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Autore: ThorinOakenshield    21/09/2014    4 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sogni

Non ce la faceva più ci correre su e giù per il suo comodo buco-hobbit strillando come un matto: quando andava da un nano per chiedergli gentilmente di smetterla di fare il giocoliere con i suoi piatti, ecco che ne vedeva altri due che si lanciavano i bicchieri come se fossero stati delle palle da gioco.
Diventerò matto! pensò Bilbo sconcertato, mettendosi le mani nei capelli e scuotendo nervosamente la testa. La più assurda delle avventure mi si è catapultata in casa da un momento all'altro! Ma che vogliono da me? Vadano in malora tutti quanti questi nani!
Ma il signor Baggins rimase ancor più sorpreso quando vide tutti i suoi piatti e le sue posate puliti e messi ordinatamente nella credenza. Si fermò a guardarli stupefatto: si aspettava che fossero ridotti in frantumi!
I nani stavano ridendo per il gran divertimento che avevano provato e per l'espressione basita che lo hobbit aveva dipinta nel volto.
"Hai visto, Bilbo?" gli disse Gandalf, lasciandosi fuggire un sorrisetto vittorioso: amava avere sempre ragione.
"Ah ah! Guardate che faccia!" esclamò Kili indicando Bilbo, reggendosi sui suoi amici per non cadere a terra dal ridere.
L'ilarità generale si interruppe all'improvviso non appena si sentì un
boom boom battere furiosamente la porta.
I nani si voltarono e lo stregone sibilò: "Lui è qui."

Lui chi? si domandò sempre più confuso Bilbo Baggins. Non sapeva perché ma aveva un po' di paura: chi aveva bussato alla sua porta? Sicuramente era qualcuno da temere, visto che i nani erano diventati improvvisamente seri e nessuno di loro aveva più osato aprire bocca. Oppure si trattava di qualcuno di molto ma molto importante, e questo non aiutava di certo il signor Baggins a sentirsi di più a suo agio, poiché raramente aveva avuto a che fare con gente di alto livello; aveva paura di essere inappropriato e di fare una brutta figura.

Bilbo e i nani si trovavano fermi davanti alla porta mentre Gandalf l'apriva con discrezione.
Ben presto tutti loro si ritrovarono davanti un individuo dallo sguardo fiero che guardava verso l'Oriente, mentre le stelle scintillavano dietro di lui e il chiaro di luna lo illuminava. Il misterioso individuo spostò lentamente il capo verso l'nterno della casa e guardò Gandalf il Grigio con superiorità, scrutandolo con i suoi grandi occhi azzurro glaciale. "Gandalf," disse con voce profonda e sensuale. Dopodiché fece un sorrisetto ed entrò nel buco-hobbit con spavalderia, senza salutare nessuno e degnare d'uno sguardo Bilbo, comportandosi come se fosse a casa sua.
Il signor Baggins era rimasto a guardarlo imbambolato: mai in vita sua aveva visto una persona che emanasse così tanto fascino e maestosità.
Quello probabilmente doveva essere il tredicesimo nano, il capo, senza ombra di dubbio. Era piuttosto alto per la sua razza, aveva un fisico muscoloso, lunghi capelli neri e una corta barba che incorniciava delle perfette labbra fine.
"Mi avevi detto che questo posto era facile da trovare. Ho smarrito la strada due volte; non l'avrei trovata affatto se non fosse stato per il segno sulla porta" continuò il bel nano, levandosi il mantello.
Bastarono queste parole per far riprendere Bilbo dal bagliore che emanava quell'individuo.
Che cosa?! Un segno sulla porta?! Orrore!
"Segno?" chiese Bilbo inorridito. "Non c'è alcun segno sulla porta, è stata ridipinta una settimana fa!"
Lo stregone chiuse la porta, impedendo al suo amico di andare a controllare. "C'è un segno, l'ho fatto io personalmente" confessò. Poi, volendo chiudere al più presto quella questione prima che lo hobbit potesse esplodere come una caffettiera, indicò il Nano Estremamente Importante. "Bilbo, permettimi di presentarti il capo della nostra Compagnia: Thorin Scudodiquercia."
Il suddetto Thorin Scudodiquercia si fermò dinanzi al signor Baggins, le braccia incrociate sul petto, il solito sorrisino beffardo stampato in faccia.
Bilbo fece fatica a sostenere il suo sguardo: sentiva l'impulso di chinare il capo, si sentiva giudicato e preso in giro.
"E così, questo è lo hobbit" disse quello con tono canzonatorio. Successivamente cominciò a girargli intorno e a scrutarlo con attenzione, come se fosse stato uno squalo intento a cacciare la propria preda. "Ditemi signor Baggins: avete combattuto molto?"
"Come prego?" Quelle parole lo spaventarono.
"Ascia o spada? Qual è l'arma che preferite?"
"Be', sono bravino a tira-castagne, ma non vedo come questo possa essere rilevante" rispose timidamente lo hobbit, sforzandosi di sorridere al nano, cercando di risultargli simpatico.
Thorin si rimise come prima, fece un ghigno e disse: "Lo immaginavo..." Rivolse un'altra occhiata beffarda a Bilbo e aggiunse trattenendo a stento una risata: "Sembra più un droghiere che uno scassinatore."
Gli altri nani scoppiarono a ridere, compreso Gandalf, mentre il signor Baggins non sapeva se unirsi a loro o sentirsi offeso per quell'affermazione. Era un complimento o cosa? Che tipo ambiguo quello!

