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Autore: peluche    26/09/2014    6 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ice on fire

capitolo 29
 


«Prima di ogni altra cosa ricordati di mantenere la calma e di respirare..» continuava mia madre.
«Certo lo s..»
«..e non ti preoccupare di inciampare sulle scale, basta mettere un piede dietro l'altro.» mi interruppe di nuovo.
Eravamo in macchina già da un pò, io nella mia toga gialla che mi faceva quasi da strascico, mio fratello accanto a me, mio padre che guidava e mia madre che continuava a darmi consigli su come avrei recitato al meglio il mio discorso per l'inizio della cerimonia di diploma.
«Magari prova a immaginarteli tutti nudi.» intervenne Louis.
«Ora si che sto meglio..» dissi nervosa, contorcendomi le dita.
«Louis per piacere, non mettere pressione a tua sorella.» riprese di nuovo lei.
«Hai ragione mamma, - disse Louis – tu ci stai già riuscendo benissimo.»
Mio fratello le diede dei colpetti sulla spalla e poi tornò seduto, con le spalle sullo schienale.
«Genna tesoro, - intervenne mio padre – perchè non cerchi di rilassarti? Sono sicuro che Hanna ha tutto sotto controllo.»
Papà mi sorrise dallo specchietto retrovisore e poi prese la mano a mia madre per tranquillizzarla. Neanche dovesse essere lei a parlare davanti a tutta la scuola, compresi genitori e insegnanti.
«Sai sono un pò offeso mamma, - piagnucolò mio fratello – alla mia cerimonia non eri così tanto ansiosa.»
«No Louis, - rispose mio padre – il giorno della tua cerimonia eravamo terrorizzati al fatto che a un certo punto ci dicessero che avevano sbagliato a considerarti un neo diplomato.»
Scoppiai a ridere, mettendo da parte per un attimo l'ansia.
«Non tutti riescono a dare questi momenti di suspance, modestamente.»
Louis si sistemò la cravatta, ridendo beffardo.
Poi tornò a guardarmi e mi strinse una mano.
«Andrai alla grande.» sussurrò.
Arrivammo a scuola poco dopo. Mio padre posteggiò nel grande parcheggiò e prima di scendere ebbi un piccolo capogiro, ma diedi la colpa all'ansia e non ne parlai con nessuno. I miei mi abbracciarono e mi mandarono l'in bocca al lupo – mia madre più che altro pianse – e andai a sedermi insieme a Liam e ad Aria nei posti avanti riservati agli alunni. I miei amici mi stringevano la mano, mentre ascoltavamo la preside Moore parlare e purtroppo non ho nessun ricordo di quel discorso. Ero troppo nervosa. 
«E adesso con mio grande orgoglio, - sentii a un tratto – la studentessa che ha reso perfetta ogni organizzazione scolastica, che sia il ballo o una raccolta di beneficenza, la ragazza con I voti migliori di tutta la scuola e che ha sempre una buona parola per tutti, - mi sorrise – Hanna Tomlinson.»
Ci furono applausi, Liam mi spinse amichevolmente ad alzarmi e andai verso il palchetto. Salutai la preside e mi misi davanti a quell'immenso pubblico. Vidi Louis sorridermi da lontano e, cercando di calmare il tremore della voce, iniziai.
«La preside dice che ho I voti migliori di tutta la scuola, e questo farebbe di me quella con maggiori capacità, ma devo dissentire. - guardai la Moore con un sorriso – In questa scuola c'è un sacco di gente capace, piena di potenzialità, a volte però siamo noi stessi a non vederle. C'è chi è un asso nello sport – guardai Liam – chi è appassionato di letteratura – Aria – chi mi ha dato del filo da torcere in tutti questi anni – sorrisi a Melissa – e tanta altra gente che ha una gran voglia di fare. Quest'anno c'è stato un momento in cui anche io mi sono sentita smarrita, anche io stavo fallendo e poi ho trovato la forza di rialzarmi. Nella vita capiteranno sempre momenti di questo tipo, momenti in cui vorreste mollare, vorreste smettere di fare ciò che amate di più, ma promettetemi che avrete sempre la forza di rialzarvi e di continuare. - mi fermai un attimo a guardare i raggi del sole  spiralizzati attraverso gli alberi - Ognuno di noi ha qualcosa di speciale e ognuno di noi è nato per fare qualcosa, quel qualcosa che ci rende felici e.. completi. E' un pò come l'amore, ci sono momenti in cui vorremmo smettere di amare, ma ci accorgiamo che non possiamo farne a meno. Il mio augurio per voi è questo. Trovate sempre la forza di andare avanti.»
