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Autore: TuttaColpaDelCielo    21/09/2014    0 recensioni
«Ho sbagliato qualcosa?» chiedesti, tremando nel fuoco.
«No. Non hai sbagliato nulla.» ti risposero «Non è colpa tua.»
Ti condannarono ugualmente.

Nata dalle proprie ceneri come l'araba fenice, si chiede Chi sono? e impazzisce lentamente, senza memoria di ciò che fu prima.
Senza passato non c'è futuro; se non eri, non sarai. Allora che senso ha essere?
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Grazie a Melissa, che ha visto l'inizio di questa storia.
Grazie a Matteo, che invece l'ha accompagnata alla fine,
e a cui appartiene l'ultima frase di questo epilogo.
Buona lettura.



Epilogo – Ceneri





Ha dormito?
Probabilmente. Nelchael non è più lì e lei sente l'essenza appena rinfrancata, il corpo in grado di muoversi. Ma è con lo sguardo ancora velato che vede Michael incombere, figura scura contro cielo scuro, le ali tese su di loro a nasconderli dal mondo; è con la carne ancora scavata dall'Espiazione che sente il sangue del caduto colarle addosso, gocce gelide che aprono crateri nella sua pelle.
Dal corpo di Michael piove dolore.
Lei si tira a sedere, guarda verso gli occhi dell'altro – ed è come guardarsi dall'alto, la sensazione straniante di non essere in sé. Il dolore c'è ma non c'è, come se fosse diventato troppo e la sua mente l'avesse rinchiuso in un angolo per non impazzire. Una goccia cade sul petto, scorre tra i seni scavando la carne. Pioggia sul suo viso, sulle sue braccia. Un'agonia a cui non tenta neppure di sottrarsi.