"La malattia di Thror." Le parole di Elrond attirarono ancora di più l'attenzione di Bilbo che, fermo sulla terrazza degli elfi, stava da un bel po' ascoltando il discorso tra il Mezzelfo e lo stregone Gandalf.

Che cosa poco rispettosa da parte di un Baggins! si rimproverò Bilbo, ma quella faccenda lo interessava troppo, non poteva fare a meno di origliare.
"Quella attirò il drago. Il Re sotto la Montagna si era lasciato prendere dalla smania dell'oro fino ad accumularne sempre di più, causando solo morte e distruzione. Chi ci dice che anche il Principe Thorin non riscontrerà lo stesso problema? I nani sono una razza avida, inclini alla ricchezza."
Solo allora lo hobbit sentì degli occhi incollati alla sua schiena. Confuso, si voltò e il suo cuore fece un balzo fino in gola non appena notò il principe poco dietro di lui, le mani dietro alla schiena e lo sguardo fiero.
Il signor Baggins si voltò immediatamente e fece finta di niente. Sentì i passi del nano dietro di lui: si stava avvicinando, probabilmente voleva rimproverarlo e chiedergli spiegazione del perché si stesse facendo gli affari suoi. Bilbo passò velocemente in rassegna tutte le scuse che gli vennero in mente. Pensò di dirgli che non stava ascoltando niente e che era semplicemente andato a prendere un po' d'aria e ad ammirare il panorama delle cascate.
Le cose non andarono come lo hobbit si aspettava: Thorin si fermò dietro di lui e chinò il capo, sofferente.
Bilbo si voltò un'altra volta a guardarlo e, per la prima volta, gli fece compassione: quelli dovevano essere brutti ricordi per lui, quel nano ne aveva passate di cotte e di crude.

Panico, stomaco in subbuglio.
È la fine, pensò con sgomento il signor Baggins mentre si reggeva sulla roccia bagnata. Sentiva la mano scivolargli via.
"Presto Bilbo! Prendi la mia mano!" Tra le voci agitate dei suoi amici, Bilbo udì chiaramente quella di Bofur: il nano gli stava porgendo la mano.
Lo hobbit sentì l'adrenalina della vita pulsargli nel petto. Forse c'era ancora una speranza. Con uno sforzo allungò la mano verso Bofur, il quale non riuscì ad afferrarlo e il piccolo Bilbo cadde ancora più giù.
Proprio mentre lo scassinatore aveva perso ogni speranza, Thorin, sbuffando, si buttò giù e lo afferrò per il braccio. Senza un misero sforzo lo issò su e Bilbo fu finalmente salvo.
Accadde però che anche il futuro re non riuscì più a salire. Lo hobbit voleva andare ad aiutarlo: lui gli aveva appena salvato la vita, era in debito con lui; ma era troppo stanco, si stava appena riprendendo dallo shock subito e non se la sentiva di muovere un solo muscolo.
Sei spregevole, Bilbo Baggins, gli disse una vocina dentro di lui, Thorin è in pericolo di vita per colpa tua e tu te ne stai qui impalato!
Il morale del signor Baggins si risollevò non appena Scudodiquercia, aiutato dai suoi compagni, riuscì a tornare su.
"Ma come hai fatto a farti cadere il nostro scassinatore?" Dwalin guardò torvo Dori, il quale protestò: "Non è colpa mia! Si era perso..."
"Lui s'è perso da quando ha messo piede fuori da casa sua!" sbottò all'improvviso Thorin. "Non c'è posto per lui tra noi."
Bilbo si sentì punto da mille spilli affilati, mentre le gocce di pioggia cadevano fitte sul suo capo.