Finii con un sorriso e una lacrima che mi rigò una guancia. 
I ragazzi, I genitori, gli insegnanti, mi applaudirono e non sapevano neanche che di tutto quello che avevo appena detto, non avevo programmato assolutamente nulla. Era uscito tutto così, all'improvviso.
La preside ci consegnò I diplomi e vidi I sorrisi di tutti I miei compagni. Compagni che avevo sempre disprezzato in quegli anni perchè mi sembravano superficiali, ma forse la superficiale ero io. E ora mi sarebbero mancati. Come mi sarebbe mancato Liam con quella voglia di dare amore al prossimo. Sarebbe stato un ottimo medico. E come mi sarebbe mancata Aria, con la sua spensieratezza di ogni giorno. 
«Sono orgogliosa di te.» mio padre mi abbracciò, una volta raggiunti.
«Io non avrei saputo dire meglio.» rise Louis.
«Non avresti saputo dire proprio nulla.» lo corresse mio padre.
Risi a vederli, mentre venivo stritolata da mia madre, in lacrime.
Poi più in là vidi Zayn poggiato su un tronco di albero. Le mani in tasca e gli occhi dritti verso di me, con un sorriso sul viso. Mi avvicinai, dicendo ai miei genitori di aspettarmi al parcheggio.
«Sei la diplomata più bella.» mi disse.
«Non puoi dire queste cose prima che parta per l'Italia.»
«Ma dico sulserio, - ripetè – quel colore orrendo ti dona.»
Scoppiai a ridere, pizzicandolo sui fianchi.
«Stasera vieni con noi a festeggiare il diploma?» gli chiesi.
«E' una cosa tra voi, io non c'entro.» mi accarezzò una guancia.
«Sei sempre il benvenuto.»
«Vai a divertirti con I tuoi amici, - ripetè – ci vediamo presto.»
Mi guardò ancora una volta e poi se ne andò. 
Aveva qualcosa di strano, ma non capivo cosa.

Quella sera andammo in un pub.
Lo avevamo scoperto la sera stessa, camminando per le strade della città senza metà. 
Oltre Aria e Liam, c'erano anche Melissa, Derek, Alex, Rachel.. per la prima volta dopo anni eravamo insieme non per vincere una stupida corona o una partita, semplicemente per divertirci.
«Ai futuri avvocati.» urlò Rachel, guardando Melissa.
«Alle future professoresse di lettere.» dissi, guardando Aria.
«Ai futuri medici.» Aria per Liam.
«Ai futuri stilisti.» Liam guardò me.
Derek aveva vinto la borsa di studio per il nuoto e Alex avrebbe continuato la tradizione, lavorando nell'azienza di famiglia. 
Bevemmo molto, mangiammo a non finire.
«I miei amici.» 
Aria venne da me e Liam e ci abbracciò.
Puzzava di alcool e non riusciva a reggersi in piedi.
«Qualcuno ha bevuto troppo.» dissi, ridendo.
«Ho bevuto solo un pochiiiiino.» 
Io e Liam la guardammo ridendo, mentre faceva peso sulle nostre spalle.
Guardavo Alex che flirtava con Rachel, e Derek con la testa sul tavolo che ormai dormiva da un pò. Melissa di fronte a noi, in allerta.
«Forse dovremo tornare.» disse Liam.
«Promettetemi una cosa, - disse Aria – io vi voglio bene e voglio che siamo amici per sempre.»
Sembrava una bambina dell'asilo, piagnucolona. Ma faceva tenerezza.
«Amici per sempre?» le chiesi io.
«Si!» disse lei, fiera della bottiglia che reggeva in mano.
«Vi voglio bene anche io.» dissi io, più seria che mai questa volta.
«Anche io vi voglio bene.» ripetè Liam, per poi stringerci in un abbraccio da orso.
«Avete una bella amicizia, - disse Melissa a un tratto – spero non la perdiate mai.»
«Ehi stronzetta, - la richiamò affettuosamente Aria – vogliamo bene anche a te.»
Sorrisi a Melissa, scusandomi da parte di Aria, ma lei non si arrabbiò, sorrise a sua volta.
