Siamo in navigazione da non so più quanto.. mio dio, che
caldo.
Oggi è uno di quei giorni che nessuno ha voglia di parlare,
preferiscono tutti starsene sotto coperta a sonnecchiare, o rintanati in qualche
angoletto fresco della Thousand Sunny. Scommetto che Zoro si è addormentato già
da un pezzo.
Dalla finestrella rotonda della saletta dove mi trovo ora,
immerso nella penombra, si vede una porzione di cielo. È così bianco, totalmente
bianco.. sembra della consistenza del latte, sembra che stia per gocciolare giù
lentamente..solo questo pensiero mi fa sprofondare ancora un po’ tra i cuscini
vermigli del divano.
È tutto silenzio, qua intorno. Magari gli altri sono
nelle loro stanze. Sbadiglio. Dannazione, non sono abituato a starmene con le
mani in mano. Gli occhiali mi cadono sugli occhi, li rimetto distrattamente su
fra i capelli.
Lontano si sentono i gabbiani con le loro strida
fastidiose, come faranno a volare, io stento appena a sollevarmi da terra.. oggi
c’è una forza in quest’aria, verso la terra, verso il basso, e l’atmosfera è
così solida qua intorno.. ovattata.. come sott’acqua.. così misteriosa..
-Sto
diventando muta a forza di star zitta,oggi.
Una voce velata e profonda, dolce
e musicale.
È lei.
È comparsa dal nulla nel buio, e ora si siede di
fronte a me. Mi squadra, per quello che può riuscire a vedere.
- Oggi
nessuno è di molte parole. Sarà quest’afa insopportabile.
Che idiota, parlo
del tempo. Ma lei non sembra farci caso, come fa solitamente. Sembra che non
faccia caso a nulla, ma quegli occhi vedono tutto. E ora io li vedo brillare
nell’ombra.
-è soffocante.
Soffocante.. deglutisco. Sta iniziando davvero
a mancarmi l’aria, qua sotto.
- gli altri dove sono..
Era una domanda, ma
mi si è spenta in gola. Cazzo, fa così caldo che non mi viene nemmeno più la
voce.
Lei aspetta sempre un po’ prima di rispondermi. Fa sempre così. Forse
vuole darmi l’impressione che in realtà non vuole parlare con me, che lo fa solo
perché non ha niente di meglio da fare.
È così altera..
- ho visto Rufy
seduto sul ponte, e Sanji è in cucina a fare l’inventario.
.. o forse è
quello che lei vuole dare a vedere.
Ma io non ho più niente da dirle, ora.
Quindi, se non vuole parlare, può anche andare via.
Tace, ma continua a
guardarmi, o forse sono io che me lo immagino. Cazzo, mi mette soggezione. Mi
alzo e vado alla finestra, tanto per fare qualcosa, anche se la mia testa sembra
essersi momentaneamente spenta. Non che ci sia molto da vedere la fuori, ma in
questo momento è tutto così stranamente interessante. Mare, mare, mare. E questo
cielo color del latte.
- è così attraente il panorama?
Il mio cuore perde
un colpo. Mi volto di scatto, lei è qui, vicino a me.
- .. cazzo, mica ti ho
sentito che ti sei mossa!
Il solito cafone. Ma lei sorride. Non ce la faccio
a sostenere i suoi occhi. Sono troppo profondi, annegherei prima di vederne la
fine. Vorrei dirle qualcosa di carino, ma non mi viene niente.
-
ehm..
Beh, torno a guardare fuori. Non è cambiato di molto. Ancora mare e
cielo, cielo e mare. In più sono spariti i gabbiani, ora il silenzio è totale.
Apparte il suo flebile respiro. Starei ore ed ore ad ascoltarlo.Che razza di
pensieri.
- Non cambi mai, Franky.
Franky. Così non è che mi faciliti le
cose, maledizione. Devo uscire da questa trance,insomma..
-Ma..
Esordisco, ma se lei continua a fissarmi così spudoratamente non riesco a
pensare a nulla. Sento il suo sguardo su di me, e mi sforzo di osservare la
superficie marina completamente liscia, sembra uno specchio.
-..chissà quanto
ancora dovremo aspettare prima di vedere un’isola?
E’ la prima cosa che mi è
venuta in mente. Dio, vorrei che non fosse mai entrata qui.
Sta zitta, di
nuovo. Si prende ancora gioco di me. Le piace assistere ai miei stupidi
tentativi.
La odio quando fa così.
- lascia guardare anche
me.
-Cos..?
Eh?
Reclina un po’ la testa, facendo ondeggiare i lunghi
capelli corvini, che nell’ombra che ci avvolge sembrano fatti della stessa
sostanza del vento. Mi viene ancora più vicino. Cazzo. Mi guarda ancora, con
quell’espressione strafottente. Le tirerei uno schiaffo. Anzi no, non lo farei
mai.
Poi, si gira verso la finestra, appoggiando i gomiti sul davanzale. Ecco
che intendeva.
Però non riesco a muovermi, ora che il suo braccio sinistro
tocca il mio destro.
E ce ne stiamo entrambi là, a fissare le onde. Almeno
ora siamo in due a fare una cosa molto idiota.
Lei sorride ancora, guardando
il mare, ma non sembra vederlo.
Il sorriso risalta sulla sua carnagione
ambrata, ma ciò che brilla come una gemma è di nuovo il suo sguardo. Due
bellissimi lapislazzuli, due pietre preziose.
Che ora si posano su di
me.
- Non è così attraente là fuori, dopotutto.
Scivola leggera tra me e
il davanzale, s’insinua nel poco spazio che c’è.
È di fronte a me, e
continua a fissarmi. Il suo respiro è un po’ più forte ..è ovvio, non ha lo
spazio per respirare, stretta tra me e la finestra.
Forse dovrei
allontanarmi.
Ma tutto il resto del corpo evidentemente non è d’accordo con
il cervello.
Le mie mani invece si posano entrambe sul davanzale,
chiudendola, e mi curvo in avanti, verso di lei, incombendo su di lei.
A
pochi millimetri dal suo viso.
Ma lei non si lascia certo impressionare.
Anzi. Alza il volto su di me.
Il suo caldo fiato si mischia al mio.
-
dimmi..
la sua voce è offuscata, un sussurro, poco più del nulla.
- .. i
cyborg sono capaci di amare?
Dio, quanto è bella.
Bella la sua
bocca, socchiusa, che non attende risposta e si posa lieve sulla mia.
Belle
le sue mani, che mi sfiorano delicate e s’intrecciano con le mie dita
ruvide.
Bello il suo profumo, che sa di fiori rari e selvaggi.
Da quanto
tempo non sentivo il calore di una donna. Le sue curve sinuose sotto le dita. I
suoi capelli lambire il mio collo.
Il suo respiro, ancora una volta, fermato
sulle mie labbra, mentre si lascia adagiare dolcemente sul divano, mentre nel
buio sussurro piano il suo nome... Nico Robin.