La gioia che Bilbo aveva provato nel rivedere i nani sparì bruscamente non appena sentì Thorin scattare: "Ve lo dico io cos'è successo. Mastro Baggins ha visto la sua occasione e l'ha colta! Pensava sempre al suo soffice letto e al suo caldo focolare da quando ha messo piede fuori dalla porta! Non rivedremo mai più il nostro hobbit... è ormai lontano."
Per l'ennesima volta lo hobbit si sentì ferito dalle parole del capo: perché, perché dubitava di lui? Si era affezionato a tutti loro durante il viaggio, compreso all'orgoglioso condottiero, eppure lui lo insultava, lo riteneva superficiale e mediocre, credeva che a lui non gliene importasse niente del loro destino. No, non era così, Bilbo era una persona altruista e di certo non abbandonava gli amici. Lui valeva, poteva fare grandi cose e presto lo avrebbe dimostrato.
Non ci pensò due volte: si levò l'anello e comparve dall'albero dicendo: "No, invece."
Tutti si voltarono a guardarlo.
Thorin si sentiva un po' a disagio: aveva appena detto che non avrebbero più rivisto lo hobbit e puff! Lui spuntava dal nulla! Odiava avere torto.
Gandalf, Fili e Kili furono quelli che dimostrarono più gioia nel rivederlo.
"Bilbo! Ti davamo per scomparso!" esclamò sorridente Kili.
"Ma come hai fatto a sfuggire ai goblin?" gli domandò confuso e curioso Fili.
Il signor Baggins ridacchiò e, contemporaneamente, frugò nella sua tasca dove teneva la sua buona stella. Che fare? Glielo diceva o non glielo diceva?
"Be', che importanza ha? Lui è qui." Gandalf interruppe il suo dilemma mentale.
"Ha importanza invece" intervenne Thorin, poi guardò lo hobbit dritto negli occhi e, con vivo interesse, gli chiese con un filo di voce: "Perché sei tornato?"
Il signor Baggins ricambiò lo sguardo e sentì di nuovo il famoso impulso di abbassare la testa, ma doveva smetterla di farsi sottomettere così da quel nano, ci voleva polso, lui doveva capire quanto valesse e quanto ci tenesse a lui. Era ora di farsi valere e di sputare fuori tutto quello che aveva dentro.

Insomma, mi sono salvato da un essere inquietante che voleva mangiarmi e da un goblin. Riuscirò a tenere testa a un nano cocciuto.
"Lo so che dubiti di me, l'hai sempre fatto. E hai ragione: penso spesso a Casa Baggins; mi mancano i miei libri, la mia poltrona, il mio giardino. Vedi... quello è il mio posto, è casa mia. Per questo sono tornato: voi non ce l'avete, una casa, vi è stata portata via... e voglio aiutarvi a riprendervela se posso." Bilbo concluse il suo resoconto sorridendo a Thorin; il suo era un sorriso sincero, un sorriso che voleva dire: "Sono al tuo servizio, potrai sempre contare su di me."
Il principe chinò il capo, il che fece piacere a Bilbo, poi gli rivolse ancora un altro sguardo.