Poco dopo Liam prese Aria sulle spalle e, insieme a Melissa, uscimmo dal locale.
«Hanna.»
Quello che trovai fuori dal locale non fu di certo quello che mi aspettavo di trovare alla festa del diploma. Non fu quello che mi aspettavo, per niente. Sentii prima la sua voce, quasi in un sussurro. Pensavo di averlo immaginato, ma quando mi voltai lui era lì. In quella giacca di pelle, sempre la stessa, in quei jeans attillati, in quegli scarponcini. In quegli stessi occhi da bambino che mi avevano fatto innamorare. I capelli più lunghi poco curati, un filo di barba sul viso e una fascia marroncina tra i capelli. 
Rimasi pietrificata. Era come se le gambe improvvisamente fossero placche di cemento.
«Ehi..» disse ancora, con quel sorriso che mi fece sussultare il cuore. 
Liam rimase paralizzato tanto quanto me, e passava a guardare prima lui e poi me.
«Ciao Harry!» urlò Aria a testa in giù.
Ma dopo quel momento di paralisi, di stupore, dopo quel salto al cuore, arrivò la rabbia e l'odio.
«Che diavolo ci fai qui?» gli chiesi.
«Sono tornato, - disse – non sei contenta?»
Fece un passo verso di me, ma io indietreggiai.
«Bene, - dissi – puoi tornartene da dov'eri.»
Iniziai a camminare verso la macchina, ma lui mi venne dietro.
«Pensavo fossi contenta di vedermi..» sussurrò.
«Contenta? - mi voltai come una furia – Dovrei essere contenta di vederti? Mi hai lasciata, di nuovo, con una misera lettera, dopo che avevamo fatto l'amore, ignorando ancora una volta le mie scelte e quello che volevo io! - gli occhi lucidi che cercavo di frenare – Te ne sei andato senza dirmi una parola e dicevi di amarmi.»
«Ho dovuto farlo, - insistì – ma adesso sono tornato e non ti lascer..»
«No! - urlai – Ti ho detto addio troppe volte Harry, fa troppo male.»
Iniziai a singhiozzare, guardandolo.
Vedevo anche I suoi occhi lucidi e per quanto avessi una voglia incontrollabile di stringerlo, non volevo. Non volevo dover ricominciare dall'inizio. Non volevo ancora stare male e sapevo che lo sarei stata, ancora.
«Hanna, ti prego.»
Si avvicinò di nuovo, ma io scansai la sua mano.
Aveva gli occhi rossi, gonfi. 
«Voglio che te ne vada Harry.» dissi.
«Non posso io ti amo Hanna, ti prego.» gli leggevo il dolore sul volto, ma non potevo.
«Io non lo so, - dissi – non più.»
Harry mi guardò ancora, con lo sguardo annebbiato forse. Cercava il mio, che non lo guardava più come un tempo. Il mio di sguardo era assente, sopraffatto dal dolore. Non poteva lasciarmi e tornare a suo piacimento. Non potevo più sopportare tutto questo. Volevo solo andarmene lontano e ricominciare senza di lui.
«Non è vero..» il suo era un filo di voce.
«Harry, - Liam intervenne – è meglio che te ne vada.»
Io distolsi lo sguardo, e tutto quello che vidi fu solo un'ombra che indietreggiava e a mano a mano scompariva. Salii in macchina con Liam, con Aria e Melissa sui sedili posteriori. Nessuno disse niente. Accompagnammo entrambe alle proprie case e poi Liam si fermò davanti alla mia villetta.
«Stai bene?» mi chiese.
Ci misi un pò a rispondere.
Guardai la strada vuota e buia davanti a me e poi tornai su di lui.
«Non lo so, - sussurrai – ma non potevo più.»
Liam mi prese una mano, stringendola.
«Lo so, - mi disse lui – e molto carino quel discorso sull'amore oggi, molto poetico.»
«Piantala!» risi, schiaffeggiandolo affettuosamente sul braccio.
«Oggi ho capito di essere speciale.» continuò a scherzare.
Ridemmo ancora ed ebbi di nuovo la conferma di quanto potessi volergli bene.
«Grazie per non avermi odiata quando hai scoperto di me e Harry.» dissi a un tratto.
«Non potrei mai odiarti Hanna.»
Gli sorrisi e speravo che fosse veramente così.
«Ehi, quella non è casa di Harry?» disse a un tratto, guardando dietro il mio finestrino.
