, allora stiamo freschi. “Dovevi fa’ tutto ‘sto macello?” 
Per due panni sul letto. La solita esagerata: “Tu giochi a nascondino con le mie cose!”
 “Roba vecchia, ringrazia che non l’ho ancora buttata.” mi viene il dubbio eh… 
“Anche tu sei vecchia, mica ti butto per questo”. Oddio, c’ho fatto qualche pensierino però…
 “Ecco, il solito maleducato, come tuo fratello”. E’ da prima che nascessi che me lo ripete.
 “Vabbè, la felpa non la trovo, ‘ndo sta?” Più tempo passi con l’alieno, più il codice linguistico scende di grado. Chomsky sarebbe contento di questa mia scoperta.
 “Scommetti che apro il cassetto e te la trovo? Poi però ti meno pure!” Eccola, eccola la frase che aspettavo! Sticavoli, mi menasse pure, basta che mi fa comparire la mia dannata felpa.
 E così, senza neanche un colpo di bacchetta magica (Cenerentola, qui abbiamo una professionista, altro che fata Smemorina) la felpa compare. Esattamente dove tu l’hai cercata per un’intera mezz’ora. Si è materializzata, all’improvviso. Poi sai, avessi la fossa delle Marianne al posto del cassettone, lo capirei, sarebbe normale perdersi un maglione tra un’alga e l’altra, ma è un semplicissimo, banalissimo rettangolo tridimensionale in legno dell’Ikea. 
”Mamma, non c’era il maglione, è comparso quando hai aperto il cassettone”.
 “Non dire idiozie. Piuttosto, vammi a prendere le sigarette”. Avete presente i vostri peggiori incubi? Ecco, mia madre li racchiude tutti. “Allora, mi vai a comprare le sigarette?!” ripete mia madre. “Ma ora?” Fuori c’è il diluvio universale, mio padre sta costruendo un’arca (speriamo si scordi CASUALMENTE di includere la consorte nella lista degli invitati) la fine del mondo è prossima e lei vuole fumare. Anche l’essere umano più spietato ha in sé un po’ di misericordia, ma lei non ne ha alcuna, perché, evidentemente, non è un essere umano. 
”Lascia perdere. Oh ti chiedo una cosa io ed è il finimondo, non c’è mai una volta che bla bla bla”. Dopo un po’ uno ci fa l’abitudine, diventano solo suoni privi di senso. 
”Hai guardato fuori dalla finestra? Ti rendi conto che la razza umana è ad un passo dall’estinzione?” 
”Ma staranno, non so, cadendo due gocce”. Questa l’ha rubata a Miranda Priestly. “Poi volevi uscire già prima!” “Avrei preso la macchina, ora ce l’ha papà. “Furbo lui, esce per “dieci minuti” e sta fuori tre ore
”. Ti fai una passeggiata a piedi, ti fa solo che bene camminare un po’”. Nuotare, vorrai dire.
 Alla fine, decidi di uscire. Decidi… non è che hai molta scelta: tua madre rischia la tua vita per comprare morte in scatola… nessuno coglie l’ironia?
 Così ti prepari, ti armi di sciarpa, giacca a vento, l’immancabile felpa blu, guanti, pelle di orso bruno, ascia e affronti il grande gelo. 
Nemmeno sto a raccontare l’epopea per comprare due dannatissimi pacchetti di mort…ehm… di sigarette, passiamo direttamente al rientro. 
Passi il cancello di casa e la vedi lì, fuori, nel cortile, sotto il portico malmesso, noncurante dell’acqua che le arriva alla vita, a fumarsi una sigaretta. Come è possibile che non si spenga, rimane un arcano. 
”Ma scusa, mi hai mandato a morire per comparti le sigarette, e ce le avevi già?”
 “Metti che finiscono?” Metti che finiscono… metti che finiscono… metti che finiscono. La più stupida catena verbale mai sentita nella mia intera vita. Queste tre maledette parole mi riecheggiano nel cervello, picchiettano sulla corteccia cerebrale come Woody Woodpecker”. E ti servivano altre sigarette proprio ora, durante la fine del mondo?” 
”Be’ perché, che altro avevi da fare? Saresti morto pure se fossi rimasto in casa”. Mia madre è un mostro. Altro che alieno. Ha pure azzeccato il periodo ipotetico. “Poi, come puoi vedere, sto in cortile e sono vivissima”. No ok, è un alieno. Mostruosamente spietato, ma comunque alieno.
   
 
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