L'orrore che provò Bilbo nel vedere il mannaro afferrare Thorin con le sue zanne fu indescrivibile. Il principe gridò dal dolore e questo fu ancora più straziante, ancora di più del sentire Balin urlare
no per lui.
Il bestione gettò violentemente il nano a terra, come se non fosse stato altro che un pezzo di carne.
Orcrist era caduta lontana dalla sua portata.
Azog disse qualcosa nell'orecchio di un altro orco, una cosa che lo hobbit non riuscì a sentire, ma poté intuire cosa gli avesse detto non appena vide quella disgustosa creatura avanzare con passi pesanti verso il futuro re di Erebor.
Bilbo, preoccupatissimo, si alzò in piedi. Sembrava una molla pronta a scattare.
Thorin, non appena si accorse dell'orco dinanzi a lui che teneva un'ascia, tentò di prendere la spada, ma era veramente troppo lontana.
Il signor Baggins sfoderò rapidamente la sua arma. Forse aveva preso una decisione troppo affrettata, non era da lui, non era da un Baggins! Senza alcun dubbio quelli lo avrebbero fatto a pezzi, ma nessuno stava muovendo un dito per il capo e lui non poteva lasciarlo lì a terra inerme. E poi sentiva che, se l'avesse perduto, avrebbe sofferto molto, l'ultima cosa che voleva era che morisse.
Il nano aveva rischiato la vita per lui ed egli non aveva fatto niente per salvarlo, bene, lo avrebbe fatto adesso. Era il momento di pagare i debiti.
L'orco alzò in aria l'ascia, pronto a tagliare la testa al principe, ma ecco che Bilbo, con un grido di battaglia, si lanciò contro di lui spingendolo di lato a terra.
Scudodiquercia voltò debolmente la testa e rimase a bocca aperta nel vedere lo scassinatore in groppa all'orco, che lo infilzava. Evidentemente si era sbagliato sul suo conto, lo aveva pensato poco prima che li attaccassero i mannari, dopo il discorso che aveva tenuto. Ora ne aveva la conferma: si era comportato male con il signor Baggins e ora sarebbe morto senza potergli chiedere scusa. Chiuse definitivamente gli occhi con questo tormento che accompagnava i suoi ultimi battiti del cuore.
Bilbo Baggins si trovava davanti al corpo del suo capo, Pungolo in mano e lo sguardo agguerrito. Mai prima d'ora il suo lato Tuc aveva preso così il sopravvento in lui.
Azog ordinò ai suoi di ucciderlo, però anche questo non avvenne, poiché gli altri nani si lanciarono sugli orchi.
Anche Bilbo diede il suo contributo e lottò contro uno di loro. Naturalmente lo hobbit non era un bravo combattente, certo era coraggioso, ma non forte. Infatti si ritrovò molto presto a terra, mentre l'Orco Pallido si avvicinava ghignando a lui.
Lo scassinatore lo guardò con un'aria da coniglietto smarrito e non ebbe neanche il tempo di provare paura che un'aquila gigante lo afferrò con i suoi artigli e lo lasciò cadere giù dal burrone.
Bilbo credeva di non aver mai urlato così tanto, ma non durò molto l'ansia, visto che un secondo dopo un'altra aquila spuntò e lo fece atterrare sul suo dorso.
Erano salvi, in qualche modo.