Mi voltai a guardare anche io e vidi un uomo alle prese con la serratura.
«Chi è quell'uomo? Suo padre?» chiese ancora Liam.
«Liam devi restare in macchina, capito?» 
Aprii lo sportello, senza neanche sentire cosa avesse risposto, e mi avvicinai alla casa, quando sentii un'altra portiera sbattere.
«Ti avevo detto di rimanere in macchina!» lo ammonii, trovandomelo alle spalle.
Lui fece spallucce e mi seguì.
L'uomo aveva un cacciavite in mano e cercava in tutti I modi di aprire la porta.
«Cerca qualcuno?» dissi.
L'uomo si voltò di scatto, allarmato, e lo riconobbi. David.
«Hanna, - balbettò – cosa ci fai qui?»
«Io abito nella casa di fronte, - spiegai – cosa stai facendo?»
Liam mi affiancò, confuso.
David si portò un braccio dietro il collo, decidendo sul cosa dire.
«Sai, non pensavo che saremo arrivati a questa conversazione in queste circostanze.»
Si avvicinò a noi, rigirandosi il cacciavite tra le mani. Io feci segno a Liam di indietreggiare.
«Sono sicura che c'è una spiegazione a tutto questo, dico bene, Marcus?» dissi quel nome in un sussurro e lui si bloccò di colpo. Ma dopo un momento di stupore, sul suo viso comparve un sorriso che metteva I brividi.
«Sei più intelligente di quanto pensassi.» disse lui, sorridendo sempre di più.
«Hanna che succede? - mi chiese Liam – Chi è questo tipo?»
«Liam dobbiamo correre subito alla macchina, adesso.» dissi lentamente.
«Si Liam, - Marcus ci guardò – correte.»
Nel momento in cui lo disse io e Liam iniziammo a correre verso la macchina, chiudendoci dentro. Marcus ci inseguii e ruppe il vetro del mio finestrino, strattonandomi da un braccio per rovesciarmi fuori dall'auto. Liam si accorse di non avere le chiavi della macchina e, quando Marcus riuscii a scaraventarmi sull'asfalto, scese dall'auto e iniziò a colpirlo sulla schiena. Marcus mi lasciò per un momento, e poi diede un pugno violento in faccia a Liam.
«Stupido ragazzino.» disse, schifato.
«Liam!»
Io urlavo, vedendo Liam intontito disteso sull'asfalto.
Marcus mi trascinò con forza verso casa di Harry, coprendomi la bocca con una mano.
«Quel figlio di puttana mi ha rovinato cinque anni della mia vita.» mi diceva, con disprezzo.
Entrammo in casa e mi scaraventò su una sedia, iniziando a legarmi I polsi e le gambe.
«Vuoi sapere come mi sono fatto questa cicatrice? - mi disse – Dopo che ti ho incontrata in quel posto dimenticato da Dio, ho avuto la certezza che tu vivessi ancora qui, ma non potevo permettere che Harry mi riconoscesse così, ho preso un coltello e ho deciso di fare un piccolo taglietto, geniale eh?»
No, non era geniale, era da psicopatici.
«Tu sei pazzo.» gli dissi.
«Zitta! - mi diede uno schiaffo così forte da intontirmi – Dov'è Harry? Dimmelo!»
Mi urlava, a un centimetro dalla faccia.
«Non lo so, - risposi tra le lacrime – ha lasciato Bristol mesi fa.» mentii.
Marcus andava avanti e indietro, sempre di fronte a me. 
Io cercavo con tutta la forza che avevo di liberarmi I polsi.
«Non può essersene andato!! Non può!! Tu sei qui!! Non ha senso!»
Marcus continuava a urlare e a schiaffeggiarsi, tenendo una pistola in mano. Quell'uomo aveva troppi problemi, Harry aveva ragione. Era un pericolo per chiunque lo incontrasse. Eppure, sembrava così diverso.
«Ora capisco perchè Harry ha sempre avuto un debole per te, - disse, accarezzandomi una guancia – che ne dici, potremo divertirci un pò mentre aspettiamo che torni...»
Rabbrividiii. 
Ero terrorizzata e il cuore batteva all'impazzata.
Con mia e sua grande sorpresa però, riuscii a liberare I polsi e gli sputai in faccia per guadagnare qualche secondo e scappai verso la porta. Ma non appena misi piede per strada, Marcus mi tirò dai capelli.