«Dovrei ucciderti.» sibila Michael.
Lei getta indietro il capo e ride. Lui fa vibrare le ali, dalle ferite tra le piume cola altro sangue sulla sua gola già ferita. La risata si spezza in un rantolo.
«Avrei dovuto ucciderti molto tempo fa.»
«Ah, davvero.»
L'essenza del caduto si stringe attorno alla sua, la soffoca in una morsa brutale che le strappa un urlo acutissimo di bestia morente. Doloredoloredoloredolore il dolore è lontano ma quello è il suo intimo, già violato dai Censori, già tormentato dall'Espiazione, e attorno alla ferita con lei dalla nascita si sono aperte piaghe che la sfiancano e le velano gli occhi e le scavano la carne, un corpo difettoso per un'essenza difettosa, e l'essenza di Michael sembra aggrapparsi alla ferita e squarciarla. Gocce di sangue sul viso, sulle labbra socchiuse nell'urlo, sugli occhi spalancati. Il mondo si fa d'ombra, figure scure distinguibili appena.
La mano di Michael si serra sul suo braccio e la trascina in piedi, l'altra le afferra i capelli e le scrolla il capo.
«È stata colpa tua.» le sibila a un soffio dal viso «Se tu non avessi attirato gli Arcangeli, Ishild sarebbe viva.»
È una rabbia che pare più disperazione, la sua, e lei tende le labbra spaccate in un ringhio.
«Io? Tu. Tu hai creato quest'intreccio assurdo e ti sei fatto ossessionare e mi hai mentito mi hai illusa e mi hai ingannatausatatradita e» doloredoloredolore, nel mondo di ombre rilucono i denti scoperti di Michael, ali nere la avvolgono e la gelano dentro «e dici anche che è colpa mia
«Tu l'hai seguita, tu hai richiamato l'attenzione, tu l'hai uccisa
«E non l'avresti uccisa dentro, tu?» si aggrappa alle spalle di Michael, gli affonda le unghie nella carne «Sachiel, non Ishild, Sachiel, e tu Sachiel non l'hai mai conosciuta, non sai come ride e come piega le spalle quando è stanca e il suo sguardo e il suo abbraccio e le sue labbra, tu non conosci le sue labbra e io sì, io le conosco e ora sono sola, io, io, io...»
io ho avuto Sachiel per un lungo brevissimo attimo, vorrebbe dire, ma quell'agonia che cercava di ignorare esplode all'improvviso, la squassa dentro con una violenza agghiacciante e lei si accascia contro Michael, incapace di sostenersi ancora.
e io ora posso solo ricordare
e io ora non posso sopravvivere
perché ioioioioio
io la amavo
«Tu l'hai uccisa!» urla Michael e spalanca le ali, la getta via come una bambola rotta e la fa cadere, è su di lei che le afferra il capo e glielo sbatte a terra, e glielo sbatte, e glielo sbatte, e glielo sbatte, e glielo sbatte, e sangue gelido le cola ancora sul viso e la sua vista si fa sempre più buia e lui le sbatte il capo e glielo sbatte e glielo sbatte e lei ormai vede solo nero.
E poi Michael le abbandona il capo per stringerle la gola, affondare le unghie taglienti nella ferita già aperta.
«Ti avrei risparmiata, per lei.» le sibila «Anche se mi disgusti. Mi disgustavi da Aenor, da Morag. Sei sempre stata patetica e debole. Credevi davvero di essere Ishild? Ho dovuto passare una vita con te e avrei voluto ucciderti ogni giorno.»
E le squarcia la gola, affonda e affonda e affonda ancora, e il sangue la abbandona portandosi via lucidità e forze.
«Uccidimi allora.» rantola lei, la voce ridotta a un suono raschiante sottilissimo «Per quel che importa.»
E sente Michael calare sul suo collo, affondarvi i denti, sbranarla come una belva affamata. Non può urlare, non può muoversi sotto il suo peso, inarca la schiena e spalanca gli occhi e il mondo è nero e dolore.
«Ho dovuto passare una vita con te.» ringhia ancora Michael. Ha il fiato gelido sulla sua carne martoriata, raccoglie il sangue con la lingua – deve bruciargli più dell'Espiazione. Forse gli piace. «E credevi di essere Ishild, davvero. Mi venivi a cercare la notte. Ti avevo raccontato che Ishild lo faceva e allora tu, patetica, umana, vagavi e urlavi il mio nome finché non comparivo.» affonda i denti, ma ormai lei distingue a fatica altro dolore nella carne martoriata «Mi chiedevi se ti amassi. Volevi che ti chiamassi Ishild e ti dicessi che eri l'unica, e mi venivi a cercare, la notte, e mi sembrava di sentirti anche quand'ero lontano. Avrei voluto ucciderti per non sentirti più.»
Lei si abbandona contro il terreno, smette di combattere il dolore. Nell'agonia riesce a tendere le labbra in un sorriso amaro, rantola parole quasi incomprensibili.
«Fallo. Fallo e» tossisce, volta il capo di lato per sputare un fiotto di sangue «resta solo con la tua ossessione.»
I denti sfiorano ancora la carne, labbra gelide seguono la scia del sangue lungo la gola.
«...mi venivi a cercare la notte.»
Il mormorio di Michael si spegne contro la sua pelle e lui si abbandona su di lei, le stringe il capo quasi a cercare l'eco di una carezza tra i capelli, le ali da arcangelo si distendono attorno a loro chiudendo fuori il mondo. Il sangue delle loro ferite si mescola. Solo il dolore la tiene cosciente, aggrappata alla realtà – vorrebbe perdersi dentro di sé, diventare cenere dispersa dal vento. In fondo l'Espiazione l'ha già arsa, e i Censori, e Michael, e Sachiel e Ishild e Aenor e Morag l'hanno fatta a pezzi dentro, e il Fuoco della Venuta forse non è stata una nascita ma una condanna a morte. Quell'ultimo tramonto da umana, a bruciare sotto un cielo in fiamme, forse è stato anche il suo ultimo istante di vita.
Vorrebbe solo bruciare di nuovo e non svegliarsi più. È stanca.
«Mi venivi a cercare la notte...»
Forse lo è anche Michael, abbandonato su di lei come se un peso enorme lo schiacciasse. Uccidimi e resta solo con la tua ossessione, prova a ripetergli, ma il corpo non le risponde più – ha troppe ferite, l'essenza non riesce a controllarlo. Si sta spegnendo lentamente.
Ma poi Michael le preme la mano sulla gola, fermando il sangue, e sussurra gelido contro le sue labbra.
«Possiamo essere soli in due.»


   
 
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