"Thorin, svegliati!" esclamò accigliato Gandalf, ma il nano non aprì un occhio.
Bilbo si avvicinò a lui, respirando affannosamente, un po' per l'ansia e un po' per il combattimento di prima.
Lo stregone, vedendo che il capo dei nani non dava segni di vita, provò a farlo rinvenire con un incantesimo. Chiuse gli occhi, gli passò delicatamente la mano destra sul volto e mormorò una breve litania.
I muscoli facciali di Gandalf si rilassarono in un lieve sorriso non appena notò che Thorin Scudodiquercia aveva aperto gli occhi.
"Il mezzuomo?" Fu la prima cosa che sibilò il principe.
Gandalf il Grigio gli sorrise rassicurante e rispose: "Lui è qui. Bilbo sta bene."
Fili, Kili e Dwalin aiutarono il loro leader ad alzarsi, ma egli rifiutò seccamente il loro aiuto, un po' per orgoglio e un po' per il nervoso. Era furioso.
Bilbo, nel vedere che il suo amico stava bene, rilassò le spalle e si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Il suo cuore riprese a battere.
Thorin, anziché ringraziarlo, gli lanciò un'occhiata sprezzante e lo apostrofò: "Tu! Cosa credevi di fare? Ti sei quasi fatto uccidere!"
Il sorriso scomparve veloce dal viso dello hobbit per cedere il posto ad un'espressione perplessa. Ma come? Gli aveva appena salvato la vita e lui lo insultava ancora?! Che altro doveva fare?
"Non ti avevo detto che saresti stato un peso? Che non saresti sopravvissuto alle Terre Selvagge? Che non c'è posto per te fra noi?" gli ringhiò in faccia il nano, dimostrandogli tutto il suo disprezzo, gli occhi ridotti a due fessure.
Il signor Baggins puntò lo sguardo a terra e sentì le lacrime pungergli gli occhi. No, non era cambiato niente; nulla sarebbe servito a farsi guadagnare l'amicizia e il rispetto da parte del Principe dei Nani, neanche l'azione più generosa e audace del mondo. Bilbo ci teneva ai suoi amici, ma evidentemente loro non avevano bisogno di lui, avrebbe tolto il disturbo.
Scudodiquercia scosse la testa, le labbra socchiuse. "Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia!" Inaspettatamente strinse lo hobbit a sé, commosso, buttando all'aria l'orgoglio. Stava sorridendo, felice e riconoscente.
I nani esultarono ad una sola voce e Gandalf sorrise, ripetendosi per l'ennesima volta che aveva fatto la scelta giusta. Era felice che finalmente anche Thorin se ne fosse accorto.
Bilbo era sempre più confuso: stava sognando o cosa? Prima il capo lo stava insultando violentemente e ora lo abbracciava come se fosse stato il suo orsacchiotto di pezza? Non poteva trattarsi di un sogno, era la realtà, lo scassinatore sentiva con chiarezza le braccia forti del principe strette intorno a lui, sentiva il suo calore rassicurante sul petto. Non c'era spazio per i dubbi: stava succedendo, questo era l'importante.
Bilbo sorrise e ricambiò l'abbraccio.
Non appena Thorin sciolse l'abbraccio, lo guardò seriamente mortificato e si scusò: "Scusa se ho dubitato di te."
"No no, anch'io avrei dubitato di me. Non sono un eroe, né un guerriero..." Guardò Gandalf e aggiunse: "E nemmeno uno scassinatore."
Lo stregone ridacchiò assieme agli altri, persino il leader si lasciò andare e guardò sorridente il suo nuovo amico.
Lo hobbit, senza neanche accorgersene, sorrise anche lui.
Questa era la nascita di una nuova amicizia.


Bilbo aprì gli occhi di colpo e non riuscì a capire dove si trovava: la luce filtrava flebile da una misera finestra affacciata su un paesaggio freddo, di montagna.
L'unica cosa della quale era certo è che si trovava in una stanza piccola, su un morbido letto accanto al quale c'era un tavolo di legno con sopra degli attrezzi strani.
Lo hobbit non aveva la più pallida idea di cosa ci facesse lì, né sapeva come ci era finito. Quella non era casa sua, ma... aspetta... com'era casa sua? Scavò a fondo nella sua mente e cercò di ricordare.
Si massaggiò la fronte e tutto quello che riuscì a sentire fu un forte mal di testa.
Qualcosa ricordava, ricordava di aver appena concluso un sogno piuttosto movimentato. Rammentava di aver abbracciato qualcuno, nel suo sogno, ma non sapeva chi. Anzi, poco dopo si dimenticò pure che ci fosse stato un abbraccio e non ricordò più nulla di cosa avesse sognato di notte, e questo non fu d'aiuto.
Bilbo si mise seduto e, la prima forma di vita che vide, fu un nano obiettivamente bello seduto sul suo letto. Lo stava guardando con dei grandi occhi azzurri, nel suo sguardo c'era eccitazione e gioia, e lo hobbit non capì il perché.
Quel misterioso individuo si fece più vicino a lui e lo prese per le spalle. "Bilbo! Bilbo! Stai bene! Per Durin! Non ci avrei mai giurato! Tu non hai idea di quanto sia felice! Mi sei mancato, amico mio." Lo strinse forte a lui, come la prima volta e provò un tumulto di emozioni indescrivibile. Finalmente aveva ricominciato a sorridere, si sentiva felice esattamente come quando Bilbo lo aveva salvato dagli orchi, solo che allora non aveva ancora recuperato il suo regno. Ora aveva una casa e anche un migliore amico, cosa poteva chiedere di più?
"Scusami, ma tu chi sei?"
   
 
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