«Perchè devi complicare la cosa??!! - mi urlò – Vedi, adesso mi hai fatto arrabbiare!!»
Mi scaraventò a terra e sentii il liquido caldo colarmi dalla fronte, ma prima che potesse colpirmi con un calcio, qualcuno lo scaraventò a terra. Io indietreggiai goffamente, guardando Harry che lo colpiva più volte sulla faccia.
«Il ritorno del figliol prodigo.» rise Marcus, fermandolo con un gancio destro in piena faccia.
Harry rotolò all'indietro, ma quando si rialzò suo padre gli aveva già puntato la pistola contro.
Harry si fermò, le mani in alto.
«Harry!» lo chiamai io, tremando.
«Stà zitta!!» mi urlò Marcus.
Tremai ancora, cercando di guardare altrove per trovare una scappatoia da tutto ciò.
Harry se ne stava lì, con le mani alzate e una pistola puntata contro.
Liam era qualche metro da me, ancora privo di sensi.
«Hanna, ehi Hanna, guardami, - mi richiamò Harry – andrà tutto bene, d'accordo?»
Il bambino ricciolino era ancora lì, che cercava di proteggermi.
Cercava di proteggermi con le sue parole, con il suo sorriso biricchino, con quelle fossette che gli comparivano ai lati della bocca, con quegli occhi verde lucido. 
Continuava a proteggermi e lo avrebbe sempre fatto.
Non avrebbe mai imparato la lezione.
Ma in quel momento, ne fui grata.
Il mio Harry. Il mio dolce Harry.
«Non dirle che andrà tutto bene!!» ringhiò suo padre.
Vidi Liam muoversi, alzare il volto e farmi cenno di fare silenzio.
«E' una cosa tra me e te papà, possiamo risolverla.»
Harry cercava di persuaderlo, ma Marcus continuava a dire cose senza senso.
E poi vidi qualcosa nella tasca posteriore di Harry, qualcosa di metallo, una pistola.
«Devo farlo Harry, - Marcus iniziò a piangere – lei mi ha fatto arrabbiare, devo farlo.»
Il braccio di Marcus a poco a poco ruotò da Harry a me.
«Abbassa la pistola papà, - disse Harry – possiamo andarcene lontano, io e te.»
Il braccio si fermò e questa volta la pistola puntava me.
«Ti prego non farlo, - lo implorò Harry – ti prego non portarmela via papà, ti prego, io la amo, uccidi me, ammazza me.»
Non riuscivo più a controllare il mio respiro. 
Mi sentivo come in una bolla. Non potevo muovermi, potevo solo vedere ciò che mi accadeva attorno.
Pensavo a quel giorno, a come avevamo festeggiato il diploma, ai miei genitori, a mio fratello.. avrei potuto dire ad Harry che lo amavo qualche minuto prima e invece tutto poteva finire, stasera. Non volevo morire. Dio ti prego, non volevo che qualcuno morisse. Volevo andare in Italia, laurearmi, creare una mia linea di moda e farmi una famiglia. Non avevo mai desiderato tutte quelle cose come adesso.
«Harry..» provai a sussurrare.
«Deve stare zitta!» 
Marcus agitò la pistola verso di me ed Harry mi guardò.
Io chiusi gli occhi, pregando che fosse tutto un incubo.
«Metti a terra quella pistola, adesso!»
Quando riaprii gli occhi, Harry teneva una pistola puntata contro Marcus, pronto a sparare se fosse stato necessario.
Marcus al contrario, iniziò a ridere.
Non avevo capito le parole di Harry fino a quel momento.
Marcus doveva stare in manicomio, adesso e per sempre.
Aveva la capacità di cambiare personalità in un attimo.
«Sai figliolo, non puoi salvare tutti, - disse – tua madre, lei, qualcuno deve morire.»
«Non farmi premere questo grilletto, ti prego.» disse Harry, con gli occhi lucidi.
Un movimento alla mia sinistra mi fece voltare la testa.
Liam strisciava per terra e non capivo cosa avesse in mente.
«Dovrai uscire le palle figliolo, - disse ancora Marcus – perchè io ho intenzione di premere il grilletto.»
Chiusi gli occhi e tutto quello che sentii fu solo un colpo di pistola.


 
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Non dico nulla.
Vi lascio alla vostra immaginazione.
Ci vediamo all'epilogo:)

  
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